Australian Open
Su il sipario a Melbourne, tutti a caccia di Nole (Bertolucci, Crivelli, Azzolini, Martucci). Per Berrettini e Sinner parte la rincorsa (Semeraro). Cocciaretto, gli esami non finiscono mai (Giammò)
La rassegna stampa di domenica 15 gennaio 2023
Djokovic “vede” i 22 Slam di Nadal (Paolo Bertolucci, La gazzetta dello Sport)
Quella tra Rafael Nadal e Novak Djolaovic è senza dubbio la rivalità più feroce della storia del tennis. I due fenomeni però non si affrontano dal quarto di finale del Roland Garros 2022 e dunque tutti gli occhi sono puntati sull’Australia, dove in finale potrebbe riproporsi il loro duello, questa volta con in palio un premio ancor più prezioso della stessa vittoria di uno Slam: per lo spagnolo, la possibilità di raggiungere i 23 trionfi nel quattro tornei più importanti, per il serbo, l’occasione di pareggiare invece i conti a quota 22 e poi lasciare al resto delle rispettive carriere il risultato finale. Partendo però da un’oggettiva posizione di vantaggio, data da un fisico meno logoro e dalla competitività su tutte le superfici, mentre l’erba da qualche anno per Nadal è un sogno proibito. Stiamo parlando, ad ogni modo, di due giganti che stanno segnando un’ epoca irripetibile, ma alla vigilia del primo Slam stagionale non scommetterei su una loro finale dall’altra parte del mondo. Perché se Djokovic arriva a Melbourne sull’abbrivio di una lunga serie di vittorie, Nadal è ancora alle prese con il recupero dagli infortuni che Io hanno frenato da Wimbledon in poi. Sappiamo che gli Australian Open sono il terreno di caccia preferito del serbo, che sul cemento degli antipodi ha sempre trovato le condizioni ideali per proporre il suo gioco aggressivo che trasforma rapidamente la difesa in offesa, come testimoniano i nove successi nel torneo. […] Nonostante i dubbi che lo accompagnano, la storia però ci insegna che non bisogna mai sottovalutare un agonista indomabile come Nadal. Corre molti rischi già al primo turno contro Draper, mancino come lui e talento emergente, e per un fisico ammaccato come il suo non tutti i giorni sono uguali, con il rischio che la fatica gli presenti il conto quando meno se lo aspetta. E sicuramente, in un angolo della sua mente, il focus è già sul Roland Garros, dove le sue possibilità di sollevare un altra Coppa dei Moschettieri (e sarebbero 15!) aumentano esponenzialmente. E tuttavia, se la sua sagacia tattica e il suo spirito pugnace gli basteranno per allungarsi fino alla seconda settimana, poi saranno dolori per tutti: nei momenti caldi, nessuno sa esaltarsi più del guerriero di Maiorca.
La sfida infinita (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Le vie che portano all’essenza percorrono i meandri di emozioni diverse: il dubbio e l’euforia. Nadal e Djokovic si presentano alle porte del paradiso degli Australian Open che scattano stanotte con sensazioni contrapposte ma la stessa consapevolezza: gli Slam, malgrado il tempo che passa, gli acciacchi sempre più pungenti, le discusse scelte personali, rimangono sostanzialmente un affare privato tra loro due, ora che il terzo gigante Federer li guarderà dalla poltrona di casa. Dal Roland Garros 2018, Rafa e Nole si sono divisi 15 Major su 18, mancando solo il bersaglio degli Us Open 2020, 2021 e 2022 finIti nelle vetrine luccicanti di Thiem. Medvedev e Alcaraz. Un dominio feroce che ha ovviamente infiammato la corsa al record di successi, in una sfida infinita e titanica tra i due rivali con più confronti diretti nella storia del tennis, 59. Dodici mesi fa, il satanasso maiorchino tornava a trionfare a Melbourne dopo 12 anni e staccava gli altri formidabili compagni di viaggio, appunto il Djoker e il Maestro svizzero, issandosi a 21 Slam contro 20 e aggiungendovi il Roland Garros a giugno. Novak poi si è preso il palcoscenico di Wimbledon per accorciare di nuovo le distanze e con il Divino Roger ormai fuori dai giochi il duello potrebbe ripetersi solo in finale. Significa che in Australia, l’appuntamento del cuore che gli ha già regalato 9 perle in carriera, Djokovic può completare l’inseguimento pareggiando quota 22 del terribile avversario spagnolo dopo averlo raggiunto anche nei tornei complessivi (92): e poi sarà tutto nelle mani del talento e del destino. Nadal, il campione in carica, deve però combattere in difesa. I’infortunio agli addominali patito a Wimbledon continua a lasciargli scorie, costringendolo tra l’altro a cambiare il servizio (eseguito ormai quasi solo in slice e con la palla lanciata più a sinistra). E cosi, per la prima volta in carriera, il mancino di Manacor ha perso le prime due partite stagionali, alla United Cup: «Sicuramente ho perso più del solito. ma fa parte del gioco. Accetto la situazione e penso di essere abbastanza umile per lavorare con quello che ho oggi. Ho bisogno di ricostruire la mia fiducia attraverso le vittorie. Non ho giocato così male, rispetto a tre settimane fa mi sento meglio, poi vedremo cosa accadrà quando il torneo comincia». All’alba di domani, però, avrà di fronte l’emergente britannico Draper, mancino come lui : «Uno dei primi turni più difficili. Lui è giovane, potente, in crescita. Sarà una grande sfida per iniziare. Lo sport però va molto veloce, ciò che è successo l’anno scorso è già passato. La gente si ricorda solo delle vittorie: si ricorderanno dei 22 Slam vinti e non dei 50 che ho perso. Per questo ciò che è successo l’anno scorso rimarrà nel mio cuore per sempre, una delle mie più grandi emozioni. Ma stavolta il grande favorito, per come sta giocando e per tutte le partite che ha vinto negli ultimi mesi, è Djokovic». Non si tratta certo di una resa, conoscendo lo spirito guerriero di Rafa, quanto piuttosto di una presa d’atto della realtà attuale. Dalla sconfitta nei quarti del Roland Garros proprio contro Nadal, il loro ultimo testa a testa, il Djoker ha vinto 30 partite su 31 e ha giocato sei finali, vincendone cinque, tra cui Wimbledon e le Finals. […]
Chi fermerà il Djoker? (Daniele Azzolini, Tuttosport)
L’unica novità viene da quelli che non ci sono. Federer e Serena, su tutti. Ufficialmente, è il primo anno senza… Poi Alcaraz, per via di uno dei soliti infortuni, che nel nuovo tennis prendono forma anche quando non giochi, magari di notte, mentre dormi. Ma il resto è storia nota. Il tennis a testa in giù è quello di sempre. Estremo, ma risaputo. Un tennis da piedi grigliati sul cemento a 50 gradi, scosso da improvvisi e solitari colpi di vento che sollevano reti e tendoni e rovesciano bicchieri colmi di caffè sulle gonne delle signore. Un tennis che obbliga a percorsi infiniti, mezz’ora di cammino per spostarsi da un’estremità dell’impianto all’altra. Ma le facce sono quelle di sempre. E i favoriti anche. Melbourne però ci tiene. E il torneone che sorge al limitare dei grattacieli della city, dove si va con i colori della propria comunità. I greci che sono la maggioranza pittati di bianco e d’azzurro sul volto, bianchi rossi e verdi nei capelli gli italiani che sono secondi per numero e inserimento sociale, se lo tiene stretto. […] Il nome del vincitore è gia scritto. Quello della vincitrice, quasi. I due sono bravi e forti, simpatici non tanto (più lei di lui, comunque), e puntano entrambi al dominio assoluto, totale. Lei è Crudelia Swiatek, e cerca conferme. Si è ritrovata al numero uno grazie al ritiro improvviso di Ashleigh Barty poco meno di un anno fa, e ha vinto tutto. «Mi piacerebbe tanto giocare di nuovo con Ash», va dicendo, tanto sa che non potrà accadere. Barty è incinta, e preferisce di gran lunga una birra e un libro seduta in un bar, che smaniare dietro a una pallina. Lui, Dart Djoker, ha mire che vanno oltre il decimo titolo a Melbourne. Vuole vincere tutto, e passare alla storia come l’unico che meriti di essere ricordato. In molti pensano che la sfida non esista, il premio è stato già consegnato e restano in palio i posti di seconda fila. Il prescelto è Federer, Nadal l’alter ego, l’essenza divina del tennis è bifronte, come un Giano che guardi il futuro e il passato insieme. Ma Dart Djoker ritiene che tutto sia ribaltabile, quanto meno confutabile. Datemi tempo per vincere quello che ho in mente di vincere, fa capire, poi ne riparliamo. Il progetto torna quello di due anni fa, che si frantumò sulle pallate matte di Medvedev nella finale di New York 2021, per poi dissolversi in via definitiva nel 2022 sui divieti d’ingresso per i “no vax”. Si chiama Grande Slam. Djokovic lo ritiene ancora possibile. […] Nole punta deciso verso un anno senza sconfitte: il decimo Australian Open, il terzo Roland Garros, l’ottavo Wimbledon e il quarto US Open. Per un totale di venticinque Slam. Già, «poi ne riparliamo»… […] Esiste una opposizione costruttiva? Manca Alcaraz, s’è detto, e a forza di parlare di Djokovic ci si scorda che il giovane Carlos è il numero uno. Ma non si attribuiscono grandi chance agli altri inseguitori, e potrebbe essere un errore. Almeno cinque o sei di loro meritano attenzione, e nel gruppo va inserito Nadal, che è partito malissimo (due sconfitte su due nel test di United Cup) ma sostiene di sentirsi molto meglio e di aver recuperato un bel po’ della forma perduta e del suo spirito indomito. Fa sapere Rafa di temere molto l’avvio contro Jack Draper, e ancor di più la lunghezza e le difficoltà di uno Slam che richiede il cento per cento delle qualità fisiche. Eppure, passati i primi due turni, se li passerà, anche Rafa entrerà nel novero di chi potrebbe sgambettare Djokovic. Gli altri su cui puntare muovono da Taylor Fritz, Daniil Medvedev (nei quarti con Nadal) e aggiungono per la prima volta Nick Kyrgios (quarti con Djokovic) al carro dei favoriti. In sott’ordine, per non voler osare troppo, Berrettini e Sinner (o Musetti, con Cui Jannik potrebbe incontrarsi, in terzo turno), (…). Più semplice trovare avversarie per Iga Swiatek, a cominciare dalle ultime che l’hanno battuta sul finire della stagione passata, da Caroline Garcia nell’open polacco, ad Aryna Sabalenka nelle WTA Finals e Jessica Pegula nella recente United Cup, con l’inserimento all’ultimo momento di Belinda Bencic, in gran forma, vincitrice ieri ad Adelaide.
Tutti a caccia di Nole (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Così parlò ELO, l’oracolo d’elaborazione web: Djokovic ha il 43% di possibilità di vincere il decimo titolo-record agli Australian Open che partono stanotte ed agganciare a quota 22 Slam, sempre record, Rafa Nadal. Che, da campione uscente e numero 1 del torneo (assente il re della classifica Alcaraz), pieno di acciacchi e di troppi miracoli passati, ne merita appena il 14.7%. Medvedev ne possiede il 7.9% e curiosamente Zverev, pur convalescente dopo il crack alla caviglia, è più avvantaggiato di Tsitsipas, sano di fisico ma zoppicante di testa: 6% contro 5.3%. Ma davvero Nole di Serbia ha già messo la firma su un altro Slam? A guardare il tabellone Medvedev, Shapovalov, Berrettini, Aliassime e Rublev hanno buone possibilità. Il campione di gomma Djokovic rivela alla tv australiana che piange ogni volta che lascia la famiglia, a Montecarlo. Ma l’immagine che dà al mondo è più aggressivo, in campo e fuori, appena dimentica gli errori di 12 mesi fa quando tentò di entrare in un paese in ginocchio per il Covid senza vaccinarsi: «La colpa è dei media che hanno raccontato male la storia e mi hanno fatto passare per chi non sono. Sono stato attaccato praticamente da tutto il mondo. Mi aspettavo qualcosa del genere, cosi funziona la nostra società: ci deve sempre essere un colpevole e si nascondono le cose». Dopo due turni sulla carta agevoli, potrebbe incrociare Dimitrov e poi un quarto tosto contro Kyrgios o Rune che sono in rotta di collisione e possono lanciare la sorpresa del torneo. […] Intanto, Rafa, che 12 mesi fa stupì al rientro dopo 6 mesi con problemi al piede e anche alle vertebre ed è a secco di successi da giugno al Roland Garros, si ribella ai peana: «Ogni volta che entro in conferenza stampa sembra che mi debba ritirare!». […] «E’ vero, sto perdendo più del solito (alla United Cup con Norrie e De Minaur, ndr), ma sono sempre umile, sono venuto prima in Australia e da 3 settimane giorno dopo giorno mi sento sempre meglio sulle gambe. Penso che mi servano solo un paio di vittorie per riacquistare la fiducia. Anche se le palle quest’anno prendono meno rotazione e il primo turno contro Draper è uno dei più difficili per le teste di serie». […]
A Melbourne si alza il sipario. Per Berrettini e Sinner parte la rincorsa ai piani nobili (Stefano Semeraro, La Stampa)
Il tennis è ripartito, fra tornei veri e documentari Netflix, l’Italia cerca la sua America in Australia dove domani all’1 scatta il primo Slam di stagione. Il 2022 per il nostro tennis è stato uno start e stop di emozioni e un bollettino medico ininterrotto, un binomio che ha prodotto qualche allegria e molte frustrazioni: i Championships saltati per covid da Berrettini, il matchball sfumato di Sinner contro Alcaraz a New York, la finale di Davis mancata quando sembra già in tasca a Malaga. Inutile piangere sul tennis versato, il futuro è adesso, l’importante è che l’ottimismo di due-tre anni fa non sfumi rapidamente in trapassato futuro. La cordata è pronta, bisogna alzare lo sguardo alla vetta. Sinner quest’anno compirà 22 anni, non è più un teenager in debito di esperienza e insegue un Number One, Alcaraz, che ne ha ancora 19. Ha scontato con un anno di (prevedibili) problemi fisici il cambio di staff – continuati anche ad Adelaide la settimana scorsa -, ora deve concretizzare. […] Il compito di Berrettini, magnifico finalista a Wimbledon nel 2021, è stare lontano dai guai (muscolari) per ritrovare chance importanti, inevitabile per entrambi aspettarsi uno sprint serrato verso le Atp Finals di Torino: finché le abbiamo in casa, direbbe un economo, cerchiamo di sfruttarle. Matteo e Jannik non sono più soli, c’è Lorenzo Musetti a fare da Terzo Uomo fra i top 20 Atp, come non era mai successo neanche ai tempi di Panatta e Co. Ma la dassifica non è una garanzia. L’anno scorso il Muso è maturato fra Amburgo e il finale di stagione, tutti delirano per il suo tennis scintillante che provoca paragoni persino imbarazzanti, ora tocca concretizzare. […] Il 2023 è iniziato all’insegna del tennis unisex della United Cup e le nostre ragazze stanno risalendo alla luce dopo anni di penombra, come dimostra Elisabetta Cocciaretto, finalista a Hobart e da lunedì top 50 Wta. Anche loro sono in sei in gara e hanno lo stesso compito dei colleghi: piazzarsi sulla strada dei big e innescare sogni adulti. Perché il paradiso può attendere, ma non all’infinito.
Cocciaretto, gli esami non finiscono mai (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Da Ancona alla Tasmania. Posto più lontano non poteva sceglierlo Elisabetta Cocciaretto per centrare la sua prima finale sul circuito Wta. La ventunenne azzurra ha perso nella notte a Hobart in due set 7-6(0), 6-2 contro la qualificata americana Davis, ma è un risultato che le vale il best ranking in carriera (n.48) proiettandola ora verso un 2023 il cui obiettivo – sottolinea coach Fausto Scolari -«sarà fare quante più partite possibili per migliorare gioco, attitudine e alzare il livello così da misurarsi con giocatrici più forti e trarne beneficio in previsione futura». Partite, e molte, Cocciaretto ne aveva giocate anche l’anno scorso (65), e toste erano state le sue avversarie a Hobart: Cornet, il derby azzurro contro Paolini, le americane Pera e Kenin, vincitrice nel 2020 degli AO. E anche in finale contro Davis, più che le occasioni a mancare è stata un po’ di esperienza: i due set point sciupati dopo un’ora di gioco nel primo set hanno coinciso con il momento di svolta del match. Scampato il pericolo, l’americana ha veleggiato nel successivo tie-break gestendo poi con sicurezza il secondo parziale. «L’anno è iniziato molto bene, si è allenata a dovere ed è in costante evoluzione – prosegue Scolari appena giunto a Melbourne, dove stanotte Cocciaretto scenderà in campo nel primo turno degli AO – vediamo cosa offre il menu del torneo». Il sorteggio non è stato dei più fortunati, l’azzurra infatti troverà subito Elena Rybakina, vincitrice dell’ultima edizione di Wimbledon: «E’ una giocatrice fortissima, cercheremo le giuste contromisure, sperando in una buona prestazione. L’obiettivo è migliorarsi attraverso la partita che resta l’unità di misura migliore per tracciare una strada ben definita e con meno curve possibili, si spera». […]
ATP
Numeri: il dominio di Djokovic nel tennis maschile dal 2011 ad oggi
Dalle settimane trascorse al numero uno al confronto contro gli altri grandi: Ferruccio Roberti raccoglie alcuni dati che testimoniano chi sia stato il più grande di quest’era tennistica

62 – Il numero percentuale delle settimane trascorse come 1 ATP da Novak Djokovic dal 4 luglio 2011 -giorno successivo alla prima vittoria di Wimbledon che lo proiettò sulla cima del ranking – a oggi. Una cifra di per sé impressionante che probabilmente sarebbe potuta essere ancora più significativa se il serbo non avesse saltato la seconda parte del 2017 e se l’anno scorso non avesse scelto di mettersi nelle condizioni di non poter partecipare a due Slam e quattro Masters 1000 (e a Wimbledon i punti fossero stati assegnati).
Altri numeri aiutano a comprendere meglio quanto fatto dal serbo dalla seconda metà del 2011 ad oggi: dal luglio di dodici anni fa ha vinto 19 dei 42 Slam (il 45,2%) e 29 dei 75 (38,6%) Masters 1000 a cui ha preso parte. In questo stesso periodo ha vinto 190 dei 245 (77.6%) match disputati contro colleghi nella top ten e, più in generale, si è imposto in 670 dei 768 incontri disputati (l’87,2%, una percentuale che sale al 89.3 considerando solo le partite non giocate sulla terra rossa). Della prima top 20 che lo vide al numero 1 sono rimasti sul circuito Nadal, Murray, Monfils, Gasquet e Wawrinka, mentre in quella attuale solo l’immenso campione maiorchino e Carreno Busta erano già tennisti professionisti nel momento in cui Djokovic salì per la prima volta al numero 1 del mondo.
Non per fare inutili paragoni tra campioni che hanno avuto ciascuno la loro fantastica parabola, ma per comprendere meglio questo approfondimento sul periodo che parte da quando Nole è diventato numero 1, si può osservare come solo Nadal, di un anno più grande di Djokovic, ha avuto numeri in qualche modo paragonabili al serbo. In questo lasso temporale Rafa ha comunque vinto dodici Slam e diciassette Masters 1000, occupando la prima posizione del ranking ATP per 107 settimane, ma perdendo 18 dei 31 scontri diretti giocati con Novak e sconfiggendolo solo 2 delle 14 volte in cui lo ha affrontato lontano dalla terra battuta. Ancora più pesante lo score con l’altro leggendario “big three”, Roger Federer: nato quasi sei anni prima di Djokovic, compiva di lì a un mese 30 anni la prima volta che Nole diventava numero 1 e ha inevitabilmente pagato la differenza d’età. Ad ogni modo, l’immenso campione svizzero nel periodo che stiamo analizzando ha vinto 4 Slam e 11 Masters 1000, è stato numero 1 ATP per 25 settimane complessive e contro Nole ha vinto 9 delle 27 volte in cui si sono confrontati.
Quando domenica scorsa ha sconfitto in finale degli Australian Open Stefanos Tsitsipas il serbo aveva 35 anni 8 mesi e 6 giorni, ma non è un record: sei volte è accaduto che tennisti più anziani del serbo vincessero uno Slam (il primato assoluto è di Ken Rosewall, che vinse gli Australian Open del 1972 avendo compiuto da poco più di un mese i 37 anni). Così come non è un record di longevità il ritorno al numero 1 del ranking ATP da parte di Djokovic: Roger Federer nel giugno 2018 lo è stato a meno di due mesi dal compiere 37 anni. Quel che impressiona di Nole è piuttosto come a quasi 36 anni riesca ad avere non solo elevatissimi picchi di rendimento -non impossibili ai campioni come lui- ma anche di continuità, una caratteristica molto più rara per gli over 35 negli sport professionistici. A tal riguardo basti pensare che sconfiggendo Tsitsipas pochi giorni fa il serbo ha vinto 38 degli ultimi 40 incontri giocati (e tutti gli 11 match nei quali ha sfidato colleghi nella top 10).
Par | Tit. | Fin. | Part. Gioc. | Part. Vin. | Part. Per. | % Vitt. | % set vinti | % game vinti | % t.b. vinti | |
Australian Open | 18 | 10 | 0 | 97 | 89 | 8 | 91.8 | 82.9 | 62.3 | 63.8 |
Roland Garros | 18 | 2 | 4 | 101 | 85 | 16 | 84.2 | 77.1 | 60.2 | 55.9 |
Wimbledon | 17 | 7 | 1 | 96 | 86 | 10 | 89.6 | 78.7 | 58.6 | 67.2 |
US Open | 16 | 3 | 6 | 94 | 81 | 13 | 86.2 | 76.0 | 60.0 | 61.4 |
Indian Wells | 14 | 5 | 1 | 59 | 50 | 9 | 84.7 | 76.3 | 59.7 | 69.6 |
Miami | 13 | 6 | 1 | 51 | 44 | 7 | 86.3 | 82.1 | 61.6 | 83.3 |
Monte Carlo | 15 | 2 | 2 | 48 | 35 | 13 | 72.9 | 67.0 | 58.0 | 80.0 |
Madrid | 12 | 3 | 0 | 39 | 30 | 9 | 76.9 | 69.6 | 56.0 | 50.0 |
Roma | 16 | 6 | 6 | 74 | 64 | 10 | 86.5 | 76.0 | 59.6 | 63.2 |
Montreal/ Toronto | 11 | 4 | 1 | 44 | 37 | 7 | 84.1 | 79.4 | 58.0 | 73.3 |
Cincinnati | 14 | 2 | 5 | 52 | 40 | 12 | 76.9 | 71.1 | 56.3 | 61.1 |
Shanghai | 9 | 4 | 0 | 39 | 34 | 5 | 87.2 | 81.4 | 61.4 | 71.4 |
Parigi Bercy | 16 | 6 | 3 | 54 | 45 | 9 | 83.3 | 74.2 | 58.3 | 70 |
O2 Arena (ATP Finals) | 11 | 4 | 2 | 46 | 34 | 12 | 73.9 | 68.3 | 56.5 | 70.6 |
Dubai | 12 | 5 | 1 | 50 | 43 | 7 | 86.0 | 78.4 | 59.8 | 69.2 |
Non c’è un centrale che ha fatto la storia recente del tennis a non aver conosciuto le vittorie di Novak Djokovic, unico tennista ad aver conquistato almeno due volte tutti gli Slam, tutti i Masters 1000 (e le ATP Finals). Il decimo successo agli Australian Open, torneo che in assoluto ha vinto più di tutti, fa supporre che con ogni probabilità la Rod Laver Arena sia il campo dove si giocherebbe la sua partita della vita. Più per ricapitolare qualche numero della sua carriera a beneficio dei lettori che per ricavare un dato oggettivo (nel susseguirsi delle edizioni di uno stesso torneo cambiano in parte le condizioni di gioco, basti pensare ad esempio alle modifiche apportate alla superficie e/o alle palline), sono andato a recuperare alcune sue statistiche nei tornei più importanti del circuito e in quelli nei quali ha giocato un elevato numero di match, come Dubai. Dalla tabella in cui sono raccolti i dati arriva la conferma che in effetti gli Australian Open sono il torneo in cui Djokovic ha il più alto rendimento e non solo perché è quello a cui ha preso parte più volte (18, così come al Roland Garros). A Melbourne il serbo vanta la miglior percentuale di vittorie rispetto ai match giocati (91.8%) e di set vinti rispetto a quelli disputati (82.9%). Ovviamente, non sorprende che un sette volte vincitore di Wimbledon abbia numeri eccellenti anche sui campi di Church Road, mentre un pochino stupisce che gli Internazionali d’Italia – dove vanta un ottimo score con sei successi e altrettante finali – siano il torneo sul rosso dove si esprime meglio e in assoluto uno dei migliori per il suo rendimento. In ogni caso numeri incredibili: solo a Monte Carlo, Madrid e Cincinnati (la O2 Arena dove si giocavano le Finals è un discorso a parte, vista l’altissima caratura degli avversari) non ha vinto almeno l’80% delle partite. Not too bad…
Australian Open
Gli outfit dell’Australian Open: trionfa il mix insolito di colori, ma anche il tocco di fresca eleganza
Dal mélange dei colori sgargianti alla tinta unita, fino al tocco classico e un po’ vintage, ecco le mise indossate all’Australian Open

Un Australian Open esplosivo in campo, in tutti i sensi. Il tennis quasi ingiocabile di Novak Djokovic e la potenza devastante di Aryna Sabalenka hanno sbaragliato gli avversari. Non solo. I due campioni di Melbourne Park vincono anche con i loro outfit. Per freschezza ed eleganza quello di Novak, per vistosità, energia psichedelica e originalità quello di Aryna. Tuttavia, la bielorussa stravince anche per come ha scelto di presentarsi nel consueto shooting fotografico con il trofeo, splendida in un abito rosa, romantico e un po’ vintage. C’è però anche chi non ha brillato, né in campo né con la mise, come nel caso della n. 1 del mondo Iga Swiatek. Ma, del resto, come ha detto la stessa Iga in una conferenza stampa, non si può vincere sempre. O come per Stefanos Tsitsipas che, nonostante abbia disputato un torneo pressoché perfetto fino alla finale, nella partita della vita il suo tennis diventa un po’ scialbo e banale, perdendo energia e brillantezza, all’immagine del completo indossato in questi Australian Open.
Nike – Frances Tiafoe, Aryna Sabalenka


Il completo con il quale Frances Tiafoe è sceso in campo a Melbourne ha fatto il giro del web: canotta e pantaloncini con un’unica fantasia maculata e variopinta che lo faceva sembrare uscito da un festival di Rio piuttosto che dallo spogliatoio di un torneo dello Slam. Un look da Tiafoe: nel senso che per non sembrare ridicolo devi avere i suoi bicipiti e la sua “abbronzatura”. Questo completo non era altro che una sintesi di una collezione di Nike che definire vistosa e colorata è dir poco. Ma d’altronde è l’happy slam, giusto? Quindi perché non osare? E in effetti il brand del baffo ha osato tanto. La stessa fantasia l’abbiamo potuta ammirare nel vestito di Sabalenka, alla quale, bisogna dirlo, i colori sgargianti stanno bene e danno quasi risalto al suo carattere tenace. I longilinei e pallidi Sinner e Korda hanno indossato con meno disinvoltura le magliette dal taglio largo e dalle tonalità vivaci (blu cobalto con pantaloncini lilla per l’azzurro e giallo canarino per il figlio di Petr) di Nike. Una collezione accattivante ma non per tutti insomma. (Valerio Vignoli)
Adidas – Stefanos Tsitsipas, Elena Rybakina


Il caso ha voluto che Adidas a Melbourne vestisse i due giocatori, Elena Rybakina e Stefanos Tsitsipas, arrivati a un passo dalla vittoria. La scelta di Adidas per la collazione dedicata agli Australian Open è ricaduta su un mélange di colori accesi mischiati tra loro in sorta di pennellate di tonalità diverse. Così i pantaloncini di Stefanos e il gonnellino di Elena erano un mix variopinto abbinato per Tsitsipas a una semplice maglia bianca e per Rybakina a una canotta nera. Vista la particolare scelta cromatica del pantalone e della gonna sicuramente meglio il contrasto con un colore scuro che l’accostamento al bianco. Outfit femminile ben riuscito, meno quindi quello maschile dove Adidas avrebbe potuto osare maggiormente anche nella scelta della t-shirt. (Chiara Gheza)
Asics – Iga Swiatek

Minimal e un po’ scontato l’outfit di Iga Swiatek. Per l’edizione 2023 dello slam down under, Asics ha puntato su un abbinamento di canotta e shorts dal color lilla appena accennato; in particolare, la canotta reca leggerissime “pennellate” di un giallo sbiadito. Ne risulta un completo, sì, fresco, che ben si addice al clima torrido australiano ma, forse, un po’ troppo anonimo. Anche se la n. 1 del mondo a Melbourne quest’anno non ha brillato (ha perso agli ottavi dalla futura finalista Rybakina), forse avrebbe meritato una mise di maggiore personalità. (Laura Guidobaldi)
New Balance – Coco Gauff e Tommy Paul


Semplice ma comunque efficace la collezione presentata da New Balance per questi Australian Open, indossata dai due principali testimonial del brand, Tommy Paul e Coco Gauff (anche Ben Shelton ha usato vestiti di questo brand ma non è ufficialmente sponsorizzato). Tutta incentrata sull’accostamento di bianco e nero, accompagnato da colori estivi come pesca e arancione. Per certi versi ricordava l’iconica collezione Nike del 2017, anno di una epica finale tra Federer e Nadal. Ma torniamo al presente. T-shirt girocollo per la sorpresa del tabellone maschile Paul, con bordino con motivo a contrasto e bande orizzontali multicolore. Non male i pantaloncini pesca come idea peccato che la tonalità era troppo tenue e sul bianco si notasse troppo poco la differenza. Canotta bianca aderente con buchi laterali e gonna senza troppi fronzoli per Gauff. A dare un po’ di vivacità la fascia arancioni e le sue scarpe personalizzate. Tutto ben fatto ma New Balance ci aveva abituato a completi più sorprendenti e d’impatto per la giovane tennista afroamericana. (Valerio Vignoli)
Yonex – Caroline Garcia, Casper Ruud


Molto grintoso il vestito della Yonex indossato da Caroline Garcia. La francese, che ha chiuso il 2022 con il grande trionfo alle WTA Finals, è scesa in campo a Melbourne con tutta la sua grinta e grandi aspettative anche se, alla fine, la sua corsa è stata fermata agli ottavi di finale da una delle sorprese del torneo, Magda Linette. Ma la grinta e lo slancio in Caroline non mancano mai e l’outfit dell’Australian Open li esprime al massimo: un vestito semplice, dritto, total black ma con un leggero effetto marmorizzato; la parte superiore, una canotta, reca un solo tocco di bianco sul colletto a polo, sul logo del brand e i nomi degli sponsor. Solo i polsini sono diversi, di colore lilla. Un abito non molto fantasioso, certo, ma di grande personalità e adatto al fisico slanciato e atletico di Caroline. Il nero tita unita invece viene spezzato per l’outfit di Casper Ruud. Il bel campione norvegese, che in questi giorni sta brillando sulla copertina di Vogue Scandinavia, in abbinamento alla polo nera ha sfoggiato degli shorts dello stesso color lilla dei polsini di Caroline. Un accostamento un po’ insolito per Ruud che solitamente veste in modo molto classico. Il colore pastello illumina anche le sue scarpe nere, sulla punta e sul tallone. Scelta originale e inaspettata. (Laura Guidobaldi)
Castore – Andy Murray

Uno dei protagonisti di questa edizione degli Australian Open è sicuramente Sir Andy Murray. Lo scozzese, seppur uscito al terzo turno, ha dimostrato di avere un cuore immenso nei match maratona vinti contro Berrettini prima e Kokkinakis poi. Andy è vestito dal marchio britannico Castore Sportswear che per lui ha disegnato un completo classico e molto elegante. Pantaloncino verde scuro e t-shirt bianca con una riga verde che l’attraversa in obliquo. Il logo del brand, un paio di ali spiegate, ben in vista sia sulla maglia che sui polsini bianchi che sul cappellino anch’esso candido. Murray a Melbourne spicca quindi non solo per la tenacia sportiva, ma anche per l’eleganza senza tempo del suo outfit. (Chiara Gheza)
Lacoste – Novak Djokovic


Novak Djokovic non ha sbagliato un colpo in Australia. Nemmeno in fatto di vestiti. Il completo a lui riservato da Lacoste per questa edizione del primo Slam stagionale era moderno e riconoscibile ma al contempo classico e non eccessivo. Abbandonato il verde smeraldo per l’azzurro con dettagli in arancione. Niente più motivi minimalisti in favore di una sorta di bandiera a scacchi sventolante che va a ricoprire l’intera polo: in un tono su tono nella versione serale e in azzurro che sfuma verso l’arancione nella versione diurna, forse la più riuscita delle due, anche perché stacca meglio con il pantaloncino azzurro. Solite scarpe colorate, pure quelle con l’abbinamento di colori reso celebre dai New York Knicks nel Basket di oltreoceano. Il tocco del campione è arrivato però al termine della finale, con la giacca con il numero 22 composto da una serie di piccoli coccodrilli. E, visto il dominio mostrato da Djokovic in campo. in quel di Parigi farebbero meglio a prepararne altre con il numero 23, 24, 25… (Valerio Vignoli)
Lacoste – Daniil Medvedev

Il personal branding è ormai ampiamente utilizzato dai giocatori di tennis per promuovere se stessi e la loro immagine. Basti pensare all’iconico “RF” di Federer, per il quale lo svizzero ha litigato con Nike, o alla stilizzazione delle corna di un toro di Nadal. Di recente pure Sinner ha lanciato il suo marchio, raffigurante una volpe. Con l’inizio del 2023 è venuto il turno di Medvedev. Il suo logo, pensato insieme a Lacoste, rappresenta la sua passione per i videogiochi e ricorda i quattro tasti di una playstation, con le sue iniziali nelle icone di sinistra e destra. Ci si poteva mettere più fantasia insomma. Il suo outfit dimostra però che per quanto riguarda i vestiti il brand del coccodrillo dà ancora dei punti a tanti. Una maglietta rosso fuoco (colore ideale sul blu del cemento australiano) con un colletto a v molto particolare, che fa un effetto finta polo, con una riga bianca a contrasto. Maniche in tessuto traforato, pantaloncini bianchi (e neri) e scarpe bianche. Essenziale e rifinito nei dettagli. In puro stile Lacoste insomma. (Valerio Vignoli)
Hugo Boss – Matteo Berrettini

Non è certo uno Slam fortunato per Matteo Berrettini che esce al primo turno per mano di Andy Murray. Peccato per il marchio Hugo Boss che ha trovato nel giocatore italiano un modello perfetto. Anche a Melbourne Matteo si è distinto infatti per classe ed eleganza con un accostamento di colori adatto a ogni occasione: maglietta bianca e pantaloncino nero. Il tocco modaiolo è stato regalato dalla borsa con la quale Berrettini entrava in campo, sulle stesse tonalità del completo ma dal taglio geometrico ed essenziale. La parola “BOSS” ben in vista sul lato della stessa. Come sempre Matteo promosso per quanto riguarda il lato fashion del tennis. (Chiara Gheza)
Giomila – Camila Giorgi

I completini Giomila, il brand ideato dalla stessa Camila e da sua madre, sono sempre un successo. Peccato che tale formula vincente spesso non accompagni anche i risultati in campo e, in Australia, dopo un buon inizio, la tennista di Macerata è stata travolta al terzo turno da Belinda Bencic. Comunque, in fatto di outfit, Camila ha davvero poche rivali. A Melbourne ha sfoggiato un abbagliante completo rosa fucsia che le stava benissimo. Semplice, in tinta unita (c’era anche la variante nel colore beige, più delicata), il completo mette in luce la silhouette perfetta dell’azzurra, simboleggiando tutta l’energia e l’esplosività del tennis della Giorgi. La canotta, lineare e senza frondoli, accompagna il gonnellino altrettanto semplice ma leggermente mosso e leggero. Un completo semplice e frizzante al tempo stesso, che si addice perfettamente al celeste dei campi di Melbourne Park. (Laura Guidobaldi)
DK One – Jelena Ostapenko

Nei commenti dei precedenti articoli in molti ci hanno fatto notare l’assenza di Jelena Ostapenko, i cui completi, griffati DK One, marchio lettone di solo abbigliamento femminile, non sono passati inosservati di recente. E stavolta abbiamo deciso di rimediare a questa nostra negligenza, anche per celebrare il primo quarto di finale in Australia della tennista baltica. A Melbourne la Ostapenko si è presentata con un outfit un po’ slegato: il taglio retrò sottolineato dall’ mplissimo colletto a polo e dalla gonna a pieghe sormontata da una fascia cozzava con l’abbinamento di colori molto sgargianti come corallo e blu elettrico. Un look sicuramente meno azzardato di quello visto al Roland Garros, un patchwork improbabile di maniche in simil pizzo, fantasia piede de poule e dettagli viola. Ma anche meno identificativo. E a questo punto da Ostapenko ci aspettiamo sempre tanto. Vediamo se riuscirà nuovamente ad alzare l’asticella a Parigi, il suo slam preferito. (Valerio Vignoli)
Lo shooting fotografico della campionessa Aryna Sabalenka

Aryna Sabalenka non trionfa solo in campo conquistando il tanto agognato primo titolo slam ma è vincente anche nella scelta della mise in occasione del tradizionale shooting fotografico con il trofeo. Aryna è uno splendore in un modello romantico, color rosa antico in tinta unita, lungo a tre quarti, semplice ma arricchito quanto basta da decorazioni floreali dello stesso tessuto dell’abito, applicati ai bordi delle mezze maniche e sul collo alto, quasi a formare un collier di fiori. Questi recano un tocco di vivacità anche sulla parte laterale destra del vestito. Lo arricchiscono quanto basta, senza scadere nel kitch, anzi. E poi l’acconciatura, una meraviglia. I capelli sono raccolti in uno chignon dietro la nuca e leggermente appiattito, in stile Ottocento, molto molto raffinato. Insomma, se in campo Sabalenka sa essere una veria furia di potenza e aggressività, nel festeggiamento del giorno più bello della sua carriera, ha scelto di privilegiare grazia, eleganza e romanticismo. (Laura Guidobaldi)
Australian Open
AO Donne, Steve Flink: “Sabalenka ha fatto grandi progressi, sono un po’ preoccupato per Iga Swiatek” [VIDEO ESCLUSIVO]
Il giornalista e Hall of Famer risponde al direttore sul tennis femminile: “Nei prossimi due-tre anni vedremo la migliore Coco Gauff”

0:04 Ubaldo: parlando del torneo femminile, credo si possa dire che, anche se non molti si aspettavano una nuova sconfitta negli ottavi di finale di Iga Swiatek, abbiamo avuto una delle più belle finali degli ultimi anni a livello Slam. Tra Sabalenka e Rybakina abbiamo avuto del buon tennis con pochi break, cosa che accade spesso nel singolare femminile. Abbiamo avuto una finale tra la numero 2 del mondo e una numero 10 che con i duemila punti del successo a Wimbledon sarebbe una top five.
1:09 Flink: Ubaldo sono arrabbiato con te!
1:13 Ubaldo: come mai? (sorride)
1:16 Flink: mi hai tolto le parole di bocca! Sono d’accordo, è stata una splendida finale, e come hai detto tu, è stata una sfida tra due ottime battitrici. Nel primo set Sabalenka ha ceduto il servizio sul quattro pari, e quindi ha perso il il set; ma poi non ha più perso la battuta, e ha vinto con un break per set. Aryna ha messo in campo diciassette ace e solo sette doppi falli, dati molto buoni per lei. Inoltre, il livello di gioco è stato alto, condotto da entrambe in maniera aggressiva. Entrambe hanno giocato molto bene da fondo, soprattutto Sabalenka; non potrei essere più d’accordo sul fatto che questa finale spicca tra quelle giocate nei Major durante l’ultimo biennio. Per come è stata giocata, perché è stata combattuta. Rybakina ha dimostrato che la sua vittoria a Wimbledon non è arrivata per caso, e Sabalenka finalmente c’è l’ha fatta.
L’ho vista più calma, più composta; persino quando ha servito un doppio fallo sul match point nell’ultimo game, non si è disunita. È rimasta concentrata su quello che doveva fare, ha preso un bel respiro e ha chiuso il match; sta crescendo come giocatrice e agonisticamente. Rybakina ha un bel temperamento; possiede un delle migliori prime palle del circuito, e deve migliorare forse la seconda nel kick, altrimenti le migliori ne trarranno vantaggio e lei potrebbe vacillare un attimo, ma aver giocato due finali Slam nell’ultimo anno con una vittoria e per lei incoraggiante. Sabalenka è sempre stata frenetica, sovraeccitata durante i match importanti; questo è un momento fondamentale per lei, non credi Ubaldo? Non dico che vincerà tutti gli Slam, ma ora crede di più in sé stessa.
3:36 Ubaldo: sì, ho visto Sabalenka perdere al Roland Garros da Camila Giorgi; ha commesso tantissimi doppi errori, proprio senza testa, senza voler offendere. E ora, come tu dicevi, aver vinto uno Slam dopo aver perso tre semifinali, le darà una grande fiducia. senz’altro potrà anche migliorare la seconda palla, se consideriamo che ha giocato nella finale un colpo molto piatto; un effetto in kick le permetterebbe di risparmiare qualche doppio fallo.
4:50 Flink: non è stato così male, certo può migliorare. Ha iniziato con un doppio fallo, e ne ha fatto uno sul match point, ma servire solo 7 doppi errori in tre set relativamente lunghi non è male, soprattutto se consideriamo che ha servito 17 ace.
Deve migliorare il kick sulla seconda, ma gioca già bene lo slice; sta migliorando, lo scorso anno ne faceva anche venti a match.
5:35 Ubaldo: se non ricordo male lo scorso anno ha servito 428 doppi errori: una media di 8 a match. Ma alcuni match sono finiti 62 61, quindi era come iniziare da 0-15 ogni turno di servizio!
6:03 Flink: sì Ubaldo, ma non credo che lo vedremo più così. Lei migliorerà ancora, anche negli altri aspetti del gioco. Un particolare a suo favore nella finale è che ha difeso meglio, ha colpito meglio da fondocampo. Puoi fare più cose di Rybakina da entrambe le parti del campo. È davvero completa, sa colpire sopra il capo, sa volleare.
6:48 Ubaldo: dal momento che ama prendere dei rischi, forse la terra battuta è la superficie più pericolosa. Se non riesci a chiudere nei primi quattro scambi, allora più provi più rischi di sbagliare. Comunque come dicevi tu è completa e gioca bene sia dritto che rovescio, mentre il dritto di Rybakina non è tra i migliori.
dal punto di vista di un americano, e stata più brutta la sconfitta di Pegula o di Gauff?
7:40 Flink: Pegula ha avuto un ottimo inizio d’anno; ha battuto Iga Swiatek e in tanti si aspettavano facesse grandi cose; per Coco dobbiamo sempre ricordarci che è giovanissima, quindi una sconfitta è comprensibile. la gente si dimentica la sua età e crede che abbia 25 anni solo perché è nel grande tennis da almeno cinque. Quindi è stata più deludente Pegula.
8:18 Ubaldo: in termini di potenziale chi vedi meglio tra le due?
8:29 Flink: Gauff. Nel lungo periodo; lavorerà molto e migliorerà la seconda palla e il dritto, mentre il rovescio è già ottimo adesso. Ha uno splendido atteggiamento sul campo, sa stare calma. Il suo dritto è traballante, e la sua seconda palla. Le ci vorranno due o tre anni. Pegula può andare meglio quest’anno, ma nei prossimi cinque anni scelgo Coco.
9:21 Ubaldo: parlando di delusioni, Iga Swiatek ha perso 64 64 da Rybakina, mentre Ons Jabeur ha ceduto a Vondrousova 61 57 61, risultato deludente per una numero 2 del seeding.
9:52 Flint: delusione perché abbiamo visto Jabeur perdere la finale di Wimbledon da Rybakina e la finale degli US Open da Swiatek, e quindi ci aspettavamo di più da lei. Nel suo puzzle ci sono così tanti pezzi; colpi bellissimi, il servizio la palla corta. Se non è ispirata accadono cose come quelle in Australia. Ma non sono preoccupato per lei, saprà rifarsi più avanti nella stagione.
Riguardo Swiatek, l’anno scorso ha vinto 37 match di fila fino a Wimbledon. durante la sua striscia vincente ha trionfato a Parigi. Poi ha vinto gli US Open. Non credo la vedremo dominare in questo modo; certo vincerà ancora altri Slam e rimarrà a lungo tra le prime tre o quattro del ranking. Per la consistenza del suo gioco. Ma punto di più su Rybakina. Iga si affida molto al suo gioco in difesa; prova ad essere più aggressiva, cosa che le serve per restare al top, ma non è a suo agio. È stata così convincente a Miami e Indian Wells, e poi a Parigi.
Quest’anno per lei sarà in altalena; potrebbe rimanere numero 1 del mondo, ma non rimarrei scioccato se alla fine della stagione fosse terza o quarta. Sono curioso di vedere cosa combinerà quest’anno; non ha vinto agli US open e adesso ha cominciato l’anno con questa caduta. Sono un po’ preoccupato per lei.
11:56 Ubaldo: penso che non sia facile continuare a vincere per chi non ha nel dritto il proprio colpo migliore. Tu puoi avere il miglior rovescio del mondo; guarda Djokovic. Lui ha probabilmente il miglior rovescio del mondo, specialmente il lungolinea e la risposta, ma i vincenti più importanti li ottiene con il dritto. È anche il limite di Rybakina, che ha un gran rovescio ma un dritto da migliorare.
Steffi Graf invece aveva un rovescio non tra i migliori, ma giocava un dritto straordinario; è difficile dominare a lungo senza un gran dritto.
13:23 Flink: sono d’accordo. L’anno scorso Swiatek ah ha migliorato il colpo e ha giocato diversi vincenti…
13:36 Ubaldo: sulla terra forse, dove hai più tempo per colpire.
13:47 Flint: no, anche agli US Open, ma sono d’accordo su quanto dici sulla terra battuta. Il dritto è importante un po’ per tutte; Rybakina ha un ottimo servizio e quindi può compensare in un game con tre punti diretti. Swiatek ha un servizio buono, non un grande servizio, e quindi non può ricavarci gli stessi punti.
Hai parlato di Steffi: il suo rovescio non era una grande arma, ma sapeva tenere lo slice molto basso per poi riuscire a colpire con il dritto, e lo sapeva fare in maniera meravigliosa.
Il dritto di Swiatek è la chiave; avrà bisogno di migliorarlo del 10-20%.
14:48 Ubaldo: grazie mille Flint, abbiamo spaziato su diversi argomenti di questi Australian Open. Un’ultima cosa: chi vincerà i singolari al Roland Garros?
15:10 Flint: tra le donne dico Swiatek, che gioca sulla sua superficie preferita, dove ha vinto due volte negli ultimi tre anni. Tra gli uomini forse ti aspetti che io dica Nadal per il suo quindicesimo trofeo. Ma non è al meglio, e in Australia si è infortunato ancora, contro McDonald. Penso che Djokovic potrà fare il colpo. Se Nadal sta bene può farcela. Cosa ne dici Ubaldo?
16:02 Ubaldo: che non è più il miglior Rafa; non lo vediamo al meglio da almeno sei mesi. Il favorito sarà Djokovic, anche se è difficile dirlo quattro mesi prima.
16:34 Flint: se Rafa non torna in condizione, Djokovic sarà il favorito. Inoltre, se nemmeno quest’anno potrà giocare negli Stati Uniti, ne trarrà giovamento dal punto di vista fisico, perché si presenterà fresco per la stagione sulla terra battuta.
17:12 Ubaldo: si ritroveranno a Montecarlo.
17:17 Flint: sì, non farà troppa differenza se Djokovic salta due tornei sul duro. Lui è determinato, ha vinto il suo secondo Roland Garros due anni fa e l’anno scorso ha perso nei quarti da Nadal. E’ dura batterlo, anche sulla terra rossa. È il secondo giocatore del mondo sulla terra battuta.
17:41 Ubaldo: grazie Flint, ottimo amico grande collega e… altri complimenti te li farò in privato!
Danilo Gori