WIMBLEDON - Djokovic eguaglia Sampras, avvicina Federer e Nadal e se senza poter giocare né in Australia né in USA li superasse... dura negargli il GOAT

Editoriali del Direttore

WIMBLEDON – Djokovic eguaglia Sampras, avvicina Federer e Nadal e se senza poter giocare né in Australia né in USA li superasse… dura negargli il GOAT

Il suo settimo trionfo nei Championships, quarto di fila, è frutto della sua classe, ma anche della sua superiore solidità mentale. Ha perso 6 set, ma ha sempre dominato tutti i set finali. Tutta la questione dei punti che non avrà più. Giusto celebrare anche la resurrezione di Kyrgios. Ma non potrà contare su 1200 punti ATP

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Novak Djokovic – Wimbledon 2022 (foto via Twitter @Wimbledon)
 

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Il miglior ribattitore del tennis mondiale si è trovato in difficoltà con il miglior servizio del circuito, tanto sulle prime che sulle seconde e non è riuscito a rispondere che 42 volte su 112 alle battute di Nick Kyrgios (il 38% appena) che serviva costantemente fra i 210 e i 220 km orari.

Tuttavia Novak Djokovic anche in questa sua ottava finale sul centre court di Wimbledon – non ci ha più perso dal 2013 quando vinse Andy Murray primo Brit  dopo il tris di Fred Perry (1936-1938) – è stato così solido sia nei game di servizio (un solo break subito, nel primo set della sua solita partenza diesel) da trionfare nel suo quarto Wimbledon di fila e nel settimo (2011, 2014, 2015, 2018, 2019, 2021, 2022) proprio come sette volte aveva vinto qui il suo primo idolo Pete Sampras.

Nole ricorda sempre, sia pure sbagliando l’anno, di aver visto per la prima volta tennis, Sampras e Wimbledon nel 1992 (quando in realtà quel torneo fu vinto da Andre Agasse 6-4 al quinto su Goran Ivanisevic). Sampras vinse il suo primo Wimbledon nel ’93.

Ma è certo vero che Novak chiese ai suoi genitori che gestivano una pizzeria nelle innevate montagne serbe di comprargli una racchetta. La sua prima racchetta.

Quel ragazzo ne ha fatta di strada. Ora i suoi Slam sono 21, 7 più di Sampras, 1 più di Federer, 1 meno di Nadal che però potrà giocare l’US Open (e lui al 90% no).

“Vediamo se arriva qualche buona notizia dagli Stati Uniti, se mi sarà consentito di giocare a Flushing Meadows anche se non ho intenzione di vaccinarmi. Potrebbero cambiare idea, darmi un’esenzione… ma riguardo alla mia futura programmazione ne parlerò con Goran Ivanisevic nei prossimi giorni. Non ho intenzione di andare a caccia di punti nei tornei… Voglio concentrarmi sugli Slam, sui Masters 1000 che potrò giocare (Shanghai e Bercy al momento…), forse giocherò la Laver Cup, la Davis perché adoro giocare per il mio Paese, e poiché il mio manager (Dodo Artaldi) mi ha detto che avendo vinto uno Slam basta che io sia compreso fra i primi 20 del mondo nella race per poter giocare le finali ATP a Torino, penso che dovrei farcela a essere lì”.

Eh sì, Nole perde i 2.000 punti di Wimbledon 2021 – non smetterò mai di considerare sbagliata la decisione di togliere i punti a Wimbledon 2022, rovinando la credibilità della propria classifica ATP – ma perderà anche i 1.200 conquistati nella finale dell’US Open 2021 persa con Medvedev. E meno male, a questo punto, che per aver scelto un anno fa di giocare le Olimpiadi di Tokyo anziché poi il Canadian Open e Cincinnati, Nole non perde anche i punti che avrebbe sicuramente conquistato in quei due Masters 1000 che precedono lo US Open.

Sarà settimo nella classifica ATP questa settimana e se non dovesse giocare fino a dopo l’open degli Stati Uniti si ritroverà con 3570 punti e quindi nella miglior delle ipotesi al nono posto se tutti gli altri giocatori non facessero punti, ma assai probabilmente fuori dai top-10 perché qualcuno di certo li farà.

Un Djokovic fuori dai top-10 – anche se si potrà sempre dire che lui ne è causa per via del suo rifiuto di sottoporsi al vaccino – suona incongruo, irreale. Sbagliato. Non convince proprio.

Ma tant’è. In questo momento conta che lui ha vinto un nuovo Wimbledon, che ha uno Slam meno di Nadal (e potrebbe averne due di meno se Rafa dovesse vincere l’US Open) e che si è dimostrato di una spanna superiore a tutti gli altri giocatori negli ultimi set di ogni suo match.

Ne ha persi più del solito nel corso del torneo, 1 con Kwon, Van Rijthoven, Norrie, Kyrgios, e 2 con Sinner. Jannik è il solo a poter vantare di avergliene strappati due. E i primi due. Quindi, anche se poi Nole ha esercitato un netto predominio nei set successivi, il nostro è stato il giocatore che lo ha messo più in difficoltà in termini di risultato. La sola volta che in uno Slam un giocatore lo aveva rimontato stando sotto due set a uno, era accaduta in Australia 2017, con Istomin. Ma il 2017 è stato il peggior anno di Novak, l’anno della crisi, del guru, del primo divorzio da Vajda…

Nella finale Kyrgios ha dimostrato forse di essere più pericoloso ancora, perché se fosse riuscito nel secondo set a recuperare il break subito nel quarto game quando ha avuto 4 pallebreak, e tre consecutive sul 5-3 e servizio Djoko, anche quel set si sarebbe probabilmente deciso al tiebreak, come il quarto.  E un tiebreak con Kyrgios rappresenta sempre un rischio. Però tutto questo mio periodo è cominciato con un se… e dei se e dei ma sono pieni le fosse (diceva mia nonna).

Il fatto è che Kyrgios ha fallito nei momenti chiave della partita, quello appena descritto nel quale ha commesso almeno un grave errore gratuito, e poi nel terzo set quando sul 4 pari si è mangiato un vantaggio di 40-0 (che si era procurato con l’ace n.21 e n.22) commettendo errori e un doppio fallo per prendersela stupidamente con il suo team nel suo box quando ovviamente le responsabilità erano tutte soltanto sue.

Se l’è presa anche con una signora in prima fila che lo avrebbe disturbato fra prima e seconda di servizio (“È quella che ha la faccia di chi ha bevuto 700 birre”), ha rimediato un warning per “audible obscenity” mentre continuava a discutere con il suo box e anche con l’arbitro, probabilmente scandalizzando il piccolo George, il rampollo di Kate e Williams seduto nel Royal Box. Ma anche se Kyrgios è certamente il campione del mondo dei tweener – mai in uno Slam se ne erano visti effettuare due di fila, uno un passing shot che ha sorpreso Novak, l’altro un lob che non lo ha sorpreso – non è migliore di Djokovic come solidità mentale. 

Negli scambi prolungati, salvo qualche fuoco d’artificio dei suoi, era quasi sempre Djokovic ad avere la meglio, grazie anche a formidabili smorzate di rovescio che Kyrgios non riusciva né a prevedere né a recuperare, andando a sbattere nella rete come un tonno.

Quando Djokovic offriva resistenza Nick implodeva. All’australiano, cui va dato atto di aver retto più del previsto, senza arrendersi, anche nel quarto set, dopo quel mezzo disastro combinato sul 4 pari 40-0, manca la resilienza mentale nel momento in cui non vince punti facilmente. Subito gli parte un fiume di parolacce.

Ha servito 30 ace e solamente Roger Federer nel 2014 e nel 2019 aveva servito più di 20 ace (ma in 5 set) contro il miglior ribattitore del mondo: ma anche in quelle due occasioni il vincitore finale era stato Novak.

Ha vinto il migliore, insomma, perché nel tennis non contano soltanto i punti strappa-applausi, i conigli estratti dal cilindro del prestigiatore. Conta la continuità, la solidità, la concentrazione a prova di bomba – e di cannonballs di servizio Kyrgios ne ha tirati tantissimi (“A volte era frustrante non riuscire a rispondere…”) – la tranquillità di sapere uscire indenne dalle situazioni più complicate. Tuttavia il mondo del tennis non può che giovarsi della resurrezione di Kyrgios come tennista dal grande, grandissimo talento, anche se purtroppo dalla grande, grandissima maleducazione. Dal 2014 a oggi lo avevamo perso sui radar dei tennisti in grado di affermarsi in un grande torneo. Sono contento che 8 anni dopo lo abbiamo ritrovato. Anche a lui avrebbero fatto un gran comodo questi 1200 punti che non potrà incamerare... Nei confronti di lui australiano l’ATP si è tirata un altro boomerang.

Non ho più bisogno qui di spiegare ai lettori di Ubitennis che sanno tutto perché Novak Djokovic sia un fenomeno, uno straordinario campione. E quanto al futuro, al suo futuro, beh… io sono convinto che lo vedremo a Torino alle ATP Finals perché il modo di fare un numero di punti sufficiente a rientrare tra i primi 20 del mondo Nole lo troverà certamente. 

E sono persuaso anche che, vista la sua straordinaria condizione atletica e la sua attenzione ai minimi dettagli per mantenerla, il 21° Slam non sarà l’ultimo. Ne vincerà più di Nadal? Non lo so, ma Rafa d’ora in poi dovrà guardarsi soprattutto dai propri ricorrenti problemi fisici. 

Novak invece no, ma semmai dalla sua testardaggine nel negarsi a qualsiasi vaccino dovesse saltar fuori. Ma certo è che nella famosa disputa sul GOAT, se Nole riuscisse a vincere più Slam di Nadal pur senza poter giocare né in Australia né negli USA, quest’anno e l’anno prossimo, mi sa che nessuno più potrebbe contestare il suo diritto a fregiarsi di quell’acronimo.

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