A Napoli finale tutta azzurra (Lenzi, Palliggiano, Azzolini). Auger-Aliassime, sfida per le Finals (Strocchi)

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A Napoli finale tutta azzurra (Lenzi, Palliggiano, Azzolini). Auger-Aliassime, sfida per le Finals (Strocchi)

La rassegna stampa di domenica 23 ottobre 2022

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Berrettini-Musetti. A Napoli la meraviglia di una finale azzurra (Claudio Lenzi, La Gazzetta dello Sport)

AIla prima edizione del torneo Atp 250, Napoli fa subito centro con una finale tutta italiana tra Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti. Una sfida inedita per i due azzurri, che non si sono mai affrontati da rivali, tantomeno per un titolo. Lo faranno oggi alle 15 nell’Arena del tennis club di Lungomare Caracciolo, uscito finalmente dalla lunga serie di problemi registrati durante la settimana, «e non sarà facile per nessuno dei due – pronostica Musetti – ora che siamo diventati molto amici e nell’ultimo periodo abbiamo trascorso tanto tempo insieme. Speriamo di far emozionare il pubblico». Il 20enne di Carrara è senza dubbio il più in forma tra i due, come dimostra il successo in semifinale contro il serbo Kecmanovic, ennesima prova convincente sul cemento delle ultime settimane. Variazioni, imprevedibilità, efficacia dei colpi: l’allievo di Simone Tartarini ha tutte le carte in regola per conquistare il secondo titolo dell’anno e della carriera (dopo Amburgo contro Alcaraz) e issarsi al nuovo best ranking, 23. «La svolta sul cemento è arrivata lo scorso anno ad Acapulco. Da allora ho migliorato servizio, risposta e i colpi di uscita dal servizio e dalla risposta, sta funzionando davvero tanto, fa vincere le partite. La finale? Sembrerebbe che sia quello che si è adattato meglio a questo campo – conclude Musetti – ora devo confermarlo. Vincerà chi sarà più bravo a mettere da parte l’amicizia». Diverso il discorso per Berrettini, mosso soprattutto dalla “fame” di punti che gli mancano per un posto alle Atp Finals di Torino. La settimana di Napoli gli permette di guadagnare due posizioni nella race (da 15 a 13), ma lottavo posto resta ancora un miraggio. E poi cè l’ennesimo problema fisico della stagione, un piede dolorante che per poco non lo ha costretto al ritiro ieri contro McDonald. Invece, stoico, dopo aver ceduto il primo set, l’azzurro è rientrato faticosamente in partita, salvandosi a 5 punti dall’eliminazione, prima di conquistare la finale col servizio. Dovesse battere Musetti, festeggerebbe il terzo torneo della stagione dopo i due vinti sull’erba di Stoccarda e del Queen’s. «La verità è che sono una chiavica – scherza Berrettini – durante la partita mi faceva un po’ male il piede e mi hanno consigliato di ritirarmi, ma non ho voluto e con una fasciatura cuscinetto ho portato a casa il match. Ci tenevo troppo a giocare la finale, sarà una cosa pazzesca per il tennis italiano e non sarà l’unica, perché Lorenzo ha un futuro bellissimo davanti. Io all’età sua non giocavo nemmeno nei Challenger».

Berrettini-Musetti, il derby è servito (Davide Palliggiano, Corriere dello Sport)

Il sogno italiano s’è realizzato e adesso non importa chi vinca. Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, a Napoli, si affrontano per la prima volta e sarà una storia bellissima, vada come vada. L’Arena è pronta e non aspettava di meglio: ore 15, quattromila persone, per chi penderanno le loro simpatie lo scopriremo oggi, ma se Berrettini, prima del torneo, era il favorito del pubblico napoletano, Musetti l’ha conquistato a suon di vittorie, colpi di classe, straordinaria gentilezza. Italiani tanto diversi. Matteo più moderno, Lorenzo retrò, come ama definirsi: 26 anni il primo, 20 il secondo. Lo spot perfetto per il torneo di Napoli e per il tennis italiano. Trentaquattro anni dopo (era il 1988) due italiani si scontrano in Italia per una finale. Per Berrettini è la prima in casa, la prima sul cemento, la dodicesima in carriera, la quarta quest’anno: Queen’s, Stoccarda e Gstaad. A Napoli è stato a dir poco eroico. Si sarebbe probabilmente ritirato, se non fosse stato qui in Italia. E ha usato un termine molto napoletano per spiegare le sue condizioni: «Stavo una chiavica: ho avuto un problema sotto il piede sinistro, ma lo staff medico ha fatto un ottimo lavoro». La semifinale contro lo statunitense McDonald è stata sofferta, in tutti i sensi. Ha giocato male il primo set, è andato sotto 5-0, ha perso 6-3. Poi, nel secondo il suo servizio lentamente è uscito fuori, ma l’ha vinto solo al tie-break. Nel terzo McDonald ha un po’ mollato, accusando anche crampi, e nonostante un Berrettini per nulla impeccabile ha ceduto 6-3. «Il mio team voleva che mi ritirassi – ha ammesso Matteo –, ma proprio non volevo. Doveva battermi lui e alla fine sono rimasto in campo e ho vinto salvandomi con il servizio. […] Sono abbastanza sicuro che non sarà la prima finale che io e Musetti giocheremo contro. È giovanissimo e pieno di talento e con un futuro bellissimo: io alla sua età non giocavo nemmeno nei Challenger». Se la dovesse spuntare Musetti, si porterebbe 23° nel ranking. A fare il tifo per lui ci saranno papà Francesco e mamma Sabrina, che arriveranno per l’dccasione da Carrara per assistere alla 2a finale in carriera di Lorenzo, che quest’anno ha vinto l’Atp 500 di Amburgo superando all’ultimo atto Alcaraz. A Napoli in finale c’è arrivato giocando benissimo, non perdendo mai un set, entusiasmando il pubblico con il suo talento. «Ma nel tennis, come nella vita, nulla è facile – ha tenuto a sottolineare dopo la vittoria, contro il serbo Kecmanovic -. Matteo è un amico, ma per la prima volta siamo rivali. Chi sarà più bravo a mettere da parte questa amicizia la spunterà. Il pubblico di Napoli me l’aspetto diviso al 50 e 50, mi immagino boati da una parte e dall’altra. Sarà una partita bellissima e che vinca il migliore».

Una nuova rivalità (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Non abbiamo molti dubbi sul fatto che nella cinquina delle parole scelte per descrivere come sia l’Italia quando si fa bella nello sport, e quali le doti che più si accordano con le speranze degli appassionati, vi finirebbero il cuore, la forza di volontà e la fantasia. Sono parte del nostro Dna, e quanto risulti determinante la miscela che da quelle tre parole prende forma quando lo sport si sposa con la vicenda nazionale, ha trovato giusto ieri nuove conferme nell’intreccio delle emozioni che hanno spinto due tennisti italiani in cima alla Napoli Cup, per dare vita questo pomeriggio all’ottava finale “tutta nostra” da che il tennis s’è fatto Open. Cuore e forza di volontà hanno offerto a Matteo Berrettini, i motivi umanissimi ma tutt’altro che scontati, per restare in piedi nella tormenta di un nuovo infortunio. Cuore e fantasia hanno spinto Lorenzo Musetti a una nuova impresa, catapultandolo in una dimensione tennistica dove solo ai più forti è permesso mettere piede, una zona posta a un passo dal cielo che accoglie solo chi ha passato gli esami delle materie agonistiche più difficili. E il serbo Miomir Kecmanovic, numero 30 del ranking, è considerato tra i professori più esigenti. Matteo e Lollo oggi di fronte, amici e rivali. Come Panatta e Bertolucci a Firenze nel 1974, e Zugarelli e Barazzutti, che si sfidarono per il titolo di Bastad nel 1976. Come Barazzutti e Bertolucci al Cairo nel 1980. Una breve storia di derby in azzurro che comincia da Panatta-Mulligan a Senigallia 1971 e prosegue, con Pistolesi-Cancellotti finalisti a Bari 1987, Narducci e Claudio Panatta a Firenze 1988 e ritorna con la sfida tra Sinner e Travaglia a Melbourne, in un torneo di preparazione allo Slam, nel 2021. Una bella storia, nella quale c’è un vincitore sicuro. ll nostro tennis. Vi sono giocatori in questo nostro sport che fanno da spartiacque senza nemmeno saperlo, ma quella è la loro funzione. Solo se li batti hai accesso al tennis dei piani alti. Ai tempi di Panatta il compito veniva svolto da tennisti assai vicini ai campioni, per qualità tecniche. Adriano indica lo slavo Franulovic, tra quelli in grado di definire il valore di un avversario ben oltre la sua stessa classifica. Solido, veloce, forte in attacco. […] Anche il russo Chesnokov svolse identica funzione. Pochi però hanno fatto da argine ai facili entusiasmi di chi voglia fare un giro nel tennis d’alto bordo come Miomir Kecmanovic, uno che ha mano pesante da fondo campo e se la cava con buona tecnica anche a rete. Lo devi battere e lo puoi fare solo mostrandoti superiore. E ciò che ha fatto Lollo, nel corso di un match in cui ha risposto di getto alle prime forzature di Miomir, e da lì ha pianificato una strategia “a strappi” che lo ha elevato là dove il serbo non osa nemmeno guardare. Poggiando su un servizio incisivo e un dritto quanto mai penetrante, Musetti ha cosparso il match di perle, fino ad abbagliare Kecmanovic. Smorzate lucenti e improvvise randellate scintillanti, che hanno reso la vita impossibile a Miomir fino a spegnere qualsiasi volontà di reazione. Puntuale il break a favore di Lollo nel quinto game dei due set, e da lì la recita impeccabile fino alla vittoria. «Ho giocato un ottimo tennis, me lo concedo. Lui ha nelle accelerazioni improvvise la parte migliore del suo gioco, ma sono riuscito sempre a contenerle», ha spiegato un Musetti assai poco stupito del valore dell’impresa. Prima di lui Berrettini, partito malissimo contro McDonald, poi ripresosi con la forza di volontà che sa mettere nei momenti negativi. Un infortunio alla pianta del piede sinistro («Non si tratta di vesciche, ma non sappiamo ancora che cosa sia») gli è costata la chiamata del medico sul 5-2 del primo set, ma ha reagito tra una smorfia di dolore e l’altra («Ho pensato al ritiro, ma non volevo apparire quello che si piange addosso. Fossi stato all’estero probabilmente mi sarei fermato»), e l’ha fatto ripartendo dal servizio e dal dritto che a cominciare dal secondo set hanno preso a cambiare il match, fino a un tie break in cui Matteo ha preso il comando delle operazioni per non lasciarlo più. Il terzo set si è risolto su un break ottenuto sul 3 pari, ma il gioco dell’americano era già andato scemando. Due ore e 25 minuti di gioco, che peseranno sulla finale odierna, sempre che Matteo riesca a giocarla. Con Musetti è il primo confronto. La vittoria vale il 13° posto per Matteo e il 23° per Lorenzo. È l’inizio di una nuova rivalità.

Auger-Aliassime, sfida per le Finals (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Una settimana dopo il trionfo a Firenze Felix Auger-Aliassime è a un passo dal ripetersi. II 22enne canadese, n.10 della classifica mondiale e seconda testa di serie, si è infatti qualificato per la finale del torneo di Anversa piegando con un doppio tie-break la coriacea resistenza dei 36enne francese RIchard Gasquet (n.82 Atp). Tra il talento di Montreal e il terzo titolo, che gli consentirebbe un significativo passo avanti verso le Nitto Atp Finals di Torino (nella Race Auger-Aliassime è al momento 7°, ultimo posto utile considerando che Djokovic, 10°, è già qualificato in virtù del successo a Wimbledon), c’è il suo coetaneo Sebastian Korda. Lo statunitense figlio d’arte (n.36) ha piegato al tie-break decisivo l’austriaco Dominic Thiem, ex n.3 del mondo ora 132° dopo nove mesi di stop per un infortunio al polso nel giugno 2021. Curiosamente si tratta della seconda finale in sette giorni anche per Korda, domenica scorsa battuto dal russo Andrey Rublev a Gijon. Settima finale stagionale invece per il greco Stefanos Tsitsipas, n.5 del mondo e principale favorito a Stoccolma, dove ha lasciato appena quattro game al finlandese Emil Ruusuvuori (n.52) così da centrare la 56° vittoria nel 2022 (nessuno ha fatto meglio). Il 24enne di Atene, due settimane dopo la sconfitta con Novak Djokovic in finale ad Astana, va oggi a caccia del terzo alloro in questa annata e 10° in carriera contro il danese Holger Rune (n.27), che si è imposto in rimonta sull’australiano Alex De Minaur (n.23). […]

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