Jannik Sinner: "Sono fiducioso sul mio gioco, ma rimango umile. Le Finals non sono l'obiettivo principale"

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Jannik Sinner: “Sono fiducioso sul mio gioco, ma rimango umile. Le Finals non sono l’obiettivo principale”

Le interessanti parole del n.1 azzurro al sito dell’ATP: “Sono orgoglioso della mia mentalità, quella dei miei genitori”

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Jannik Sinner - US Open 2022 (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

La stella di Jannik Sinner, a soli 21 anni, brilla ormai sempre più fulgida nel firmamento del grande tennis. L’altoatesino infatti, oltre al già ricco palmares, è diventato due giorni fa il primo giocatore nato negli anni 2000 a raggiungere almeno i quarti di finale in tutte le prove del Grande Slam; tutti traguardi (eccetto il Roland Garros) raggiunti in quest’anno, a cui manca solo la scintilla definitiva dopo tanti buoni risultati. Jannik, stanotte nel quarto capitolo della sempre più intrigante rivalità con Carlos Alcaraz, cercherà la prima semifinale in un Major della carriera. Ma, nonostante tutto ciò, Sinner è rimasto il ragazzo buono e umile di sempre, come dimostrano alcune dichiarazioni rilasciate al sito dell’ATP.

So già cosa ho nel mio gioco, quindi cerco di rimanere fiducioso con questo“, dice Jannik, “ma anche umile perché alla fine della giornata non ho vinto praticamente nulla o sicuramente nessuna partita importante. Fa tutto parte del processo. Non voglio avere fretta, ma penso di poter essere orgoglioso di quello che sto facendo, quindi spero di continuare così” . La mentalità di Sinner è una delle sue caratteristiche migliori, un punto di forza (non a caso tre anni fa, mentre giocava le qualificazioni a New York, sempre ai media ATP disse: “Non voglio essere il miglior giocatore solo in Italia, ma un giorno forse potrò dire di essere il migliore al mondo”). Così l’azzurro racconta da dove venga questa sua solidità, questa sua voglia: “Ho sempre avuto questo perché i miei genitori mi hanno dato questo tipo di mentalità, quindi ce l’ho con me. Sono orgoglioso di avere questo tipo di mentalità. Mi piace come sono mia madre e mio padre, quindi mi piace essere molto simile a loro. Penso che anche mio fratello sia più o meno lo stesso, e penso che sia qualcosa che ho sempre avuto“.

Dunque nella sua maturazione appare fondamentale il contributo dei genitori, che lavorano entrambi in un ristorante in Sesto Val Fiscalina, e hanno così insegnato a Jannik l’etica del lavoro, del sacrificio. E anche l’ironia, a quanto pare, dato che per rimanere in tema culinario Sinner paragona il suo gioco ad un’insalata: “Di sicuro l’insalata sta diventando un po’ più grande, e so che posso aggiungere qualcosa in più, ma se ne hai di più, hai anche più opzioni, quindi può essere buono, ma a volte può anche essere un po’ difficile perché devi scegliere tra più ingredienti. E ogni tanto puoi, non essere distratto, ma sentire un po’ di caos nella tua mente su quale colpo giocare. A volte mi è successo. Ma penso che l’insalata stia crescendo e questa è la cosa più importante“. Ma non bisogna dimenticare quanta maturità abbia mostrato di recene il n.1 italiano, andando a sostituire il suo storico allenatore Riccardo Piatti con Simone Vagnozzi e Darren Cahill, per tentare un cambiamento che orientasse verso risultati ancora maggiori: “Quando cambi tutto è un po’ diverso, c’è un altro metodo di lavoro, era qualcosa di nuovo, a cui ora mi sto abituando. Conosco bene Darren, conosco bene Simone e anche Umberto e Jerome. È una bella sensazione, perché conosco molto meglio la loro personalità e loro conoscono meglio me e come mi sento meglio ogni giorno. Penso che sia buono, ma di sicuro all’inizio non è stato facile“.

Jannik, inoltre, è ancora in piena corsa per le ATP Finals di Torino, dove l’anno scorso sostituì Berrettini. Vincesse contro Alcaraz salirebbe al nono posto nella Race, dal quattordicesimo attuale, ed è consapevole della pressione, dell’occasione: “L’anno è ancora giovane e lungo. Se voglio arrivare alle Finals devo giocare bene d’ora in poi di sicuro, ma lo so. Farò del mio meglio. Quest’anno non è uno degli obiettivi principali, si tratta più di cercare di migliorare tutto e poi vedremo come mi evolverò nei prossimi due mesi“. L’ascesa di Jannik Sinner, la sua scalata verso l’Olimpo del tennis, è stata a tratti irrefrenabile negli ultimi 3 anni, e gli manca ora solo quel passo definitivo per arrivare al massimo, per vincere: “Penso che si tratti solo di lavorare sodo e crederci, questa è l’unica cosa che posso dire. Soprattutto nei momenti difficili… e forse quando subisci una dura sconfitta, il giorno dopo vai in campo e ti alleni. Penso che questo sia il tipo di cose che a volte fanno la differenza. Vado in campo perché mi piace giocare a tennis, non è perché devo giocare, ma perché davvero amo giocare a tennis“.

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