Wimbledon, Kyrgios: "Non ho mai perso fiducia in me stesso, Hewitt unico campione Aussie a sostenermi. Vincere il doppio a Melbourne mi ha fatto crescere"

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Wimbledon, Kyrgios: “Non ho mai perso fiducia in me stesso, Hewitt unico campione Aussie a sostenermi. Vincere il doppio a Melbourne mi ha fatto crescere”

Nick Kyrgios prima della finale a Wimbledon: “Dopo il forfait di Nadal non ho dormito per il nervosismo. Ora so quanto conta il riposo e la concentrazione negli slam. Con Djokovic una sorta di fratellanza”

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Nick Kyrgios stenta ancora a crederci. Dopo il forfait di Nadal giovedì, a causa di uno strappo addominale, il “bad boy” di Canberra si trova catapultato, a 27 anni, nella sua prima finale slam. Un traguardo insperato per Nick che, in questi anni e fino agli ultimi mesi, battagliava con il mondo e con i suoi demoni.

Ma, ora, si ha la sensazione che la sua parte oscura, il “lato diabolico” come lo ha definito Tsitsipas dopo aver perso contro di lui negli ottavi – e in cui è successo di tutto – si stia stemperando, lasciando spazio ad un Kyrgios più riflessivo, forse anche più fragile e vulnerabile. Ma, soprattutto, pare che Nick finalmente si stia rendendo conto della straordinaria occasione che ha a portata di mano a Church Road e che questa finale slam possa davvero essere il momento della svolta, da non considerarsi solo un cambiamento, ma addirittura una sorta di “redenzione”. E allora, da alcuni giorni, niente più spacconate in conferenza stampa, niente più polemiche con i media (neanche quando un giornalista lo ha tempestato di domande tendenziose per aver indossato cappellino e scarpe rossi in campo, subito dopo il match contro Nakashima). Sempre spontaneo e più che mai senza filtri, adesso però Kyrgios è quasi serafico, prende il tempo per rispondere, pesando ogni parola.

D: Quando hai saputo del ritiro di Rafa? Hai parlato con lui?

No, non ho parlato con lui. L’ho saputo ieri sera, a cena, poco prima della conferenza stampa. Onestamente, all’inizio ero un po’ deluso. Avevo concentrato le mie energie per preparare il match contro di lui, tatticamente ed emotivamente. Ma credo non sia stato facile per lui prendere questa decisione. Sono certo che lui, così come i membri del suo team, volessero che giocasse. Forse avrebbe vinto i quattro slam. No, non dev’essere stato facile.

D: Come ti senti a giocare la finale avendo una pausa dopo così tanti match? È meglio per te, avendo saltato la semifinale?

Sì, ci ho pensato. In effetti avevo giocato con una buona routine. Ovviamente la gente penserà subito che avrò un giorno di riposo in più ma è uno shoc dopo aver giocato così tante partite. Adesso avrò due giorni e mezzo di stop e cercherò di avere delle sessioni di allenamento un po’ estese. Ma resto positivo, cercherò di riposare il corpo, non è male arrivare freschi alla finale. L’altra notte vi confesso che non sono riuscito a dormire, forse ho dormito un’ora a causa dell’eccitazione. Ero molto ansioso, mi sentivo così nervoso, mentre di solito non lo sono.

D: Èuna sensazione del tutto nuova, trovarsi così avanti in uno slam, all’ultimo round di un major. Che cosa hai imparato di te stesso in questi ultimi 10, 11 giorni che forse prima non conoscevi?

Ottima domanda. Penso che il doppio in Australia mi abbia aiutato davvero tanto a livello slam. Anche se è un doppio e per vincerlo non hai bisogno della stessa preparazione fisica che ci vuole per il singolare. Ma a Melbourne ho realizzato che si tratta di un momento lungo in un unico luogo. Non puoi visitare i posti, devi rimanere a casa, essere discreto, rimanere concentrato. Questo l’ho davvero capito a Melbourne. Anche in doppio bisogna fare tutto in modo preciso e poi riposare. Prima, non avevo capito quanto fossero cruciali negli slam i giorni di riposo e l’allenamento quotidiano.

D: Parlando di Djokovic, lo hai sostenuto durante il suo periodo difficile in Australia all’inizio dell’anno ma, in passato, non sei stato molto benevolo nei sui confronti. Com’è adesso il rapporto tra di voi?

Ora abbiamo una sorta di fratellanza. Una cosa strana. Tutti sanno che non c’era amicizia tra di noi. Poi sono stato quasi l’unico giocatore a sostenerlo nel dramma australiano. Ora c’è rispetto, accade quando nella vita stai vivendo una crisi e qualcuno ti sta vicino… Adesso a volte ci scriviamo dei messaggi su Instagram, cose così, una cosa strana… E all’inizio della settimana mi ha detto una cosa tipo “spero di vederti domenica”. Vedremo. Non si sa mai. Oggi ha un incontro molto duro. Tutti sappiamo di cosa è capace Cameron, la sua crescita è incredibile. Mi ricordo di quel bambino con una bandana rosa in testa, quando giocavamo gli under 10, che io distruggevo ogni volta quando giocavamo insieme e ora è in semifinale di uno slam. Certo, una finale Kyrgios-Djokovic sarebbe fantastico ma non considero affatto Norrie sconfitto.

D: L’australia ha così tanti grandi campioni. Hai pensato talvolta di raggiungere quelle leggende?

Per quanto riguarda i grandi dell’Australia, non sono mai stati molto carini con me, non mi hanno mai sostenuto e non lo hanno fatto neanche in queste due settimane. È difficile per me leggere le cose che loro dicono di me. Quando ho visto Ash Barty vincere in Australia, non potevo che essere felice. Non potrei mai dire nulla di male se atleti australiani giungono in finale. L’unico dei grandi che mi ha sempre incoraggiato è Lleyton Hewitt. È il nostro capitano di Di Coppa Davis. Sa quando prendere le distanze e lasciarmi la libertà di essere me stesso. Mi manda un messaggio ogni tanto, mi dice di continuare così. È triste perché non ho il sostegno da nessun altro tennista australiano, tra gli uomini, non intendo i giocatori ma i grandi del passato. Hanno come un’ossessione nel denigrarmi.

D: Hai detto di non aver dormito bene la notte scorsa. Hai guardato un film, ti sei alzato? Ti senti stanco oggi?

No, non riuscivo a riposare. Avevo così tanti pensieri nella testa sulla finale di Wimbledon. Stavo pensando al gioco, stavo immaginando il momento della vittoria ma anche quello della sconfitta, insomma di tutto. Non mi sono mai trovato in questa situazione prima. Djokovic ha il vantaggio dell’esperienza, conosce le emozioni che suscita un momento del genere, io invece no. Non conosco nulla di tutto ciò… Tante cose mi attraversano la mente ora e quindi ho dormito molto male. Adesso però voglio andare ad allenarmi, fare un po’ di palleggi e parlarne. Voglio arrivare pronto. Sì, voglio essere pronto per la finale. So che devo ritrovare un po’ di calma. Ci sono ancora un paio di giorni fino al momento cruciale. Spero di riposare meglio stanotte. Camomilla e riposo.

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