Se sei Roger Federer e ti trovi a Londra con un paio d’ore da far passare, andare al circolo (lo chiama così) a salutare il presidente e prendersi un tè in compagnia sembra una buona tattica. Dopotutto, la vittoria ai Championships garantisce la tessera di socio a vita, quindi cosa potrebbe andare storto? Il Maestro di Basilea lo ha raccontato nel corso della sua partecipazione al Daily Show, talk show e programma di satira condotto da Trevor Noah, già suo avversario nel doppio parte dell’esibizione “Match in Africa 6” del febbraio 2020 insieme a Rafa Nadal e Bill Gates. L’aneddoto inizia al minuto 11. Più sotto, la traduzione.
“È successo un paio di settimane fa. Ero a Tokyo per l’evento di Uniqlo, poi sono andato a Londra per avere un secondo parere sul ginocchio, non è in gran condizione ultimamente. Non volevo dire a quelli di Wimbledon che forse sarei stato lì perché non sapevo se avrei avuto tempo di andare al club perché avevo il volo per tornare a casa dalla famiglia. Visto il dottore, avevamo due ore da far passare, che facciamo? Aeroporto o un tè veloce a Wimbledon? Sì, andiamo. Però non ci sono mai stato quando non c’è il torneo, così guido fino al cancello di solito riservato all’ingresso degli ospiti. Così dico al mio coach che era con me, Severin [Lüthi], vado velocemente a parlare alla signora delle sicurezza. Ci penso io, una cosa semplice. Mica tanto.
“Insomma, vado da lei, salve, mi domandavo come posso entrare a Wimbledon, tipo, dov’è la porta, il cancello? E leì, certo, ha la tessera socio? E io, ehm, ce l’abbiamo? Perché quando vinci Wimbledon diventi automaticamente membro. Onestamente, non so nulla di queste tessere, probabilmente sono a casa da qualche parte. Così dico, no, non ho la tessera, ma sono socio. Mi chiedevo solo quale fosse l’ingresso. Intanto penso, qua diventa complicata. Ricomincio daccapo, sono socio, le dico. Di solito vengo qui per giocare, ci sono vagonate di persone e io entro da un’altra parte. Questa è la prima volta che sono qui quando non c’è il torneo. Quindi le domando di nuovo, da dove posso entrare? E lei, dall’altra parte, ma deve essere socio.”
“Allora la guardo un’ultima volta, sono in panico e mi dispiace, non posso credere di averlo detto, ci sto ancora male. Insomma, la guardo e dico, ho vinto questo torneo otto volte, mi creda, la prego, sono socio. Vabbè, pazienza. Torno alla macchina e il mio coach dice, bene, da dove entriamo? E io, non dire niente.”
Tutto pare risolto all’altro ingresso. “Una persona mi riconosce, Mr. Federer, non ci posso credere, facciamo un selfie? E ci sono quelli della sicurezza, omoddio, Mr. Federer, cosa fa qui? Ha la tessera socio?”. Non se ne esce. Anzi, entra…
“No, non ce l’ho, ma è possibile entrare? Certamente, mi lasci organizzare. C’erano il presidente e tutti quanti e ci siamo presi il tè. Ho anche pensato di tornare dall’altra parte e salutare, ehi, sono entrato, ma non l’ ho fatto, non lo farei mai. Tra l’altro, quando ho detto di aver vinto Wimbledon otto volte, per una frazione di secondo ho pensato, o erano sette? Di solito non dico queste cose”.
In effetti, ne aveva dato prova all’Australian Open quando, privo di pass, aveva diligentemente atteso che glielo portasse Paganini.
Roger conclude concordando con Trevor a proposito della signora che meriterebbe un aumento, “è stata una vera gangster”. Rimane un dubbio: distratto da tutto questo, si sarà dimenticato Severin in macchina?
