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ATP Marsiglia: Hurkacz vince il sesto titolo della carriera, rimandata ancora la prima gioia di Bonzi
Solita grande prestazione al servizio per Hubert Hurkacz, autore di 19 ace. Per lui si tratta del quarto trionfo in un ATP 250, il secondo sul cemento indoor dopo Metz 2021. Per Benjamin Bonzi, un’altra finale persa dopo quella di Pune

[1] H. Hurkacz b. B. Bonzi 6-3 7-6 (4)
Hubert Hurkcaz vince il sesto torneo della carriera nel circuito maggiore, rispettando dunque i favori dei pronostici rilasciati alla vigilia dell’Open 13 Provence e che lo davano ancor più comd probabile vincitore finale dopo il forfait di quello che sarebbe dovuto essere il suo rivale più accreditato: Jannik Sinner.
La testa di serie numero uno dell’ATP 250 di Marsiglia, giunto alla 31esima edizione, ha trionfato battendo il n. 60 ATP Bnejamin Bonzi con lo score di 6-3 7-6(4) al termine di poco più di un’ora e mezzo di gioco. Il 26enne di Nimes deve così rimandare ancora una volta l’appuntamento con la prima gioia ATP, dopo la sconfitta subita ad inizio anno a Pune in India da Tallon Griekspoor. Per il polacco, invece, è la quarta affermazione in un evento 250: nel 2019 ha trionfato a Wiston-Salem superando in finale Paire, nel 2021 a Delray Beach contro Korda e sul cemento indoor – stessa superficie di Marsiglia – di Metz avendo la meglio su Carreno Busta.
L’ultimo titolo in ordine di tempo, invece, il semifinalista all’edizione di Wimbledon di due anni fa lo aveva conquistato sull’erba di Halle lo scorso anno contro l’allora n. 1 del ranking Daniil Medvedev, mentre il trofeo più prestigioso rimane il ‘1000’ di Miami 2021 alzato al cielo della Florida a discapito di Sinner.
L’incontro non è stato memorabile, ma nel primo parziale è stato ravvivato dalla banda locale, incessante nel proprio operato. Il secondo set, al contrario, ha avuto una crescita del livello generale, tuttavia il francese nulla ha potuto sui tre set point avuti nel dodicesimo gioco: invalicabile anche quest’oggi in battuta Hubi, autore di 19 ace dopo averne messi a referto già 22 in semifinale contro Bublik.
Un solo precedente prima dello scontro marsigliese, seppur piuttosto datato: sempre in Francia nel Challenger di Brest del 2018, vittoria di Hurkacz per 6-2 7-6.
IL MATCH – I servizi partono subito viaggiando a pieno regime, non dando il minimo spiraglio alle risposte per rendersi pericolose. Nella finale di quella che è la 31esima edizione del torneo, si affrontano due giocatori per certi versi simili e per altri aspetti invece estremamente diversi. Da un lato la testa di serie numero uno del tabellone, Hubert Hurkacz, che è in grado di riassumere nel suo tennis il giusto mix tra solidità e manualità estetica. Dall’altra parte, il beniamino di casa Benjamin Bonzi: tennista che propone un ottimo equilibrio tra il proprio dritto e il proprio rovescio, senza tuttavia eccellere particolarmente con uno dei due fondamentali.
La grande differenza tra i due protagonisti è però da riscontrare sul servizio. Nonostante infatti il n. 60 ATP possa contare anche in questo caso su un’arma assolutamente efficacie, essa non è minimamente paragonabile al fondamentale d’inizio gioco di cui può disporre il 26enne polacco.
Il primo scossone della partita si ha nel quarto game, nel quale all’improvviso Benjamin smarrisce totalmente il dritto che in men che non si dica si trasforma in una macchina spara gratuiti. Inoltre il gioco è stato aperto da un sublime passante bimane del n. 11 al mondo complice anche un attacco della rete troppo pretenzioso del transalpino. Sul 30-40, alla seconda palla break conquistata – le prime dell’intero match -, Hurkacz aumenta la pressione in ribattuta e si prende il break che rompe gli indugi.
Non sembra poter avere le forze nell’immediato il n. 4 di Francia, per uscire dal tunnel di negatività in cui è sprofondato a causa degli errori marchiani commessi dal lato destro, anche per merito di uno scatenato Hubi che è letteralmente inarrestabile al servizio scagliando ace e prime vincenti a non finire. Difatti il semifinalista di Wimbledon 2021 non ha alcun tentennamento nel confermare l’allungo e salire 4-1, con turno tenuto addirittura a zero.
Tuttavia, quando meno era preventivabile, sul 4-3 e dopo che aveva concesso appena due punti in tre game di servizio, il nativo di Wroclaw subisce un passaggio a vuoto dove ad una prima che non lo sostiene a dovere si unisce anche un dritto ballerino in versione Bonzi. Non riesce neppure a reggere in contenimento con lo slice e così l’equilibrio è ripristinato. Ma invece di sfruttare il regalo avversario e rimettersi definitivamente in scia, l’ex n. 44 delle classifiche cede per la seconda volta la battuta con tanto di doppio fallo sanguinoso ed un dritto che non sa come ritrovarsi.
Questa volta nessuna distrazione per il campione del Masters 1000 di Miami 2021, che ritorna implacabile con quello che nel tennis è l’unico vero colpo che dipende esclusivamente da se stessi e non dall’avversario: 6-3 in 32 minuti.
Un primo set a dir poco dimenticabile, costellato più da errori che da giocate di qualità. Visto che anche il vincitore del set è sceso di livello nella seconda parte della frazione, pur comunque avendo messo a referto 5 aces e avendo trasformato il 92% delle prime in campo. La vera nota positiva del match finora è stata la scatenata banda marsigliese, in grado di rigenerare un incontro non troppo entusiasmante: tra gli spartiti fatti risuonare a Bouches De Rhone anche un italico “Bella Ciao”.
Il secondo set va ancora più spedito, nonostante sia sempre il francese il giocatore a rischiare qualcosa in più al servizio: due game vinti a 30 nella prima metà del parziale, al contrario se ne intasca un paio a 0 il polacco per giungere sul 3-3. In questa ripresa dei giochi, Benjamin intensifica le proprie scorribande in avanti conscio di dover togliere tempo e spazio all’avversario. Un modus operandi assimilabile a quello che propose nel secondo set della sfida contro Jannik Sinner al primo turno di Rotterdam, e che nella circostanza orange si rivelò scelta strategica azzeccata almeno per un parziale.
Nel settimo game, Hurkacz ha due opportunità – frutto dei soliti errori di diritto dell’avversario – per chiudere definitivamente ogni discorso. Ma Bonzi aiutandosi con la prima sventa il pericolo ai vantaggi, dopo 14 punti giocati, e si mantiene in scia. E il polacco qualche minuto dopo rischia seriamente di dover rimpiangere questa doppia chance non concretizzata, per due volte infatti si ritrova sotto 15-30 e 0-30 sul 3-4 e sul 4-5 mostrando chiari segni di tensione. Tuttavia sull’orlo del baratro, il servizio ritorna prepotente: nel decimo gioco, dallo 0-30 tre ace per togliersi da qualsiasi impiccio.
Soffre tremendamente anche nel dodicesimo game Hubert, che però da sinistra è inappuntabile cancellando tre set point al termine di un altro game fiume da 14 punti. Bonzi certamente ora ha innalzato parecchio il suo livello. Ma al tie-break, pronti via, calcola male il ribalzo a rete e concede un immediato mini-break al rivale. Il resto del gioco decisivo segue pedissequamente le battute, perciò nessun altro ribaltone: il favorito numero uno alla viglia del torneo ha confermato le attese portandosi a casa il titolo.
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Roland Garros: Djokovic diesel batte Khachanov alla distanza, è semifinale
Per la dodicesima volta in carriera, Novak Djokovic raggiunge almeno la semifinale a Parigi. Il russo vince il primo set ma cala d’intensità. Si attende Alcaraz-Tsitsipas

[3] N. Djokovic b. [11] K. Khachanov 4-6 7-6(0) 6-2 6-4

Novak Djokovic ha dovuto cedere un set prima di iniziare la sua partita e vincere, 4-6 7-6 6-2 6-4 contro Karen Khachanov, conquistando la semifinale del Roland Garros.
Kachanov conclude così uno dei periodi migliori della sua carriera. Anche oggi la partenza del russo è stata ottima, sicuro delle sue scelte e in netto comando con il dritto, accompagnato da un servizio nettamente superiore a quello di Djokovic che sembrava alla ricerche di iniziative ma senza trovarle. Troppo distante in risposta e fuori ritmo con il rovescio, il serbo che ha dovuto aspettare di concludere il secondo set per ritrovare la sicurezza nei colpi che ci ha abituati a vedere. L’equilibrio del secondo set infatti, poteva far pensare di arrivare anche fino al quinto set. Ma il russo ha iniziato a perdere la benzina (forse non ce n’era più abbastanza per un avversario come il serbo) proprio nel momento in cui Djokovic stava decidendo che avrebbe vinto la partita, come sempre, ad ogni costo. E con un tiebreak a senso unico, dove il serbo ha portato a casa tutti i punti, ha messo fine alla partita di Khachanov. Tanti applausi lo stesso per il russo che tornerà in top 10 (non succedeva dall’ottobre del 2019) dopo aver dimostrato che la stoffa per essere un giocatore da seconda settimana in uno Slam c’è e non si è trattato di un singolo episodio. Non possiamo dire che sia stata una partita eseguita alla perfezione quella di Djokovic, che però, può concedersi il lusso di non pensarci. Perché quel che conta davvero adesso è che Novak Djokovic giocherà la sua 45esima semifinale in un torneo del Grande Slam, nonché 12esima semifinale del Roland Garros dove aspetterà il vincente tra Alcaraz e Tsitsipas.
Primo set: un solido Khachanov si dimostra superiore al servizio e comanda il gioco su un falloso e poco fantasioso Djokovic
Già dai primi game entrambi si mostrano solidi al servizio: comandano gli scambi e lasciano poche chance all’avversario. Nel quinto game, però, ecco arrivare le prime difficoltà sul turno di battuta del serbo. Khachanov riesce a spingere molto con il dritto, costringendo Djokovic a giocare dietro la linea del campo. Grazie a questo, insieme anche a un doppio fallo di Nole, il russo conquista due palle break consecutive, che però il 22 volte campione Slam annulla con un dritto all’incrocio delle righe, venendo fuori da vincitore dopo uno scambio estenuante. Il numero 3 del mondo non sfrutta un’occasione per fare suo il game e, dopo altre due palle break annullate (di cui una non concretizzata da Khachanov che sbaglia uno smash sopra la rete), alla quinta occasione strappa il servizio all’avversario dopo uno sventaglio di dritto impressionante. Quest’ultimo conferma il break nel game successivo e si rende pericoloso anche nel settimo gioco, ma Djokovic è bravo a gestire la pressione e si porta sul 3-4. Il russo grazie al servizio allunga sul 5-3, e proprio nel nono gioco si guadagna 2 set point, che però Nole è bravo ad annullare grazie a un rovescio vincente e a un servizio sulla “t”. Nel game successivo non trema il braccio di Karen che, grazie a 3 errori del serbo e una buona prima di servizio, conquista il primo set per 6 giochi a 4.
Secondo set: equilibrio per tutto il set, ma il tie-break è un assolo di Djokovic
L’inizio del secondo parziale si mostra molto simile al primo: entrambi tengono il servizio piuttosto agevolmente, anche se Djokovic fatica a essere incisivo. Nel quarto gioco il russo è costretto ai vantaggi dopo un game in cui ha giocato poche prime; riesce comunque a riagganciare il serbo sul 2-2, giocando una smorzata che lascia fermo il numero 3 al mondo. Nel quinto gioco è Nole a dover faticare, ma con un vincente di dritto e un errore in risposta di Khachanov si porta avanti 3-2. I 4 giochi successivi vengono tenuti bene dai giocatori al servizio, che incrementano la percentuale di prime in campo e difficilmente fanno partire lo scambio. Nel decimo game il 27enne di Mosca, con freddezza, si porta a casa il gioco ai vantaggi senza aver bisogno di annullare set point. Djokovic vola facile sul 6-5, e di nuovo il numero 11 al mondo ha bisogno dei vantaggi per riuscire ad agganciare il serbo. È tie-break quindi sul Philippe-Chatrier. Nole parte fortissimo: strappa due servizi all’avversario con una palla corta sublime e un dritto vincente, tiene i suoi due turni di servizio e di nuovo guadagna un mini-break con un rovescio lungolinea. Sul 6-0 chiude in bellezza il set con palla corta e volee, lasciando a bocca asciutta il russo.
Terzo set: Khachanov diminuisce l’intensità, Djokovic gioca di esperienza
Carico del set appena conquistato, Djokovic parte subito forte nel terzo parziale. Costringe Khachanov ai vantaggi e, dopo due palle break (le prime conquistate dal serbo) annullate bene dal numero 11 al mondo, alla terza occasione strappa il servizio all’avversario grazie a una palla corta aiutata dal nastro. Il 36enne di Belgrado conferma con sicurezza il break, e nel terzo gioco impensierisce Khachanov costringendolo ai vantaggi. Il russo, però, grazie a un dritto in corsa lungolinea spaventoso e un nastro fortunato rimane ancora in corsa: 2-1 per Djokovic. Il 3-1 arriva in poco più di 2 minuti, e il quinto gioco racconta la stessa storia: Khachanov lo tiene a 0 con ben 2 ace consecutivi. Sul 4-2 il russo appare decisamente sottotono e Djokovic ne approfitta. Il numero 11 al mondo gioca ormai 2 metri dietro la linea del campo, e il serbo non si fa scappare l’occasione: guadagna 2 palle break consecutive e, alla prima, concretizza il break. Il game successivo è una pura formalità per il serbo, che con esperienza si porta a casa il secondo parziale per 6 giochi a 2.
Quarto set: Khachanov prova a tirare fuori le ultime cartucce ma ormai Djokovic è entrato in modalità vittoria
Già nel primo gioco Khachanov si trova in difficoltà: rimonta da 0-30 sul suo servizio e, grazie a due dritti fulminanti, parte in vantaggio nel quarto set. Djokovic, dopo aver tenuto facilmente il servizio, nel terzo game mette pressione in risposta e riesce a breakkare l’avversario. Il russo cerca la reazione e si carica spingendo bene con il dritto. Il serbo arriva ancora tardi di rovescio e commette un brutto errore che gli costa una palla break a favore del russo che non ne aveva più viste dai tempi del primo set. Djokovic cancella questo brutto momento tenendo e dominando perfettamente lo scambio con l’angolo stretto di dritto. Due doppi falli non consecutivi incatenano Djokovic ai vantaggi di questo quarto game, Khachanov non sfrutta questi momenti preziosi. Il serbo sbaglia ancora, questa volta una volée facile sotto rete, ma alla fine chiude il quarto game dopo aver cancellato due palle del contro-break e allunga la distanza 3 giochi a 1. Il russo dimostra di essere ancora dentro questa partita con tutto sé stesso. Lascia per strada un solo 15 per colpa di un doppio fallo ma chiude in maniera impeccabile un ottimo game: 3-2 Djokovic. Sui turni di servizio del serbo però, Khachanov non legge più le traiettorie, le sue risposte sono troppo deboli. Lo sconforto del sesto game che vede Djokovic avanti 4-2, fa iniziare male il russo che va subito sotto 0-30 sul suo turno di servizio. Un altro errore di dritto di Kachanov concede due palle break al serbo che potrebbe vedersi già negli spogliatoi. Ma il russo tira fuori il braccio di ferro e cancella tutto grazie al servizio perfetto che gli spiana la strada verso l’ultima speranza: 4-3. La tenacia precedente di Khachanov viene subito ripagata dal passaggio a vuoto di Djokovic (forse si era già visto sotto la doccia) e con un doppio fallo rimette il russo in parità: 4 giochi pari. Ma l’amnesia del serbo dura poco; nel giro di un minuto Djokovic recupera il vantaggio lasciando il russo a 0 sul suo turno di servizio e si prepara a servire per il match avanti 5-4. Kachanov non ci crede più e lo sprint finale del serbo lo lascia ancora a 0. Djokovic vince 6-4 ed è in semifinale al Roland Garros per la 12esima volta.
Con la collaborazione di Andrea Binotto
ATP
Roland Garros: Sascha Zverev dal crac ai quarti. L’anno travagliato (con lieto fine) dell’ex predestinato
Battendo Dimitrov il ventiseienne tedesco si è assicurato un posto nei quarti dello Slam parigino contro Etcheverry. Dal tremendo infortunio alla caviglia sono passati poco più di dodici mesi

Conciso. Focalizzato, direbbero adesso quelli molto addentro a un certo tipo di questioni. Sascha Zverev concede poco ai giornalisti stranieri nella conferenza stampa seguita al successo negli ottavi del Roland Garros contro Grigor Dimitrov. Quasi nulla, in realtà; tre risposte secche, un osso scarnificato che sa di fretta, perché di altro tempo da perdere ce n’è poco, in fondo all’annus horribilis durante il quale la sua mente dev’essere stata attraversata dai propositi più funesti. “Perché ti sei messo a provare il servizio alla fine del match?“, gli chiedono. “Perché sul 3-0 nel terzo mi sono deconcentrato, ho perso consistenza, mi sono inconsciamente convinto di aver già vinto e il servizio è andato un po’ a spasso. Volevo ritrovarlo, recuperare la confidenza con il movimento prima di andarmene a letto“. Una risposta apparentemente di circostanza e che invece dice tutto: il giovane, o forse ex giovane Sascha non può permettersi di buttare altre chance nel vortice della distrazione o, peggio, dell’autocompiacimento.
Oggi sono un anno e tre giorni da quel nefasto tardo pomeriggio di venerdì tre giugno 2022, campo Philippe Chatrier, tetto chiuso; fuori, diluvia. Dentro, sauna non richiesta. Zverev affronta Rafa Nadal, il presidentissimo della Repubblica della terra battuta, il notabile più in vista del Fauburg Saint-Germain declinato al rosso. Ma parte deciso; deciso a non sperperare l’inaspettato vantaggio delle condizioni indoor e, soprattutto, a non farsi irretire dalla trama delle leggendarie chele avversarie. Sascha prende e tira, mette i piedi in campo, accelera con il rovescio e insomma, anche se si stenta a crederlo, Rafacito annaspa, rema, si contraria. Come sempre, da sempre, avviene quando qualcuno abbia l’ardire di prevaricarlo, e specie a casa propria, Nadal mette in campo l’estrema difesa, rappresentata non tanto da uno dei suoi leggendari colpi, ma dalla trasposizione sul rettangolo dell’immagine di sé stesso che il ragazzo dall’altra parte della rete si è costruito nella mente guardandolo giocare per anni davanti alla tv. Senza apparenti spiegazioni plausibili, in coda a un set dominato sul piano del gioco, Zverev si trova inspiegabilmente a fronteggiare tre set point, ma li annulla con altrettanti vincenti. L’inerzia è forse ancora dalla sua parte, ma, come ha scritto il nostro Vanni Gibertini nella cronaca originale dell’evento, “il tie break della prima frazione è di quelli destinati a farsi ricordare a lungo“. Sascha scappa a martellate sul 6-2, ma contro Rafa un conto è avvantaggiarsi, un altro convertire. Come finì lo sapete tutti.
Eppure, presa una legnata che avrebbe abbattuto un bisonte, in fondo a 91 minuti di un set dominato eppure concluso con un pugno di mosche in mano, il ragazzo di Amburgo si rialza, va avanti 5-3 nel secondo, mentre Rafa litiga con il servizio, ma si fa di nuovo recuperare: 6-5 per lui, 40-30 per la leggenda, che lo attacca sul dritto, a un passo da un nuovo tie-break, e sono già passate tre ore, c’è odore di record di durata. Zverev corre sulla propria destra, prova a tirare un passante complicatissimo, mette male il piede. Urla, disperazione, sanitari in campo, Nadal che lo fissa in piedi, da un metro, con un’espressione sinceramente terrorizzata disegnata in volto. Torneo finito, la carriera chissà. Fino a un istante prima che la sciagura si materializzasse, Zverev era ancora in lizza per diventare il nuovo numero uno del mondo, risultato che i più avevano predetto sin da quando, ragazzino, egli aveva dominato l’importante Challenger di Heilbronn massacrando vecchie lenze del settore come Zeballos, Struff e Guido Pella. Pochi giorni dopo il crack arriverà la conferma: intervento chirurgico in Germania, “riuscito perfettamente”, ma i tre legamenti laterali della caviglia destra sono strappati.
“Non so quando ritornerò“, il prevedibile commento a caldo, e nessuno, del resto, vista la situazione, si aspettava vaticini di sorta. Un tentativo per lo US Open, ma le complicazioni, dietro a un infortunio tanto serio, sono dietro l’angolo: “Immaginavo di essere pronto per New York – ha in seguito dichiarato Sascha – ma si è presentato un edema osseo, altri tre mesi di stop. Ho pensato di non poter tornare più quello di prima. Forse ho accelerato troppo per volontà di rientrare presto, e allora mi sono detto di staccare, ho fatto le valigie e sono andato in vacanza“. Meglio tornare al lavoro con calma, approcciando pratiche più soft. L’attrezzo del mestiere rimesso in borsa per l’esibizione araba alla Diriyah Tennis Cup e una pesante sconfitta contro Medvedev, poi la vittoria dell’auspicabile rinascita, nella World Tennis League di Dubai contro Novak Djokovic. Un brodino, sì, ma quando si è digiunato a lungo non c’è nulla di più rincuorante.
Gli alti e bassi erano in preventivo, anche se retrocedere di un passettino quando con enormi fatiche se n’era appena fatto uno avanti è complicato da accettare. Inizio d’anno e United Cup, pesante rovescio al cospetto di Jiri Lehecka: “Il mio tennis è molto lontano da dove vorrei che fosse“, dichiara Sascha, il cui orizzonte è di nuovo incupito da nuvole cariche di cattivi pensieri. “Per l’Australian Open non ho nessuna aspettativa“. E in effetti l’inverno si complica: sconfitte al secondo turno a Melbourne contro Michael Mmoh e a Rotterdam contro Tallon Griekspoor; un paio di buone prestazioni, con la semifinale colta a Dubai e un terzo turno a Indian Wells ceduto in volata a Daniil Medvedev, che si rivelerà il crash test primaverile utile a provare i miglioramenti sulla strada del ritorno ai vertici. Un buco clamoroso a Miami, umiliato da Taro Daniel e il cauto approccio alla stagione sul mattone tritato. In mezzo, l’assoluzione per insufficienza di prove dalle accuse di violenza domestica rivoltegli dall’ex fidanzata Olya Sharypova.
Eccezion fatta per il tonfo al primo turno del torneo casalingo di Monaco di Baviera – “fatico a reggere la pressione quando gioco in Germania“, dirà – la stagione sulla terra rossa restituisce piano piano al pubblico una versione credibile di Zverev. La sconfitta a Montecarlo condita da abbondante contorno di polemiche al tie-break del terzo set contro Daniil Medvedev è la prestazione più convincente degli ultimi mesi, e se Carlitos Alcaraz, che gli lascia appena tre game in quarto turno a Madrid insieme a ulteriori dubbi sulla permanenza in vita del suo dritto, è al momento una spanna sopra le possibilità di pressocché chiunque, e un altro ko a Roma contro il futuro campione Daniil Medvedev l’avrebbe volentieri evitato, la sensazione è che Sascha, il ragazzo rientrato in campo sulla sedia a rotelle per salutare Nadal e il pubblico lo scorso, maledetto tre di giugno, sia di nuovo un giocatore di tennis. L’uscita dalla top 20 ATP dopo sei anni di continuativa permanenza è solo il risultato di un calcolo del computer.
Domani affronterà il sorprendente argentino Etcheverry per un posto nella semifinale del Roland Garros. Ad attenderlo ci sarebbe uno dei due vichingi da clay, Casper Ruud oppure Holger Rune. Il risultato, già adesso, a poco più di un anno dal rovinoso infortunio, pare eccezionale. “Ti chiamano leone – la bizzarra domanda di un giornalista nella conferenza di ieri – ti sei mai chiesto perché?“. “Non saprei – la risposta -, forse perché i leoni dormono diciotto ore al giorno e per le restanti sei mangiano o fanno sesso? Mi sta anche bene!“. Probabilmente non sono le uniche caratteristiche che accomunano Sascha nostro al Re della foresta.
ATP
ATP ‘s-Hertogenbosch: wild card a Jannik Sinner
Il giocatore altoatesino inserisce un terzo torneo su erba nella sua programmazione. Sarà al via in Olanda la prossima settimana

Jannik Sinner aggiunge un torneo al programma della sua stagione su erba. Il giocatore italiano ha infatti ottenuto una wild card dall’ATP 250 di ‘s-Hertogenbosch, torneo in Olanda al via la prossima settimana, come reso ufficiale dallo stesso Libema Open tramite i canali social. Jannik, che è stato eliminato al secondo turno del Roland Garros, eviterà quindi di stare fermo a lungo, inserendo un torneo che può essere utile sia in ottica Race che in ottica ranking (non ha punti da difendere nella stagione su erba). Nell’entry list del Libema Open sono iscritti altri due top ten: Daniil Medvedev e Felix Auger-Aliassime. Dopo la tappa in Olanda, salvo variazioni, Sinner sarà impegnato in Germania nell’ATP 500 di Halle e ovviamente a Wimbledon.