Musetti, compleanno in un momento difficile. Tartarini: "Trasferta in Sudamerica negativa, ecco cosa è successo" [ESCLUSIVA]

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Musetti, compleanno in un momento difficile. Tartarini: “Trasferta in Sudamerica negativa, ecco cosa è successo” [ESCLUSIVA]

Il tennista di Carrara compie 21 anni proprio a cavallo tra la sfortunatissima trasferta sudamericana e il Sunshine Double. Il coach: “L’atteggiamento di Lorenzo è cambiato dopo il ko con Varillas”

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Non si può certo dire che Lorenzo Musetti abbia iniziato bene questo 2023, tanto che, togliendo i risultati della United Cup, rimane una sola vittoria e quattro brutte sconfitte, tutte contro avversari di minor lignaggio e con classifica decisamente inferiore (Lloyd Harrys, Pablo Varillas, Nicolas Jarry e Jaume Munar). Peccato perché in questa prima parte di stagione Lorenzo aveva pochissimi punti da difendere e quindi un’ottima opportunità per guadagnare altre posizioni in una classifica che dovrebbe comunque consentirgli di difendere la sua top 20.

Abbiamo sentito coach Tartarini che ha così commentato questa trasferta sudamericana che si è purtroppo conclusa nel peggiore dei modi. “Indubbiamente una trasferta molto negativa, soprattutto considerando che eravamo arrivati qua con aspettative molto alte. Negli ultimi giorni di allenamento Lorenzo stava giocando molto bene ed appariva veramente in ottima forma, sia tecnicamente che fisicamente”.

Poi cosa è successo?

“E’ successo che la prima sconfitta ha rovinato tutto. Lorenzo ha accusato il colpo perché proprio non se l’aspettava. E’ cambiato immediatamente il suo atteggiamento, è diventato molto negativo verso se stesso (tutti hanno visto Lorenzo che scuoteva continuamente la testa, perdendosi in sterili soliloqui, ndr) e questo l’ha portato a irrigidirsi e a bloccarsi anche da un punto di vista fisico. Insomma ha cominciato a vedere tutto nero e non ha saputo reagire”.

C’è stato anche un motivo tecnico?

“Certamente, lui aveva in mente la terra rossa europea e qui invece abbiamo trovato tutt’altre condizioni. Gran vento e temperature rigide a Buenos Aires, a Rio il fondo del campo era molto secco e quindi la terra risultava parecchio scivolosa e a Santiago si giocava in quota. Potremmo poi aggiungere che non si è trovato per niente bene con le palle Wilson veramente molto dure. Ma tutto questo non è per cercare scuse ma solo per definire la cornice di quanto accaduto”.

Adesso si va negli Stati Uniti per Indian Wells e Miami.

“Contiamo di chiudere in fretta questa parentesi, che comunque fa parte di un percorso di crescita, e andiamo a giocare i due Masters 1000 negli USA. Speriamo di rialzarci presto!”

E noi siamo talmente convinti che Musetti saprà rialzarsi che abbiamo fatto un sogno, che speriamo premonitore, che vede a fine stagione il carrarino in top 10 e numero uno d’Italia.

Il nostro sogno è iniziato in un freddo pomeriggio del novembre 2020 al Palasport Bruno Raschi di Parma. Si giocava il Challenger organizzato da MEF di Marcello Marchesini, e proprio alla vigilia del primo turno un’improvvisa recrudescenza della pandemia aveva all’ultimo momento costretto a giocare a porte chiuse. Quindi nella struttura saremo stati sì e no in una decina di persone, a parte i giocatori e i relativi staff. Lorenzo aveva appena finito di perdere malamente da Roberto Marcora e coach Tartarini gli stava facendo una lavata di capo di quelle che si ricordano. Normalmente queste cose succedono negli spogliatoi, ma la mancanza di pubblico aveva indotto in tutti una sorta d’inedita familiarità. E Musetti ascoltava con le orecchie basse, senza nemmeno provare a farsi scudo dei suoi primi prestigiosi successi (vittorie al Foro Italico su Wawrinka e Nishikori e Challenger di Forlì) e della conseguente enorme popolarità. Mi ricordo che in quel preciso momento pensai: “Questa è una bella coppia e farà molta strada”. Ma anche questa, come tutte le storie che si rispettano, è una storia circolare e si ricollega direttamente a quanto successo ai recenti AO. All’inizio del match di primo turno contro Harris, coach Tartarini viene colto da un forte attacco di panico, cosa di cui soffre anche Musetti che a questo proposito in una recente intervista a ‘La Nacion’ ha confessato: “Fanno parte del tennis, il nostro è uno sport con moltissima pressione. Siamo soli in campo e non è facile affrontare tutti i problemi. A volte la pressione è così forte che non c’è niente da fare. Io però sto migliorando su questo aspetto, anche grazie all’aiuto di uno specialista, e sono pronto affinché tutto ciò non accada di nuovo. Il malore di Tartarini in un primo momento era stato addirittura scambiato per un infarto, quindi si può immaginare l’agitazione nel suo box. Arrivati i soccorsi, sempre sotto gli occhi di Musetti, Simone viene portato via e ricoverato per accertamenti. Più che comprensibile che a quel punto per Lorenzo il risultato del match fosse l’ultimo dei problemi, finendo quasi per disinteressarsi alla partita, almeno fino al momento in cui viene rassicurato sulle condizioni di Simone. A quel punto tenta il recupero ma ormai è tardi. Morale della parabola? Che la vera forza di questo ragazzo (oltre evidentemente al fatto che gioca divinamente a tennis) è nella solidità del piccolo gruppo che lo segue da sempre, a partire da coach Tartarini che l’accolse quando aveva appena otto anni, dando vita a un sodalizio, sia tecnico che umano, talmente solido da non venire minimamente scalfito dalle ricorrenti voci di un avvicendamento sulla panchina del carrarino. Per non parlare di una famiglia stupenda con babbo Francesco e mamma Sabrina che sono sempre stati presenti ma mai invadenti. Questi sono i presupposti che ci inducono a pensare con grande ottimismo al futuro del ragazzo che da parte sua ha interiorizzato atteggiamenti e comportamenti virtuosi e un attaccamento al suo coach che è veramente raro in ambiente professionistico. Sempre a ‘La Nacion’ Musetti ha infatti speso parole al miele per il suo mentore:Simone mi ha sempre aiutato a livello economico e affettivo, è stata la chiave per arrivare dove sono oggi. Per me lui è molto importante, l’ho conosciuto a La Spezia quando ero piccolo ed è come il mio secondo padreCredo che non mi separerò mai da lui, la nostra è una relazione che trascende il tennis.

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