La WTA e la "questione Cina". Il CEO Simon: "Decideremo entro marzo, ma non ci saranno compromessi sui nostri principi"

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La WTA e la “questione Cina”. Il CEO Simon: “Decideremo entro marzo, ma non ci saranno compromessi sui nostri principi”

Il n. 1 della WTA Steve Simon parla del rapporto tra WTA e Cina all’Associated Press. Da risolvere la questione COVID e il caso Peng Shuai

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La foto ufficiale delle magnifiche otto - WTA Finals Shenzhen 2019 (foto via Twitter, @WTA)
 

Dopo un silenzio che stava diventando assordante di settimana in settimana, pochi giorni dopo la fine dello US Open la WTA ha annunciato ufficialmente che la sede delle WTA Finals 2022 sarebbe stata la Dickies Arena di Fort Worth, in Texas. La città gemella di Dallas succede quindi a Guadalajara nell’elenco delle sedi del torneo di fine anno, il torneo che dovrebbe generare quasi il 60% degli introiti dell’associazione che controlla il tour femminile.

Questa avrebbe dovuto essere la quarta edizione a disputarsi a Shenzhen, dopo che un faraonico contratto firmato nel 2018 aveva assegnato alla città cinese a nord di Hong Kong l’organizzazione delle Finals per 10 edizioni a partire dal 2019. Tuttavia dopo l’edizione inaugurale disputata in un impianto temporaneo, nel 2020 la manifestazione fu cancellata a causa della pandemia, e nel 2021 si dovette cercare una sede di ripiego a causa delle restrizioni COVID ancora in vigore in Cina, ma soprattutto come conseguenza della fortissima presa di posizione della WTA sul caso Peng Shuai, con la cancellazione a tempo indeterminato di tutte le manifestazioni in Cina.

Alla fine Guadalajara si dimostrò una piazza estremamente entusiasta nei confronti del tennis femminile, riempiendo lo stadio costruito a suo tempo per i Giochi Panamericani del 2011 di gente ed entusiasmo, tanto da meritarsi nel 2022 l’organizzazione di un WTA 1000 al posto del China Open di Pechino, ancora una volta cancellato a causa della pandemia.

Le tribune semivuote della Dickies Arena di Fort Worth durante le prime giornate delle WTA Finals 2022 hanno riportato alla ribalta la questione del rapporto tra la WTA e la Cina, e delle pesanti conseguenze economiche che questo muro contro muro sta avendo sul tennis femminile. Nel comunicato stampa che aveva annunciato la scelta di Fort Worth per il torneo di quest’anno era stato infilato in maniera quasi surrettizia che nel 2023 le Finals sarebbero tornate a Shenzhen, che verosimilmente ha ancora un contratto in essere con la WTA. Ma non si vede come ciò possa accadere senza che si trovi un compromesso di mutua soddisfazione tra il team di Steve Simon, il CEO della WTA che si è esposto in prima persona in questa campagna, e il governo cinese che appare poco disposto a prendere istruzioni dall’Occidente.

Durante un’intervista concessa all’Associated Press a Fort Worth, Simon ha ribadito la volontà della WTA di tornare a giocare in Cina, e non soltanto in occasione delle Finals, ma come ciò accadrà solamente quando verranno risolte due situazioni che per ora impediscono qualunque passo avanti.

La prima è quella dell’approccio cinese alla pandemia di COVID-19. Rispetto ai primi giorni del contagio, l’atteggiamento della Cina non è cambiato: il principio guida è sempre quello dello zero-COVID, ovvero dell’eliminazione della malattia attraverso quarantene e lockdown che stanno proseguendo in maniera intermittente ma senza soluzione di continuità da quasi tre anni. La quarantena per chi entra in Cina da un altro Paese è recentemente stata ridotta a sette giorni, dopo che per un periodo aveva raggiunto anche le tre settimane, ma notizie di lockdown improvvisi di intere città non appena vengono individuati focolai di anche solo una decina di casi non lasciano troppo tranquilli.

Ovviamente la carovana viaggiante delle tenniste non sarà mai disposta a sottostare a quarantene di alcun tipo per giocare tornei in Cina, e se il rischio di ritrovarsi in un lockdown improvviso dovesse essere più che una remota possibilità, ben difficilmente la WTA sarà disposta a mandare le proprie giocatrici nel Paese della Grande Muraglia.

Nel 2022 tutti gli sport hanno cancellato le competizioni internazionali in programma in Cina: anche l’ATP ha dovuto rinunciare a tutti i tornei in calendario, compreso il Rolex Shanghai Masters, arrivato alla terza cancellazione consecutiva. Il primo vero banco di prova sarà molto probabilmente il Gran Premio di Formula 1 in programma a Shanghai dal 14 al 16 aprile prossimi, il weekend immediatamente successivo a quello di Pasqua. Ormai mancano cinque mesi alla manifestazione e molto probabilmente Liberty Media, la società che gestisce la F1, e il suo CEO Stefano Domenicali dovranno iniziare tra non molto a considerare scenari alternativi se la situazione in Cina non dovesse cambiare. Continuano ad arrivare infatti notizie di lockdown improvvisi in varie città del Paese, e sembra improbabile che la situazione cambi se la politica zero-COVID rimarrà la linea ufficiale del Governo.

Questo problema tuttavia è largamente al di fuori del controllo della WTA. Ciò che invece è molto più controllabile è il loro atteggiamento nei confronti del caso Peng Shuai. Nell’intervista ad AP Simon ha ribadito che i principi della WTA non verranno compromessi: “Sappiamo che [Peng] sta bene e sappiamo che è a Pechino, e questo è ottimo. Ma non abbiamo ancora ricevuto alcuna rassicurazione sull’investigazione che abbiamo richiesto. Qual è la verità? Questo abbiamo chiesto. Lei è stata molto coraggiosa a raccontare la sua storia. I principi che sono in ballo sono quelli che costituiscono la base della nostra organizzazione, quello che abbiamo chiesto è che si faccia un’indagine su ciò che è accaduto, ciò che non è accaduto e che vengano presi i provvedimenti del caso”.

In questo momento la WTA sta bruciando la propria mobilia per far disputare la finale del circuito: a parte il supporto del nuovo sponsor del tour Hologic e di alcuni partner locali, gran parte dei costi delle WTA Finals 2022 sono a carico della WTA stessa, che ha dovuto giocoforza trasformare quello che era l’evento che rappresentava il più grande introito in quello che probabilmente rappresenta il più grande costo. Gli oltre 14 milioni di dollari messi in palio nell’edizione di Shanghai 2019, e ostentati dall’ATP in questa edizione torinese, si sono ristretti ai 5 milioni distribuiti alle partecipanti di Fort Worth.

Il 2023 sarà cruciale per il futuro della WTA, che ha promesso di risolvere la “questione Cina” entro il primo trimestre dell’anno. Non possono permettersi un’altra edizione organizzata in fretta e furia in due mesi, la sopravvivenza stessa del tour potrebbe dipendere da quello.

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