ATP Montecarlo: Ivan Gakhov, un russo di Spagna al cospetto di Novak Djokovic

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ATP Montecarlo: Ivan Gakhov, un russo di Spagna al cospetto di Novak Djokovic

Storia di ordinario sudore di Ivan Gakhov, 26 anni, entrato per caso nelle “quali”a Montecarlo e ora avversario del n. 1 ATP Djokovic. A vestirlo ci pensano Medvedev e Rublev

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Ivan Gakhov - Challenger Nur Sultan 2021 (foto Twitter @ATPChallenger)
 

Dopo aver iniziato la stagione al n. 242 del ranking mondiale, ed aver cominciato il mese di marzo solo due posti più su al n. 240, il 26enne moscovita Ivan Gakhov probabilmente non si sarebbe mai aspettato di arrivare al secondo turno di un Masters 1000 e di dover giocare contro nientemeno che Novak Djokovic, uno dei grandi della storia di questo sport.

Sono davvero senza parole – ha detto Gakhov dopo la sua vittoria al primo turno contro Mackenzie Mcdonald all’inviato Ubaldo Scanagatta che lo ha intervistato insieme a soli due colleghi, Simone Eterno di Eurosport e a Julien Reboullet de l’Equipe – faccio fatica a crederci. Per me è il più grande giocatore di sempre, non riesco a credere che giocherò contro di lui”.

Si tratta di un’inattesa ricompensa per una rincorsa iniziata alla fine del mese scorso, quando la vittoria nel Challenger di Girona lo ha catapultato al n. 186 del ranking mondiale – da n.241! – e continuata con le qualificazioni superate qui a Montecarlo battendo i francesi Mannarino e Van Assche dopo essere entrato in tabellone da alternate grazie anche alle defezioni dovute ai ritardi per pioggia del torneo di Houston.

La sua storia è una di quelle anonime che raramente trovano il modo di emergere: ragazzo di estrazione borghese di Mosca, figlio di madre dentista e padre nel commercio di auto, aveva provato a correre nei go-kart, ma quando un incidente di gara aveva fatto fare alla sua monoposto un paio di piroette in aria la mamma decise che bisognava trovare un’alternativa meno pericolosa. E così iniziò con il tennis.

Più la passione diventava seria, più l’enorme pressione finanziaria che questo costosissimo sport esercita sulle famiglie di chi lo vuole praticare ad alto livello si faceva sentire. “A 14 anni mi sono trasferito in Spagna, vicino a Valencia. In Spagna la vita è meno cara, fuori dalle grandi città come Barcellona e Madrid; anche i coach costano meno”. Ora si è trasferito a Sabadell, proprio nei pressi della metropoli catalana, ed è sopravvissuto nel circuito grazie alle “donazioni” dei suoi amici connazionali Andrey Rublev e Daniil Medvedev. “Andrey mi dà i vestiti, anche Daniil mi fa avere qualche altra cosa, così posso andare avanti”. Come coach ha avuto Salvador Navarro, che qualcuno ricorderà esser stato coach di Flavia Pennetta, ma anche di Robredo, Andujar e Ferrero, e Miguel Sanchez che ha seguito sia Robredo che Carballes Baena,

La vita nella giungla di chi è sotto la duecentesima posizione ATP non è semplice. “All’inizio dell’anno sono andato in Australia e sono rimasto fuori dalle qualificazioni per tre posti. Entrare nelle qualificazioni Slam cambia molto a livello economico, anche se quest’anno l’ATP ha fatto un ottimo lavoro con i montepremi dei Challenger”. Per ora c’è da pensare alla partita di martedì contro il n. 1 al mondo Djokovic, per la quale sta tentando di far arrivare il suo allenatore a Montecarlo. Perché Ivan era arrivato nel Principato solo con la fidanzata, non credendo troppo nelle sue chance di entrare nelle qualificazioni del torneo monegasco. “Ora la mia fidanzata sta comprando i biglietti per il mio allenatore, per la partita di domani sarebbe bene avere l’allenatore…”

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