Coppa Davis, preview Canada-Australia: una new entry nell'albo d'oro contro il peso della storia

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Coppa Davis, preview Canada-Australia: una new entry nell’albo d’oro contro il peso della storia

Nella prima finale dal 1990 in cui non è presente almeno un team europeo, parecchi dubbi di formazione per Dancevic e Hewitt: la schiena di Shapovalov, la caviglia di Ebden, la scelta tra Kokkinakis e Thompson. Live su Ubitennis dalle 13

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Canada – Davis Cup Finals 2022 (foto: Roberto dell'Olivo)
 

E’ ormai tutto pronto, alle ore 13:00 scatterà il semaforo verde sulla finale della cento decima edizione della Coppa Davis. La competizione per squadre nazionali più antica del mondo sportivo, vedrà andare in scena l’ultimo atto dell’edizione 2022 sul veloce indoor del Pala Sport José Maria Martin Carpena di Malaga. Piccola digressione sull’origine del nome attribuito al – come direbbero gli spagnoli – Palacio de Deportes andaluso: fu inaugurato nel 1990, con una capienza di 11.300 posti, con la denominazione di Ciudad de Malaga che significa letteralmente “Città di Malaga”. Successivamente, però, venne cambiato il nominativo per onorare il consigliere comunale, nonché membro del Partito Popolare spagnolo, Carpena; assassinato nel 2000 in seguito ad un attentato terroristico da parte dell’ETA – organizzazione terroristica di stampo basco-nazionalista il cui scopo era l’indipendenza del popolo basco -. Dopo questa full immersion nel tennis, riprenderà le sue normali funzioni come sede stabile delle partite casalinghe della squadra di basket: Unicaja Malaga.

Tornando ad argomenti decisamente più tennistici, a contendersi l’Insalatiera saranno il Canada e l’Australia. Era dal 1990, che non si disputata una finale senza la presenza di neanche un team europeo a lottare per l’affermazione finale: in quell’occasione gli Stati Uniti vinsero per 3-2 proprio sugli australiani alla Suncoast Dome di Sant Petesburg in Florida. Il team guidato da Lleyton Hewitt è secondo nell’albo d’oro della manifestazione, potendo vantare ben 28 successi: solamente a quattro vittorie di distanza dagli Stati Uniti, che padroneggiano con le loro 32 Davis. Dunque un appuntamento con la storia per i canguri, che non centrano un successo dal 2003 quando proprio con Rusty in campo; si imposero a Melbourne sulla Spagna. Perciò, dopo un digiuno lungo 19 anni e nel quale hanno raggiunto come massimo risultato per quattro volte la semifinale – l’ultima nel 2017, dove si arresero al Belgio nonostante dopo il doppio fossero avanti 2-1. Tuttavia nell’ultima giornata prima Goffin sconfisse in quattro set Kyrgios e poi Darcis completò la rimonta contro Thompson -.

L’Australia è una delle quattro grandi nazionali che si sono rivelate nel corso della storia di questa “Coppa Del Mondo del Tennis”, assolute dominatrici – il regno incontrastato fu dal 1950 al 1967 dove si aggiudicarono la bellezza di 15 edizioni su 18 disputate. Stiamo ovviamente parlando anche di Stati Uniti D’America, Regno Unito e Francia – quest’ultime possono esibire in bacheca 10 insalatiere a testa -. Non a caso, i quattro Paesi che ospitano le prove dello Slam e che fino al 1973 non avevano permesso a nessun’altra compagine – che non fosse una di loro – di poter alzare il trofeo. La maledizione fu infatti spezzata nel ’74, con il trionfo del Sud Africa sull’India: purtroppo però la finale non si disputò a causa del rifiuto della squadra asiatica come moto di protesta contro il regime dell’Apartheid. Diametralmente opposto il percorso storico della formazione nord-americana, che esordì nel 1913 mentre la sua avversaria odierna, sette anni prima, si era già intascata la prima coppa argentata. Per il resto, il curriculum dei biancorossi è recentissimo: nel 2013 dopo aver sconfitto l’Italia nei quarti, ancora una volta, vennero eliminati dalla Serbia di Djokovic.

All’ora la squadra della Foglia d’Acero, poteva schierare nelle sue fila il finalista di Wimbledon 2016 Milos Raonic e l’oro olimpico in doppio di Sydney 2000 Daniel Nestor. Due punti di forza non da poco, ora sostituiti da nuove leve che certamente non gli fanno ripiangere per talento di cui dispongono. Infatti il grande acuto nell’evento dei nordamericani, fu proprio merito della nuova generazione che nel 2019 a Madrid – la prima edizione dopo la riforma “Piqué-Kosmos”, contraddistinta dall’introduzione del nuovo format – sorprese tutti con un percorso straordinario. A sbarrargli la strada fu soltanto la padrona di casa di uno scatenato Rafa Nadal, che impedì così ai ragazzi di Franc Dancevic – in sella alla guida del suo Paese proprio a partire da quell’edizione, partendo quindi subito con il botto – di incidere per la prima volta il nome del Canada sull’insalatiera. Ma “la prima volta” non è l’unico traguardo che i ragazzi canadesi possono raggiungere, cercheranno infatti anche di eguagliare l’impresa realizzata dalla Russia lo scorso anno: fare doppietta e vincere la – già defunta – ATP Cup assieme alla Coppa Davis nella stessa stagione.

Difatti, il primo sigillo canadese porterebbe a quota 16 le nazioni capaci di scrivere il proprio nome nell’albo d’oro della Davis. Ma riavvolgendo nuovamente il nastro, in quella splendida cavalcata di quattro stagioni orsono, il grande protagonista fu il vero anello di congiunzione tra i nuovi prodigi del tennis canadese e quelli del decennio scorso: Vasek Pospisil. Colui che c’era nel 2013, c’era nel 2019 dove si rivelò mirabolante oltre che in doppio soprattutto in singolare, nonostante una scarna classifica, riuscendo a piazzare scalpi su scalpi – in molti infatti rimproverarono Dancevic di avergli preferito Auger-Alissime in finale, dopo che il giocatore di origini togolesi non era stato schierabile negli incontri precedenti per infortunio – e c’è ancora oggi.

I ragazzi gialloverdi, però, non sono da meno in termini di motivazioni che possano infiammare il braccio per questo atto finale. E’ vero, non sarebbero i primi australiani a riuscire nell’impresa qualora vincessero, ma la volontà di affiancarsi ad artisti della racchetta del calibro di Lew Hoad, Ken Rosewall, Fred Stolle, Roy Emerson, John Newcombe, Tony Roche – fa parte dello staff di Hewitt, consigli su come affrontare una finale n’è può dare eccome e può rivelarsi la vera carta vincente degli Aussies -, Rod Laver, Pat Cash, I Woodies Woodbridge e Woodforde, lo stesso Hewitt; non può non essere una spinta interiore inferiore rispetto a quelle canadesi.

A livello di precedenti, Canada e Australia si sono affrontate in 10 occasioni: l’ultima risale al 1964, quando a Montreal ad imporsi furono gli australiani. Di questi dieci confronti diretti in Coppa Davis, il bilancio è indiscutibile: 9 vittorie Aussie e soltanto un trionfo canadese. Tuttavia fa ben sperare Dancevic e compagni, che la maledizione sia stata spezzata proprio nell’ultimo tie tra le due squadre. Tra l’altro non uno qualunque, nei quarti di finale del 2019 il team del continente americano giunse alla vittoria grazie al doppio decisivo: dove Pospisil/Shapovalov liquidarono Peers/De Minaur.

Rispetto a quel confronto cambierà praticamente tutto, all’ora i numeri due a scendere in campo furono John Millman e Vasek Pospisil. Per quanto riguarda il Canada, sulla carta non ci dovrebbero essere dubbi con la formazione che dovrebbe prevedere il mancino funambolico Denis Shapovalov. Il dubbio dell’imminente vigilia però riguarda le condizioni fisiche del nativo di Tel Aviv, che durante la barbara lotta contro il nostro – versione deluxe – Lorenzo Sonego ha risentito di una contrattura alla schiena. E’ stato risparmiato dal doppio decisivo, per permettergli di recuperare a pieno dopo le oltre tre ore di fatica. Quindi non essendo nulla di grave, lo dovremmo vedere regolarmente in campo. Qualora non fosse così, Dancevic dovrà affidarsi all’esperienza di Pospisil. Più complesso il ragionamento per l’Australia, Lleyton contro la Croazia ha sparigliato le carte scegliendo Kokkinakis mentre al cospetto dell’Olanda si era affidato al baffuto Thompson. Scelta in realtà poi rivelatasi presa in proiezione del doppio.

In ogni caso, chiunque scenda in campo per gli australiani partirà sfavorito contro Denis nonostante sia stato sconfitto sia da Struff che da Sonego in questa settimana, in match però sempre molto equilibrati e decisi sul filo del rasoio. Per cui, anche se Jordan è stato in grado di vincere il proprio singolare contro Griekspoor; ci sentiamo di dire che Lleyton sceglierà Thanasi. Il tennista di Adelaide, greco di nascita, ha sicuramente una classifica inferiore rispetto al compagno di squadra, e non ha brillato particolarmente contro Coric. Ma è in grado nella singola partita, grazie alle sue doti al servizio e alla grande potenza che può generare, di sorprendere un tennista di livello superiore come Shapovalov. Infatti, per poter battere il canadese come ha dimostrato Sonego bisogna essere iper-aggressivi impedendoli di comandare e togliendoli il tempo per imporre il suo ritmo forsennato, che è capace di esprimere all’interno di un tennis a tutto campo.

Ebbene Thompson non possiede il peso di palla necessario per attuare questo piano tattico, e verrebbe sovrastato dal canadese. L’unica speranza in quel caso, è che i bassi del suo avversario siano superiori agli alti – quando Shapo è in The Zone è praticamente ingiocabile – anche se va detto che ha mostrato un’ottima tenuta mentale contro Sonego prima di sciogliersi fragorosamente a suon di doppi falli. Invece passando ai numeri uno, sicuramente ci sono molte meno perplessità: sul campo si scontreranno Felix Auger-Aliassime e Alex De Minaur. Certamente il singolare più atteso, soprattutto per le prestazioni fornite in questi giorni dai due giocatori ma anche perché sono indiscutibilmente i leader dei rispettivi gruppi. Senza Felix, il Canada non sarebbe neanche stato qui – ci ricordiamo il successo su Alcaraz a Valencia – e Alex travolgendo Cilic ha dimostrato ancora una volta la sua tempra inscalfibile. Match che tatticamente proporrà due stili a confronto, Auger farà la partita spingendo a puntino da fondo per costruire il punto ad hoc e se dovesse servire verticalizzare la finalizzazione a rete. Il demone, al contrario, cercherà di trascinare il match sui suoi binari: intensità fisica, e ed eccezionale copertura del campo. I mirabolanti recuperi aussie, tuttavia, dovranno comunque essere sostenuti da una volontà di prendere le operazioni in mano. Poiché altrimenti lasciare l’iniziativa al tennista di origini togolesi, e limitarsi a raccattare una palla in più visto il rendimento al servizio tenuto in queste Finals da Felix – diametralmente diverso da quello di Cilic, che ha regalato molto all’australiano con il fondamentale d’inizio gioco -, sarebbe unicamente contro producente. Altra chiave tattica imprescindibile per De Minaur, servire molto bene: perché mandare subito avanti di un break Auger e concedergli la possibilità di mettere la testa avanti e viaggiare a velocità di crociera, rischierebbe seriamente di non dare più occasioni ad Alex per rientrare in partita.

Infine il doppio, che potrebbe rivelarsi decisivo. Qui c’è parecchio livellamento tra le due formazioni. O meglio, dipenderà molto dalla presenza di Matthew Ebden. Se il 35enne di Durban riuscirà a recuperare dal problema alla caviglia, allora lui e Max Purcell – finalisti in Australia e vincitori a Wimbledon – partiranno favoriti contro qualsiasi coppia schieri Dancevic. Anche se ovviamente Thompson è sempre un’opzione valida per il doppio, considerando poi la carica che avrà dopo l’impresa contro Mektic/Pavic. In casa Canada, il doppio titolare è Pospisil/Shapovalov. Ma come abbiamo visto, anche Auger non se la cava male nella specialità. In verità il buon Frank avrebbe anche un terza opzione, proporre in campo i suoi singolaristi che ben figurarono ad inizio anno in ATP Cup. Tuttavia crediamo, considerando anche che Felix dovrebbe giocare due match in fila qualora venisse scelto per il doppio e che sulla carta affronta in singolare l’avversario più ostico e pericoloso – quindi è ipotizzabile che il match vada per le lunghe, anche vedendo le caratteristiche tecniche di De Minaur – di vedere in campo Denis e Vasek.

Ad ogni modo, Canada favorito in singolare e Australia, di poco, avanti nel doppio – anche con Thompson in campo visto il successo sui croati -. Ma non dimentichiamo che in questa competizione, contano anche altri fattori – quasi mai il ranking -. Occhio alla cabala, lì non ce storia: ripescati dopo il ban ai campioni in carica della Russia, senza i loro gioiellini e privi anche del loro veterano avevano perso malamente nel qualifier contro l’Olanda – 4-0 secco, con Diez e Galarneau in singolare e Polansky/Schnur in doppio -. Lo sport ci ha dimostrato più di una volta, che ama follemente in questi casi tessere i fili del destino e regalare storie incredibili: vedere per credere la Danimarca agli Europei di calcio del ’92. Sarà la volta di un new entry nell’albo d’oro, o il peso della storia schiaccerà tutto il resto. Il carisma di Lleyton, o la spavalderia dei ragazzotti canadesi?

Lo staremo a vedere, dove?

A livello televisivo, si potrà assistere all’intera sfida tramite tre diverse piattaforme: Sky, SupertenniX e Rai. Dalle 13, infatti, la seconda semifinale della Coppa Davis 2022 sarà visibile interamente su Sky Sport 1 e Sky Sport tennis (canali 201 e 205 di Sky), oltre che sulla piattaforma digitale di Supertennix. Per quanto riguarda la Rai, i match saranno visibili su Rai Sport (canale 57 del digitale terrestre).

Canada favorito per le agenzie di scommesse, in media quotato un successo finale della formazione nord-americana a 1,40 (Bet 365, Eurobet tra glia altri). L’Underdog paga fino a 2,85 (GoldBet) la posta in palio.

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