Vicente (coach Rublev): "Andrey si è convinto a lavorare con uno psicologo. Ne aveva bisogno" [ESCLUSIVA]

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Vicente (coach Rublev): “Andrey si è convinto a lavorare con uno psicologo. Ne aveva bisogno” [ESCLUSIVA]

VIENNA – “A volte si sente nervoso, con molta ansia. È normale se vuoi sempre vincere, ma bisogna gestirle”, così il coach Fernando Vicente, allenatore di Andrey Rublev. “Insisto perché vada a rete a chiudere i punti”

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Andrey Rublev e Fernando Vicente - US Open 2020 (via Twitter, @usopen)
 

Da Vienna, il nostro inviato

Il bello di un torneo 500 come quello di Vienna è che a metà settimana le training session mattutine sono un piacere per veri appassionati. Uno dopo l’altro sono passati davanti ai nostri occhi ad allenarsi Dimitrov con Medvedev, Rublev con il suo team, Thiem con Massu (ancora decisamente in forma) e infine Sinner.

Alla fine dell’allenamento di Rublev, dopo aver visto le solite saette partire dalla racchetta del russo, siamo riusciti anche a fare due chiacchiere con il suo allenatore Fernando Vicente che con grande cortesia si è concesso al nostro taccuino.

Innanzitutto molte grazie Vicente per scambiare due parole: vorrei cominciare chiedendoti qualcosa sulla tua relazione con Andrey; avete cominciato a lavorare assieme che era un grande prospetto, mentre ora è un top 10 consolidato già da un paio d’anni; però come si arriva adesso a fare quello step in più verso l’élite assoluta?
La differenza nel caso di Andrey è mentale; lui è arrivato già 6 volte a quarti di finale nei tornei del Grand Slam. All’inizio credo che non fosse preparato per quei palcoscenici quando era più giovane, ma adesso è solo una questione di testa. Certo nei tornei dello Slam servirebbe anche riuscire a non disperdere energie fisiche e mentali nei primi turni. Spesso ci siamo trovati nelle battute iniziali di questi tornei con partite complicate che poi rendono più difficile recuperare e arrivare al meglio alla seconda settimana. Però continuiamo a lavorare e il prossimo passo è stare meglio mentalmente, non dilapidare energie fisiche.

Sotto la prospettiva mentale avete in mente di mettere in atto qualche azione concreta?
Sì, Andrey sta già lavorando con uno psicologo, era una cosa che non voleva fare, ma alla fine si è convinto e si è reso conto che è una cosa di cui realmente ha bisogno. A volte si sente nervoso, con molta ansia, cosa che se vogliamo sono normali visto che vuole sempre cercare di vincere, ma che vanno ovviamente gestite. Ha cominciato a lavorarci e vedremo se si comincerà a notare qualche miglioramento in questo senso, alla fine tutto aiuta.

Sotto un punto di vista tecnico/tattico invece quali sono gli aspetti su cui state lavorando?
Tatticamente ci sono cose che sicuramente potrebbe fare in modo diverso. Ad esempio seguire molto di più a rete per chiudere gli scambi. In allenamenti lo fa e senza problemi, però quando va in partita è un’altra storia. anche se sa che lo può e lo deve fare, è una cosa ancora fuori dalla sua confort zone. Altri aspetti da limare sono il gioco di tocco, ad esempio usare di più la smorzata, e come dicevo prima avere il coraggio di andare a rete a prendersi il punto. Troppe volte rimane a fondo e si vede costretto a giocare accelerazioni in sequenza, anche 5, 6, 7 volte per portarsi a casa il punto, quando invece potrebbe evitare questi rischi inutili, soprattutto con giocatori che corrono e recuperano tutto. Questo per me è un focus, una cosa su cui insisto molto in allenamento. Però ovviamente una cosa è farlo in allenamento, altra farla con la tensione della partita.

Un’ultima domanda prima di liberarti: secondo te Andrey è un giocatore da cemento, da veloce indoor o da terra?
A lui piace giocare su terra e in generale su superfici più lente; a lui piace scambiare e sono le situazioni dove si vede se un tennista è buono o meno. A lui non piace giocare contro i big server, gli piace sentire la palla e trovare il ritmo, e trovarsi nelle situazioni in cui bisogna pensare per costruirsi il punto. Detto questo però lui gioca bene anche sul veloce, ad esempio qua a Vienna ha vinto nel 2020, ha vinto tornei su varie superfici; per come la vedo io è un giocatore che gioca bene un po’ dappertutto, a parte l’erba; lì forse è dove ha più difficoltà, è la superficie che meno gli si addice, per la mobilità e per il fatto che lì il gioco di volo serve di più.

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