A Maiorca l'ultimo ballo di Feliciano Lopez: smette il “bello” del tennis. Sette titoli ATP e cinque Davis per lui

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A Maiorca l’ultimo ballo di Feliciano Lopez: smette il “bello” del tennis. Sette titoli ATP e cinque Davis per lui

A Maiorca saluta lo spagnolo, che detiene il record di partecipazioni consecutive nei tornei dello Slam. “Grazie ai miei genitori, auguro a mio figlio di essere felice almeno la metà di quanto lo sono stato io”

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Feliciano Lopez - Queen's 2019 (foto Alberto Pezzali/Ubitennis)
 

Nel pomeriggio di oggi, martedì 27 giugno, inizia l’avventura di Feliciano Lopez al torneo di Maiorca, opposto all’australiano Purcell. Un primo turno come tanti, si potrebbe dire: in realtà non è così, essendo il torneo ospite del “Mallorca Country Club” l’ultima fatica nel circuito del tennista spagnolo.

Feliciano Lopez è stato da sempre lo spagnolo atipico: alto e atletico, dai colpi di rimbalzo non sempre irresistibili ma capace di associare a una battuta potentissima un campionario di colpi di volo o mezzo volo sottorete efficacissimo.

Feliciano, o se volete “Deliciano” come lo ha definito mamma Murray alludendo all’innegabile aspetto da “bel tipo” che lo contraddistingue, ha però saputo vincere ovunque. Ben quattro volte sull’erba: a Eastbourne nel 2013 contro Gilles Simon e l’anno seguente su Richard Gasquet (entrambi meglio classificati di lui e top 20) e più tardi i successi al Queen’s, nel 2017 in finale su Cilic allora numero sette del mondo e due anni dopo su Gilles Simon.

Le finali del torneo della Regina sono terminate al tie-break del terzo set: nella prima il finalista croato perde senza mai subire break e mancando un matchpoint. Rimarrà il capolavoro di Feliciano.

Ma l’erbivoro Lopez sa vincere anche sul duro, come aveva dimostrato a Vienna nel 2004 contro Canas e come avrebbe ribadito a Johannesburg sei anni dopo contro il francese Robert. E nel 2016 completa il suo personalissimo “Surface Slam” vincendo a Gstaad in finale su Robin Haase. Nel suo palmares anche cinque edizioni della coppa Davis, l’ultima nel 2019 al fianco di un eroico Rafa Nadal.

Lopez è un tennista completo e capace di gestirsi bene a livello fisico (una costante per i tennisti del 1981, chiedere a King Roger per referenze…) al punto da conquistarsi un record clamoroso: è il tennista con più partecipazioni consecutive nel Grande Slam. Ben 79 i tornei Slam disputati di fila dal mancino di Toledo che stacca di 12 il connazionale Fernando Verdasco e di 13 il nostro Andreas Seppi.

Insieme con il suo illustre coetaneo Federer (Lopez nasce il 20 settembre, Roger l’otto agosto) condivide inoltre il record di partecipazioni ai major: in ben 81 casi lo spagnolo ha messo piede in campo al primo turno.

Per tre volte ha giocato i quarti a Wimbledon, ovviamente il suo Slam preferito, ma nel 2015, l’anno che lo vede raggiungere il suo best ranking al n.12 ATP, entra nei last eight anche a New York, dove viene superato da Djokovic. Ma uno con le sue caratteristiche non può non competere anche in doppio, dove raggiunge la posizione numero nove della classifica mondiale e vince il Roland Garros nel 2016 in coppia con il connazionale Marc Lopez, ai danni dei fratelli Bryan.

Lopez è stato esempio di correttezza e dedizione, uno di quei giocatori di cui si dice “fosse nato trenta anni prima avrebbe vinto di più”. Il suo tennis piace perché spettacolare e innegabilmente retrò e quindi citato dalle truppe dei nostalgici del serve and volley. Non abbandonerà il tennis anche perchè è già direttore del Masters 1000 di Madrid e ha seguito le fasi dell’edizione 2023 anche con il re Felipe al suo fianco.

Bello, ricco e in carriera, invidiabile e probabilmente invidiato, la sua dedica e i saluti ce lo presentano come una persona normalissima che condivide valori comuni ai più: “A tutte le persone che mi sono state vicine e mi hanno permesso di diventare quello che sono. E a mio padre, per quella volta che mi ha messo la racchetta in mano. A mia madre per aver supportato le mie decisioni senza farmelo pesare. A mia moglie Sandra e mio figlio Dario: spero che sia felice almeno la metà di quanto lo è stato suo padre negli ultimi 20 anni”.

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