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ATP Dallas: Fritz batte Giron al terzo. Wu continua la sua corsa: “Posso adattarmi a ogni superficie”
Il favorito numero 1 Fritz si aggiudica il derby americano contro Marcos Giron. “Su questi campi è praticamente impossibile rispondere” ammette Taylor. Il cinese Tibing Wu continua a stupire battendo Adrian Mannarino

Da Dallas, il nostro inviato
[1] T.Fritz b. [7] M.Giron 7-6(7) 3-6 6-3
Taylor Fritz sconfigge in tre set Marcos Giron nei quarti di finale dell’ATP 250 di Dallas vendicando la sconfitta dell’anno scorso. Il match inizia con il pubblico delle grandi occasioni, alcuni spettatori sono arrivati a pagare quasi duecento dollari per assistere a questa sessione serale in un venerdi’ sera, che a Dallas vede anche esibirsi all’American Airlines Arena per la prima volta dal 2016 Bruce Springsteen con la E Street Band.
Il primo set inizia con entrambi i giocatori molto solidi al servizio. Fritz spinge bene con la prima ma fatica a trovare il ritmo in risposta complice l’ottima capacita’ di Giron di variare la battuta per non dare punti di riferimento al suo avversario. Si arriva velocemente al tie break con solamente quattordici punti vinti dal giocatore in risposta nell’intero parziale. Nel tie break Fritz vola sul 3-0 ma Giron trova ritmo in risposta e impatta sul 3 pari. Fritz non sta giocando particolarmente bene da fondo campo, commette parecchi gratuiti e l’impressione che faccia fatica a sfondare il muro eretto da Marcos. Fritz si procura altri tre set point consecutivi, Giron si salva con il servizio e un errore di dritto di Fritz lo porta addirittura a set point. Nel momento decisivo Marcos si spegne: un rovescio lungolinea sul nastro e un errore con il dritto inside out portano Fritz nuovamente a set point. Questa volta Taylor chiude il primo set con un ace.
Nel secondo parziale Giron alza l’intensità e con la consueta capacità di contrattaccare non permette a Fritz di giocare vincenti. Nel secondo game Marcos piazza il break e con un’ottima prova al servizio chiude il secondo set 6-3. All’inizio del terzo set il punto più bello della partita, uno scambio molto duro, Fritz non chiude una comoda voleè di dritto e Giron gioca un ottimo pallonetto che atterra a pochi centimetri dalla riga. Taylor però è entrato in campo nel terzo set con un atteggiamento più offensivo. Rispetto ai primi due set è il primo ora a cambiare con il rovescio in lungolinea e nel secondo game piazza il break. Giron come detto fa dell’intensità la sua arma migliore. È difficile tenere un certo livello fisico ogni settimana e questo spiega il suo 2022 fatto di partite equilibrate contro Tsitsipas e Fritz rispettivamente ad Acapulco e Dallas e nette sconfitte come il triplo 6-1 subito da Dimitrov a Parigi o i soli tre game conquistati contro Medvedev nell’ultimo Australian Open.
Una volta ottenuto il break Fritz non si volta più indietro e con un ultimo turno di battuta perfetto chiude il match 6-3 al terzo. Espressione amareggiata per Giron che si ferma a firmare autografi e nei prossimi giorni preparerà il difficile debutto a Delray Beach contro Ben Shelton.
Taylor Fritz si presenta in conferenza stampa quindici minuti dopo la vittoria contro Giron. “E’ stato un match pieno di alti e bassi, non ho giocato il mio miglior tennis nei primi due set ma fortunatamente nel terzo ho alzato il livello”. Quando gli viene chiesto se era infastidito dai continui movimenti degli spettatori durante la partita Fritz ha un’opinione chiara: “Secondo me o permettiamo a gli spettatori di muoversi durante tutta la partita o nessuno si può spostare per l’intera durata del match”.
Lorenzoni(Ubitennis): Nel terzo set hai fatto la differenza con il rovescio lungolinea. E’ un colpo su cui hai lavorato particolarmente nelle ultime stagioni?
Non e’ un colpo su cui ho lavorato particolarmente ma e’ sicuramente uno dei colpi che preferisco giocare. All’inizio del match era difficile per me cambiare lungolinea perché i suoi colpi rimbalzavano molto bassi, non era il colpo più semplice da giocare all’inizio. Dopo aver perso il secondo set ho cercato di iniziare il terzo in maniera più aggressiva e ho cominciato a cambiare in lungolinea più spesso.
Lorenzoni(Ubitennis): Come ti trovi su questi campi? Pensi che esaltano il tuo stile di gioco?
Onestamente non penso che questi campi siano i migliori per il mio gioco. E’ vero che la superficie aiuta chi serve bene ma e’ davvero molto difficile rispondere perche’ la palla rimbalza molto bassa. Talvolta la palla sembra quasi schizzare e diventa difficile trovare il giusto ritmo sulla palla. Non penso che sia la superficie migliore per il mio gioco.
Y.Wu b. [8] A.Mannarino 6-3 6-4
Nel secondo match della sessione serale Yibing Wu, dopo la vittoria contro Shapovalov, si è tolto lo sfizio di sconfiggere in due set l’esperto Adrian Mannarino. Un match mai in discussione, Wu è stato solido al servizio e preciso con i due fondamentali. La sua palla è rapida ma allo stesso tempo carica, è forte nelle gambe e ha un’ottima predisposizione anche verso la rete. In semifinale affronterà Taylor Fritz in un match dal pronostico davvero incerto. Con la proiezione attuale del ranking Wu è già numero 83 del mondo ma qualora vincesse il titolo entrerebbe tra i top 60. Niente male per un giocatore che un’anno fa era 1800 del mondo. Gli infortuni, le ricadute, i futures, i Challenger con pochissimi spettatori, i dubbi che aleggiano dopo ogni sconfitta. Ha dovuto aspettare Wu per calcare i palcoscenici più importanti, si sente rilassato in campo e si vede.
Yibing Wu si presenta in conferenza stampa davvero soddisfatto, pronto a festeggiare la prima semifinale ATP della carriera. “Penso di aver giocato davvero bene oggi, mi sentivo rilassato e questo ha aiutato. Sto giocando meglio di partita in partita perché mi riesco ad abituare alle luci e alla rapidità della superficie”.
Lorenzoni(Ubitennis): Pensi che il tuo gioco si adatti meglio a una superficie come questa o alla terra battuta?
Dove sono cresciuto non c’erano campi in terra battuta o erba quindi sono abituato a giocare sul cemento. Dove generalmente mi alleno i campi sono estremamente veloci che mi portano a giocare aggressivo. Non ho nulla contro la terra battuta ma il cemento è la mia superficie preferita.
Lorenzoni(Ubitennis): In semifinale affronterai Fritz. Vi conoscete, avete avuto modo di allenarvi insieme?
Abbiamo giocato un’esibizione ali’inizio di questa stagione a Hong Kong. Lui stava giocando davvero bene, gran servizio, ottimo dritto, ho perso in due set. Giocare un’esibizione è diverso da una semifinale ATP quindi spero di essere bravo a capitalizzare le mie chances. Questo è ciò che ho sempre desiderato: giocare contro tennisti di questo livello in un palcoscenico come questo.
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Tsitsipas-Badosa: una nuova coppia nel circuito? Qualche indizio c’è
La giocatrice spagnola era sugli spalti a Parigi durante il match tra il greco e Ofner. E poi le foto profilo su Spotify e l’esultanza di Stef. Amore o marketing?

Da Margot Robbie a Paula Badosa? Dopo aver provato invano a invitare l’attrice a uno dei suoi match durante l’ultimo Australian Open, Stefanos Tsitsipas sembra essere andato oltre questa cotta. I rumors lo danno infatti impegnato, tra una pastiglia di melatonina e un’altra, con una collega: non più la connazionale Maria Sakkari, su cui si vociferava più o meno fino ad un anno fa, ma la spagnola Badosa, al momento alle prese con un infortunio alle vertebre che le ha impedito di essere al via del Roland Garros. Eppure, Paula a Parigi c’era e non solo per partecipare alla cena pre-torneo organizzata dalla PTPA di Djokovic: l’attuale numero 29 del mondo, che dovrebbe aver interrotto la relazione con il modello Juan Betancourt, è stata infatti avvistata sugli spalti del Suzanne Lenglen durante il match di quarto turno proprio di Tsitsipas contro Ofner. E questo è solo uno degli indizi che hanno scatenato le voci su una possibile storia d’amore tra i due.
Stefanos avrebbe infatti anche dedicato la vittoria sull’austriaco a Paula attraverso il suo gesto d’esultanza: indice alla tempia in segno di forza mentale. Come Wawrinka ha detto il greco, ma a dire il vero anche come Badosa che, soprattutto recentemente, ha celebrato così le sue vittorie. Coincidenze, potrebbe pensare qualcuno.
Di sicuro, però, non è una coincidenza che entrambi abbiano aggiornato le loro foto profilo su Spotify con due diversi selfie che li ritraggono insieme. E come se non bastasse, Stef e Paula hanno anche sfruttato la funzione ‘collaborazione’ della piattaforma per creare una playlist condivisa intitolata “Mood”. Qui, però, iniziano a palesarsi i primi dubbi sulla reale natura del rapporto: entrambi, infatti, hanno twittato per chiedere rispettivamente a Spotify Grecia e Spotify Spagna qualche “bonus” come ringraziamento per la pubblicità gratuita che i due hanno fatto alla piattaforma pubblicando questi selfie diventati rapidamente virali. Insomma, sembra che i due si stiano divertendo a far pensare che tra loro ci sia qualcosa di serio.
Non va poi dimenticato un altro dettaglio che potrebbe rinforzare la tesi secondo cui più che di amore si tratti di un’iniziativa di marketing. Tsitsipas e Badosa fanno parte del cast di Break Point, la serie di Netflix sulle vite in campo e fuori di alcuni giocatori del circuito, e se l’episodio con Paula come protagonista è stato già rilasciato, quello sul greco non ancora: questi rumors potrebbero quindi essere funzionali ad aumentare l’hype attorno alle prossime puntate e magari anche in vista della seconda stagione della serie.
Chissà, quindi, se davvero il tennis di vertice avrà una nuova coppia ATP-WTA in grado di “competere” con i GaElina – Monfils e Svitolina.
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Roland Garros: Djokovic diesel batte Khachanov alla distanza, è semifinale
Per la dodicesima volta in carriera, Novak Djokovic raggiunge almeno la semifinale a Parigi. Il russo vince il primo set ma cala d’intensità. Si attende Alcaraz-Tsitsipas

[3] N. Djokovic b. [11] K. Khachanov 4-6 7-6(0) 6-2 6-4

Novak Djokovic ha dovuto cedere un set prima di iniziare la sua partita e vincere, 4-6 7-6 6-2 6-4 contro Karen Khachanov, conquistando la semifinale del Roland Garros.
Kachanov conclude così uno dei periodi migliori della sua carriera. Anche oggi la partenza del russo è stata ottima, sicuro delle sue scelte e in netto comando con il dritto, accompagnato da un servizio nettamente superiore a quello di Djokovic che sembrava alla ricerche di iniziative ma senza trovarle. Troppo distante in risposta e fuori ritmo con il rovescio, il serbo che ha dovuto aspettare di concludere il secondo set per ritrovare la sicurezza nei colpi che ci ha abituati a vedere. L’equilibrio del secondo set infatti, poteva far pensare di arrivare anche fino al quinto set. Ma il russo ha iniziato a perdere la benzina (forse non ce n’era più abbastanza per un avversario come il serbo) proprio nel momento in cui Djokovic stava decidendo che avrebbe vinto la partita, come sempre, ad ogni costo. E con un tiebreak a senso unico, dove il serbo ha portato a casa tutti i punti, ha messo fine alla partita di Khachanov. Tanti applausi lo stesso per il russo che tornerà in top 10 (non succedeva dall’ottobre del 2019) dopo aver dimostrato che la stoffa per essere un giocatore da seconda settimana in uno Slam c’è e non si è trattato di un singolo episodio. Non possiamo dire che sia stata una partita eseguita alla perfezione quella di Djokovic, che però, può concedersi il lusso di non pensarci. Perché quel che conta davvero adesso è che Novak Djokovic giocherà la sua 45esima semifinale in un torneo del Grande Slam, nonché 12esima semifinale del Roland Garros dove aspetterà il vincente tra Alcaraz e Tsitsipas.
Primo set: un solido Khachanov si dimostra superiore al servizio e comanda il gioco su un falloso e poco fantasioso Djokovic
Già dai primi game entrambi si mostrano solidi al servizio: comandano gli scambi e lasciano poche chance all’avversario. Nel quinto game, però, ecco arrivare le prime difficoltà sul turno di battuta del serbo. Khachanov riesce a spingere molto con il dritto, costringendo Djokovic a giocare dietro la linea del campo. Grazie a questo, insieme anche a un doppio fallo di Nole, il russo conquista due palle break consecutive, che però il 22 volte campione Slam annulla con un dritto all’incrocio delle righe, venendo fuori da vincitore dopo uno scambio estenuante. Il numero 3 del mondo non sfrutta un’occasione per fare suo il game e, dopo altre due palle break annullate (di cui una non concretizzata da Khachanov che sbaglia uno smash sopra la rete), alla quinta occasione strappa il servizio all’avversario dopo uno sventaglio di dritto impressionante. Quest’ultimo conferma il break nel game successivo e si rende pericoloso anche nel settimo gioco, ma Djokovic è bravo a gestire la pressione e si porta sul 3-4. Il russo grazie al servizio allunga sul 5-3, e proprio nel nono gioco si guadagna 2 set point, che però Nole è bravo ad annullare grazie a un rovescio vincente e a un servizio sulla “t”. Nel game successivo non trema il braccio di Karen che, grazie a 3 errori del serbo e una buona prima di servizio, conquista il primo set per 6 giochi a 4.
Secondo set: equilibrio per tutto il set, ma il tie-break è un assolo di Djokovic
L’inizio del secondo parziale si mostra molto simile al primo: entrambi tengono il servizio piuttosto agevolmente, anche se Djokovic fatica a essere incisivo. Nel quarto gioco il russo è costretto ai vantaggi dopo un game in cui ha giocato poche prime; riesce comunque a riagganciare il serbo sul 2-2, giocando una smorzata che lascia fermo il numero 3 al mondo. Nel quinto gioco è Nole a dover faticare, ma con un vincente di dritto e un errore in risposta di Khachanov si porta avanti 3-2. I 4 giochi successivi vengono tenuti bene dai giocatori al servizio, che incrementano la percentuale di prime in campo e difficilmente fanno partire lo scambio. Nel decimo game il 27enne di Mosca, con freddezza, si porta a casa il gioco ai vantaggi senza aver bisogno di annullare set point. Djokovic vola facile sul 6-5, e di nuovo il numero 11 al mondo ha bisogno dei vantaggi per riuscire ad agganciare il serbo. È tie-break quindi sul Philippe-Chatrier. Nole parte fortissimo: strappa due servizi all’avversario con una palla corta sublime e un dritto vincente, tiene i suoi due turni di servizio e di nuovo guadagna un mini-break con un rovescio lungolinea. Sul 6-0 chiude in bellezza il set con palla corta e volee, lasciando a bocca asciutta il russo.
Terzo set: Khachanov diminuisce l’intensità, Djokovic gioca di esperienza
Carico del set appena conquistato, Djokovic parte subito forte nel terzo parziale. Costringe Khachanov ai vantaggi e, dopo due palle break (le prime conquistate dal serbo) annullate bene dal numero 11 al mondo, alla terza occasione strappa il servizio all’avversario grazie a una palla corta aiutata dal nastro. Il 36enne di Belgrado conferma con sicurezza il break, e nel terzo gioco impensierisce Khachanov costringendolo ai vantaggi. Il russo, però, grazie a un dritto in corsa lungolinea spaventoso e un nastro fortunato rimane ancora in corsa: 2-1 per Djokovic. Il 3-1 arriva in poco più di 2 minuti, e il quinto gioco racconta la stessa storia: Khachanov lo tiene a 0 con ben 2 ace consecutivi. Sul 4-2 il russo appare decisamente sottotono e Djokovic ne approfitta. Il numero 11 al mondo gioca ormai 2 metri dietro la linea del campo, e il serbo non si fa scappare l’occasione: guadagna 2 palle break consecutive e, alla prima, concretizza il break. Il game successivo è una pura formalità per il serbo, che con esperienza si porta a casa il secondo parziale per 6 giochi a 2.
Quarto set: Khachanov prova a tirare fuori le ultime cartucce ma ormai Djokovic è entrato in modalità vittoria
Già nel primo gioco Khachanov si trova in difficoltà: rimonta da 0-30 sul suo servizio e, grazie a due dritti fulminanti, parte in vantaggio nel quarto set. Djokovic, dopo aver tenuto facilmente il servizio, nel terzo game mette pressione in risposta e riesce a breakkare l’avversario. Il russo cerca la reazione e si carica spingendo bene con il dritto. Il serbo arriva ancora tardi di rovescio e commette un brutto errore che gli costa una palla break a favore del russo che non ne aveva più viste dai tempi del primo set. Djokovic cancella questo brutto momento tenendo e dominando perfettamente lo scambio con l’angolo stretto di dritto. Due doppi falli non consecutivi incatenano Djokovic ai vantaggi di questo quarto game, Khachanov non sfrutta questi momenti preziosi. Il serbo sbaglia ancora, questa volta una volée facile sotto rete, ma alla fine chiude il quarto game dopo aver cancellato due palle del contro-break e allunga la distanza 3 giochi a 1. Il russo dimostra di essere ancora dentro questa partita con tutto sé stesso. Lascia per strada un solo 15 per colpa di un doppio fallo ma chiude in maniera impeccabile un ottimo game: 3-2 Djokovic. Sui turni di servizio del serbo però, Khachanov non legge più le traiettorie, le sue risposte sono troppo deboli. Lo sconforto del sesto game che vede Djokovic avanti 4-2, fa iniziare male il russo che va subito sotto 0-30 sul suo turno di servizio. Un altro errore di dritto di Kachanov concede due palle break al serbo che potrebbe vedersi già negli spogliatoi. Ma il russo tira fuori il braccio di ferro e cancella tutto grazie al servizio perfetto che gli spiana la strada verso l’ultima speranza: 4-3. La tenacia precedente di Khachanov viene subito ripagata dal passaggio a vuoto di Djokovic (forse si era già visto sotto la doccia) e con un doppio fallo rimette il russo in parità: 4 giochi pari. Ma l’amnesia del serbo dura poco; nel giro di un minuto Djokovic recupera il vantaggio lasciando il russo a 0 sul suo turno di servizio e si prepara a servire per il match avanti 5-4. Kachanov non ci crede più e lo sprint finale del serbo lo lascia ancora a 0. Djokovic vince 6-4 ed è in semifinale al Roland Garros per la 12esima volta.
Con la collaborazione di Andrea Binotto
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Roland Garros: Sascha Zverev dal crac ai quarti. L’anno travagliato (con lieto fine) dell’ex predestinato
Battendo Dimitrov il ventiseienne tedesco si è assicurato un posto nei quarti dello Slam parigino contro Etcheverry. Dal tremendo infortunio alla caviglia sono passati poco più di dodici mesi

Conciso. Focalizzato, direbbero adesso quelli molto addentro a un certo tipo di questioni. Sascha Zverev concede poco ai giornalisti stranieri nella conferenza stampa seguita al successo negli ottavi del Roland Garros contro Grigor Dimitrov. Quasi nulla, in realtà; tre risposte secche, un osso scarnificato che sa di fretta, perché di altro tempo da perdere ce n’è poco, in fondo all’annus horribilis durante il quale la sua mente dev’essere stata attraversata dai propositi più funesti. “Perché ti sei messo a provare il servizio alla fine del match?“, gli chiedono. “Perché sul 3-0 nel terzo mi sono deconcentrato, ho perso consistenza, mi sono inconsciamente convinto di aver già vinto e il servizio è andato un po’ a spasso. Volevo ritrovarlo, recuperare la confidenza con il movimento prima di andarmene a letto“. Una risposta apparentemente di circostanza e che invece dice tutto: il giovane, o forse ex giovane Sascha non può permettersi di buttare altre chance nel vortice della distrazione o, peggio, dell’autocompiacimento.
Oggi sono un anno e tre giorni da quel nefasto tardo pomeriggio di venerdì tre giugno 2022, campo Philippe Chatrier, tetto chiuso; fuori, diluvia. Dentro, sauna non richiesta. Zverev affronta Rafa Nadal, il presidentissimo della Repubblica della terra battuta, il notabile più in vista del Fauburg Saint-Germain declinato al rosso. Ma parte deciso; deciso a non sperperare l’inaspettato vantaggio delle condizioni indoor e, soprattutto, a non farsi irretire dalla trama delle leggendarie chele avversarie. Sascha prende e tira, mette i piedi in campo, accelera con il rovescio e insomma, anche se si stenta a crederlo, Rafacito annaspa, rema, si contraria. Come sempre, da sempre, avviene quando qualcuno abbia l’ardire di prevaricarlo, e specie a casa propria, Nadal mette in campo l’estrema difesa, rappresentata non tanto da uno dei suoi leggendari colpi, ma dalla trasposizione sul rettangolo dell’immagine di sé stesso che il ragazzo dall’altra parte della rete si è costruito nella mente guardandolo giocare per anni davanti alla tv. Senza apparenti spiegazioni plausibili, in coda a un set dominato sul piano del gioco, Zverev si trova inspiegabilmente a fronteggiare tre set point, ma li annulla con altrettanti vincenti. L’inerzia è forse ancora dalla sua parte, ma, come ha scritto il nostro Vanni Gibertini nella cronaca originale dell’evento, “il tie break della prima frazione è di quelli destinati a farsi ricordare a lungo“. Sascha scappa a martellate sul 6-2, ma contro Rafa un conto è avvantaggiarsi, un altro convertire. Come finì lo sapete tutti.
Eppure, presa una legnata che avrebbe abbattuto un bisonte, in fondo a 91 minuti di un set dominato eppure concluso con un pugno di mosche in mano, il ragazzo di Amburgo si rialza, va avanti 5-3 nel secondo, mentre Rafa litiga con il servizio, ma si fa di nuovo recuperare: 6-5 per lui, 40-30 per la leggenda, che lo attacca sul dritto, a un passo da un nuovo tie-break, e sono già passate tre ore, c’è odore di record di durata. Zverev corre sulla propria destra, prova a tirare un passante complicatissimo, mette male il piede. Urla, disperazione, sanitari in campo, Nadal che lo fissa in piedi, da un metro, con un’espressione sinceramente terrorizzata disegnata in volto. Torneo finito, la carriera chissà. Fino a un istante prima che la sciagura si materializzasse, Zverev era ancora in lizza per diventare il nuovo numero uno del mondo, risultato che i più avevano predetto sin da quando, ragazzino, egli aveva dominato l’importante Challenger di Heilbronn massacrando vecchie lenze del settore come Zeballos, Struff e Guido Pella. Pochi giorni dopo il crack arriverà la conferma: intervento chirurgico in Germania, “riuscito perfettamente”, ma i tre legamenti laterali della caviglia destra sono strappati.
“Non so quando ritornerò“, il prevedibile commento a caldo, e nessuno, del resto, vista la situazione, si aspettava vaticini di sorta. Un tentativo per lo US Open, ma le complicazioni, dietro a un infortunio tanto serio, sono dietro l’angolo: “Immaginavo di essere pronto per New York – ha in seguito dichiarato Sascha – ma si è presentato un edema osseo, altri tre mesi di stop. Ho pensato di non poter tornare più quello di prima. Forse ho accelerato troppo per volontà di rientrare presto, e allora mi sono detto di staccare, ho fatto le valigie e sono andato in vacanza“. Meglio tornare al lavoro con calma, approcciando pratiche più soft. L’attrezzo del mestiere rimesso in borsa per l’esibizione araba alla Diriyah Tennis Cup e una pesante sconfitta contro Medvedev, poi la vittoria dell’auspicabile rinascita, nella World Tennis League di Dubai contro Novak Djokovic. Un brodino, sì, ma quando si è digiunato a lungo non c’è nulla di più rincuorante.
Gli alti e bassi erano in preventivo, anche se retrocedere di un passettino quando con enormi fatiche se n’era appena fatto uno avanti è complicato da accettare. Inizio d’anno e United Cup, pesante rovescio al cospetto di Jiri Lehecka: “Il mio tennis è molto lontano da dove vorrei che fosse“, dichiara Sascha, il cui orizzonte è di nuovo incupito da nuvole cariche di cattivi pensieri. “Per l’Australian Open non ho nessuna aspettativa“. E in effetti l’inverno si complica: sconfitte al secondo turno a Melbourne contro Michael Mmoh e a Rotterdam contro Tallon Griekspoor; un paio di buone prestazioni, con la semifinale colta a Dubai e un terzo turno a Indian Wells ceduto in volata a Daniil Medvedev, che si rivelerà il crash test primaverile utile a provare i miglioramenti sulla strada del ritorno ai vertici. Un buco clamoroso a Miami, umiliato da Taro Daniel e il cauto approccio alla stagione sul mattone tritato. In mezzo, l’assoluzione per insufficienza di prove dalle accuse di violenza domestica rivoltegli dall’ex fidanzata Olya Sharypova.
Eccezion fatta per il tonfo al primo turno del torneo casalingo di Monaco di Baviera – “fatico a reggere la pressione quando gioco in Germania“, dirà – la stagione sulla terra rossa restituisce piano piano al pubblico una versione credibile di Zverev. La sconfitta a Montecarlo condita da abbondante contorno di polemiche al tie-break del terzo set contro Daniil Medvedev è la prestazione più convincente degli ultimi mesi, e se Carlitos Alcaraz, che gli lascia appena tre game in quarto turno a Madrid insieme a ulteriori dubbi sulla permanenza in vita del suo dritto, è al momento una spanna sopra le possibilità di pressocché chiunque, e un altro ko a Roma contro il futuro campione Daniil Medvedev l’avrebbe volentieri evitato, la sensazione è che Sascha, il ragazzo rientrato in campo sulla sedia a rotelle per salutare Nadal e il pubblico lo scorso, maledetto tre di giugno, sia di nuovo un giocatore di tennis. L’uscita dalla top 20 ATP dopo sei anni di continuativa permanenza è solo il risultato di un calcolo del computer.
Domani affronterà il sorprendente argentino Etcheverry per un posto nella semifinale del Roland Garros. Ad attenderlo ci sarebbe uno dei due vichingi da clay, Casper Ruud oppure Holger Rune. Il risultato, già adesso, a poco più di un anno dal rovinoso infortunio, pare eccezionale. “Ti chiamano leone – la bizzarra domanda di un giornalista nella conferenza di ieri – ti sei mai chiesto perché?“. “Non saprei – la risposta -, forse perché i leoni dormono diciotto ore al giorno e per le restanti sei mangiano o fanno sesso? Mi sta anche bene!“. Probabilmente non sono le uniche caratteristiche che accomunano Sascha nostro al Re della foresta.