Australian Open, Djokovic: “La situazione dell'infortunio non è ideale”

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Australian Open, Djokovic: “La situazione dell’infortunio non è ideale”

Dopo la vittoria su Couacaud, Novak Djokovic parla del problema muscolare alla coscia, della richiesta di allontanare uno spettatore che lo infastidiva e del ritorno del Tour in Cina

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Novak Djokovic - Australian Open 2023 (foto Twitter @AustralianOpen)
 

Novak Djokovic si è guadagnato il terzo turno contro Dimitrov battendo Enzo Couacaud, qualificato francese che è riuscito a strappare un set al 21 volte campione Slam. Imbattuto all’Happy Slam dal 2018 quando perse da Hyeon Chung, il grande favorito del torneo si presenta in sala stampa con voglia di scherzare o, forse, di sdrammatizzare, almeno fino al momento in cui tira fuori la storia, non esattamente nuova, di come sia quasi costretto a fare la parte del cattivo. Insomma, da “not too bad” a “I’m not bad, I’m just drawn that way”, non sono cattivo, è che mi disegnano così, per dirla con Jessica. Rabbit, non Pegula.

Con Hyeon lontano dal circuito da oltre due anni, il principale problema di Djokovic, almeno di questa settimana, riguarda i muscoli posteriori della coscia sinistra. Così, quando per prima cosa gli viene domandato come si senta, Nole risponde semplicemente “bene, molto bene” sorridendo. Salvo poi aggiungere, provocando ilarità, “posso approfondire, so cosa mi sta chiedendo”.

Comincia in questo modo la chiacchierata post-match, con Djokovic intento ad analizzare, dando credito all’avversario per come ha giocato nel secondo set e ricordando il MTO a cui entrambi hanno fatto ricorso. Poi viene al dunque: “La situazione dell’infortunio non è ideale. Ovviamente non voglio entrare nei dettagli. Vorrei che le sensazioni che mi arrivano dalla gamba fossero diverse, ma così è. La parte positiva è il giorno di riposo, utile per recuperare ed essere pronto per il match successivo. In pratica, non mi alleno nei giorni liberi in modo da dare alla gamba più tempo possibile per essere in uno stato più o meno ‘ideale’ per una prestazione ad alto livello”.

D. Preoccupato o fiducioso per un eventuale match al quinto?

“Preoccupato, non posso negarlo, ne ho motivo. Ma allo stesso tempo devo accettarlo e adattarmici. Il fisio e i medici stanno facendo tutto il possibile per farmi giocare. Non c’è molto da dire, ci sono solo due opzioni: lasciare o continuare, quindi andrò avanti, giocherò con un gran tennista come Dimitrov tra un paio di giorni. D’ora in poi i match diventeranno più tosti. Due anni fa ho avuto una situazione simile qui in Australia con un altro muscolo [gli addominali] che si era strappato e ho dovuto gestirla. In qualche modo ce l’ho fatta e ho vinto il torneo. Ora è diverso, non so come reagirà il mio corpo. Spero al meglio, vediamo come va giorno dopo giorno.”

D, Mezzanotte e mezza e ci sono ancora match in campo. Quanto pesa sul tuo corpo e su quello degli altri giocare nel cuore della notte? È qualcosa che vorresti cambiare?

“Non so se possiamo cambiare questa cosa (sorride). Il programma è condizionato dal meteo. Ci sono state la heat rule, la pioggia… Penso che alcuni giocatori abbiano parlato delle palline differenti rispetto a due anni fa o all’anno scorso, sono un po’ più lente. E anche la temperatura più bassa del solito influisce. La palla rimbalza più lenta, ci sono più scambi, più battaglie fisiche, pochi punti brevi. È qualcosa che devi accettare e gestire. Non è ideale finire dopo mezzanotte, poi c’è il recupero e vai a letto alle 3, 4, 5… Condiziona il giorno successivo.”

D. Hai parlato all’arbitro a causa di uno spettatore, perché?

“Erano coinvolte poche persone, quindi non sto generalizzando. La stragrande maggioranza è sempre rispettosa. A qualcuno piaci e fa il tifo per te, a qualcuno non piaci. Non direi di avere un problema con questa cosa, ce l’ho quando qualcuno supera il limite troppe volte. Già dall’inizio, c’erano persone che avevano chiaramente bevuto; soprattutto uno, quando andavo a prendere l’asciugamano vicino a loro, ho sentito parecchie volte la sua voce, mi insultava e provocava dicendo cose per niente rispettose. L’ho sopportato per quasi due ore, cercando di segnalarlo con lo sguardo all’arbitro. Penso che l‘arbitro o il supervisor avrebbero dovuto fare qualcosa di più, anticipando la mia protesta che mi ha fatto sembrare il cattivo, perché è così che apparirò nei media e alla gente, perché sono quello che ha cacciato fuori un tizio. Posso tollerare quattro o cinque volte che mi si dica qualcosa, ma c’è un limite e, una volta superato, sono andato dall’arbitro [Fergus Murphy] chiedendogli se intendesse fare qualcosa oppure no. L’ha fatto e l’ho ringraziato. Ma devono essere lui o il supervisor a prendere l’iniziativa.”

D. Il circuito ATP dovrebbe tornare in Cina quest’anno, quello WTA è un’incognita. Pensi che questo ritorno sia appropriato, giusto, dal momento che la situazione di Peng Shuai è ancora incerta?

“C’è una situazione Peng Shuai e c’è una situazione Covid che non pare affatto buona. C’è ancora tempo prima dei nostri tornei in Cina [tre settimane tra la fine dello US Open e l’inizio di ottobre, ndr], sperando che tutto migliori e non ci siano restrizioni per i giocatori. Sinceramente non so cosa dire riguardo alla Cina, mi è sempre piaciuto giocare là e ho fatto risultati fantastici. Mi dispiace per le persone laggiù perché da due o tre anni non possono vedere tornei di alto livello. Spero che finisca presto. Non spetta a me decidere, ma al governo cinese. E all’ATP e alla WTA se sia possibile organizzare tornei in queste condizioni.”

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