Australian Open
Djokovic: “Il gesto di mio padre è stato interpretato erroneamente. Spero di averlo nel box per la finale”
Sulla finale con Tsitsipas il serbo è fiducioso: “Il fatto di non aver mai perso una finale dell’Australian Open è un grande stimolo e mi dà molta fiducia in vista di domenica”

È un successo dai mille significati quello di Novak Djokovic, che regola in tre set lo statunitense Tommy Paul e si regala la finale con Stefanos Tsitsipas. Una finale che avrà molto da dire con Djokovic a caccia del decimo titolo all’Australian Open e lo slam numero 22 in carriera, senza dimenticare che il vincitore di questa edizione dell’Happy Slam balzerà in vetta al ranking ATP.
Attenzioni sono solo sulla semifinale vinta e sulla battaglia con Tsitsipas, il campione serbo nella classica conferenza stampa post-partita ha dovuto anche affrontare il tema relativo alla polemica legata al padre ripreso con dei sostenitori di Putin.
IL MODERATORE: Poiché questa servirà anche come conferenza stampa prefinale, inizieremo chiedendo a Novak di pensare a domenica, decima finale dell’Australian Open, ma anche molto altro in gioco. Il vincitore sarà anche il numero 1 del ranking. Parla di tutte queste cose e del match con Stefanos.
NOVAK DJOKOVIC: “Sono, ovviamente, molto soddisfatto e contento di giocare un’altra finale di un torneo del Grande Slam. Questo è esattamente quello che ho immaginato e che ho sperato accadesse quando sono arrivato in Australia. Sono venuto qui con l’obiettivo di essere in grado di lottare per il titolo. Penso che il fatto di avere accumulato esperienza in merito al trovarsi in questa particolare situazione aiuti. Penso anche che il fatto di non aver mai perso una finale dell’Australian Open sia sicuramente un grande stimolo e dia molta fiducia in vista di domenica. Ma ovviamente dovrà parlare il campo. Giocherò contro Tsitsipas, che è in ottima forma e ha giocato il suo miglior tennis. Sono sicuro che sarà molto motivato a vincere il suo primo titolo del Grande Slam. Conosco abbastanza bene il suo gioco e lui conosce bene il mio. Abbiamo giocato contro più volte e su diverse superfici. Abbiamo giocato una finale del Grande Slam, ma eravamo sulla terra battuta, al Roland Garros qualche anno fa. So cosa mi aspetta e sono eccitato. Fortunatamente per me in questa fase della mia carriera, grazie a tutti i risultati raggiunti in passato, in ogni partita o ogni torneo c’è sempre qualcosa in gioco, in particolare quando si giocano i Grandi Slam. Ho il privilegio di essere in questa posizione e mi auguro il meglio.”
D. La situazione che ha riguardato tuo padre negli ultimi due giorni, la sua assenza stasera, ha influenzato la tua prestazione e il tuo umore all’inizio di questa partita? Tornerà domenica per la finale?
NOVAK DJOKOVIC: “Ho visto, come hanno visto tutti gli altri, quello che è successo ieri. È stato un peccato che ci sia stata una interpretazione errata di ciò che è accaduto ieri e che sia arrivata ad un livello così alto. Ci sono state molte conversazioni con il direttore del torneo, con i media e tutti gli altri. Non ne ero a conoscenza fino a ieri sera, quindi non mi ha fatto piacere vederlo. Io, mio padre e tutta la mia famiglia abbiamo attraversato diverse guerre negli anni ’90. Come ha dichiarato mio padre, siamo contro la guerra, non sosterremo mai alcuna violenza o guerra. Sappiamo quanto sia devastante per la famiglia, per le persone in qualsiasi paese che sta attraversando la guerra. Questa è la prima cosa che voglio dire. La seconda cosa che voglio dire, mio padre, come ha detto nella dichiarazione, è andato dopo ogni singola partita per incontrare i miei fan nella piazza principale qui all’Australian Open, per ringraziarli per il supporto, per essere con loro, rispettali e scattare foto. La foto che ha fatto era di passaggio. Ho sentito cosa ha detto nel video, ha detto, saluti. Sfortunatamente alcuni media lo hanno interpretato in un modo davvero sbagliato, ma spero che la gente capisca che non c’era assolutamente alcuna intenzione di sostenere alcun tipo di iniziativa bellica o qualcosa del genere. Mio padre, come ho detto, era di passaggio. C’erano molte bandiere serbe in giro. Questo è quello che pensava. Pensava di fare una foto con qualcuno dalla Serbia. Questo è tutto. È andato avanti. Non è piacevole per me affrontare tutto questo considerando tutte ciò che ho dovuto affrontare l’anno scorso e quest’anno in Australia. Non è qualcosa che voglio o di cui ho bisogno. Spero che possiamo concentrarci sul tennis. Non è stato piacevole non averlo nel box. È una decisione che abbiamo preso insieme. Solo non so come andranno a finire le cose. Spero che sarà presente perché mi piacerebbe averlo nel box per la finale”
Q. Finora hai vinto comodamente i tuoi match, perdendo solo un set. Tuttavia, mi è sembrato che per te siano state due settimane piuttosto stressanti. Non so se sia così, se ritieni che sia stato più stressante di alcuni degli altri Grand Slam più recenti e, in tal caso, quali potrebbero essere alcune delle ragioni.
NOVAK DJOKOVIC: Non credo sia particolarmente diverso in termini di stress o di quello che sto passando in campo rispetto alla maggior parte degli altri Slam che ho giocato nella mia vita. Le fasi finali di uno slam in questa fase della mia carriera, so che sono è un’opportunità d’oro per me per provare a ottenere un altro trofeo. Non so quante altre avrò, opportunità e sento pressione. Mi sento stressato come qualsiasi altro giocatore: sento il nervosismo ma anche l’eccitazione, un mix di emozioni molto diverse che attraversano il mio corpo. Oggi nel primo set, ero in vantaggio 5-1, stavo servendo per il set e ho avuto anche un set point, poi le cose sono cambiate rapidamente e mi sono irrigidito. Lui ha recuperato sino al 5 pari, è stata una lotta sia fisicamente che emotivamente. In questo tipo di partite, nelle fasi finali di uno slam, puoi aspettarti di avere delle crisi, una o due o tre passaggi a vuoto. Sono davvero contento di aver superato quella crisi verso la fine del primo set, poi è stato un match abbastanza tranquillo dall’inizio del secondo sino alla fine. All’inizio del secondo, all’inizio del terzo sono riuscito subito a piazzare il break, prendere del margine e concludere la partita in grande stile.”
D. Ogni volta che sei in campo o giochi un torneo, hai accennato al fatto che vuoi vincere il trofeo. Hai mai pensato a quale sia per te l’obiettivo finale? Quando verrà il momento e non sto cercando di mandarti in, cosa saresti soddisfatto di aver raggiunto?
NOVAK DJOKOVIC: “Non credo che ci sia una risposta semplice a questa domanda, ad essere onesti. Dicevo prima che gioco a tennis a livello professionistico per diversi motivi. Qualche motivo personale è che sento che sul campo da tennis ho sempre l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo su me stesso, immagino di combattere con i miei stessi demoni che immagino tutti noi abbiamo. Quando siamo sul campo da tennis nel bel mezzo di una battaglia, alcune cose affiorano e devo affrontarle. Quindi è una grande scuola di vita per me. Poi allo stesso tempo, ovviamente, ho obiettivi e ambizioni professionali. Quelli sono i Grandi Slam e l’essere il numero 1 al mondo. Quindi voglio scrivere delle pagine della storia di questo sport. Fisicamente, dal punto di vista del gioco, posso ancora sostenere e mantenere il livello più alto. Quindi, finché è così, perché non andare avanti? Non so quando avverrà la fine della mia carriera professionale. In questo momento ho la motivazione, ho il supporto delle persone vicine, che è anche qualcosa che è probabilmente sottovalutato e forse non se ne parla molto, ma è una chiave, e lo dico come padre. Intendo, essere lontano dai bambini non è qualcosa che mi rende molto felice. Penso che sia un giusto equilibrio tra me e mia moglie e le persone vicine nella mia vita. Quindi il suo essere lì per i nostri figli e tutto il resto, mi permette di poter fare ciò che amo e fare ancora dei passi, passi significativi, in questo sport.”
D. L’espulsione dell’anno scorso, ti è venuta in mente nelle ultime due settimane? Ora che sei in finale, sarà un sollievo vincere dopo tutto quello che è successo qui l’anno scorso?
NOVAK DJOKOVIC: “Onestamente, l’ho superato. Naturalmente, le sensazioni di tornare in Australia quest’anno sono state diverse rispetto a qualsiasi altro anno a causa degli eventi dell’anno scorso. Ho detto molte volte che non porto rancore, che amo giocare in Australia, amo stare qui. Quel tipo di emozione che provo mi ha aiutato a sentirmi a mio agio e a giocare bene. Ho vinto Adelaide, ora sono in finale all’Australian Open. Non ho perso una partita nelle ultime cinque settimane in Australia. Sono davvero contento di essere qui e di giocare così bene.
D: Speravo che potessi darci un’idea di come gestisci il fatto di essere quasi sempre sotto osservazione. Nelle ultime due settimane c’è stato il problema del ginocchio, i toilet break, le bevande che assumi, ora ovviamente tuo padre. Come lo gestisci e continui ad avere successo?
NOVAK DJOKOVIC: “Suona come un cliché, ma devi davvero accettarlo. È molto più facile a dirsi che a farsi. Nel mio caso, sento che le cose si stanno semplicemente accumulando, aggiungendosi in qualche modo per un motivo o per l’altro. Non è una situazione ideale quando devi affrontare tutti questi altri fattori esterni che non sono realmente necessari durante un evento così importante. Ma è stato parte della mia vita. Purtroppo, negli ultimi anni sempre in misura maggiore. Cerco di diventare più resiliente, più forte. Penso che con l’esperienza che ho, mi sento abbastanza forte da sapere cosa devo fare, quando devo fare certe cose. Riesco a staccare. Ho, ovviamente, un team di persone intorno a me, i miei familiari che stanno con me nello stesso alloggio o trascorrere un’intera giornata con me. Loro mi danno questo tipo di protezione. Non voglio sentire cose su ciò che è stato scritto o quella notizia. Voglio mantenere la mia mente il più sana o serena possibile per conservare l’energia vitale di cui ho bisogno per quanto scendo in campo. Ma in un modo o nell’altro oggi le informazioni ti arrivano. Quando avviene ciò, quindi devi trovare un modo solo per accettarlo, andare oltre, semplicemente non permettergli di consumare la tua giornata o trasformare il tuo stato d’animo in qualcosa che non vuoi, specialmente prima di semifinali o finali di un Grande Slam. Questi sono i momenti in cui si tratta di chiudersi, si tratta di creare il proprio spazio con la propria gente, sentirsi a proprio agio e solo provare concentrarsi su ciò che conta.”
ATP
Numeri: il dominio di Djokovic nel tennis maschile dal 2011 ad oggi
Dalle settimane trascorse al numero uno al confronto contro gli altri grandi: Ferruccio Roberti raccoglie alcuni dati che testimoniano chi sia stato il più grande di quest’era tennistica

62 – Il numero percentuale delle settimane trascorse come 1 ATP da Novak Djokovic dal 4 luglio 2011 -giorno successivo alla prima vittoria di Wimbledon che lo proiettò sulla cima del ranking – a oggi. Una cifra di per sé impressionante che probabilmente sarebbe potuta essere ancora più significativa se il serbo non avesse saltato la seconda parte del 2017 e se l’anno scorso non avesse scelto di mettersi nelle condizioni di non poter partecipare a due Slam e quattro Masters 1000 (e a Wimbledon i punti fossero stati assegnati).
Altri numeri aiutano a comprendere meglio quanto fatto dal serbo dalla seconda metà del 2011 ad oggi: dal luglio di dodici anni fa ha vinto 19 dei 42 Slam (il 45,2%) e 29 dei 75 (38,6%) Masters 1000 a cui ha preso parte. In questo stesso periodo ha vinto 190 dei 245 (77.6%) match disputati contro colleghi nella top ten e, più in generale, si è imposto in 670 dei 768 incontri disputati (l’87,2%, una percentuale che sale al 89.3 considerando solo le partite non giocate sulla terra rossa). Della prima top 20 che lo vide al numero 1 sono rimasti sul circuito Nadal, Murray, Monfils, Gasquet e Wawrinka, mentre in quella attuale solo l’immenso campione maiorchino e Carreno Busta erano già tennisti professionisti nel momento in cui Djokovic salì per la prima volta al numero 1 del mondo.
Non per fare inutili paragoni tra campioni che hanno avuto ciascuno la loro fantastica parabola, ma per comprendere meglio questo approfondimento sul periodo che parte da quando Nole è diventato numero 1, si può osservare come solo Nadal, di un anno più grande di Djokovic, ha avuto numeri in qualche modo paragonabili al serbo. In questo lasso temporale Rafa ha comunque vinto dodici Slam e diciassette Masters 1000, occupando la prima posizione del ranking ATP per 107 settimane, ma perdendo 18 dei 31 scontri diretti giocati con Novak e sconfiggendolo solo 2 delle 14 volte in cui lo ha affrontato lontano dalla terra battuta. Ancora più pesante lo score con l’altro leggendario “big three”, Roger Federer: nato quasi sei anni prima di Djokovic, compiva di lì a un mese 30 anni la prima volta che Nole diventava numero 1 e ha inevitabilmente pagato la differenza d’età. Ad ogni modo, l’immenso campione svizzero nel periodo che stiamo analizzando ha vinto 4 Slam e 11 Masters 1000, è stato numero 1 ATP per 25 settimane complessive e contro Nole ha vinto 9 delle 27 volte in cui si sono confrontati.
Quando domenica scorsa ha sconfitto in finale degli Australian Open Stefanos Tsitsipas il serbo aveva 35 anni 8 mesi e 6 giorni, ma non è un record: sei volte è accaduto che tennisti più anziani del serbo vincessero uno Slam (il primato assoluto è di Ken Rosewall, che vinse gli Australian Open del 1972 avendo compiuto da poco più di un mese i 37 anni). Così come non è un record di longevità il ritorno al numero 1 del ranking ATP da parte di Djokovic: Roger Federer nel giugno 2018 lo è stato a meno di due mesi dal compiere 37 anni. Quel che impressiona di Nole è piuttosto come a quasi 36 anni riesca ad avere non solo elevatissimi picchi di rendimento -non impossibili ai campioni come lui- ma anche di continuità, una caratteristica molto più rara per gli over 35 negli sport professionistici. A tal riguardo basti pensare che sconfiggendo Tsitsipas pochi giorni fa il serbo ha vinto 38 degli ultimi 40 incontri giocati (e tutti gli 11 match nei quali ha sfidato colleghi nella top 10).
Par | Tit. | Fin. | Part. Gioc. | Part. Vin. | Part. Per. | % Vitt. | % set vinti | % game vinti | % t.b. vinti | |
Australian Open | 18 | 10 | 0 | 97 | 89 | 8 | 91.8 | 82.9 | 62.3 | 63.8 |
Roland Garros | 18 | 2 | 4 | 101 | 85 | 16 | 84.2 | 77.1 | 60.2 | 55.9 |
Wimbledon | 17 | 7 | 1 | 96 | 86 | 10 | 89.6 | 78.7 | 58.6 | 67.2 |
US Open | 16 | 3 | 6 | 94 | 81 | 13 | 86.2 | 76.0 | 60.0 | 61.4 |
Indian Wells | 14 | 5 | 1 | 59 | 50 | 9 | 84.7 | 76.3 | 59.7 | 69.6 |
Miami | 13 | 6 | 1 | 51 | 44 | 7 | 86.3 | 82.1 | 61.6 | 83.3 |
Monte Carlo | 15 | 2 | 2 | 48 | 35 | 13 | 72.9 | 67.0 | 58.0 | 80.0 |
Madrid | 12 | 3 | 0 | 39 | 30 | 9 | 76.9 | 69.6 | 56.0 | 50.0 |
Roma | 16 | 6 | 6 | 74 | 64 | 10 | 86.5 | 76.0 | 59.6 | 63.2 |
Montreal/ Toronto | 11 | 4 | 1 | 44 | 37 | 7 | 84.1 | 79.4 | 58.0 | 73.3 |
Cincinnati | 14 | 2 | 5 | 52 | 40 | 12 | 76.9 | 71.1 | 56.3 | 61.1 |
Shanghai | 9 | 4 | 0 | 39 | 34 | 5 | 87.2 | 81.4 | 61.4 | 71.4 |
Parigi Bercy | 16 | 6 | 3 | 54 | 45 | 9 | 83.3 | 74.2 | 58.3 | 70 |
O2 Arena (ATP Finals) | 11 | 4 | 2 | 46 | 34 | 12 | 73.9 | 68.3 | 56.5 | 70.6 |
Dubai | 12 | 5 | 1 | 50 | 43 | 7 | 86.0 | 78.4 | 59.8 | 69.2 |
Non c’è un centrale che ha fatto la storia recente del tennis a non aver conosciuto le vittorie di Novak Djokovic, unico tennista ad aver conquistato almeno due volte tutti gli Slam, tutti i Masters 1000 (e le ATP Finals). Il decimo successo agli Australian Open, torneo che in assoluto ha vinto più di tutti, fa supporre che con ogni probabilità la Rod Laver Arena sia il campo dove si giocherebbe la sua partita della vita. Più per ricapitolare qualche numero della sua carriera a beneficio dei lettori che per ricavare un dato oggettivo (nel susseguirsi delle edizioni di uno stesso torneo cambiano in parte le condizioni di gioco, basti pensare ad esempio alle modifiche apportate alla superficie e/o alle palline), sono andato a recuperare alcune sue statistiche nei tornei più importanti del circuito e in quelli nei quali ha giocato un elevato numero di match, come Dubai. Dalla tabella in cui sono raccolti i dati arriva la conferma che in effetti gli Australian Open sono il torneo in cui Djokovic ha il più alto rendimento e non solo perché è quello a cui ha preso parte più volte (18, così come al Roland Garros). A Melbourne il serbo vanta la miglior percentuale di vittorie rispetto ai match giocati (91.8%) e di set vinti rispetto a quelli disputati (82.9%). Ovviamente, non sorprende che un sette volte vincitore di Wimbledon abbia numeri eccellenti anche sui campi di Church Road, mentre un pochino stupisce che gli Internazionali d’Italia – dove vanta un ottimo score con sei successi e altrettante finali – siano il torneo sul rosso dove si esprime meglio e in assoluto uno dei migliori per il suo rendimento. In ogni caso numeri incredibili: solo a Monte Carlo, Madrid e Cincinnati (la O2 Arena dove si giocavano le Finals è un discorso a parte, vista l’altissima caratura degli avversari) non ha vinto almeno l’80% delle partite. Not too bad…
Australian Open
Gli outfit dell’Australian Open: trionfa il mix insolito di colori, ma anche il tocco di fresca eleganza
Dal mélange dei colori sgargianti alla tinta unita, fino al tocco classico e un po’ vintage, ecco le mise indossate all’Australian Open

Un Australian Open esplosivo in campo, in tutti i sensi. Il tennis quasi ingiocabile di Novak Djokovic e la potenza devastante di Aryna Sabalenka hanno sbaragliato gli avversari. Non solo. I due campioni di Melbourne Park vincono anche con i loro outfit. Per freschezza ed eleganza quello di Novak, per vistosità, energia psichedelica e originalità quello di Aryna. Tuttavia, la bielorussa stravince anche per come ha scelto di presentarsi nel consueto shooting fotografico con il trofeo, splendida in un abito rosa, romantico e un po’ vintage. C’è però anche chi non ha brillato, né in campo né con la mise, come nel caso della n. 1 del mondo Iga Swiatek. Ma, del resto, come ha detto la stessa Iga in una conferenza stampa, non si può vincere sempre. O come per Stefanos Tsitsipas che, nonostante abbia disputato un torneo pressoché perfetto fino alla finale, nella partita della vita il suo tennis diventa un po’ scialbo e banale, perdendo energia e brillantezza, all’immagine del completo indossato in questi Australian Open.
Nike – Frances Tiafoe, Aryna Sabalenka


Il completo con il quale Frances Tiafoe è sceso in campo a Melbourne ha fatto il giro del web: canotta e pantaloncini con un’unica fantasia maculata e variopinta che lo faceva sembrare uscito da un festival di Rio piuttosto che dallo spogliatoio di un torneo dello Slam. Un look da Tiafoe: nel senso che per non sembrare ridicolo devi avere i suoi bicipiti e la sua “abbronzatura”. Questo completo non era altro che una sintesi di una collezione di Nike che definire vistosa e colorata è dir poco. Ma d’altronde è l’happy slam, giusto? Quindi perché non osare? E in effetti il brand del baffo ha osato tanto. La stessa fantasia l’abbiamo potuta ammirare nel vestito di Sabalenka, alla quale, bisogna dirlo, i colori sgargianti stanno bene e danno quasi risalto al suo carattere tenace. I longilinei e pallidi Sinner e Korda hanno indossato con meno disinvoltura le magliette dal taglio largo e dalle tonalità vivaci (blu cobalto con pantaloncini lilla per l’azzurro e giallo canarino per il figlio di Petr) di Nike. Una collezione accattivante ma non per tutti insomma. (Valerio Vignoli)
Adidas – Stefanos Tsitsipas, Elena Rybakina


Il caso ha voluto che Adidas a Melbourne vestisse i due giocatori, Elena Rybakina e Stefanos Tsitsipas, arrivati a un passo dalla vittoria. La scelta di Adidas per la collazione dedicata agli Australian Open è ricaduta su un mélange di colori accesi mischiati tra loro in sorta di pennellate di tonalità diverse. Così i pantaloncini di Stefanos e il gonnellino di Elena erano un mix variopinto abbinato per Tsitsipas a una semplice maglia bianca e per Rybakina a una canotta nera. Vista la particolare scelta cromatica del pantalone e della gonna sicuramente meglio il contrasto con un colore scuro che l’accostamento al bianco. Outfit femminile ben riuscito, meno quindi quello maschile dove Adidas avrebbe potuto osare maggiormente anche nella scelta della t-shirt. (Chiara Gheza)
Asics – Iga Swiatek

Minimal e un po’ scontato l’outfit di Iga Swiatek. Per l’edizione 2023 dello slam down under, Asics ha puntato su un abbinamento di canotta e shorts dal color lilla appena accennato; in particolare, la canotta reca leggerissime “pennellate” di un giallo sbiadito. Ne risulta un completo, sì, fresco, che ben si addice al clima torrido australiano ma, forse, un po’ troppo anonimo. Anche se la n. 1 del mondo a Melbourne quest’anno non ha brillato (ha perso agli ottavi dalla futura finalista Rybakina), forse avrebbe meritato una mise di maggiore personalità. (Laura Guidobaldi)
New Balance – Coco Gauff e Tommy Paul


Semplice ma comunque efficace la collezione presentata da New Balance per questi Australian Open, indossata dai due principali testimonial del brand, Tommy Paul e Coco Gauff (anche Ben Shelton ha usato vestiti di questo brand ma non è ufficialmente sponsorizzato). Tutta incentrata sull’accostamento di bianco e nero, accompagnato da colori estivi come pesca e arancione. Per certi versi ricordava l’iconica collezione Nike del 2017, anno di una epica finale tra Federer e Nadal. Ma torniamo al presente. T-shirt girocollo per la sorpresa del tabellone maschile Paul, con bordino con motivo a contrasto e bande orizzontali multicolore. Non male i pantaloncini pesca come idea peccato che la tonalità era troppo tenue e sul bianco si notasse troppo poco la differenza. Canotta bianca aderente con buchi laterali e gonna senza troppi fronzoli per Gauff. A dare un po’ di vivacità la fascia arancioni e le sue scarpe personalizzate. Tutto ben fatto ma New Balance ci aveva abituato a completi più sorprendenti e d’impatto per la giovane tennista afroamericana. (Valerio Vignoli)
Yonex – Caroline Garcia, Casper Ruud


Molto grintoso il vestito della Yonex indossato da Caroline Garcia. La francese, che ha chiuso il 2022 con il grande trionfo alle WTA Finals, è scesa in campo a Melbourne con tutta la sua grinta e grandi aspettative anche se, alla fine, la sua corsa è stata fermata agli ottavi di finale da una delle sorprese del torneo, Magda Linette. Ma la grinta e lo slancio in Caroline non mancano mai e l’outfit dell’Australian Open li esprime al massimo: un vestito semplice, dritto, total black ma con un leggero effetto marmorizzato; la parte superiore, una canotta, reca un solo tocco di bianco sul colletto a polo, sul logo del brand e i nomi degli sponsor. Solo i polsini sono diversi, di colore lilla. Un abito non molto fantasioso, certo, ma di grande personalità e adatto al fisico slanciato e atletico di Caroline. Il nero tita unita invece viene spezzato per l’outfit di Casper Ruud. Il bel campione norvegese, che in questi giorni sta brillando sulla copertina di Vogue Scandinavia, in abbinamento alla polo nera ha sfoggiato degli shorts dello stesso color lilla dei polsini di Caroline. Un accostamento un po’ insolito per Ruud che solitamente veste in modo molto classico. Il colore pastello illumina anche le sue scarpe nere, sulla punta e sul tallone. Scelta originale e inaspettata. (Laura Guidobaldi)
Castore – Andy Murray

Uno dei protagonisti di questa edizione degli Australian Open è sicuramente Sir Andy Murray. Lo scozzese, seppur uscito al terzo turno, ha dimostrato di avere un cuore immenso nei match maratona vinti contro Berrettini prima e Kokkinakis poi. Andy è vestito dal marchio britannico Castore Sportswear che per lui ha disegnato un completo classico e molto elegante. Pantaloncino verde scuro e t-shirt bianca con una riga verde che l’attraversa in obliquo. Il logo del brand, un paio di ali spiegate, ben in vista sia sulla maglia che sui polsini bianchi che sul cappellino anch’esso candido. Murray a Melbourne spicca quindi non solo per la tenacia sportiva, ma anche per l’eleganza senza tempo del suo outfit. (Chiara Gheza)
Lacoste – Novak Djokovic


Novak Djokovic non ha sbagliato un colpo in Australia. Nemmeno in fatto di vestiti. Il completo a lui riservato da Lacoste per questa edizione del primo Slam stagionale era moderno e riconoscibile ma al contempo classico e non eccessivo. Abbandonato il verde smeraldo per l’azzurro con dettagli in arancione. Niente più motivi minimalisti in favore di una sorta di bandiera a scacchi sventolante che va a ricoprire l’intera polo: in un tono su tono nella versione serale e in azzurro che sfuma verso l’arancione nella versione diurna, forse la più riuscita delle due, anche perché stacca meglio con il pantaloncino azzurro. Solite scarpe colorate, pure quelle con l’abbinamento di colori reso celebre dai New York Knicks nel Basket di oltreoceano. Il tocco del campione è arrivato però al termine della finale, con la giacca con il numero 22 composto da una serie di piccoli coccodrilli. E, visto il dominio mostrato da Djokovic in campo. in quel di Parigi farebbero meglio a prepararne altre con il numero 23, 24, 25… (Valerio Vignoli)
Lacoste – Daniil Medvedev

Il personal branding è ormai ampiamente utilizzato dai giocatori di tennis per promuovere se stessi e la loro immagine. Basti pensare all’iconico “RF” di Federer, per il quale lo svizzero ha litigato con Nike, o alla stilizzazione delle corna di un toro di Nadal. Di recente pure Sinner ha lanciato il suo marchio, raffigurante una volpe. Con l’inizio del 2023 è venuto il turno di Medvedev. Il suo logo, pensato insieme a Lacoste, rappresenta la sua passione per i videogiochi e ricorda i quattro tasti di una playstation, con le sue iniziali nelle icone di sinistra e destra. Ci si poteva mettere più fantasia insomma. Il suo outfit dimostra però che per quanto riguarda i vestiti il brand del coccodrillo dà ancora dei punti a tanti. Una maglietta rosso fuoco (colore ideale sul blu del cemento australiano) con un colletto a v molto particolare, che fa un effetto finta polo, con una riga bianca a contrasto. Maniche in tessuto traforato, pantaloncini bianchi (e neri) e scarpe bianche. Essenziale e rifinito nei dettagli. In puro stile Lacoste insomma. (Valerio Vignoli)
Hugo Boss – Matteo Berrettini

Non è certo uno Slam fortunato per Matteo Berrettini che esce al primo turno per mano di Andy Murray. Peccato per il marchio Hugo Boss che ha trovato nel giocatore italiano un modello perfetto. Anche a Melbourne Matteo si è distinto infatti per classe ed eleganza con un accostamento di colori adatto a ogni occasione: maglietta bianca e pantaloncino nero. Il tocco modaiolo è stato regalato dalla borsa con la quale Berrettini entrava in campo, sulle stesse tonalità del completo ma dal taglio geometrico ed essenziale. La parola “BOSS” ben in vista sul lato della stessa. Come sempre Matteo promosso per quanto riguarda il lato fashion del tennis. (Chiara Gheza)
Giomila – Camila Giorgi

I completini Giomila, il brand ideato dalla stessa Camila e da sua madre, sono sempre un successo. Peccato che tale formula vincente spesso non accompagni anche i risultati in campo e, in Australia, dopo un buon inizio, la tennista di Macerata è stata travolta al terzo turno da Belinda Bencic. Comunque, in fatto di outfit, Camila ha davvero poche rivali. A Melbourne ha sfoggiato un abbagliante completo rosa fucsia che le stava benissimo. Semplice, in tinta unita (c’era anche la variante nel colore beige, più delicata), il completo mette in luce la silhouette perfetta dell’azzurra, simboleggiando tutta l’energia e l’esplosività del tennis della Giorgi. La canotta, lineare e senza frondoli, accompagna il gonnellino altrettanto semplice ma leggermente mosso e leggero. Un completo semplice e frizzante al tempo stesso, che si addice perfettamente al celeste dei campi di Melbourne Park. (Laura Guidobaldi)
DK One – Jelena Ostapenko

Nei commenti dei precedenti articoli in molti ci hanno fatto notare l’assenza di Jelena Ostapenko, i cui completi, griffati DK One, marchio lettone di solo abbigliamento femminile, non sono passati inosservati di recente. E stavolta abbiamo deciso di rimediare a questa nostra negligenza, anche per celebrare il primo quarto di finale in Australia della tennista baltica. A Melbourne la Ostapenko si è presentata con un outfit un po’ slegato: il taglio retrò sottolineato dall’ mplissimo colletto a polo e dalla gonna a pieghe sormontata da una fascia cozzava con l’abbinamento di colori molto sgargianti come corallo e blu elettrico. Un look sicuramente meno azzardato di quello visto al Roland Garros, un patchwork improbabile di maniche in simil pizzo, fantasia piede de poule e dettagli viola. Ma anche meno identificativo. E a questo punto da Ostapenko ci aspettiamo sempre tanto. Vediamo se riuscirà nuovamente ad alzare l’asticella a Parigi, il suo slam preferito. (Valerio Vignoli)
Lo shooting fotografico della campionessa Aryna Sabalenka

Aryna Sabalenka non trionfa solo in campo conquistando il tanto agognato primo titolo slam ma è vincente anche nella scelta della mise in occasione del tradizionale shooting fotografico con il trofeo. Aryna è uno splendore in un modello romantico, color rosa antico in tinta unita, lungo a tre quarti, semplice ma arricchito quanto basta da decorazioni floreali dello stesso tessuto dell’abito, applicati ai bordi delle mezze maniche e sul collo alto, quasi a formare un collier di fiori. Questi recano un tocco di vivacità anche sulla parte laterale destra del vestito. Lo arricchiscono quanto basta, senza scadere nel kitch, anzi. E poi l’acconciatura, una meraviglia. I capelli sono raccolti in uno chignon dietro la nuca e leggermente appiattito, in stile Ottocento, molto molto raffinato. Insomma, se in campo Sabalenka sa essere una veria furia di potenza e aggressività, nel festeggiamento del giorno più bello della sua carriera, ha scelto di privilegiare grazia, eleganza e romanticismo. (Laura Guidobaldi)
Australian Open
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Il giornalista e Hall of Famer risponde al direttore sul tennis femminile: “Nei prossimi due-tre anni vedremo la migliore Coco Gauff”

0:04 Ubaldo: parlando del torneo femminile, credo si possa dire che, anche se non molti si aspettavano una nuova sconfitta negli ottavi di finale di Iga Swiatek, abbiamo avuto una delle più belle finali degli ultimi anni a livello Slam. Tra Sabalenka e Rybakina abbiamo avuto del buon tennis con pochi break, cosa che accade spesso nel singolare femminile. Abbiamo avuto una finale tra la numero 2 del mondo e una numero 10 che con i duemila punti del successo a Wimbledon sarebbe una top five.
1:09 Flink: Ubaldo sono arrabbiato con te!
1:13 Ubaldo: come mai? (sorride)
1:16 Flink: mi hai tolto le parole di bocca! Sono d’accordo, è stata una splendida finale, e come hai detto tu, è stata una sfida tra due ottime battitrici. Nel primo set Sabalenka ha ceduto il servizio sul quattro pari, e quindi ha perso il il set; ma poi non ha più perso la battuta, e ha vinto con un break per set. Aryna ha messo in campo diciassette ace e solo sette doppi falli, dati molto buoni per lei. Inoltre, il livello di gioco è stato alto, condotto da entrambe in maniera aggressiva. Entrambe hanno giocato molto bene da fondo, soprattutto Sabalenka; non potrei essere più d’accordo sul fatto che questa finale spicca tra quelle giocate nei Major durante l’ultimo biennio. Per come è stata giocata, perché è stata combattuta. Rybakina ha dimostrato che la sua vittoria a Wimbledon non è arrivata per caso, e Sabalenka finalmente c’è l’ha fatta.
L’ho vista più calma, più composta; persino quando ha servito un doppio fallo sul match point nell’ultimo game, non si è disunita. È rimasta concentrata su quello che doveva fare, ha preso un bel respiro e ha chiuso il match; sta crescendo come giocatrice e agonisticamente. Rybakina ha un bel temperamento; possiede un delle migliori prime palle del circuito, e deve migliorare forse la seconda nel kick, altrimenti le migliori ne trarranno vantaggio e lei potrebbe vacillare un attimo, ma aver giocato due finali Slam nell’ultimo anno con una vittoria e per lei incoraggiante. Sabalenka è sempre stata frenetica, sovraeccitata durante i match importanti; questo è un momento fondamentale per lei, non credi Ubaldo? Non dico che vincerà tutti gli Slam, ma ora crede di più in sé stessa.
3:36 Ubaldo: sì, ho visto Sabalenka perdere al Roland Garros da Camila Giorgi; ha commesso tantissimi doppi errori, proprio senza testa, senza voler offendere. E ora, come tu dicevi, aver vinto uno Slam dopo aver perso tre semifinali, le darà una grande fiducia. senz’altro potrà anche migliorare la seconda palla, se consideriamo che ha giocato nella finale un colpo molto piatto; un effetto in kick le permetterebbe di risparmiare qualche doppio fallo.
4:50 Flink: non è stato così male, certo può migliorare. Ha iniziato con un doppio fallo, e ne ha fatto uno sul match point, ma servire solo 7 doppi errori in tre set relativamente lunghi non è male, soprattutto se consideriamo che ha servito 17 ace.
Deve migliorare il kick sulla seconda, ma gioca già bene lo slice; sta migliorando, lo scorso anno ne faceva anche venti a match.
5:35 Ubaldo: se non ricordo male lo scorso anno ha servito 428 doppi errori: una media di 8 a match. Ma alcuni match sono finiti 62 61, quindi era come iniziare da 0-15 ogni turno di servizio!
6:03 Flink: sì Ubaldo, ma non credo che lo vedremo più così. Lei migliorerà ancora, anche negli altri aspetti del gioco. Un particolare a suo favore nella finale è che ha difeso meglio, ha colpito meglio da fondocampo. Puoi fare più cose di Rybakina da entrambe le parti del campo. È davvero completa, sa colpire sopra il capo, sa volleare.
6:48 Ubaldo: dal momento che ama prendere dei rischi, forse la terra battuta è la superficie più pericolosa. Se non riesci a chiudere nei primi quattro scambi, allora più provi più rischi di sbagliare. Comunque come dicevi tu è completa e gioca bene sia dritto che rovescio, mentre il dritto di Rybakina non è tra i migliori.
dal punto di vista di un americano, e stata più brutta la sconfitta di Pegula o di Gauff?
7:40 Flink: Pegula ha avuto un ottimo inizio d’anno; ha battuto Iga Swiatek e in tanti si aspettavano facesse grandi cose; per Coco dobbiamo sempre ricordarci che è giovanissima, quindi una sconfitta è comprensibile. la gente si dimentica la sua età e crede che abbia 25 anni solo perché è nel grande tennis da almeno cinque. Quindi è stata più deludente Pegula.
8:18 Ubaldo: in termini di potenziale chi vedi meglio tra le due?
8:29 Flink: Gauff. Nel lungo periodo; lavorerà molto e migliorerà la seconda palla e il dritto, mentre il rovescio è già ottimo adesso. Ha uno splendido atteggiamento sul campo, sa stare calma. Il suo dritto è traballante, e la sua seconda palla. Le ci vorranno due o tre anni. Pegula può andare meglio quest’anno, ma nei prossimi cinque anni scelgo Coco.
9:21 Ubaldo: parlando di delusioni, Iga Swiatek ha perso 64 64 da Rybakina, mentre Ons Jabeur ha ceduto a Vondrousova 61 57 61, risultato deludente per una numero 2 del seeding.
9:52 Flint: delusione perché abbiamo visto Jabeur perdere la finale di Wimbledon da Rybakina e la finale degli US Open da Swiatek, e quindi ci aspettavamo di più da lei. Nel suo puzzle ci sono così tanti pezzi; colpi bellissimi, il servizio la palla corta. Se non è ispirata accadono cose come quelle in Australia. Ma non sono preoccupato per lei, saprà rifarsi più avanti nella stagione.
Riguardo Swiatek, l’anno scorso ha vinto 37 match di fila fino a Wimbledon. durante la sua striscia vincente ha trionfato a Parigi. Poi ha vinto gli US Open. Non credo la vedremo dominare in questo modo; certo vincerà ancora altri Slam e rimarrà a lungo tra le prime tre o quattro del ranking. Per la consistenza del suo gioco. Ma punto di più su Rybakina. Iga si affida molto al suo gioco in difesa; prova ad essere più aggressiva, cosa che le serve per restare al top, ma non è a suo agio. È stata così convincente a Miami e Indian Wells, e poi a Parigi.
Quest’anno per lei sarà in altalena; potrebbe rimanere numero 1 del mondo, ma non rimarrei scioccato se alla fine della stagione fosse terza o quarta. Sono curioso di vedere cosa combinerà quest’anno; non ha vinto agli US open e adesso ha cominciato l’anno con questa caduta. Sono un po’ preoccupato per lei.
11:56 Ubaldo: penso che non sia facile continuare a vincere per chi non ha nel dritto il proprio colpo migliore. Tu puoi avere il miglior rovescio del mondo; guarda Djokovic. Lui ha probabilmente il miglior rovescio del mondo, specialmente il lungolinea e la risposta, ma i vincenti più importanti li ottiene con il dritto. È anche il limite di Rybakina, che ha un gran rovescio ma un dritto da migliorare.
Steffi Graf invece aveva un rovescio non tra i migliori, ma giocava un dritto straordinario; è difficile dominare a lungo senza un gran dritto.
13:23 Flink: sono d’accordo. L’anno scorso Swiatek ah ha migliorato il colpo e ha giocato diversi vincenti…
13:36 Ubaldo: sulla terra forse, dove hai più tempo per colpire.
13:47 Flint: no, anche agli US Open, ma sono d’accordo su quanto dici sulla terra battuta. Il dritto è importante un po’ per tutte; Rybakina ha un ottimo servizio e quindi può compensare in un game con tre punti diretti. Swiatek ha un servizio buono, non un grande servizio, e quindi non può ricavarci gli stessi punti.
Hai parlato di Steffi: il suo rovescio non era una grande arma, ma sapeva tenere lo slice molto basso per poi riuscire a colpire con il dritto, e lo sapeva fare in maniera meravigliosa.
Il dritto di Swiatek è la chiave; avrà bisogno di migliorarlo del 10-20%.
14:48 Ubaldo: grazie mille Flint, abbiamo spaziato su diversi argomenti di questi Australian Open. Un’ultima cosa: chi vincerà i singolari al Roland Garros?
15:10 Flint: tra le donne dico Swiatek, che gioca sulla sua superficie preferita, dove ha vinto due volte negli ultimi tre anni. Tra gli uomini forse ti aspetti che io dica Nadal per il suo quindicesimo trofeo. Ma non è al meglio, e in Australia si è infortunato ancora, contro McDonald. Penso che Djokovic potrà fare il colpo. Se Nadal sta bene può farcela. Cosa ne dici Ubaldo?
16:02 Ubaldo: che non è più il miglior Rafa; non lo vediamo al meglio da almeno sei mesi. Il favorito sarà Djokovic, anche se è difficile dirlo quattro mesi prima.
16:34 Flint: se Rafa non torna in condizione, Djokovic sarà il favorito. Inoltre, se nemmeno quest’anno potrà giocare negli Stati Uniti, ne trarrà giovamento dal punto di vista fisico, perché si presenterà fresco per la stagione sulla terra battuta.
17:12 Ubaldo: si ritroveranno a Montecarlo.
17:17 Flint: sì, non farà troppa differenza se Djokovic salta due tornei sul duro. Lui è determinato, ha vinto il suo secondo Roland Garros due anni fa e l’anno scorso ha perso nei quarti da Nadal. E’ dura batterlo, anche sulla terra rossa. È il secondo giocatore del mondo sulla terra battuta.
17:41 Ubaldo: grazie Flint, ottimo amico grande collega e… altri complimenti te li farò in privato!
Danilo Gori