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Il dominio degli anni ’80 nel tennis maschile: tra Djokovic, Murray e Nadal è 12-1 sulla generazione anni ’90 nelle finali Slam
Dodici vittorie e una sconfitta, recita il bilancio delle finali Slam fra esponenti della “generazione ‘80” e “generazione ‘90”: un dato che deve far riflettere

Il dominio e lo strapotere di Novak Djokovic hanno fatto da padroni anche in questa edizione 2023 degli Australian Open. Il 35enne serbo ha trionfato a Melbourne per la decima volta, vincendo per la 22esima volta un torneo del Grande Slam ai danni del 24enne Stefanos Tsitsipas. Un successo che ha riaperto anche l’eterna questione di un ricambio generazionale che nel tennis maschile di vertice tarda ad arrivare. Infatti, appena due esponenti della classe ’90 (giocatori nati tra il 1990 e il 1999) hanno vinto uno Slam: Dominic Thiem in uno US Open estremamente particolare nel 2020 contro Alexander Zverev in finale, sfruttando anche la chance della squalifica di Djokovic per una pallata al giudice di linea nel match contro Carreno Busta; Daniil Medvedev sempre allo Us Open nel 2021 contro un Djokovic che avvertì la pressione del Grande Slam sulle sue spalle. Se allarghiamo il campo a tutti i giocatori nati dopo il 1990, anche Carlos Alcaraz, classe 2003, ha vinto uno Slam lo scorso anno, sempre quello newyorkese imponendosi nella finale contro Casper Ruud.
La statistica più impressionante riguarda i confronti nelle finali Major tra i giocatori nati tra il 1980 e il 1989 e quelli nati tra il 1990 e il 1999. Il bilancio è inequivocabile: 12 vittorie e 1 sconfitta per i più “anziani” a partire dalla finale di Wimbledon 2016 fino alla finale degli Australian Open di quest’anno.
Il primo scontro generazionale in una finale Slam avviene proprio nel 2016 ai Championships: Andy Murray batte in tre set il canadese Milos Raonic vincendo per la seconda volta sui prati londinesi. Nel 2018 e nel 2019 al Roland Garros Rafa Nadal nel suo feudo sconfigge Dominic Thiem: nella prima occasione perdendo appena nove giochi, nella seconda occasione lasciando per strada un set, ma vincendo comunque senza grossi patemi. Sempre nel 2019 a faticare moltissimo nella finale US Open è lo stesso Nadal contro Medvedev: il russo rimonta due set di svantaggio, ma non può nulla al quinto contro la voglia di non mollare dello spagnolo. Neanche Thiem va lontano dal successo nel 2020 all’Australian Open contro Novak Djokovic: va avanti due set a uno, ma anche l’austriaco cede nella sua prima finale Slam lontana dalla terra battuta. Nel 2021 ci provano in tre nell’anno magico del serbo: Tsitsipas, Berrettini e Medvedev. Il greco perde in cinque set la finale del Roland Garros dopo essere stato avanti di due set, il romano perde la finale di Wimbledon dopo aver vinto il primo set e il russo perde nettamente la finale in Australia, ma si prende la rivincita a New York, giocando il miglior tennis della carriera e fermando la corsa di Djokovic verso il Grande Slam.
La tendenza si conferma nel 2022 (e nel 2023) con i successi di Nadal su Medvedev all’Australian Open con una clamorosa rimonta da uno svantaggio di due set, la vittoria del maiorchino su Ruud al Roland Garros e i trionfi di Djokovic su Kyrgios a Wimbledon e su Tsitsipas qualche giorno fa a Melbourne.

Qual è il problema delle nuove generazioni? La sudditanza psicologica nei confronti dei mostri sacri Djokovic e Nadal è certamente un fattore per chi cresce nel mito di certi giocatori, ma l’ipotesi è pure quella di un’inferiorità tecnica e un’inadeguatezza a porsi al livello di leggende come Djokovic, Nadal e Murray. Ancora nei match 3 su 5 sono sempre i più esperti a farsi valere negli scontri generazionali: la longevità agonistica è indubbiamente cresciuta rispetto a qualche decennio fa, basti pensare che tutti e tre i big 3 hanno vinto gli Australian Open a 35 anni. Federer e Nadal hanno vinto rispettivamente nel 2017 e nel 2022 e da lì in avanti hanno trionfato ancora a livello Major. L’impressione è che Djokovic abbia ancora un fisico che lo sostenga nei match di lunga durata, oltre ad una tenuta mentale fuori dalla norma: vedremo se in questo 2023 i nati negli anni Novanta si daranno un’altra possibilità di spezzare un’egemonia che va avanti da tre lustri o se lasceranno già spazio ai Millennials nati dal 2000 in poi come Alcaraz (che ha già vinto uno US Open), Rune, Auger-Aliassime o Sinner.
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Il ritorno di Nadal sulla terra rossa: dopo Montecarlo giocherà anche a Barcellona. David Ferrer: “Si sta allenando cinque volte a settimana”
Presentata la 70esima edizione del Trofeo Conde de Godò a Barcellona; Ferrer svela due nuovi partecipanti: Medvedev e Nadal

A pochi giorni dalla notizia che rivelava il ritorno in campo di Rafael Nadal all’ATP Master 1000 di Montecarlo, ne arriva un’altra. Il 22 volte vincitore di Grandi Slam ha deciso di confermare la sua presenza anche al torneo Barcelona Open Banc Sabadell, in programma dal 15 al 23 aprile. Lo ha annunciato il direttore del Real Club de Tenis, David Ferrer, durante la presentazione della 70esima edizione del Trofeo Conde de Godò. Un tabellone davvero d’eccezione quello di quest’anno che oltre ad avere il nome del maiorchino più forte della storia, vanta altri nomi importanti: Carlos Alcaraz, campione uscente di Indian Wells, Casper Ruud, Stefanos Tsitsipas, il nostro Jannik Sinner e tanti altri.
Tra loro anche il russo finalista di Indian wells, Daniil Medvedev, sul quale il direttore Ferrer ha voluto spendere qualche parola in più: “Non è stato facile inserirlo perché avevamo la lista ormai praticamente chiusa. Però apprezziamo molto che abbia deciso di venire in un momento dove sta già vincendo tanto”. Entusiasta David Ferrer di poter comunicare al pubblico, dopo aver parlato con Carlos Costa (rappresentante delle baleari) che Nadal sembra essere in ottima forma e pronto per il rientro: “Si sta allenando cinque volte a settimane, ricomincerà da Montecarlo e poi verrà qui. Gli auguro personalmente che sia la miglior stagione possibile sulla terra”.
E proprio dall’Academy di Rafa Nadal, arrivano dei video del campione maiorchino in campo. La grinta sembra quella di sempre.
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Credit Suisse, la grande crisi della banca elvetica minaccia la partnership con Federer
A rischio l’accordo di 10 milioni l’anno tra Federer e Credit Suisse: Roger continuerà a “salutare” i viaggiatori dell’aeroporto di Kloten?

Da Federer al calcio, la crisi di Credit Suisse investe il mondo dello sport svizzero. Il crollo del colosso bancario svizzero crea scompiglio tra i milioni di risparmiatori e le principali discipline sportive a cominciare dal calcio. Credit Suisse è diventato title sponsor tra gli altri anche della Super League svizzera, la massima divisione del paese.
Ma non c’è solo il calcio, anzi. Il quotidiano tedesco “Blick” si chiede se Federer continuerà a essere testimonial di Credit Suisse. Uno degli sportivi più importanti della storia dello sport vantava un accordo di circa 10 milioni di euro all’anno prima di appendere la racchetta al chiodo. La cifra sarebbe rimasta la stessa con l’immagine di Federer appare all’aeroporto di Kloten, e non solo, per salutare i passeggeri in arrivo con al fianco il logo dell’istituto di credito a un passo dal fallimento. Inoltre, il legame con Federer ha portato la banca a sponsorizzare anche la Laver Cup, ideata dallo stesso ex tennista. E adesso che succede? Il quotidiano tedesco ironizza chiedendosi se Federer continuerà a salutare tutti dall’aeroporto o se il “ciao” sarà al “Credit Suisse” e basta.
La Svizzera rischia di ritirare persino la propria candidatura ad ospitare i campionati europei di calcio femminile del 2025. E la lega elvetica sembra essere tra le favorite per l’appalto. La decisione arriverà il prossimo 4 aprile, ma ora il governo e i vertici della lega stessa temono che il fallimento della Credit Suisse, partner principale, possa far perdere punti alla candidatura.
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ATP Miami, Arnaldi e Bellucci si fermano al primo turno delle qualificazioni
Entrambi gli azzurri eliminati nel primo turno di qualificazione al Masters 1000 di Miami

Conto alla rovescia cominciato per l’inizio del Miami Open 2023. Il secondo Master1000 ravvicinato del mese di marzo sta per prendere il via. Campi che cominciano a riempirsi di spettatori e gare di qualificazioni che scaldano l’attesa.
Brutte notizie per il tennis azzurro: il percorso di qualificazione al tabellone principale rimane privo di italiani. Matteo Arnaldi è sconfitto in tre set da Lukas Klein 6-4, 4-6, 6-4 in 2ore e 20′ di partita. Malgrado i favori del pronostico, l’italiano non è stato cinico nei momenti decisivi della gara. Statistiche similari per entrambi al servizio e differenza fatta davvero in pochi punti. Arnaldi aveva cominciato male la gara, con lo slovacco avanti 5-1 nel primo set. Recuperati entrambi i break con un 12-2 di parziale, il ligure va a servire per restare nel set ma non riesce ad arrivare a palla game e alla sesta palla set in favore del suo avversario cede servizio e parziale. Anche l’inizio del secondo set è negativo per Arnaldi che si ritrova sotto 2-0. Il ligure è bravo a recuperare e a conquistare il secondo set in 45′. Nel terzo set, lo slovacco reagisce e sale 3-0. Arnaldi non si scompone e ottiene il controbreak nel settimo gioco. Ancora una volta il decimo gioco gli è avverso: non riesce a gestire la pressione e al secondo matchpoint va ko. Al secondo turno lo slovacco incontrerà l’americano Eubanks.
Niente da fare anche per Mattia Bellucci: perde nettamente contro Zhizhen Zhang 6-1, 6-3 in 1ora e 13′. Il cinese che ha ottenuto l’80% di punti con la prima di servizio, il 63% con la seconda. Spesso in difficoltà sul suo servizio non è riuscito a entrare in partita.
Tutto secondo pronostico i risultati dagli altri campi. La testa di serie n. 1. Nuno Borges batte con un doppio 6-4 Steve Johnson. Regala spettacolo Benoit Paire che batte Gijs Brouwer 6-4, 6-4. Il francese, sostenuto dal pubblico americano, sfrutta la wild card ricevuta e vince nettamente contro l’olandese. Adesso per lui l’ostacolo Thanasi Kokkinakis, reduce dal doppio 6-3 su Collarini: c’è da attendersi una gara molto spettacolare, in cui le percentuali del servizio potrebbero risultare decisive.
Vita facile per Garin che batte Uchida con un doppio 6-4 e ora attende il connazionale Tabilo per la gara di secondo turno. Quest’ultimo ha eliminato in tre set Shevchenko, reduce dalla vittoria su Berrettini a Phoenix. Niente da fare per Basilashvili che continua il suo 2023 horror: vince Meligeni Alves in tre set, 6-4, 1-6, 6-1. In rimonta, il russo Safiullin riesce ad avere la meglio sull’americano Moreno De Alboran. Bene gli australiani Thompson e O’Connell, il primo batte Olivo 6-2, 6-1, il secondo vince 7-6(4), 6-4 sul tedesco Hanfmann.
Tre tie break nella gara più combattuta di questo primo turno di qualificazioni regalano il passaggio del turno
Kovacevic che elimina il tedesco Marterer. Nel set decisivo, il n. 144 recupera un break di svantaggio, annulla quattro match point, ma perde il tie-break 7-0.
Rischia grosso, invece, Jan Lennard Struff contro il n. 784 del mondo. Learner Tien vince il primo set e costringe il tedesco a una gara di sofferenza per passare il turno. Contro il n. 426 soffre Altmaier: Damm lotta ma non riesce a passare il turno.
Nel derby australiano Vukic batte Duckworth 6-1, 7-5. Albot batte Ymer in tre set, mentre il corato Gojo supera in tre set combattutissimi Holt: finisce 6-7(4), 6-7(5), 6-7(3).