Coppa Davis, De Minaur: "Vestire la maglia dell'Australia è orgoglio e passione". Hewitt: "Non ho cambiato idea sul nuovo format, ma questi ragazzi sono incredibili"

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Coppa Davis, De Minaur: “Vestire la maglia dell’Australia è orgoglio e passione”. Hewitt: “Non ho cambiato idea sul nuovo format, ma questi ragazzi sono incredibili”

Il capitano degli Aussies tesse le lodi del suo primo violino: “Ha assunto un ruolo di primo piano nella squadra”. Su Kyrgios, Lleyton afferma: “Ci sarebbe piaciuto averlo con noi, ma la realtà è un’altra. Abbiamo comunque un ottimo gruppo”

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Alex de Minaur - Davis Cup by Rakuten Finals 2022 on November 22, 2022 in Malaga, Spain. (Photo by Pedro Salado/ Quality Sport Images / Kosmos Tennis)
 

E’ stato subito clima battagliero da grandi sfide di Coppa Davis al Palacio De Deportes José Marìa Martìn Carpena, nel primo quarto di finale di queste Finals By Rakuten 2022 di scena a Malaga. Nel primo tie della parte bassa del tabellone, l’Australia di Lleyton Hewitt ha superato per 2-0 i Paesi Bassi di Paul Haarhuis. Quasi sei ore complessive vissute in campo dai protagonisti, in una sfida che si è risolta già dopo i primi due rubbers. Una qualificazione in semifinale, quella degli uomini di Rusty che è stata vidimata dalle rimonte di Jordan Thompson e Alex De Minaur, ai danni di Tallon Griekspoor e Botic Van De Zandschulp. Dunque un’affermazione giunta dopo aver sofferto le pene dell’Inferno dantesco per i canguri australiani, che si sono dimostrati veri Davisman rimanendo più lucidi dei loro avversari orange quando la palla scottava maggiormente. Due successi di carattere, orgoglio, cuore palpitante e pulsante della carica del loro Capitano. Ancora una volta, il “vecchio Leone di Adelaide” ha fatto la differenza riuscendo a trasmettere lo spirito intrinseco in questa centenaria e affascinante manifestazione, e che tante volte ha incarnato meravigliosamente con una racchetta in mano, ai suoi ragazzi che lo seguono così come pendevano dal suo carisma e dai suoi piedi i compagni di squadra di Diego Armando Maradona a Messico ’86.

Tuttavia Lleyton ci ha tenuto a precisare che non ha cambiato idea sul nuovo formato assunto dalla competizione, e che anzi rimpiange ancora i cinque set. Ma il gruppo fantastico che è riuscito a creare in questi anni – è in carica dal novembre 2015 -, lo spinge a non mollare il suo ruolo; il quale prevede anche scelte difficili come la rinuncia a Kokkinakis – rimasto in panchina – o la mancata convocazione di Kubler. Affianco a lui, nella conferenza stampa conclusiva di giornata, il demone mezzo uruguagio e mezzo spagnolo che riceve l’investitura dal proprio capitano a punta di diamante indiscussa della squadra. Un giocatore capace di esaltarsi con la maglia della nazionale, forse non in grado di replicare spesso le prestazioni che fa registrare in Davis o in ATP Cup – che dal gennaio 2023 verrà sostituita dalla United Cup – anche nel Tour; ma che invece con l’assenza di Kyrgios si sente ancora più responsabilizzato e galvanizzato nello schizzare da un angolo all’altro del campo con il verde e l’oro addosso. Proprio su Nick, Hewitt conferma chiaramente il peso specifico del 27enne di Canberra facendo intuire come probabilmente con lui in campo non si sarebbero nascosti dalla possibilità di vincere l’Insalatiera, ma la realtà è diversa e va accettata. Ora attendono la vincente tra Spagna e Croazia.

D: Alex, puoi parlarci delle sensazioni provate in questo match? E’ stato un secondo incontro di giornata estremamente cruciale. Una partita molta equilibrata

Alex De Minaur: “Sì, assolutamente. Hai pienamente ragione, io ho sempre saputo quanto Botic, [Van De Zandschulp, ndr] fosse talentuoso e quanto avesse un animo da combattente e nella sfida odierna ho avuto l’ennesima conferma di ciò. Ci ricordiamo tutti, quello che fu in grado di compiere nella fase a gironi della competizione a Glasgow. Fu impressionante, visto che ottenne delle vittorie di altissima qualità grazie alle quali trascinò la sua squadra alle fasi finali. Ma credo che in questo primo quarto di finale della manifestazione, vada notevolmente sottolineato quanto sia stato semplicemente incredibile Jordan [Thompson, ndr]. E’ stato autore di una prestazione eccezionale. La lotta, la passione, il cuore che ha mostrato in campo, sono stati fondamentali per scavare in profondità le difficoltà che si sono presentate davanti a lui durante la partita e superarle brillantemente. Questo suo approccio, di abnegazione e determinazione, è stato per me una fonte d’ispirazione consegnandomi ulteriore carica per il mio incontro”.

D: Lleyton [Hewitt, ndr], cosa ne pensi? Devi aver sofferto parecchio.

Lleyton Hewitt: “Sì, in entrambe le partite (sorridendo). Tutte e due avrebbero potuto prendere una direzione diversa da quella che effettivamente hanno intrapreso. Ho visto del tennis di qualità elevata, soprattutto nel secondo match. Perché per esprimere quel livello che è stato ammirato nel corso del match, per tre set completi che ci crediate o no, occorre una qualità di gioco veramente molto alta ed è quello che i giocatori hanno messo in campo nella parte finale della sfida; dove si sono raggiunti i picchi più alti dell’intero match. Sono davvero molto orgoglioso dei miei ragazzi. Hanno lasciato tutto in campo. Sono venuti qui a Malaga dopo una stagione estenuante, hanno svolto perfettamente ed in modo inappuntabile tutta la preparazione che abbiamo chiesto loro di fare. Meritavano di ottenere questo risultato. Una vittoria che vale molto, e che ha un significato speciale per i ragazzi: i quali tengono tantissimo ad indossare il verde e l’oro mettendoci, ognuno di loro, il proprio cuore al mille per mille. Possono giocare ad altissimo livello, ed entrambi lo hanno dimostrato stasera [ieri, ndr], il ché non può che essere positivo per tutto il gruppo e per il prosieguo della nostra Davis”.

D: Alex, congratulazioni. Ci diresti qualcosa in più sulle percezioni che hai provato nel nono game del terzo set? Hai mai giocato a un game del genere, in passato? Quanto è stato importante nell’economia della sfida?

Alex De Minaur: “In realtà sembrava che ogni game fosse veramente importante per determinare il finale di partita in un senso o nell’altro. Penso che entrambi stessimo consumando tante energie, soprattutto mentali, quasi a farci venire mal di testa l’un l’altro visto che stavamo breakkando e contro-breakkando a vicenda. Ma certamente, è indubbio che quel gioco abbia ricoperto un peso specifico enorme nell’economia dell’incontro. Lui in quel momento ha sprigionato il proprio massimo sforzo, tirando a tutta e lasciando andare completamente i colpi perché sapeva che dando tutto in quel game poteva chiudere la partita. Io sono stato bravo, semplicemente, a combattere fino alla fine con quello che avevo a disposizione. Inoltre sono sempre rimasto molto positivo, dal punto di vista dell’atteggiamento. Non mi sono fatto prendere dalla tensione e dalla pressione del momento, ho continuato a ripetermi che dovevo rimanere lucido e per farlo ho continuato a sostenermi. Mi dicevo che se fossi riuscito, in qualche modo, a cavarmela superando quel frangente di gara indenne; lo slancio di essermi slavato ad un passo dal baratro mi avrebbe conferito quella spinta propedeutica a cambiare radicalmente l’inerzia. E così è stato, alla fine lo scontro ha preso la mia direzione giocando un ultimo turno di risposta molto solido che mi ha permesso di raggiungere il successo”.

D: Sappiamo quanto significhi per te, e che valore abbia giocare per il tuo Paese, Alex. Hai vinto nove delle ultime dieci partite in questa competizione. Come descriveresti la differenza tra l’Alex De Minaur che vediamo normalmente nel Tour ATP e quello che invece ammiriamo in Coppa Davis?

Alex De Minaur: “Credo che probabilmente ciò di cui avrei bisogno per portare la mia carriera ad un livello successivo nel Tour ATP, sia proprio provare a replicare più spesso le mie prestazioni in Coppa Davis anche nei tornei della stagione in cui gareggio solo per me stesso. Ma il fatto è che, nel rappresentare il mio Paese, nel giocare per l’Australia facendo parte di questa meravigliosa squadra; io avverto sulla mia pelle qualcosa di veramente speciale. Questo è sempre stato uno dei miei più grandi sogni, e cercherò sempre di fare tutto ciò che è in mio potere per ottenere risultati per l’Australia, per i miei compagni di squadra e per il mio capitano. È l’ orgoglio, è la passione, ed un cuore pronto a lottare che ti spinge a dare tutto per la tua Nazione”.

D: Lleyton [Hewitt, ndr], so che in passato sei stato piuttosto esplicito riguardo ai cambiamenti del formato subiti in questi ultimi anni dalla Davis. Tuttavia mi chiedevo dove ora si collochi, tra le tue esperienze vissute in carriera prima da giocatore e poi da capitano, questo nuovo formato?  Perché io penso, e si è visto in questo tie, con la giusta atmosfera si ha l’occasione per poter cogliere alcuni progressi compiuti da nuovo format

Lleyton Hewitt: “Sì, non è un segreto il fatto che io ami follemente i due aspetti più importanti e caratteristici che la competizione originaria possedeva, e che gli ho sempre considerati i più belli rispetto a qualsiasi altra cosa presente nel nostro sport: ovvero sia la possibilità a turno di giocare in casa ed in trasferta potendo utilizzare e scegliere tutte le superfici; e i cinque set. Non a caso l’apice del nostro sport sono i Grandi Slam, che si giocano sulla lunga distanza. Questa competizione aveva in passato, questo speciale prestigio, che la rendeva prima della sua trasformazione l’unica manifestazione al pari degli Slam a disputarsi al meglio dei cinque set. Quindi da questo punto di vista non ho cambiato idea, ma i miei ragazzi sono incredibili e sono loro, il vero motivo per cui sto ancora svolgendo questo ruolo oltre ovviamente al fatto che ami la Coppa Davis, indipendentemente dal format, e che adori rappresentare l’Australia. Quindi finché potremo scendere in campo per il nostro paese indossando la maglia australiana, farò in modo che questi ragazzi abbiano quell’orgoglio quella passione e ci mettano il cuore che questa competizione e il nostro senso di patria necessitino e meritino. Ecco perché non posso desiderare di essere più orgoglioso di questi ragazzi. Sono pienamente consapevole, che per loro sia stato un anno maledettamente lungo. Ci sono stati cambiamenti e modifiche, a cui questa competizione ha dovuto far fronte negli ultimi tre anni, ma questi ragazzi fanno enormi sacrifici per giocare per il loro Paese. Questa è la terza volta quest’anno che giocano in Davis. In passato con il vecchio format, ci sarebbero stati solamente due appuntamenti per giungere a questo punto della manifestazione. Quindi abbiamo aggiunto un’altra settimana, e noi siamo anche molto lontani da casa. Non dimenticatelo. Non mi piace la situazione nella quale, queste Finals non vengano mai giocate in Australia. I miei ragazzi compiono un costante e duro lavoro, si uniscono formando un grande gruppo sostenendosi a vicenda. Le sessioni di allenamento che abbiamo fatto la scorsa settimana, sono il motivo per cui hanno ottenuto il passaggio alle semifinali”,

DIn una risposta precedente, hai detto di aver chiesto loro di prepararsi in un certo modo. Mi chiedevo Alex, cosa avessi fatto esattamente per prepararti alla perfezione per questa settimana? Nel tuo caso specifico, com’è stato per te il periodo tra Parigi Bercy e questo appuntamento, come lo hai vissuto?

Alex De Minaur: “Nessuno di noi giocava a Torino. Sì, siamo stati a Parigi. Ci siamo preparati per una settimana prima di arrivare a Malaga. Quindi, sì, dopo Parigi ho avuto forse una settimana in cui ho potuto un po’ rilassarmi per riprendere fiato, e poi siamo tornati a fare gruppo, compatti come una grande squadra per prepararci al meglio per questa prima partita. Abbiamo passato un sacco di ore sul campo ad allenarci. Ci siamo spinti a vicenda e come ha detto Lleyton [Hewitt, ndr], questa è stata una delle ragioni, forse la più importante, per cui abbiamo ottenuto la vittoria nei quarti. Perché tutti sapevamo che avremmo potuto compiere un bel percorso e andare avanti nella competizione. Allenarti molto duramente, ti permette di arrivare preparato dal punto di vista della forma fisica, il che è imprescindibile per il rush finale di una competizione come questa. Per cui ci siamo veramente preparati nel migliore dei modi”.

Lleyton Hewitt: “Voglio aggiungere che anche in allenamento, Alex porta quel livello di gioco, quello standard di professionalità che poi ammirate in partita, che fa sì che lui possa trascinare con lui il resto della squadra. Per me, è qualcosa che mi rende piuttosto orgoglioso, perché è bellissimo vedere come un ragazzo giovane possa fare quel passo in avanti e assumere un ruolo di primo piano nella squadra. Rende il mio lavoro, un inferno molto più semplice”.

D: Lleyton [Hewitt, ndr], avresti potuto schierare anche Thanasi [Kokkinakis, ndr] Qual è la motivazione che ti ha spinto, a far scendere in campo Jordan [Thompson, ndr] al posto di Thanasi? A Torino, poi, ho chiesto a Nick [Kyrgios, ndr] se avrebbe cambiato idea. Ha anche aggiunto che voi due, avete avuto parecchie conversazioni, poi lui ha dichiarato che questa è una squadra che potrebbe andare fino in fondo anche senza di lui. Quali sono le sue considerazioni su questi due aspetti?

Lleyton Hewitt: “Ovviamente ci sarebbe piaciuto avere Nick [Kyrgios, ndr]. Ha avuto un anno incredibile e non ha giocato così tanti tornei. Conosciamo tutti la sua capacità di esprimere un alto livello di tennis, quando è motivato. Ma la realtà dei fatti è che non è qui con noi, per cui è un aspetto che dobbiamo mettere da parte e dobbiamo pensare unicamente ad unirci. Abbiamo un ottimo gruppo di ragazzi a Malaga, ragazzi onesti che sono disposti a lavorare duramente e a mettere sul campo qualsiasi cosa per il loro Paese. Non potrei essere più orgoglioso di tutti loro. Un altro ragazzo che fa parte della squadra, anche se non è qui, è Jason Kubler. Ha mancato di poco il posto, che poi è spettato a Thompson. Avrei avuto tanta fiducia anche in Kubler. Sono assolutamente sicuro che sarebbe andato sul campo, e che avrebbe giocato come ha fatto con Thompson. E’ sempre difficile prendere queste decisioni. A volte pagano, a volte no. Thompson ha lavorato molto la scorsa settimana. Avevo la sensazione che sarebbe stato in grado di sopravvivere a qualsiasi cosa, a qualunque difficoltà il match gli avrebbe messo di fronte. Ero certo che se fosse stato necessario per ottenere il successo, avrebbe passato anche l’intera notte sul campo. Alla fine è andata così. Chiaramente avrei tranquillamente potuto scegliere anche Thanasi [Kokkinakis, ndr]. Sono sempre decisioni difficili, ma sì sa: alcune le si azzecca, altre no, e stasera [ieri, ndr] è andato tutto per il verso giusto”.

D: Come ti sentito e come hai vissuto l’atmosfera della partita, perché hai giocato non solo contro Botic [Van De Zandschulp, ndr]  ma anche contro quei tanti tifosi olandesi presenti, che hanno conferito un’atmosfera straordinaria alla sfida

Alex De Minaur: “Onestamente è stato bello da vedere anche se ovviamente non stavano supportando me, ma è comunque molto piacevole da poter vivere. E’ stato magnifico vedere come i Paesi Bassi avessero un supporto così straordinario da parte dei loro tifosi, che sono venuti a sostenerli fino a Malaga. È stato veramente bello poter giocare di fronte ad un sacco di pubblico. Un paio di anni fa non avevamo questo tipo di atmosfera. Eravamo a Madrid e abbiamo giocato delle partite in cui era presenti pochi spettatori sugli spalti. Lo stesso ad Amburgo, a settembre nella fase a gironi. E’ stata una situazione veramente dura per noi, perché siamo molto lontani da casa, mentre è così entusiasmante ammirare anche molti spagnoli sugli spalti che contribuiscono a rendere meravigliosa l’atmosfera. Ben vengano tanti tifosi, anche se non sono qui per supportare noi. Non mi aspettavo che ci fossero così tante persone, era una partita che non prevedeva in campo la nazione ospitante, la Spagna. Quindi è stato molto bello giocare con tanti spagnoli festanti. Per questo penso che la squadra di casa avrà un sostegno fantastico nei prossimi giorni”.

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