[22] E. Rybakina b. [17] J. Ostapenko 6-2 6-4
Alla vigilia di questo primo quarto di finale del tabellone femminile all’Australian Open 2023, il primo della parte alta e l’unico nel quale si affrontavano due campionesse Slam, si conoscevano perfettamente quali fossero le strategie tattiche che le due protagoniste avrebbero dovuto mettere in campo per sopraffare l’avversaria. La vincitrice della scorsa edizione di Wimbledon Elena Rybakina doveva mantenere inalterati gli standard del suo formidabile servizio con cui si era sbarazzata in ottavi della favorita numero uno al successo finale del torneo: Iga Swiatek.
Dall’altra parte della rete – colei che si aggiudicò il Roland Garros 2017 – Jelena Ostapenko, al contrario, avrebbe dovuto far pesare nell’economia del match la sua straordinaria capacità di anticipo nei turni di risposta grazie ai quali poter prendere in mano lo scambio e chiudere il punto nel breve facendo venire fuori la maggiore potenza delle sue mattonate avendo la possibilità di colpire da ferma. Poiché altrimenti, se ciò non fosse accaduto, la 23enne kazaka avrebbe preso l’iniziativa mettendo in mostra la sua proverbiale abilità nella costruzione del punto così da aprirsi gli angoli esterni necessari a muovere ripetutamente la 25enne lettone e farle pagare dazio la sua scarsa tenuta fisica.
Ebbene, alla fine in uno scontro tra tenniste proattive a spuntarla è stato il piano tattico della testa di serie numero 22 che si è dimostrata semplicemente perfetta e superiore in ogni aspetto tecnico, dal servizio (sua arma principale per sua stessa ammissione) alla risposta fino ad arrivare alla conduzione dello scambio oltre che alla capacità di verticalizzare il proprio gioco. Da rimarcare anche la non banale “sapienza” della russa di nascita nell’alzare il livello quando il momento è decisivo, 7 palle break cancellate sulle 8 concesse – quasi sempre frantumate da un bell’ace stampato – e cinque dei sei giochi finiti ai vantaggi portati provvidenzialmente a casa.
Così Elena dopo aver centrato il primo successo contro una n. 1 WTA nonché la terza affermazione contro una Top 10 a livello Slam, si qualifica per la seconda semifinale Major della carriera, e con l’esperienza acquisita lo scorso anno sui sacri prati londinesi punta a fare il bis. In cinque match ha finora perso soltanto un set al terzo turno con la finalista del 2022 Danielle Collins. Inoltre per lei questo è stato il terzo quarto di finale in un torneo del Grande Slam, oltre a quello che ha accompagnato il suo trionfo a Church Road ne aveva disputato un altro a Parigi nel 2021 venendo sconfitta 9-7 al terzo set dalla futura finalista Pavlyuchenkova.
Decisamente sottotono invece la prestazione della 25enne di Riga, che non prendeva parte ad un quarto Slam da Wimbledon 2018 dove si spinse sino in semifinale. Al turno precedente aveva a sorpresa estromesso Coco Gauff mettendo a segno 30 winners, mentre nel match odierno ha sì fatto registrare 19 colpi vincenti ma anche 22 unforced che paragonati al computo kazako (24/21) spiegano anche assieme al perentorio bottino di ace della vincitrice – 11 – il perché di una certa piega presa dalla sfida. Nel penultimo atto dell’evento, la numero 25 al mondo molto probabilmente si ritroverà difronte la terza forza del main-draw Jessica Pegula. La statunitense parte favorita nello scontro che la pone al cospetto della due volte vincitrice del torneo Vika Azarenka.
IL MATCH – Si parte con Ostapenko al servizio ed è subito break per Rybakina. La tennista lettone inizia mettendo solo 4 prime su 8 punti giocati nel primo game del match, rendendo per cui molto semplice il compito alla campionessa in carica di Wimbledon che potendo aggredire ripetutamente la seconda avversaria sceglie tatticamente la soluzione più efficacie: ovvero eseguire una risposta profonda e centrale per obbligare Jelena a giocare in contro-balzo aprendosi così gli angoli per la “mazzata” successiva. Al contrario, opposto l’avvio in battuta della giocatrice kazaka che a suon di prime scagliate chirurgicamente e variando le diverse traiettorie – ad uscire, al centro – di cui dispone l’immenso ventaglio del suo fondamentale d’inizio gioco, si mette sempre nelle migliori condizioni per comandare lo scambio e conseguentemente muovere a piacimento da un lato all’altro del campo la testa di serie n. 17.
Tuttavia la 25enne di Riga dopo un approccio alquanto contratto alla sfida, nel quale commette alcuni errori che nel match odierno non può permettersi, entra finalmente a pieno regime nelle dinamiche della partita. Ribadiamo comunque che quando può impattare le proprie castagne filanti con i piedi ben piantati, dunque da ferma, non deve incorrere in gratuiti altrimenti la strada verso la semifinale per la 23enne moscovita è più che spianata. Poiché lo scontro che sta andando in scena è sostanzialmente un confronto tra il servizio di Elena e la ribattuta della vincitrice del Roland Garros 2017, dove però il vero controllo dell’inerzia della partita è sulla racchetta della russa di nascita. Se continua a servire come sta facendo – certamente il dato più significativo in tal senso nel primo parziale sarà il 55% di servizi a cui la lettone non è riuscita a rispondere – non dando la minima opportunità all’ex n. 5 WTA, di mettere in mostra le sue enormi e superiori qualità in risposta. Abilità ammirate nelle precedenti quattro partite di Jelena, e che su una Rod Laver Arena abbastanza lenta con anche il fattore non di poco conto rappresentato dalle tanto criticate nuove Dunlop; indubbiamente favorisce le risposte ai servizi.
Per ovviare ad un’iniziale ed evidente inferiorità nel palleggio da fondo, la classe ’97 – attuale n. 17 al mondo – si esibisce in un paio di smorzate dagli alterni risultati – bene quelle bimani, meno dal lato del dritto. Ma soprattutto dopo il blackout alla battuta, che le è costato il break a freddo, la lettone ha aumentato l’incisività del proprio servizio. Nel quarto gioco, però, torna ad essere eccessivamente frettolosa nella ricerca del vincente anche se va detto che è quasi costretta ad affrettare i tempi per far emergere così la sua maggiore potenza ed evitare contemporaneamente che Rybakina possa prendere il punto in mano ed applicare la sua migliore capacità nella costruzione del punto attraverso un’ottima abilità nell’aumentare gradualmente la robustezza delle proprie sbracciate. Perciò, Jelena torna a soffrire nei suoi turni di battuta offrendo nuovamente break point. Ma ecco che qui, in sostegno della giocatrice in questo momento sotto nel punteggio arriva una provvidenziale – per la nativa di Riga – pioggia a disturbare il normale sviluppo dell’incontro: ci si ferma sul 3-1, 30-40.
Si riprende dopo una pausa piuttosto corposa, a causa del fatto che il campo si fosse bagnato completamente per via dell’improvviso – anche se presente nelle previsioni metereologiche della giornata – ed intenso acquazzone. Una mezz’oretta di stop non solo per asciugare il rettangolo di gioco, ma anche per chiudere il tetto. Quindi condizioni che cambiano. Ostapenko rientra in campo determinata e annulla brillantemente la palla break, con annessa una chiara modifica strategica: rallentare la velocità della sua prima per metterla in campo e sfuggire così all’eventualità di essere investita dall’aggressività propositiva e dirompente della rivale sulla sua seconda. Ma poi ritorna immediatamente a regalare andando totalmente fuori giri in uscita dal servizio e perdendo completamente le misure del campo.
Per cui doppio break sigillato, 4-1, e primo set in ghiaccio per Elena. La testa di serie n. 22 va quindi in battuta per confermare il secondo allungo, ma stranamente e imprevedibilmente per la prima volta si fa sorprendere dalla risposta lettone: sul 15-40 tuttavia viene fuori tutta la classe della kazaka – ovvero il saper esprimere il meglio di sé nei momenti cruciali – che si affida vertiginosamente al suo straordinario servizio per rimontare e portarsi sul 5-1. Da annotare, a conferma della completezza tecnica a tutto campo della 23enne moscovita, anche la grande capacità nel verticalizzare e chiudere il punto a rete che mette in mostra in questo frangente di gara.
Una prima frazione che porta ad una sola conclusione: attualmente si tratta di due categorie e altrettanti livelli nettamente differenti tra le protagoniste in campo nonostante Jelena sia avanti in classifica – ma come ben sappiamo, a Rybakina mancano i punti di SW19 -, per via in particolar modo del precario stato fisico della lettone.
Elena continua ad essere implacabile in battuta, e così non può che suggellare la vittoria del set inaugurale per 6-2 in 33 minuti. Un dato su tutti è esemplificativo di quali siano le dinamiche finora percorse dal match, la kazaka ha vinto il 92% di punti con la prima mentre la sua avversaria soltanto il 55%. Importanti anche i numeri in risposta alla prima, 45% di punti intascati dalla moscovita e un misero 8% da parte della lettone, che ha commesso pure più gratuiti e messo a segno meno vincenti della rivale: 12/9 e 7/11 i due bilanci.
In poche parole, la n. 25 del ranking ha servito meglio, risposto meglio e tenuto in maniera migliore lo scambio prendendo sempre l’iniziativa.
Ciononostante, Jelena produce il massimo sforzo in apertura di secondo set rispondendo molto bene e centrando così il break insperato per salire 1-0 e servizio. Ma arrivati al dunque, si fa immediatamente riprendere gettando l’opportunità di guidare in testa la “nuova partita”. Comunque si avverte una crescita sensibile di Ostapenko nei games di risposta e che grazie anche a qualche prima in meno della kazaka, si procura ben quattro palle break nel quarto gioco. Ma Elena non si scompone quando la palla scotta, scagliando sempre la prima per poi ricercare meravigliosamente con un sontuoso gioco di piedi il primo colpo in uscita. A proposito di vincere i Pressure Point, tre dei quattro game nell’incontro finora decisi ai vantaggi sono stati portati a casa dalle 23eenne di Mosca.
Un’altra costante che sta scandendo il match fin dai suoi albori sono le ripetute proteste, o meglio la personale battaglia contro la tecnologia, di Jelena che ad ogni singolo punto si rivolge verso il suo angolo mostrando una sequela di smorfie ed espressioni accompagnate dall’azione di gesticolare mediante le mani per indicare di quanto i vari colpi siano – secondo lei – dentro o fuori. Inizialmente è un atteggiamento che diverte, poi però continuando imperterrita con il passare dei minuti si mostra estremamente patetica.
Mancata la chance, come era abbastanza preventivabile, la “belvetta” lettone subisce il quarto break del suo incontro rimandando avanti Rybakina. Oramai il match non è più in discussione nell’esito finale, si prosegue con l’alternanza dei servizi per giungere al 6-4 conclusivo, al termine di poco più di un’ora e venti di match, pur solo al terzo match point con la classe ’97 di Riga che regala un ultimo piccolo sussulto prima di arrendersi inopinatamente.