Fernando Verdasco sul momento del ritiro: "L'ho assimilato e se questa sarà la mia ultima stagione sarò pronto"

ATP

Fernando Verdasco sul momento del ritiro: “L’ho assimilato e se questa sarà la mia ultima stagione sarò pronto”

Prima di prendere parte alle qualificazioni dell’Australian Open, il veterano madrileno si è concesso a Marca spaziando tra passato, presente e futuro al termine di tre anni complicati sia fisicamente che mentalmente

Pubblicato

il

F. Verdasco (ESP) - Sofia 2022 (foto Ivan Mrankov)
 

Fernando Verdasco che ha scontato la sospensione dalle competizioni di due mesi, scaduta il 9 gennaio con un tempismo perfetto che gli ha permesso di scendere in campo oggi in Australia, frutto di un accordo volontario con l’International Tennis Integrity Agency in seguito alla positività al metilfenidato riscontrata ad un test antidoping dello scorso febbraio e presente all’interno di un farmaco che Nando utilizzava grazie ad un’esenzione medica non rinnovata però nei tempi opportuni – ha compiuto 39 anni lo scorso 15 novembre. Attualmente classificato alla piazza n. 125 del ranking mondiale, dopo aver subito due operazioni chirurgiche al gomito ed un intervento al ginocchio, il tennista spagnolo si appresta a disputare – o meglio l’ha già iniziata con il tabellone cadetto dell’Happy Slam – quella che potrebbe essere la sua ultima stagione da professionista. Prima di esordire, in questo 2023, nelle qualificazioni del primo Major dell’anno, dove da testa di serie n. 16 del tabellone cadetto ha vinto in rimonta il primo turno di quali sul croato Nino Serdarusic con il punteggio finale di 3-6 6-4 6-2 ed ora nella prima mattinata italiana di domani fronteggerà la giovane stella del tennis cinese Juncheng Shang per accedere al turno finale che mette in palio un posto nel main-draw, ha rilasciato un’intervista a Joan Solsona del quotidiano sportivo iberico Marca.

D: Come ti appresti ad affrontare questa stagione?

Fernando Verdasco: “Negli ultimi tre anni ho avuto di tutto. Ho dovuto attraversare la positività al Covid per poi subire un intervento chirurgico al ginocchio. Mi hanno detto che sarei stato bene dopo tre mesi, invece a sette mesi di distanza stavo ancora male e non avevo recuperato. Una volta che mi sono ripreso totalmente, ho avuto un nuovo problema fisico al gomito, a maggio 2021, che mi ha costretto nuovamente alla sala operatoria. Nel luglio del 2022, poi come se bastasse, ho dovuto ripetere l’intervento. Gli ultimi tre anni sono stati molto complicati sia fisicamente che mentalmente”.

D: Avevi avuto infortuni anche prima di quel periodo?

Fernando Verdasco: “Fino al 2020, in carriera, non avevo mai avuto grossi problemi fisici. L’unico infortunio importante che ricordo è quello che ebbi in Australia nel 2009 in semifinale contro Nadal, una partita che conclusi con il perone fratturato”.

D: In Pre Season sei tornato a lavorare con il preparatore atletico Vicente Calvo, con il quale avevi collaborato in passato

Fernando Verdasco: “Se c’è una persona che conosce il mio corpo, è lui. Con Vicente [Calvo, ndr] si lavora molto sodo, ma allo stesso tempo ci si diverte e si ride molto. Gli ho anche chiesto se può viaggiare con me per alcune settimane. Per quanto mi riguarda, non competo in un match ufficiale da inizio novembre. Vediamo come mi sentirò quando riprenderò. In questa preparazione invernale ho dato priorità alle sessioni di allenamento incentrate sulla forza, visto che nelle ultime due stagioni non potuto lavorare su quell’aspetto per via del gomito”.

D: Hai vinto sette titoli in singolare e otto in doppio nella tua carriera, senza dimenticare i tre successi in Coppa Davis. Cosa ti spinge e ti motiva ancora per continuare a giocare?

Fernando Verdasco: “Negli ultimi tre anni non sono mai sceso in campo, non ho mai giocato senza provare dolore. Il mio desiderio è sempre quello di provarci ancora, di continuare a giocare. Mentalmente nell’ultimo periodo è stato veramente difficile, vedere che nel febbraio del 2020 ero attorno al n. 50 del ranking e poi poco dopo invece osservare il crollo in classifica fino a quando addirittura non sono uscito dalla Top 100. All’epoca non mi vedevo affatto in campo a giocare diversi Challenger. Però ora ho 39 anni quindi è inevitabile, ma a diciott’anni avrei firmato per poter giocare fino a 36 anni, cioè fino a prima che iniziassero gli infortuni”.

D: Il ritiro passa per la testa e dunque per una decisione mentale?

Fernando Verdasco: “Voglio vedere come andrà questa stagione e come risponderà il mio corpo, cercando anche di scegliere accuratamente i tornei a cui prendere parte. A fine stagione, poi, sarà il momento di decidere se è opportuno continuare o meno”.

D: Ritirarti a fine stagione o proseguire ancora dipenderà dalla classifica che occuperai in quel momento?

Fernando Verdasco: “Se sei classificato in Top 100, hai la certezza di poter entrare nei tabelloni dei tornei del Grande Slam e questo è senza dubbio un vantaggio. Se terminassi la prossima stagione nei primi cinquanta, avrei sicuramente più possibilità di continuare e fare un altro anno. Compirò 40 anni a novembre, ho due figli e il più grande ne compirà quattro il prossimo marzo. Inizierà quindi il suo percorso scolastico, ed è normale perciò che non viaggerò più 30 settimane all’anno come mi succedeva passato. Mentalmente ciò che ho appena descritto è un passaggio che ho assimilato e se per cui il 2023 dovesse essere la mia ultima annata da professionista non sarebbe nulla di clamoroso, sarei pronto”.

D: Molti giocatori troverebbero estremamente difficile, dopo essere stati parte integrante dell’élite del tennis mondiale, ritrovarsi dall’oggi al domani a combattere nei Challenger con avversari decisamente più giovani di loro. Come si riescono ad indossare questi nuovi panni?

Fernando Verdasco: “L’unica ragione per cui sto proseguendo la mia carriera professionistica è perché amo giocare a tennis. Quello che però non ho intenzione di fare è trascinarmi sul campo nonostante ad un certo punto io mi rendessi conto di non avere più nulla da dare. Devo sentirmi competitivo, questo è l’aspetto essenziale per andare avanti. Ritrovarmi al n. 125 ATP, con tutti i problemi che ho avuto non la vedo come una cosa negativa. Ho perso partite molto ravvicinate nel punteggio finale e con giocatori di alto livello come Isner ad Acapulco, Coria a Rio, Sonego a Buenos Aires… Se avessi vinto quei match lì, persi in volata, avrei potuto chiudere il 2020 tra l’ottantesimo e l’ottantacinquesimo posto della classifica mondiale. Per ciò che riguarda l’aver accettato di confrontarmi nel circuito minore, volevo semplicemente stare in campo avvertendo la sensazione di averci provato sino alla fine. Non volevo gettare la spugna solo perché avrei dovuto scendere di livello dei tornei e giocare i Challenger. Ho accettato la sfida”.

D: Hai bisogno di avere al tuo fianco la tua famiglia per poter competere al meglio?

Fernando Verdasco: “E’ vitale. Sono sempre stato una persona con un legame molto forte verso la propria famiglia, prima di stare con Ana [Boyer, sua moglie, ndr] viaggiavo con le mie sorelle. Per questo, come ho già detto, quando Miguel – il primogenito di Verdasco –  fra qualche mese inizierà ad andare a scuola, non mi vedo a giocare 30 Challenger all’anno e a dover viaggiare per il mondo. Non mi vedo in campo a giocare, senza avere l’opportunità di vedere i miei figli. E’ un’ipotesi che non prendo in considerazione, non avrebbe senso per me”.

D: In questo 2023 appenderanno la racchetta al chiodo tuoi compagni di squadra e tuoi connazionali come Feliciano Lopez e Pablo Andujar

Fernando Verdasco: “È una cosa normale. Io, quando avevo 18 anni, mi aspettavo di giocare al massimo fino a 30 o 32 anni. A quel tempo, era l’età media in cui i tennisti si ritiravano. L’età media è poi drasticamente salita. Agassi che aveva 36 anni, o Jimmy Connors, con 40, in quel tennis lì rappresentavano un’eccezione ed erano dei giocatori fuori serie, di un altro livello rispetto a tutti gli altri. Anche tennisti che sono stati i numeri 1 al mondo come Moya, Ferrero, Safin, si sono ritirati poco oltre la soglia dei 32 anni. Se mi avessero detto quando ho iniziato la mia carriera, che mi sarei dovuto ritirare a 37 anni a causa del ginocchio avrei firmato”.

D: Ti aspetti delle wild-card nei prossimi mesi?

Fernando Verdasco: “Si certo, spero di ricevere degli inviti in Spagna e all’estero, soprattutto per poter giocare quei tornei a cui ho preso parte più volte negli ultimi vent’anni e che per me sono speciali. Ma dopo l’esperienza negativa dello scorso anno, sono esclusivamente concentrato su quegli eventi ai quali possono accedere con la mia attuale classifica“.

D: Come vorresti essere ricordato?

Fernando Verdasco: “Sono stato e sono tutt’ora un giocatore che ha amato e che ama lo sport che pratica. Il mio sogno fin da bambino era quello di diventare un tennista professionista e grazie all’aiuto della generazione in cui sono cresciuto (Nadal, Ferrer – nominato nuovo Capitano di Davis delle Furie Rosse -, Feli [Feliciano Lopez, ndr]… siamo stati in grado di vincere la Davis, un altro dei miei grandi sogni di quand’ero bambino. Per numeri e risultati sono stato uno dei più grandi giocatori spagnoli degli ultimi vent’anni“.

D: La vostra generazione è stata la migliore nella storia della Spagna?

Fernando Verdasco: “Suppongo di si. Perché, oltre a Rafa [Nadal, ndr], sono usciti Ferrer, Ferrero, Feli [Feliciano Lopez, ndr], Robredo, Almagro… Mentre l’inizio della mia carriera ha coinciso con la fase terminale di quella di giocatori del calibro di Moya, Costa, Corretja… Tutti questi tennisti di primissimo livello sono stati sicuramente i migliori nella storia della Spagna. Ed ora è arrivato anche Carlos Alcaraz“.

D: Ti piacerebbe affrontare Alcaraz prima di ritirarti?

Fernando Verdasco: “Sì, mi piacerebbe giocare contro di lui a patto però che io lo possa affrontare in uno stato di forma competitivo. Stranamente, inoltre, non ci siamo nemmeno mai allenati insieme. Sarebbe bello anche solo poter giocare un doppio con lui. Qualsiasi esperienza avrei il privilegio di condividere con lui o con chiunque altro in questo finale di carriera, ne sarei grato“.

D: Nel tuo futuro, ti vedi più Direttore di un torneo o allenatore?

Fernando Verdasco: “Ambedue le strade. Tutto ciò che è legato al tennis può essere una possibilità per il futuro quando mi ritirerò“.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement