Numeri: sul cemento nessuno ne ha vinte più di Medvedev. Ma in percentuale spicca Djokovic

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Numeri: sul cemento nessuno ne ha vinte più di Medvedev. Ma in percentuale spicca Djokovic

112 partite vinte su cemento outdoor dal 2019 a oggi: nessuno meglio di Daniil Medvedev. Lo inseguono Rublev e Fritz

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Daniil Medvedev - ATP Doha 2023 (foto: twitter @QatarTennis)
 

112- le partite vinte sul cemento all’aperto da Daniil Medvedev a partire dall’estate 2019. L’ex numero 1 del mondo è tornato prepotentemente alla ribalta nelle ultime settimane, durante le quali ha vinto tre tornei consecutivi (Rotterdam, Doha e Dubai). Un ruolino di marcia davvero impressionante, anche perché Medvedev per accumulare i 1250 punti raccolti (e gli oltre 1 milione e 130 mila euro di montepremi guadagnati) in queste quattordici partite vinte (nelle quali ha perso appena tre set), ha sconfitto top 20 come Sinner e Coric, top ten del valore di Auger-Aliassime (due volte) e Rublev. Soprattutto, nella bella semifinale di Dubai Daniil si è imposto nettamente contro un grande campione reduce da una impressionante serie di successi, Djokovic, legittimando le speranze di ritorno ad altissimi livelli da parte dei suoi tifosi sparsi per il mondo, accumulati durante le 16 settimane passate come numero 1 del mondo e le altre 129 già trascorse in top 5 ATP.

I recentissimi risultati di Medvedev non sorprendono però più di tanto e non solo perchè Daniil tra fine 2020 e inizio 2021 ha inanellato una serie di partite vinte ben più lunga (20, terminata con la finale degli Australian Open persa contro Djokovic). Non va infatti dimenticato che Doha e Dubai si giocano su campi in cemento outdoor e nessun suo collega ha vinto -in queste condizioni di gioco- tante partite come riuscito al 27enne tennista moscovita. Daniil, quasi quattro anni fa, entrato da poco meno di un mese nella top ten, ha dato una svolta alla sua carriera con un piuttosto repentino miglioramento del suo rendimento. La sua ascesa definitiva nei grandi tennisti del decennio è iniziata con la finale persa contro Kyrgios a inizio agosto 2019 all’ATP 500 di Washington: da quella settimana nella capitale statunitense Medvedev ha inanellato una serie di risultati che lo ha imposto all’attenzione generale come uno dei tennisti più forti al mondo, in particolar modo quando si gioca sul cemento, indoor o outdoor che sia. Nel suddetto periodo nei palasport europei ha vinto il Masters 1000 di Parigi-Bercy, le ATP Finals e ben altri quattro tornei (l’ultimo a Rotterdam meno di un mese fa): una quantità di titoli non raggiunta da nessun altro collega e che testimonia il suo valore assoluto sui campi indoor.

Ma è soprattutto sul cemento all’aperto, superficie sulla quale ha giocato inevitabilmente anche molto di più, che la sua credibilità di grande campione è confermata anche statisticamente, nonostante un 2022 non brillante, chiuso “solo” da 7 ATP e con appena due titoli aggiunti nella sua bacheca, l’ATP 250 di Los cabos e l’ATP 500 di Vienna. Per verificarlo, basta dare un’occhiata alla tabella 1, nella quale sono raggruppate una serie di statistiche dei giocatori più forti (secondo l’attuale classifica ATP) e di alcuni specialisti eccellenti come Sasha Zverev e Nick Kyrgios. Ci si rende facilmente conto della pregevole portata dei risultati di Medvedev quando ha partecipato a tornei che si giocavano sul cemento all’aperto. Non solo Daniil ha vinto con ampio margine più partite di tutti (come detto, ben 112, con il secondo, Rublev, fermo a 86), ma è dietro al solo Djokovic nella percentuale di match vinti (83.6%, una statistica davvero impressionante, anche rapportandola al grandissimo numero di partite giocate, ben 134). Medvedev è inferiore al solo campione serbo pure nella percentuale (78.9) di set vinti, così come è secondo -tra i colleghi che li hanno affrontati almeno cinque volte- nel bilancio contro i top 5, mentre è primo in assoluto (con un notevolissimo 12-1) contro tennisti tra la sesta e la decima posizione ATP. Quello che impressiona è la qualità dei numerosi successi di Daniil: delle 112 partite vinte, ben 17 sono arrivate contro top 10, e altre 15 sono contro tennisti comunque nella top 20. Che teoricamente Daniil non sia secondo a nessuno quando si gioca sul cemento all’aperto lo testimoniano anche gli scontri diretti: contro Djokovic, che pure in molte categorie ha numeri qualitativamente superiori ai suoi, Daniil dall’estate del 2019 ha giocato sul cemento all’aperto sei volte, vincendone tre. Nel periodo considerato, dando un’occhiata agli h2h contro alcuni degli avversari più forti, è 2-0 con Zverev e 3-1 con Tsitsipas, mentre è sotto 1-3 con Kyrgios e 0-3 con Nadal

 

La continuità ad altissimo livello di Medvedev è testimoniata anche dalla seconda tabella che ho preparato, nella quale sono indicati i principali piazzamenti ottenuti da ciascuno dei giocatori presi in considerazione. Il russo dall’estate di quattro anni fa ha raggiunto ben dodici finali in tornei che si giocavano sul cemento all’aperto -numero ineguagliato dai colleghi- dalle quali ha raccolto ben sette titoli. Il solo Djokovic ne ha vinti altrettanti, ma va in verità evidenziato come il serbo abbia conquistato un numero maggiore, tre, della categoria più importante del circuito, i Major. Medvedev, che pure ha vinto lo US Open nel 2021, paga in tal senso lo scotto di aver raggiunto “inutilmente” ben altre tre finali Slam (due delle quali perse piuttosto rocambolescamente con Nadal). Al russo non basta di certo la grande soddisfazione di essere il tennista ad aver vinto più Masters 1000, ben tre, sul cemento all’aperto negli ultimi quattro anni: dal ritrovare fame tennistica e serenità in campo e, soprattutto, dal miglioramento del suo bottino negli Slam e del proprio tennis quando gioca su terra rossa ed erba passano le fortune della sua ancora giovane carriera.

Tabella 1- Risultati sul cemento all’aperto a partire da luglio 2019

GiocatoreTornei giocatiPartite W-L TOTSet W-L TOTPartite W-L Vs top 5 ATPPartite W-L Vs 6-10 ATPPartite W-L Vs 11-20 ATP
Djokovic1575-9 (89.3%)187-42 (81.7%)7-2 (77.8%)8-3 (72.7%)10-1 (90.9)
Medvedev27112-22 (83.6%)276-74 (78.9%)5-9 (35.7%)12-1 (92.3%)15-5 (75%)
Alcaraz1431-12 (72.1%)81-40 (66.9%)2-1 (66.7%)2-2 (50%)7-2 (77.8%)
Tsitsipas2773-30 (70.9%)182-102 (64.1%)3-7 (30%)3-1 (75%)11-4 (73.3%)
Ruud2643-27 (61.4%)107-79 (57.5%)1-4 (20%)
1-3 (25%)7-5 (58.3%)
Fritz4178-42 (65%)194-128 (60.2%)2-6 (25%)5-2 (71.4%)
12-5 (70.5%)
Rublev3686-32 (72.9%)207-99 (67.6%)2-4 (33.3%)4-4 (50%)8-4 (66.7%)
Nadal1352-11 (82.5%)137-45 (75.3%)3-2 (60%)2-1 (66.6%)7-3 (70%)
Auger-Aliassime3152-38 (57.8%)
133-108 (55,1%)
1-6 (14.3%)1-5 (16%)6-3 (66.7%)
Sinner2349-20 (71%)125-195 (64.1%)0-4 (0%)0-1 (0%)5-3 (62.5%)
Zverev2365-27 (70.7%)175-261 (67%)4-7 (36.4%)1-6 (14.3%)10-4 (71.4%)
Kyrgios2143-19 (69.4%)108-56 (65.9%)2-4 (33.3%)5-3 (62.5%)2-2 (50%)

Tabella 2- Principali piazzamenti sul cemento all’aperto a partire da luglio 2019


Bilancio Complessivo Titoli/finaliTitoli/Finali SlamTitoli/Finali Masters 1000-Olimp.Titoli/Finali ATP 500Titoli /Finali ATP 250
Djokovic7-13-11-02-01-0
Medvedev7-51-33-11-12-0
Alcaraz2-01-01-00-00-0
Tsitsipas0-50-10-10-30-0
Ruud1-20-10-10-01-0
Fritz3-30-01-01-11-2
Rublev4-20-00-11-13-0
Nadal6-12-01-12-01-0
Auger-Aliassime0-10-00-00-00-1
Sinner2-10-00-11-01-0
Zverev3-20-12-11-00-0
Kyrgios2-00-00-02-00-0

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ATP Miami, Fritz: “Ora almeno 10, 15 tennisti possono vincere i grandi tornei, è fantastico”

Il tennista americano Taylor Fritz vuole essere protagonista: “Mi sento di avere le stesse possibilità di chiunque altro”

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Taylor Fritz - Indian Wells 2023 (foto Twitter @bnpparibasopen)

Taylor Fritz vuole essere grande protagonista in questo Masters 1000 di Miami. Si sente abbastanza bene e vuole continuare a dimostrarlo strada facendo. Il suo debutto nel torneo è stato positivo e ha eliminato Nava in due set. Ad eccezione di quel break iniziale subito dopo aver commesso due doppi falli, la sua gara è stata straordinaria. “Sono stato bravo – afferma l’americano – a recuperare prontamente il break di svantaggio nel primo set e ritengo di aver giocato un ottimo tennis. Soprattutto nel secondo parziale, quando ero molto più rilassato, ho giocato una gara solida. Per essere l’inizio va bene”.

Fritz si sente a suo agio sui campi di Miami e ha sentito tanto tifo in occasione del suo esordio ed è felice di essere protagonista in questa fase del tennis in cui c’è un ricambio generazionale doveroso, con Djokovic e Nadal assenti e Federer ritirato: “Sono felice del momento, un’Era nella quale posso ancora crescere tanto per continuare il mio percorso. C’è davvero la sensazione che tutti possano vincere. Io direi almeno 10, 15 tennisti hanno queste chance, si tratta solo di vedere chi gioca meglio quella settimana. È cambiato molto per me nell’ultimo anno e mezzo o giù di lì perché ho sempre voluto vincere tornei, e molte volte mi è sembrato altamente improbabile che ciò sarebbe accaduto con molti di questi ragazzi nei sorteggi visto quanto erano imbattibili. Quindi è fantastico sentire di poter partecipare a questi tornei e rendersi conto di avere le stesse possibilità di chiunque altro di vincere“.

Il derby tutto americano con Nava ha segnato il suo esordio. Si sente, ovviamente veterano, nei confronti del classe 2001 e n. 187 del ranking: “E’ sulla strada giusta e deve solo giocare più gare di questo livello per scalare la classifica. Contro di me ha cercato di vincere ogni punto, ma poi è calato, perché non puoi avere questo ritmo per tutta la gara. Ma il suo livello è molto buono. Sono errori che si fanno quando sei giovane e giochi poco”.

 

Morgan, la ragazza di Taylor Fritz, sta spopolando sui social mostrando contenuti del dietro le quinte dei tornei. Era qualcosa che i tifosi cercavano, visto il gran successo che lei ha riscontrato su TikTok e Youtube: “È sempre stato uno dei suoi obiettivi rendere il tennis più popolare al di fuori del circuito e dei suoi appassionati. Con i social riesci davvero a raggiungere tutti senza limitazioni, è davvero straordinario. Nella nostra generazione di tennisti la comunicazione è molto importante, ti rende ancor più popolare oltre ai risultati che ottieni sul campo. Non c’è niente di sbagliato nel voler solo giocare a tennis e avere la tua vita e far vedere quello che fai. E’ un modo prezioso per far crescere il tennis”.

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ATP Miami, doppio: subito fuori Fognini/Bolelli. Eliminati anche i campioni dell’Australian Open

La coppia italiana cede ai maestri Ram/Salisbury. Avanzano i numero 1 Koolhof/Skupski che eliminano i campioni dell’Australian Open 2023 Hijikata/Kubler

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Fabio Fognini e Simone Bolelli – Davis Cup 2022 by Rakuten Bologna

Non solo singolare. Ha iniziato a muovere i primi passi anche il tabellone di doppio del Miami Open presented by Itaù 2023 e non sono mancate sfide emozionanti e sorprese.

Per i colori italiani vi era un unica coppia al via, ma l’avventura in Florida è finita rapidamente. Ovviamente il team made in Italy presente in tabellone era la coppia composta da Bolelli e Fognini. I “Chicchi”, tuttavia, non erano stati fortunati nel sorteggio trovando subito la coppia numero 2 del seeding composta dai “maestri” Rajeev Ram e Joe Salisbury. 6-4 6-3 il punteggio a favore della coppia anglo-americana a cui è stato sufficiente un break nelle fasi finali di ognuno dei due set per portare a casa la partita. Bolelli e Fognini dal canto loro hanno avuto tre palle break nel corso del match ma gli avversari sono stati bravi ad annullarle tutte.

Dopo i quarti di finale raggiunti ad Indian Wells, arrivano uno stop prematuro per i due italiani che rallentano la loro corsa nella Race verso Torino, che li vede al momento alla posizione numero 22. Il successo nell’ATP 250 di Buenos Aires rimane il miglior risultato in questo inizio di stagione dei “Chicchi

 

Al secondo turno Ram/Salisbury affronteranno una coppia composta da due singolari a stelle e strisce. Due top 40 come Tommy Paul e Ben Shelton che hanno strappato il pass per il secondo turno, aggiudicandosi per 10-8 al match tie-break la sfida con i due teenager Damm/Shang, omaggiati con una wild card.

Se le teste di serie numero 2 non hanno avuto particolari problemi ancora meglio è andata ai numero 1 del seeding Wesley Koolhof/Neal Skupski. La coppia anglo-olandese era stata sorteggiata al primo turno con i vincitori dell’Australian Open 2023 Rinky Hijikata e Jason Kubler. Nonostante le premesse di match combattuto, la sfida è stata a senso unico. 6-1 6-2 il risultato finale per i primi favoriti del tabellone, vendicando la sconfitta patita in Australia.

Koolhof/Skupski hanno convertito sei delle nove palle break con due partenze a razzo che hanno annichilito i rivali, visto che in entrambi i set si sono trovati rapidamente a condurre 4-0.

Molta curiosità per una nuova coppia che si è creata nel circuito, quella composta dallo statunitense Austin Krajicek e il francese Nicolas Mahut. Krajicek si è presentato a Miami orfano del suo abituale compagno Ivan Dodig, out per infortunio.

Nonostante fosse la prima volta insieme il duo franco-americano è riuscito a sorprendere i campioni olimpici e vincitori del Miami Open 2021 Nikola Mektic e Mate Pavic. Krajicek/Mahut si sono aggiudicati il primo set e nel tie-break del secondo set hanno anche avuto un match point. Il set poi ha preso la direzione dei croati che si sono trovati a condurre 6-4 nel match tie-break. Da quel momento Krajicek/Mahut hanno messo il piede sull’acceleratore e con un parziale di sei punti a uno hanno chiuso la pratica 6-3 6-7(6) 10-7. Al secondo turno il duo franco-americano partirà favorito contro la coppia Matos/Vega Hernandez, trionfatori contro gli spagnolo Munar/Zapata Miralles.

Tra coloro che sono approdati al secondo turno vi sono gli olandesi Haase/Middelkoop, vincitori in due set su Baez/Etcheverry, Bublik/Kecmanovic, che regolano con un doppio 6-3 Cachin /F. Cerundolo, e gli statunitensi Lammons/Withrow che si aggiudicano la sfida contro gli alternate Escobar/Reboul con un doppio tie-break.

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Sinner parte lanciato e punta il mirino verso Alcaraz: “Lo raggiungerò” (Crivelli). Alcaraz sarà dominatore? Forse no (Nizegorodcew). Tra ucraine e russe-bielorusse la tensione è a mille (Giammò). Sinner parte piano. Djere lo risveglia e viene spazzato via (Azzolini)

La rassegna stampa di sabato 25 marzo 2023

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Sinner parte lanciato e punta il mirino verso Alcaraz: “Lo raggiungerò” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

[…] Il maestro. Intanto a Miami, nel Masters 1000 che due anni fa gli regalò la finale fin qui più prestigiosa della carriera (persa contro Hurkacz), la Volpe Rossa debutta al secondo turno concedendo appena cinque game al numero 58 del mondo Djere, spingendo sull’acceleratore dopo il piccolo spavento del break del 4-3 per l’altro nel primo set: da lì infilerà 6 game consecutivi, prima di un altro lieve calo (da 3-0 a 3-2 nel secondo set) subito anestetizzato dal break decisivo che gli schiude le pone della sfida di domani con il vincente tra Struff e Dimitrov, prima dell’eventuale ottavo con Rublev. Considerando il cambiamento di condizioni, cioè il campo più veloce e l’umidità più opprimente rispetto alla California, un’uscita soddisfacente: «Sto cercando di migliorarmi in ogni fase e l’unica cosa che posso controllare è quella di essere felice della posizione in cui sono. Ovviamente non sono appagato e i voglio sempre di più. So che se gioco il mio miglior tennis riesco a competere con migliori ed è un grande stimolo per me. È tutta mentale la partita che sto disputando, e da inizio stagione la sto vincendo». Ma i pensieri, inutile negarlo, vanno sempre là, a quella rivalità che può marcare un’epoca: «Da Alcaraz imparo molto, penso che mi renda un giocatore migliore. Mi spinge al limite, ed è quello che provo a fare con lui. Ora lui è a un livello un po’ più alto del mio, l’anno scorso ha avuto una stagione incredibile, è tomato numero uno del mondo. Punto a raggiungere quel che ha ottenuto, so che potenzialmente posso farcela, ma devo lavorare duro». Bravo Lollo Oggi in Florida tocca finalmente a Berrettini (contro McDonald, all’angolo ci sarà anche la Satta) e a Musetti (con l’ostico Lehecka, vincitore delle Next Gen) e tornerà In campo Sonego contro Evans dopo la convincente vittoria contro Thiem. L’austriaco, è vero, sembra non uscire più dalla decadenza post infortunio. pero Lollo era reduce da sei sconfitte consecutive nei Masters 1000 ed è stato lucido nell’annullare un set point all’ex Dominator nel primo parziale prima di giocare un secondo set perfetto: «Volevo essere il più aggressivo possibile, in risposta e negli scambi. Sto cercando di giocare più vicino alla riga di fondo quest’anno. II mio team mi aiuta molto, in questo sport bisogna avere pazienza e investire ogni giorno, aspettando che arrivi il momento buono. Ho tante persone che lavorano per me, sappiamo gli obiettivi, siamo tutti d’accordo su cosa dobbiamo lavorare e lavoriamo su quello. Poi i frutti arriveranno più avanti, se arriveranno, però sono convinto di quello che sto facendo». Forse è finalmente scattato il clic mentale che può riportarlo a respirare l’aria di vertice: «Essere istintivo è un po’ la mia caratteristica, ma cerco sempre di applicare quello che faccio negli allenamenti. Sono contento di tutte le prestazioni di quest’anno, secondo me ho aumentato il mio livello, anche se magari I risultati ancora non lo dicono». Perciò, è tempo di smentirli.

Alcaraz sarà dominatore? Forse no (Alessandro Nizegorodcew, Il Corriere dello Sport)

 

“Carlos Alcaraz batterà tutti i record nei tornei dello Slam, vincerà più di Nadal, Djokovic e Federe”. Questa frase, declinata in maniera più o meno ottimistica, è diventata un tormentone del circus tennistico dopo ogni successo del fenomeno (perché di questo si tratta) spagnolo. Spesso però si viene condizionati troppo dal presente e, per la fretta di prevedere il futuro, si finisce per esagerare nelle valutazioni. Alcaraz vincerà tanto? È pressoché certo. Dominerà incontrastato per 3-4 lustri? Non è affatto detto, anche se la doppia cifra di titoli Slam non e nemmeno quotata. […] CORSI E RICORSI. Nel 2007, quando Roger Federer era l’indiscusso numero 1 al mondo e già vincitore a 26 annidi ben 11 titoli Slam, si parlava frequentemente di quanto lo svizzero avrebbe ancora dominato il circuito. «Vincerà almeno 30 Slam», si diceva. Nadal, in quel momento già plurivincitore al Roland Garros, non sembrava poter impensierire Federer sulle altre supefici, mentre Djokovic avrebbe conquistato il suo primo Major in Australia nell’anno successivo. D’un tratto si passa dal dominio incontrastato all’epoca dei Fab 3 (o Fab 4, includendo anche Murray) e la musica cambia. [..]. ETA’. L’età gioca a favore dello spagnolo, ma va considerato che i suoi futuri antagonisti potrebbero essere oggi all’asilo o addirittura non ancora nati. Non è un caso che sino all’avvento di Alcaraz si pensava ad un’epoca in cui i vincitori Slam si sarebbero alternati dal giorno alla notte come nel circuito femminile. Nel tennis il vento cambia in fretta e potrebbe variare, nuovamente, nei prossimi anni. I BIG. Novak Djokovic non ha alcuna intenzione di abdicare e, nonostante i 36 anni da compiere a maggio, è in una forma psico-fisica eccellente. La scelta di non vaccinarsi, e ìl conseguente divieto a partecipare a determinati tornei (come Indian Wells e Miami), ha negato al grande pubblico di assistere alle sfide tra Alcaraz e il serbo (tranne quella di Madrid 2022, vinta dopo oltre tre di battaglia dallo spagnolo). Nole è ancora il pericolo numero uno, e l’impressione è che possa esserlo per altre 2/3 stagioni. Nadal è un punto interrogativo, ma la miglior versione di Medvedev, Zverev (che lo ha battuto al Roland Garros 2022 prima di disintegrarsi la caviglia), Auger-Aliassime, Rune e Sinner può rappresentare, chi su una superficie e chi su un’altra, un grande pericolo. AZZURRI. Jannik Sinner è tra i giovani il tennista che più di tutti può e potrà mettere in difficoltà Alcaraz. Nelle ultime quattro sfide il bilancio è di 2-2, con l’azzurro che ha però avuto match point e set point non sfruttati, tra New York e Indian Wells. Alcaraz non riesce mai a dominare Sinner come accade con altri avversari d’alto livello. La sensazione è che Jannik abbia maggiori margini di miglioramento sia a livello tecnico che, soprattutto, fisico. Lorenzo Musetti ha già dimostrato nella finale dell’ATP di Amburgo 2022 di poter sconfigger Alcaraz con una prestazione tecnicamente impeccabile e correndo molto. Anche Berrettini, in grande giornata con servizio e dritto, può tentare l’impresa. MARGINI. Dal punto di vista fisico Alcaraz è già formato: esplosivo, potente, reattivo. Un mix perfetto tra Nadal e Djokovic. Tecnicamente è molto completo, anche se sul rovescio, soprattutto in risposta, i margini sono considerevoli. Mentalmente appare inscalfibile e impenetrabile, ma nessuno è insensibile allo “‘sport del diavolo” e alle sue dinamiche psicologiche. Alcaraz è un giocatore eccezionale e diventerà un campione assoluto e indimenticabile di questo sport, ma è molto presto per definirlo un dominatore

Tra ucraine e russe-bielorusse la tensione è a mille (Roland Giammò, Il Corriere dello Sport)

Se negli spogliatoi, e sono parole della bielorussa Aryna Sabalenka di tre giorni fa, non ho mai respirato così tanto odio» come nell’ultimo anno, in campo non accenna a calare la tensione che durante tutto il mese di marzo ha caratterizzato gli incontri disputati tra le tenniste ucraine e quelle russe e bielorusse. L’ultimo episodio si è verificato la scorsa notte al termine del match tra Marta Kostyuk e Anastasia Potapova, vinto da quest’ultima: a differenza di quanto accaduto ad Austin venti giorni fa, quando Kostyuk si impose in finale contro la russa Gracheva, con le due protagoniste concordi nel volersi reciprocamente ignorare a rete a fine match, stavolta non c’è stato bisogno neanche d’un cenno d’intesa per capire che voglia di salutarsi non ce n’era prima di tornare ai rispettivi angoli. Anche per Potapova non si è trattato di una prima volta. A Indian Wells la russa fu ammonita dalla WTA per essere entrata in campo nel suo match di primo turno contro l’americana Pegula indossando una maglia dello Spartak Mosca, comportamento giudicato «non accettabile né appropriato» dai vertici del tennis femminile. Un torneo, quello califomiano, dove la tensione culminò nel ritiro dell’ucraina Lesia Tsurenko a poche ore dal match contro Sabalenka, da lei motivata con un attacco di panico innescato dalle parole dette dal Ceo della WTA, Steve Simon, secondo cui «se i tennisti russi e bielorussi lo fanno (sostengono la guerra, Ndr), questa è solo la loro opinione e non deve farmi arrabbiare». ANlMI. […] Da Miami è stata proprio Kostyuk a rivelare come la richiesta di un incontro inoltrata giorni fa dalle tenniste ucraine ai vertici del tennis femminile non abbia ancora ricevuto risposta: «Nessuna risposta, niente, solo silenzio». Sui temi dell’incontro, Kostyuk ha preferito invece mantenere il riserbo: «Una volta avviata la conversazione ne potremo parlare, farlo prima non credo sia una buona idea». Se interessi e ragion pratica parrebbero ormai aver indotto Wimbledon a riammettere russi e bielorussi alla prossima edizione del torneo, un anno non è bastato alla WTA per trovare la formula di una convivenza ormai sempre più forzata. La vaghezza con cui segue il reiterarsi di episodi simili, suggerisce che sia ancora lontana dall’averla intuita. 

Sinner parte piano. Djere lo risveglia e viene spazzato via (Daniele Azzolini, Tuttosport)

[…] All’alba del torneo (Miami), Sinner dà l’impressione di essersi appena svegliato. Sarà il contrasto dei colori tra la maglietta amaranto e i pantaloncini verdi, che tanto fa pensare a uno che si sia infilato sotto le lenzuola con le prime cane trovate nel cassetto, saranno i dolorini che spuntano qui e là appena tiratosi su, uno al ginocchio rimesso a posto con un’esibita sberla sulla zona indolenzita, sarà che anche Djere ha l’aria di uno che preferiva continuare a fare ciò che stava facendo prima di entrare sul campo, è stato necessario aspettare i primi sei game per convenire che la partita fosse ufficialmente in corso. Lì, il serbo un po’ ungherese, ha approfittato di uno sbadiglio di Sinner per sgraffignare un break non previsto, e ha finito per commettere un errore. Ha dato fuoco alle polveri. Avesse lasciato fluire il match, forse sarebbe giunto al tie break senza colpo ferire, e soprattutto senza obbligare Sinner a reagire. È stato come servirgli il buon giorno con un buon caffè. Jannik ha risposto infittendo i colpi. Giocava senza servizio e d’improvviso ha ritrovato. Si è ripreso il break, ha pareggiato i conti (4-4) e si è staccato con un nuovo break al decimo gioco (6-4) per poi procedere a velocità incomprensibile per Djere fino al 3-0 nella seconda frazione. In una giornata che non ha offerto spunti particolari per entusiasmarsi, il fatto di aver condotto Djere a non saper più che cosa fare va a merito di Sinner. Nel secondo set, il serbo si è di nuovo fatto avanti, è risalito al 3-2, e ha costretto Sinner a ripartire. Il match è finito lì. Diciassettesima vittoria della stagione per l’italiano. Vale il secondo turno contro Struff o Dimitrov. Mentalità vincente, si dice così. Certo Sinner ne ha più di Djere, a questo punto della propria crescita. Ma ha anche più colpi, e tecnica. E più fisico. Mi piacerebbe che fosse dato al tennis quel che è del tennis… […] La vicenda cui fare riferimento è quella di Dominic Thiem, numero 3 appena due stagioni fa, poi sprofondato in un abisso di difficoltà dal quale sta cercando di riemergere (oggi è n. 106) senza troppo concedersi alla foga che sarebbe logico aspettarsi da chi abbia urgenza di risalire. Le sue sconfitte ormai vengono attribuite alla testa che non c’è più, e può darsi sia così. Ma potrebbero avere anche motivazioni diverse. Non riesce più a spingere la palla come faceva, per esempio, visto che ha subito un’operazione al polso dovuta proprio al tennis prodotto. Oppure, non gli va più di farlo, perché da numero tre del mondo si sentiva infelice, e ora che gioca con tanta pressione in meno è l’uomo più contento del mondo. Chissà… Negli anni Settanta il tennis obbligava a studiare gli avversari per poterli battere, dato che non c’era modo di farlo a suon di ceffoni… Ma quel tennis, mi dicono, era meno mentale di quello odierno. E sia. Mente per mente, anche Lorenzo Sonego aveva i suoi buoni motivi di preoccupazione a intrecciarsi con Dominic (lo chiamavano Dominator ricordate?) in avvio di un torneo che il torinese spera gli restituisca qualche punto in classifica insieme a un po’ della fiducia persa. Thiem è sempre stato un buon colpitore, e lo è anche oggi, che gli vada o meno di esserlo. Sonego ha più variabili da disporre sul campo, e Thiem di sicuro qualche possibilità in meno rispetto a una volta. Le difficoltà sul dritto incrociato, tra i suoi colpi migliori un tempo, sono sotto gli occhi, evidentemente è un colpo che lo obbliga a forzare una parte del proprio fisico in un modo che lui avverte pericoloso. Ci ha provato, ha rinunciato, e ha permesso a Sonego di prendere il sopravvento con il proprio drittoo, che è di suo quanto mai contundente. Su queste trame, un primo set giocato inizialmente alla pari, ha assunto contorni diversi, ma Thiem è riuscito a tenere fino al tie break, dove i buoni propositi non sono bastati. Servivano anche risorse fisiche e lucidità. Sonego è andato avanti 4-2, ma ha concesso un mini break su una volée più spiaccicata che lavorata ed è stato costretto a cancellare un set point all’avversario. Con due dritti strampalati Thiem ha dato una mano, per proseguire poi nel “copio dissolvi” del secondo set, mostrando quanto sia ancora in ritardo di preparazione. Sonego ha ringraziato. E ponto per Daniel Evans, britannico di buon tennis, ma spesso nervosetto. Anzi, velenosetto. Sonny l’ha già battuto (Vienna, 2020). Può farlo di nuovo. 

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