United Cup, un bilancio della prima edizione: cosa ha funzionato e cosa meno

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United Cup, un bilancio della prima edizione: cosa ha funzionato e cosa meno

Con la vittoria degli Stati Uniti in finale sull’Italia va in archivio la prima United Cup della storia, che lascia diversi spunti di discussione su pro e contro della manifestazione

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Team USA - United Cup 2023 (foto: twitter @UnitedCupTennis)
 

L’Italia ci è andata vicino, arrivando in finale all’edizione inaugurale, ma alla fine sono stati i favoritissimi Stati Uniti a conquistare la prima United Cup della storia. Una squadra che, visto il format adottato dalla competizione, non poteva che partire davanti a tutti nei pronostici e che, puntualmente, li ha rispettati. Il Team USA era infatti l’unica nazionale a poter contare su quattro top20, due al maschile e due al femminile, che di fatto garantivano già almeno due punti. I numeri due Francis Tiafoe e Madison Keys (che oggi fa il suo ritorno in top10 dopo quasi tre anni e mezzo) si sono spesso ritrovati ad affrontare avversari molto più indietro in classifica, finendo per vincere sempre i rispettivi incontri, entrambi lasciando per strada solamente un set.

Ciò non significa, in ogni caso, che sia mancato l’apporto di Taylor Fritz e Jessica Pegula. Semplicemente a loro, in quanto n°1, sono sempre toccati match più complicati dal punto di vista del ranking. Entrambi hanno rimediato una sola sconfitta – contro Norrie e Kvitova – ma hanno contribuito con vittorie molto importanti ai fini dei diversi tie. Spesso i due hanno anche fatto coppia nel doppio misto, ottenendo tre successi su altrettante partite. Proprio il doppio misto, punto di riferimento e di spettacolo delle competizioni a squadre (come lo era durante l’Hopman Cup, la cui idea di fondo non è poi così dissimile dalla United Cup), è il primo argomento di discussione.

Doppio misto decisivo: ha davvero senso?

La domanda che probabilmente tutti o quasi si sono posti è: ha davvero senso lasciare il doppio misto come ultimo match? Ad alcuni può piacere – Iga Swiatek ha dichiarato che avere il misto come incontro decisivo “è fantastico ed emozionante” – ma altri campioni come Rafael Nadal o Casper Ruud non hanno mai partecipato a queste partite, dato che il risultato del tie era già ampiamente acquisito.

 

La soluzione, un po’ come si era soliti fare nell’antico format della Coppa Davis, potrebbe essere quella di incastonare il doppio misto come terzo match. Questa scelta potrebbe anche rimescolare le carte delle convocazioni, con i capitani che potrebbero scegliere di portare qualche doppista puro in più in quanto si avrebbe la certezza che il match si giocherebbe con un peso specifico totalmente diverso da quello attuale. In un format che prevede quattro singolari e un doppio, inoltre, sarebbe più coerente se, in caso di 2-2, il punto decisivo venisse decretato da un incontro di singolare, visto che quattro partite su cinque si disputano in questo modo.

United Cup, caso dead rubber: come ridurli al minimo

Se sulla questione doppio misto si può essere lecitamente d’accordo o meno, un argomento che ha scatenato diverse criticità sono stati i dead rubber, cioè quegli incontri il cui risultato finale risulta inutile ai fini della qualificazione. A scatenare la questione, dopo la sconfitta contro Alex De Minaur, ci ha pensato Rafael Nadal in conferenza stampa. Il maiorchino ha affermato che, dal suo punto di vista, il perdente del primo tie dovrebbe affrontare la squadra che non ha ancora giocato. È accaduto, infatti, che Spagna e Australia si incontrassero nell’ultimo tie del Gruppo D, dopo che entrambe le squadre avevano perso in precedenza contro la Gran Bretanga, che si era dunque già qualificata.

Per quanto vero che, a quei livelli, non c’è mai davvero lo zero assoluto in palio – ogni singolo match offriva determinati punti per le classifiche ATP e WTA e, soprattutto, un bel gruzzoletto – è altresì chiaro che non è mai bello scendere in campo sapendo che non si ha la possibilità di proseguire nel torneo.

In ogni competizione che preveda una fase a gironi, tuttavia, è quasi impossibile eliminare totalmente i dead rubber. Praticamente ogni anno, ad esempio, accade che alle ATP Finals uno o più giocatori siano consapevoli del proprio destino ancor prima di disputare il loro terzo incontro (con lo stesso discorso che si può ovviamente estendere anche alle WTA Finals o alle fasi a gironi di Billie Jean King Cup o Coppa Davis).

Nel Girone E, ad esempio, Italia e Brasile si sono affrontate nel primo tie con la vittoria degli azzurri per 3-2. La terza nazione del gruppo – la Norvegia – ha esordito contro gli sconfitti della prima sfida – il Brasile – esattamente come suggerito da Rafa, perdendo 4-1. Se gli scandinavi fossero stati travolti 5-0 dai sudamericani si sarebbero presentati al match contro l’Italia con la certezza che, anche vincendo 5-0, non avrebbero potuto vincere il girone e dunque qualificarsi.

Al termine di questo scenario, infatti, tutte e tre le nazioni avrebbero vinto un tie, ma il Brasile sarebbe arrivato primo per via del numero maggiore di singoli match vinti all’interno dei singoli scontri (7-3). La Norvegia, al massimo, sarebbe potuta arrivare seconda (5-5), con l’Italia a chiudere il gruppo all’ultimo posto (3-7).

Sempre rimanendo nel campo delle ipotesi, risulta evidente che nelle condizioni di cui sopra Italia-Norvegia sarebbe comunque stato un dead rubber. Affinché accada una simile situazione, tuttavia, è necessario che si verifichino diverse conseguenze. Se dunque i dead rubber non possono essere eliminati del tutto, certamente possono essere drasticamente ridotti seguendo il consiglio di Nadal, facendo cioè disputare il secondo tie alla squadra che non è ancora scesa in campo contro quella che ha perso il primo tie.

Tanti aspetti positivi per essere la prima volta

Per essere una competizione esordiente, in ogni caso, il bilancio della prima edizione United Cup è più che positivo. Molti giocatori sono rimasti decisamente soddisfatti dallo svolgimento della manifestazione, considerata allo stesso tempo utile per preparare l’Australian Open e una buona occasione per passare un po’ di tempo in gruppo in uno sport che il 95% dell’anno è individuale. Molti giocatori di primissima fascia hanno risposto presente, come dimostrano i 9 top10 presenti (5 uomini e 4 donne) e i diversi top20 e top30 presenti. Le chance che confermino la loro presenza anche il prossimo anno ci sono tutte, così come quella che ad essi si possano aggiungere, ad esempio, un Carlos Alcaraz non infortunato o un Novak Djokovic che, alla chiusura delle iscrizioni delle squadre, era ancora bandito dall’Australia.

Anche diversi tifosi sparsi nel Down Under, che hanno ricevuto complimenti sostanzialmente all’unisono dai giocatori nelle varie conferenze, avranno sicuramente apprezzato la possibilità di assistere ai match in tre città diverse. I giocatori forse un po’ meno, visto che ad esempio la Grecia ha dovuto spostarsi di oltre 4000 chilometri per raggiungere gli Stati Uniti a Sydney per disputare le fasi finali. Gli stessi statunitensi, invece, per tutto l’arco della manifestazione sono sempre rimasti nella medesima location, abituati ormai agli stessi fuso orario, condizioni meteo e temperatura.

Potrebbero esseci due soluzioni per evitare queste discrepanze. La prima sarebbe quella di inserire tra le sedi dei match una quarta città in cui disputare unicamente semifinali e finali, come ad esempio Melbourne. La seconda possibilità sarebbe quella di lasciar trascorrere due giorni, anziché uno soltanto, tra le city final e le semifinali, consentendo così a chi deve spostarsi di avere una giornata intera per testare le diverse condizioni dei campi “nuovi”, posto che si parla comunque di differenze davvero minime.

Per chi non fosse d’accordo con le osservazioni fatte finora, o per chiunque volesse esprimersi e commentare l’andamento della United Cup 2023, l’appuntamento è rinviato a questa sera (lunedì 09/01) alle ore 21. Sul profilo twitter di Ubitennis, infatti, andrà in scena il primo Twitter Space dell’anno, condotto come sempre da Vanni Gibertini e Marco Lorenzoni, in cui gli ascoltatori potranno liberamente intervenire e dire la loro.

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ATP Houston, il tabellone: Tiafoe e Paul guidano il monopolio americano

Sei teste di serie su otto sono per giocatori di casa, ma attenzione ai sudamericani Etcheverry e Garin, campione nel 2019

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Frances Tiafoe - United Cup 2023 Sydney (foto Tennis Australia/ JAMES GOURLEY)

Dopo la parentesi sudamericana di febbraio, la terra è pronta a tornare la protagonista del circuito. Da lunedì e fino alla fine del Roland Garros, e quindi per più di due mesi, si giocherà solo sul rosso. In campo maschile si partirà con tre tornei 250 in tre continenti diversi: Estoril, Marrakech e Houston. Quest’ultimo sarà, come spesso capita, la casa dei giocatori americani, storicamente non troppo amanti della terra europea. Tre delle ultime quattro edizioni sono state vinte da rappresentanti del team USA e ci sono tutti i presupposti perché le tradizioni vengano rispettate anche quest’anno: al via ci saranno infatti almeno dieci giocatori di casa e sei di questi avranno lo status di testa di serie, lasciandone soltanto due alle altre nazioni. I favoriti per arrivare in finale sono Frances Tiafoe e Tommy Paul, ma entrambi non conservano ricordi particolarmente positivi delle loro esperienze a Houston.

In tre apparizioni Tommy ha vinto solo due partite e non è mai andato oltre gli ottavi, mentre Frances ha come miglior risultato i quarti della scorsa edizione quando si fermò al cospetto di Isner. Proprio Big John, che ha disputato tre finali in questo torneo vincendo quella del 2013, è uno degli altri due americani, insieme a Tiafoe e Paul, che approfitterà di un bye al primo turno. Il quarto e ultimo è Brandon Nakashima che, dopo il trionfo alle Next Gen di Milano, sta faticando a trovare continuità di risultati in questo avvio di stagione.

La seconda linea statunitense è poi composta da JJ Wolf, numero 5 del seeding e chiamato a un primo turno complicato contro Jordan Thompson, e da Marcos Giron (settima testa di serie). Nelle retrovie ci sono invece, oltre a Kudla e Kovacevic, le wild card Steve Johnson (vincitore qui nel 2017 e nel 2018) e Jack Sock (anche lui campione del torneo nel 2015). Un altro past champion che ha ricevuto un invito per il tabellone principale è Fernando Verdasco che contro l’australiano Kubler (testa di serie n. 8) andrà a caccia di una vittoria ATP che gli manca dallo scorso settembre.

 

Tra chi punta a spezzare il monopolio a stelle e strisce, però, ci sono soprattutto due sudamericani: il primo è Etcheverry, finalista a Santiago a febbraio, che al primo turno affronterà Juan Manuel Cerundolo (fratello di Francisco); il secondo è Garin, già capace di trionfare sulla terra di Houston nel 2019. Il cileno sfiderà all’esordio Dellien con vista su un possibile secondo turno con Nakashima.

Questo il tabellone completo del Fayez Sarofim & Co. U.S. Men’s Clay Court Championship 2023:

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ATP Miami, Sinner ha un nuovo fan. Alcaraz: “Tifo per te”

Abbraccio sincero nonostante la dura sconfitta tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner: “Forza amico”

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Non si sono risparmiati i complimenti nelle rispettive conferenze stampa Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, che nella semifinale di Miami hanno dato vita ad un nuovo capitolo bellissimo della loro rivalità. Qui il video-commento del direttore sul match.
Sinner ha spiegato come ci si diverte a giocare così, ci vogliono due tennisti per fare punti così belli”, mentre lo spagnolo ancora una volta ribadisce quanto affrontare un tennista del livello di Jannik gli permetta di migliorare: “Riesco solo a pensare a come migliorare per riscire a batterlo.

Oltre a queste dichiarazioni però, i due tennisti si sono parlati anche a fine incontro durante la stretta di mano. Nonostante la delusione arrivata dopo tre ore, Carlos non ha perso il sorriso e si è complimentato con Jannk con un sincero abbraccio accompagnato da queste parole: “Vai a prendertelo. Forza amico. Tiferò per te“. Chissà se la rivalità tra questi due giovani tennisti raggiungerà mai le vette toccate con i match tra Federer e Nadal, quel ch’è certo però è che il livello di sportività e amicizia tra i due non sarà da meno.

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La rinascita del tennis francese passa anche dal 18enne Luca Van Assche: “Sinner, Alcaraz e Rune sono un riferimento” [ESCLUSIVA]

Il classe 2004 transalpino arriva da 8 vittorie consecutive, in semifinale a Sanremo non ha intenzione di fermarsi: “Voglio arrivare il più in alto possibile”

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Luca Van Assche - ATP Challenger Sanremo 2023 (foto Tullio Bigordi)

Il Challenger 125 di Sanremo ha progressivamente visto diminuire, turno dopo turno, il numero di italiani in gara. Erano ben 15 gli azzurri ai nastri di partenza, con 7 derby che si sono disputati durante il torneo. Sabato però, a partire dalle 13.30, le semifinali vedranno impegnati un francese, un ceco, un peruviano e un belga, visto che nessun rappresentante del Bel Paese è riuscito a spingersi oltre i quarti.

Sia chiaro, non è l’inizio di una barzelletta, bensì la (quasi) fine del torneo sanremese, alla sua seconda edizione consecutiva in cui è passato dalla categoria ’80’ del 2022 – con il grande successo di Holger Rune – alla attuale categoria ‘125’. Ad aprire il programma (alle 11) sarà la finale di doppio, che vedrà opposti Cornea/Skugor e Cacic/Demoliner. A seguire, non prima delle 13, nella prima semifinale di singolare si affronteranno il ceco Vit Kopriva e il talentuoso francese Luca Van Assche, che si è raccontato ai nostri microfoni dopo la vittoria di ieri nei quarti di finale. A ruota anche la seconda semifinale, che vedrà opposti Juan Pablo Varillas, peruviano e prima testa di serie, e il belga Kimmer Coppejans.

“Ieri ho giocato un gran match, sono contento di aver raggiunto la semifinale qui dopo tre buone partite” – ha dichiarato il giovane classe 2004 transalpino, prossimo ormai all’ingresso in top100. Nella classifica live, infatti, Van Assche è n°101 ATP: con una vittoria oggi entrerebbe nell’élite del tennis maschile, salendo al n°97 (arriverebbe al n°89 o n°90 in caso di titolo). “Uno dei grandi obiettivi di questa stagione era vincere nuovamente un challenger ed entrare in top100, ci ha raccontato il francese. “Al momento ne ho vinto uno – la scorsa settimana a Pau, in Francia, battendo tutte le prime 3 teste di serie, ndr – e sono molto vicino ad entrare tra i primi 100. Spero di vincere oggi in modo da riuscirci subito, ma se così non sarà è solo questione di tempo, sono sulla buona strada.

 
Luca Van Assche – ATP Challenger Sanremo 2023 (foto Tullio Bigordi)

Forte anche di una striscia aperta di 8 successi di seguito, a questo punto è probabilmente il caso di ridefinire gli obiettivi stagionali, alzando l’asticella. “Spero di giocare al meglio sulla terra, devo dire che ho iniziato piuttosto bene (sorride, ndr). Per essere il primo torneo stagionale sul rosso non posso lamentarmi, oggi gioco una semifinale importante e sono molto contento del mio percorso. Per il resto della stagione non mi pongo limiti, spero di arrivare più in alto possibile.

A 19 anni da compiere (il prossimo 11 maggio) Luca ha già vinto due challenger, diventando il primo tennista nato nel 2004 a trionfare in questo genere di tornei. Non deve certo essere semplice raccogliere l’eredità di una generazione che ha sfornato diversi top10, tra cui Simon, Tsonga, Gasquet e Monfils. Il transalpino, però, non si pone limiti: “È chiaro che non facile, in Francia sono stati molto criticati nel corso della loro carriera nonostante tutti siano stati top10. Sono delle leggende per il nostro sport, spero vivamente di poter seguire le loro orme”.

La miglior gioventù sta accumulando grandi risultati anche nel gotha del tennis mondiale, come testimoniano i continui record infranti da Carlos Alcaraz o il match straordinario vinto nella notte da Jannik Sinner contro lo spagnolo. Di recente Holger Rune ha dichiarato che gli piacerebbe poter essere un membro dei nuovi big3, insieme proprio a Carlos e Jannik. E chissà che anche Luca non possa inserirsi in questa cerchia ristretta: “Mi piacerebbe molto, anche se al momento Sinner, Alcaraz e Rune sono i migliori giovani in assoluto e il riferimento per tutti noi. Mi auguro che tra qualche tempo potrò giocare e vincere anche contro di loro”.

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