Su il sipario a Melbourne, tutti a caccia di Nole (Bertolucci, Crivelli, Azzolini, Martucci). Per Berrettini e Sinner parte la rincorsa (Semeraro). Cocciaretto, gli esami non finiscono mai (Giammò)

Australian Open

Su il sipario a Melbourne, tutti a caccia di Nole (Bertolucci, Crivelli, Azzolini, Martucci). Per Berrettini e Sinner parte la rincorsa (Semeraro). Cocciaretto, gli esami non finiscono mai (Giammò)

La rassegna stampa di domenica 15 gennaio 2023

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Djokovic “vede” i 22 Slam di Nadal (Paolo Bertolucci, La gazzetta dello Sport)

Quella tra Rafael Nadal e Novak Djolaovic è senza dubbio la rivalità più feroce della storia del tennis. I due fenomeni però non si affrontano dal quarto di finale del Roland Garros 2022 e dunque tutti gli occhi sono puntati sull’Australia, dove in finale potrebbe riproporsi il loro duello, questa volta con in palio un premio ancor più prezioso della stessa vittoria di uno Slam: per lo spagnolo, la possibilità di raggiungere i 23 trionfi nel quattro tornei più importanti, per il serbo, l’occasione di pareggiare invece i conti a quota 22 e poi lasciare al resto delle rispettive carriere il risultato finale. Partendo però da un’oggettiva posizione di vantaggio, data da un fisico meno logoro e dalla competitività su tutte le superfici, mentre l’erba da qualche anno per Nadal è un sogno proibito. Stiamo parlando, ad ogni modo, di due giganti che stanno segnando un’ epoca irripetibile, ma alla vigilia del primo Slam stagionale non scommetterei su una loro finale dall’altra parte del mondo. Perché se Djokovic arriva a Melbourne sull’abbrivio di una lunga serie di vittorie, Nadal è ancora alle prese con il recupero dagli infortuni che Io hanno frenato da Wimbledon in poi. Sappiamo che gli Australian Open sono il terreno di caccia preferito del serbo, che sul cemento degli antipodi ha sempre trovato le condizioni ideali per proporre il suo gioco aggressivo che trasforma rapidamente la difesa in offesa, come testimoniano i nove successi nel torneo. […] Nonostante i dubbi che lo accompagnano, la storia però ci insegna che non bisogna mai sottovalutare un agonista indomabile come Nadal. Corre molti rischi già al primo turno contro Draper, mancino come lui e talento emergente, e per un fisico ammaccato come il suo non tutti i giorni sono uguali, con il rischio che la fatica gli presenti il conto quando meno se lo aspetta. E sicuramente, in un angolo della sua mente, il focus è già sul Roland Garros, dove le sue possibilità di sollevare un altra Coppa dei Moschettieri (e sarebbero 15!) aumentano esponenzialmente. E tuttavia, se la sua sagacia tattica e il suo spirito pugnace gli basteranno per allungarsi fino alla seconda settimana, poi saranno dolori per tutti: nei momenti caldi, nessuno sa esaltarsi più del guerriero di Maiorca.

La sfida infinita (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Le vie che portano all’essenza percorrono i meandri di emozioni diverse: il dubbio e l’euforia. Nadal e Djokovic si presentano alle porte del paradiso degli Australian Open che scattano stanotte con sensazioni contrapposte ma la stessa consapevolezza: gli Slam, malgrado il tempo che passa, gli acciacchi sempre più pungenti, le discusse scelte personali, rimangono sostanzialmente un affare privato tra loro due, ora che il terzo gigante Federer li guarderà dalla poltrona di casa. Dal Roland Garros 2018, Rafa e Nole si sono divisi 15 Major su 18, mancando solo il bersaglio degli Us Open 2020, 2021 e 2022 finIti nelle vetrine luccicanti di Thiem. Medvedev e Alcaraz. Un dominio feroce che ha ovviamente infiammato la corsa al record di successi, in una sfida infinita e titanica tra i due rivali con più confronti diretti nella storia del tennis, 59. Dodici mesi fa, il satanasso maiorchino tornava a trionfare a Melbourne dopo 12 anni e staccava gli altri formidabili compagni di viaggio, appunto il Djoker e il Maestro svizzero, issandosi a 21 Slam contro 20 e aggiungendovi il Roland Garros a giugno. Novak poi si è preso il palcoscenico di Wimbledon per accorciare di nuovo le distanze e con il Divino Roger ormai fuori dai giochi il duello potrebbe ripetersi solo in finale. Significa che in Australia, l’appuntamento del cuore che gli ha già regalato 9 perle in carriera, Djokovic può completare l’inseguimento pareggiando quota 22 del terribile avversario spagnolo dopo averlo raggiunto anche nei tornei complessivi (92): e poi sarà tutto nelle mani del talento e del destino. Nadal, il campione in carica, deve però combattere in difesa. I’infortunio agli addominali patito a Wimbledon continua a lasciargli scorie, costringendolo tra l’altro a cambiare il servizio (eseguito ormai quasi solo in slice e con la palla lanciata più a sinistra). E cosi, per la prima volta in carriera, il mancino di Manacor ha perso le prime due partite stagionali, alla United Cup: «Sicuramente ho perso più del solito. ma fa parte del gioco. Accetto la situazione e penso di essere abbastanza umile per lavorare con quello che ho oggi. Ho bisogno di ricostruire la mia fiducia attraverso le vittorie. Non ho giocato così male, rispetto a tre settimane fa mi sento meglio, poi vedremo cosa accadrà quando il torneo comincia». All’alba di domani, però, avrà di fronte l’emergente britannico Draper, mancino come lui : «Uno dei primi turni più difficili. Lui è giovane, potente, in crescita. Sarà una grande sfida per iniziare. Lo sport però va molto veloce, ciò che è successo l’anno scorso è già passato. La gente si ricorda solo delle vittorie: si ricorderanno dei 22 Slam vinti e non dei 50 che ho perso. Per questo ciò che è successo l’anno scorso rimarrà nel mio cuore per sempre, una delle mie più grandi emozioni. Ma stavolta il grande favorito, per come sta giocando e per tutte le partite che ha vinto negli ultimi mesi, è Djokovic». Non si tratta certo di una resa, conoscendo lo spirito guerriero di Rafa, quanto piuttosto di una presa d’atto della realtà attuale. Dalla sconfitta nei quarti del Roland Garros proprio contro Nadal, il loro ultimo testa a testa, il Djoker ha vinto 30 partite su 31 e ha giocato sei finali, vincendone cinque, tra cui Wimbledon e le Finals. […]

Chi fermerà il Djoker? (Daniele Azzolini, Tuttosport)

L’unica novità viene da quelli che non ci sono. Federer e Serena, su tutti. Ufficialmente, è il primo anno senza… Poi Alcaraz, per via di uno dei soliti infortuni, che nel nuovo tennis prendono forma anche quando non giochi, magari di notte, mentre dormi. Ma il resto è storia nota. Il tennis a testa in giù è quello di sempre. Estremo, ma risaputo. Un tennis da piedi grigliati sul cemento a 50 gradi, scosso da improvvisi e solitari colpi di vento che sollevano reti e tendoni e rovesciano bicchieri colmi di caffè sulle gonne delle signore. Un tennis che obbliga a percorsi infiniti, mezz’ora di cammino per spostarsi da un’estremità dell’impianto all’altra. Ma le facce sono quelle di sempre. E i favoriti anche. Melbourne però ci tiene. E il torneone che sorge al limitare dei grattacieli della city, dove si va con i colori della propria comunità. I greci che sono la maggioranza pittati di bianco e d’azzurro sul volto, bianchi rossi e verdi nei capelli gli italiani che sono secondi per numero e inserimento sociale, se lo tiene stretto. […] Il nome del vincitore è gia scritto. Quello della vincitrice, quasi. I due sono bravi e forti, simpatici non tanto (più lei di lui, comunque), e puntano entrambi al dominio assoluto, totale. Lei è Crudelia Swiatek, e cerca conferme. Si è ritrovata al numero uno grazie al ritiro improvviso di Ashleigh Barty poco meno di un anno fa, e ha vinto tutto. «Mi piacerebbe tanto giocare di nuovo con Ash», va dicendo, tanto sa che non potrà accadere. Barty è incinta, e preferisce di gran lunga una birra e un libro seduta in un bar, che smaniare dietro a una pallina. Lui, Dart Djoker, ha mire che vanno oltre il decimo titolo a Melbourne. Vuole vincere tutto, e passare alla storia come l’unico che meriti di essere ricordato. In molti pensano che la sfida non esista, il premio è stato già consegnato e restano in palio i posti di seconda fila. Il prescelto è Federer, Nadal l’alter ego, l’essenza divina del tennis è bifronte, come un Giano che guardi il futuro e il passato insieme. Ma Dart Djoker ritiene che tutto sia ribaltabile, quanto meno confutabile. Datemi tempo per vincere quello che ho in mente di vincere, fa capire, poi ne riparliamo. Il progetto torna quello di due anni fa, che si frantumò sulle pallate matte di Medvedev nella finale di New York 2021, per poi dissolversi in via definitiva nel 2022 sui divieti d’ingresso per i “no vax”. Si chiama Grande Slam. Djokovic lo ritiene ancora possibile. […] Nole punta deciso verso un anno senza sconfitte: il decimo Australian Open, il terzo Roland Garros, l’ottavo Wimbledon e il quarto US Open. Per un totale di venticinque Slam. Già, «poi ne riparliamo»… […] Esiste una opposizione costruttiva? Manca Alcaraz, s’è detto, e a forza di parlare di Djokovic ci si scorda che il giovane Carlos è il numero uno. Ma non si attribuiscono grandi chance agli altri inseguitori, e potrebbe essere un errore. Almeno cinque o sei di loro meritano attenzione, e nel gruppo va inserito Nadal, che è partito malissimo (due sconfitte su due nel test di United Cup) ma sostiene di sentirsi molto meglio e di aver recuperato un bel po’ della forma perduta e del suo spirito indomito. Fa sapere Rafa di temere molto l’avvio contro Jack Draper, e ancor di più la lunghezza e le difficoltà di uno Slam che richiede il cento per cento delle qualità fisiche. Eppure, passati i primi due turni, se li passerà, anche Rafa entrerà nel novero di chi potrebbe sgambettare Djokovic. Gli altri su cui puntare muovono da Taylor Fritz, Daniil Medvedev (nei quarti con Nadal) e aggiungono per la prima volta Nick Kyrgios (quarti con Djokovic) al carro dei favoriti. In sott’ordine, per non voler osare troppo, Berrettini e Sinner (o Musetti, con Cui Jannik potrebbe incontrarsi, in terzo turno), (…). Più semplice trovare avversarie per Iga Swiatek, a cominciare dalle ultime che l’hanno battuta sul finire della stagione passata, da Caroline Garcia nell’open polacco, ad Aryna Sabalenka nelle WTA Finals e Jessica Pegula nella recente United Cup, con l’inserimento all’ultimo momento di Belinda Bencic, in gran forma, vincitrice ieri ad Adelaide.

Tutti a caccia di Nole (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Così parlò ELO, l’oracolo d’elaborazione web: Djokovic ha il 43% di possibilità di vincere il decimo titolo-record agli Australian Open che partono stanotte ed agganciare a quota 22 Slam, sempre record, Rafa Nadal. Che, da campione uscente e numero 1 del torneo (assente il re della classifica Alcaraz), pieno di acciacchi e di troppi miracoli passati, ne merita appena il 14.7%. Medvedev ne possiede il 7.9% e curiosamente Zverev, pur convalescente dopo il crack alla caviglia, è più avvantaggiato di Tsitsipas, sano di fisico ma zoppicante di testa: 6% contro 5.3%. Ma davvero Nole di Serbia ha già messo la firma su un altro Slam? A guardare il tabellone Medvedev, Shapovalov, Berrettini, Aliassime e Rublev hanno buone possibilità. Il campione di gomma Djokovic rivela alla tv australiana che piange ogni volta che lascia la famiglia, a Montecarlo. Ma l’immagine che dà al mondo è più aggressivo, in campo e fuori, appena dimentica gli errori di 12 mesi fa quando tentò di entrare in un paese in ginocchio per il Covid senza vaccinarsi: «La colpa è dei media che hanno raccontato male la storia e mi hanno fatto passare per chi non sono. Sono stato attaccato praticamente da tutto il mondo. Mi aspettavo qualcosa del genere, cosi funziona la nostra società: ci deve sempre essere un colpevole e si nascondono le cose». Dopo due turni sulla carta agevoli, potrebbe incrociare Dimitrov e poi un quarto tosto contro Kyrgios o Rune che sono in rotta di collisione e possono lanciare la sorpresa del torneo. […] Intanto, Rafa, che 12 mesi fa stupì al rientro dopo 6 mesi con problemi al piede e anche alle vertebre ed è a secco di successi da giugno al Roland Garros, si ribella ai peana: «Ogni volta che entro in conferenza stampa sembra che mi debba ritirare!». […] «E’ vero, sto perdendo più del solito (alla United Cup con Norrie e De Minaur, ndr), ma sono sempre umile, sono venuto prima in Australia e da 3 settimane giorno dopo giorno mi sento sempre meglio sulle gambe. Penso che mi servano solo un paio di vittorie per riacquistare la fiducia. Anche se le palle quest’anno prendono meno rotazione e il primo turno contro Draper è uno dei più difficili per le teste di serie». […]

A Melbourne si alza il sipario. Per Berrettini e Sinner parte la rincorsa ai piani nobili (Stefano Semeraro, La Stampa)

Il tennis è ripartito, fra tornei veri e documentari Netflix, l’Italia cerca la sua America in Australia dove domani all’1 scatta il primo Slam di stagione. Il 2022 per il nostro tennis è stato uno start e stop di emozioni e un bollettino medico ininterrotto, un binomio che ha prodotto qualche allegria e molte frustrazioni: i Championships saltati per covid da Berrettini, il matchball sfumato di Sinner contro Alcaraz a New York, la finale di Davis mancata quando sembra già in tasca a Malaga. Inutile piangere sul tennis versato, il futuro è adesso, l’importante è che l’ottimismo di due-tre anni fa non sfumi rapidamente in trapassato futuro. La cordata è pronta, bisogna alzare lo sguardo alla vetta. Sinner quest’anno compirà 22 anni, non è più un teenager in debito di esperienza e insegue un Number One, Alcaraz, che ne ha ancora 19. Ha scontato con un anno di (prevedibili) problemi fisici il cambio di staff – continuati anche ad Adelaide la settimana scorsa -, ora deve concretizzare. […] Il compito di Berrettini, magnifico finalista a Wimbledon nel 2021, è stare lontano dai guai (muscolari) per ritrovare chance importanti, inevitabile per entrambi aspettarsi uno sprint serrato verso le Atp Finals di Torino: finché le abbiamo in casa, direbbe un economo, cerchiamo di sfruttarle. Matteo e Jannik non sono più soli, c’è Lorenzo Musetti a fare da Terzo Uomo fra i top 20 Atp, come non era mai successo neanche ai tempi di Panatta e Co. Ma la dassifica non è una garanzia. L’anno scorso il Muso è maturato fra Amburgo e il finale di stagione, tutti delirano per il suo tennis scintillante che provoca paragoni persino imbarazzanti, ora tocca concretizzare. […] Il 2023 è iniziato all’insegna del tennis unisex della United Cup e le nostre ragazze stanno risalendo alla luce dopo anni di penombra, come dimostra Elisabetta Cocciaretto, finalista a Hobart e da lunedì top 50 Wta. Anche loro sono in sei in gara e hanno lo stesso compito dei colleghi: piazzarsi sulla strada dei big e innescare sogni adulti. Perché il paradiso può attendere, ma non all’infinito.

Cocciaretto, gli esami non finiscono mai (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Da Ancona alla Tasmania. Posto più lontano non poteva sceglierlo Elisabetta Cocciaretto per centrare la sua prima finale sul circuito Wta. La ventunenne azzurra ha perso nella notte a Hobart in due set 7-6(0), 6-2 contro la qualificata americana Davis, ma è un risultato che le vale il best ranking in carriera (n.48) proiettandola ora verso un 2023 il cui obiettivo – sottolinea coach Fausto Scolari -«sarà fare quante più partite possibili per migliorare gioco, attitudine e alzare il livello così da misurarsi con giocatrici più forti e trarne beneficio in previsione futura». Partite, e molte, Cocciaretto ne aveva giocate anche l’anno scorso (65), e toste erano state le sue avversarie a Hobart: Cornet, il derby azzurro contro Paolini, le americane Pera e Kenin, vincitrice nel 2020 degli AO. E anche in finale contro Davis, più che le occasioni a mancare è stata un po’ di esperienza: i due set point sciupati dopo un’ora di gioco nel primo set hanno coinciso con il momento di svolta del match. Scampato il pericolo, l’americana ha veleggiato nel successivo tie-break gestendo poi con sicurezza il secondo parziale. «L’anno è iniziato molto bene, si è allenata a dovere ed è in costante evoluzione – prosegue Scolari appena giunto a Melbourne, dove stanotte Cocciaretto scenderà in campo nel primo turno degli AO – vediamo cosa offre il menu del torneo». Il sorteggio non è stato dei più fortunati, l’azzurra infatti troverà subito Elena Rybakina, vincitrice dell’ultima edizione di Wimbledon: «E’ una giocatrice fortissima, cercheremo le giuste contromisure, sperando in una buona prestazione. L’obiettivo è migliorarsi attraverso la partita che resta l’unità di misura migliore per tracciare una strada ben definita e con meno curve possibili, si spera». […]

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