Aryna Sabalenka c’è, eccome se c’è. Esordio ottimo della bielorussa a Indian Wells, con la campionessa dell’Australian Open che ha vinto in due set senza strafare per approdare al terzo turno, dove affronterà Lesia Tsurenko. La vittoria, meritata e tanto agognata, del primo Slam, sembra aver dato nuovo vigore alla bielorussa, che è poco dietro Swiatek tra le favorite per vincere questo torneo. “Dopo questa grande vittoria è più facile scendere in campo che dopo una dura sconfitta. Tutto il mio team era felice, abbiamo lavorato molto. Mi sento più motivata che mai e sento di aver bisogno di più, voglio ottenere più vittorie come di questo tipo. Non mi aspettavo di piangere se avessi raggiunto un Grande Slam ma quando ho vinto, soprattutto nell’ultimo game, tremavo. Volevo davvero vincere e poi stavo piangendo. Stavo aspettando questo momento, ma non potevo immaginare di piangere, pensavo che sarei stata felice e avrei saltato di gioca. Ma l’attesa è stata così lunga“.
Sabalenka sa bene quanti sacrifici ci siano dietro alla vittoria Slam, e nonostante le vittorie e il prestigio la prima qualità di una vera campionessa è saper essere umile. “Non mi sento diversa rispetto a prima“, spiega Aryna, “mi sento come se fossi la stessa giocatrice, solo con un titolo del Grande Slam, ma devo ancora andare in campo e giocare il mio miglior tennis per vincere qualsiasi partita. Non è cambiato nulla, sto ancora lavorando sodo, ora voglio ottenere questo titolo e spero di poter fare davvero bene qui“. Parole che testimoniano impegno e voglia di non porsi mai limiti, di scendere in campo e partire alla volta di un torneo sempre e solo per vincere. E la partita d’esordio con Rodina, in cui ha lasciato per strada solo due game, è stato un ottimo banco di prova: “Direi che è stata una partita complicata. Non mi aspettavo che lei giocasse così lentamente. Stavo faticando un po’ ad adattarmi alle palle, perché era super lento. Sono comunque super contenta di questa vittoria, felice di aver vinto in due set senza faticare troppo (sorride). Sono super contenta della prestazione e di un po’ di supporto“.
Ma non c’è tanto tempo per fermarsi a pensare, dato che domani è tempo di terzo turno per la n.2 al mondo, contro l’ucraina Tsurenko, che ha sospreso Donna Vekic. Le due si affrontarono qui l’ultima volta, allo stesso punto del torneo, nel 2019, e si affermò in due la bielorussa, soffrendo un po’ solo nel secondo parziale. Ricordando, e conoscendo Lesia, Sabalenka sa che è una partita da non sottovalutare: “Beh, sarà una partita interessante. È una grande giocatrice e sarà una grande battaglia. Mi preparerò nel miglior modo possibile, assicurandomi di poter portare e mostrare il mio miglior tennis, e assicurarmi che la gente si diverta di nuovo a guardarmi (sorridendo)“. Ma, oltre a parlare di tennis, di tattica e visioni sui tornei, come sempre accade le conferenze di Sabalenka hanno anche qualche domanda riguardante tematiche più ampie, come il ban di Wimbledon per russi e bielorussi. É notizia recente che probabilmente verrà rimosso, e i giocatori di quelle nazioni potranno tornare a competere sui prati dell’All England Club. Notizia importante, come lo è ancora di più il commento di una diretta interessata.
“Faranno quello che vogliono e spero davvero che giocheremo lì“, riflette la n.2 del seeding, “mi piace il torneo, è un posto bellissimo e mi piacciono le persone. Speriamo che ci lascino giocare. In caso contrario, cosa posso fare? Niente. Prima ero davvero preoccupata e non sapevo cosa fare, ero arrivata a pensare che la situazione fosse colpa mia. Poi ho capito che questo non è sotto il mio controllo e non ho fatto nulla di veramente sbagliato contro il popolo ucraino. Non è colpa mia e non c’è modo di cambiare la situazione“. Infine, rimanendo nel campo dei temi extra campo più scottanti, non poteva mancare anche il pensiero di Sabalenka riguardo il dislivello dei premi ATP/WTA, che fa seguito alle parole di Shapovalov e Pegula: “Sarebbe una buona notizia se i premi fossero uguali. Penso che sia difficile confrontare uomini e donne perché siamo su un livello diverso, ma anche noi lavoriamo molto duramente e non è facile per noi. É vero che non siamo così forti fisicamente né raggiungiamo il livello a cui giocano i ragazzi, ma penso che ci servano più soldi, sarebbe molto importante“.