Wimbledon una settimana dopo: l'alfabeto dei Championships 2023

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Wimbledon una settimana dopo: l’alfabeto dei Championships 2023

Riviviamo quanto accaduto ai Champioships: quindici giorni magici dalla A alla Z

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Carlos Alcaraz - Wimbledon 2023 (Twitter @wimbledon)
 

A una settimana di distanza di Wimbledon, abbiamo ancora negli occhi lo spettacolo della finale tra Carlos Alcaraz e Novak Djokovic ma anche le emozioni per quanto fatto dagli azzurri. Ritorniamo allora per un istante con la mente a quanto successo nei quindici giorni dei Championships stilando un piccolo alfabeto di Wimbledon 2023.

Assenti… Chi c’è c’è, chi non c’è non parla. Jan-Lennard Struff, per esempio, ha passato la stagione in erba a far valere la forza del suo servizio. Finalista a Stoccarda, un problema all’anca lo ha fermato togliendo uno di quelli che sarebbe stato sicuro protagonista. Gli anni si fanno sentire e come, ne sa qualcosa Marin Cilic, precipitato al n. 100 nel ranking e ancora fermo ai box per un infortunio. A 35 anni sui social dichiara di voler tornare quanto prima, giusto il tempo di rinfrescare la mente alle nuove leve. Mancava pure sua maestà Rafa Nadal ancora spettatore, un Wimbledon che sta cambiando pelle, ma la nostalgia ancorata al recente passato.

Bel tempo, questo sconosciuto. Irrompe la pioggia su Wimbledon e complica i piani a tutti: organizzatori, giocatori, arbitri e via discorrendo. Teloni pronti a invadere il campo, capannine alzate e tetto che si chiude quando non serve e rimane aperto quando sarebbe opportuno chiuderlo. L’inizio è stato un po’ un trambusto, il vento ha reso ancor più complicato il finale, ma Wimbledon è uno stato d’animo e senza pioggia non sarebbe stata la stessa cosa.

Christopher Eubanks! La sua stagione in erba era cominciata con una leggera sofferenza. Fuori da Gasquet a Stoccarda al primo turno, dopo aver vinto le qualificazioni, malgrado un leggero mal di stomaco. Se non avesse scelto di fare il tennista avrebbe fatto il cestistia. American Boy, ha fatto fuori Norrie, Tsitsipas e ha fatto tremare Medvedev in un quarto di finale avvincente.

Divorzio con vittoria. Mate Pavic e Nikola Mektic hanno fatto la storia del doppio croato e non. Prima coppia croata a trionfare a Wimbledon nel 2021, una bacheca piena di successi tra cui anche la medaglia d’oro di Tokyo in una finale tutta croata. In campo le cose non andavano più bene come avrebbero voluto, forse questione di stimoli. In attesa di capire quale sarà la sua spalla nel doppio maschile, Mate si è confermato “erbivoro” e ha alzato l’ennesimo trofeo a Wimbledon. Stavolta vince nel doppio misto con Nadezda Kicenok. Storie di successi!

Elina Svitolina, mamma vincente! Ha finito il torneo tra gli applausi, le lacrime d’orgoglio per il Paese che rappresenta. Ha battuto la numero 1, è stata eliminata dalla vincitrice del torneo. Applausi per lei, per la sua storia, per la candida ammissione di dover giocare sempre al massimo vista la sua età. Vedremo quello che accadrà, ma neanche da lei è arrivato il gesto che tutti attendevano per provare a lanciare un segnale di pace. Alla prossima Mamma Elina.

Follia! E’ un termine che accostiamo ad Alexander Bublik. Più che termine è una galassia di pensieri strambi che portano a colpi fuori dall’ordinario oppure, la maggior parte delle volte, a volersi dare una racchettata violenta al mondo esterno per non sentire più il dolore. Tra fuga di pensieri e diavolate varie, eccoci alla resa dei conti, alle volte in cui ci si rende conto che è sottile quel corridoio che dal Paradiso porta direttamente all’inferno. Davidovich Fokina si sta ancora chiedendo perché. Avanti 8-5 nel supertiebreak del match con Holger Rune non è riuscito a fare più un punto. Aveva sprecato due match point già nel quinto set, ma poi ecco materializzarsi la follia: sull’8-7 decide di battere da sotto, Rune legge tutto in tempo, corre a rete e col passante gli spiega perché non è stata una grande idea. Vince il danese 10-8, basta a imprecare contro lo spagnolo, please!

Grigor! La gara contro Francis Tiafoe è stata una delle performance più belle della sua carriera. Solido al servizio, bravo a interpretare il gioco sull’erba e di fronte non l’ultimo degli arrivati. Condizioni non ottimali di Tiafoe, ok, ma questo Grigor Dimitrov ha meritato tanti applausi. 93% di punti vinti con la prima, 33 vincenti, 13 aces, per approdare ai quarti dove si è arreso a Holger Rune in due tiebreak persi malamente. Bentornato!

Hubert Hurkacz…Dei normali è l’unico a strappare un set a Djokovic, addirittura vincendolo 7-5. Una gara nella quale avrebbe potuto condurre due set a zero, ma si è ritrovato ad andare a nanna, dopo la sospensione, sotto di due set. Anormale l’uno, tornato alla normalità l’altro. Ed era ora, perché del polacco avevamo perso le tracce, ma col servizio che si ritrova l’erba lo esalta. Poi di fronte, il muro serbo gli respinge ogni colpo e si fa difficile. 

Ingiuste critiche su Jannik. Non si considerano l’età, le doti, l’estro. Ognuno ha il suo tempo, c’è chi nasce più fenomeno di un altro, chi, invece, lo diventerà con il tempo. L’unica pecca di Sinner è la mancanza di ferocia nei momenti che contano. I treni passano e se non sali sui vagoni giusti, rischi di camminare a lungo e a vuoto e di essere punito. Chissà quante volte ripenserà a quel doppio fallo commesso nel tiebreak del terzo contro Djokovic. Avanti di un minibreak era il momento di provare a cambiare l’inerzia del match, e, invece, ancora una volta il serbo aspetta, incassa l’errore e va avanti spietato. “Che fretta c’era, maledetta” e spietata critica distruttiva. Il ragazzo è giovane e dirà la sua, a patto che impari dagli errori. Adesso il cemento per chiudere la stagione in crescendo.

Juan Carlos Ferrero. In Italia quel cognome lì è abbinato a qualcosa di dolce. Le sue lacrime vere, sincere, ci ricompongono con l’umanità in generale. Come quelli che fanno immensi sacrifici e vedono realizzarsi il proprio figlio. Carlitos, in fondo, è una prole adottata da Juan Carlos. Composto, educato, silente, parla più con gli occhi che con la bocca. Mai una parola fuori posto, sempre tanta positività per spingere Carlos nell’olimpo degli dei del tennis. Un pomeriggio passato a mangiare uno di quei vasetti per cui i bambini impazziscono, sull’erba più affascinante del mondo, come fosse un pic-nic, per poi finire ad aprire l’uovo con la sorpresa, e che sorpresa: Alcaraz sul tetto di Wimbledon! Campione di ieri, padrino del campione di oggi e di domani. In piedi per Juan Carlos.

Koolhof-Skupski vincono il torneo di doppio maschile. Un’edizione da ricordare in quanto la prima con il tabellone di doppio maschile da disputarsi al meglio dei tre set. A Wesley e Neal bastano due set e un doppio 6-4 per battere Zeballos e Granollers. Si confermano la coppia top del momento.

Le italiane non convincenti, eccetto Cocciaretto. Male Camila Giorgi, Martina Trevisan ha fatto l’abbonamento a uscire dai grandi Slam al primo turno, Elisabetta salva, finchè può, la faccia dell’Italtennis al femminile. Poi scorgi sui campi di periferia le esibizioni di Francesca Schiavone e di Roberta Vinci e ti viene di decantare “quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia”.

Mamma Africa  e Marketa Vondrousova, due storie straordinarie che si intrecciano da una parte Ons Jabeur e tutte le sue fragilità, preoccupazioni incluso l’incantesimo da finale Slam non ancora spezzato. Dall’altro il volto di Marketa Vondrousova che vince Wimbledon da non testa di serie e mettendosi alle spalle un grave infortunio che ne aveva interrotto il racconto dopo la finale del Roland Garros del 2019. Entrambe alla ricerca del lieto fine, con la tunisina a portarsi sulle spalle non solo una Nazione, ma un Continente intero. Non è ancora arrivato il momento della grande festa per Ons, che gioca un torneo lontana dai riflettori, ma che riesce ad approdare con merito in finale dopo grandi battaglie tennistiche, una su tutte quella vinta con Sabalenka dopo esser stata sotto di un set e un break. Le lacrime di Ons finali, fanno parte dell’attimo in cui ti scappa via il momento più bello della tua vita sportiva, agguantato da Marketa che di sacrifici ne ha fatti tanti. Un grave infortunio, poi la lenta rinascita, fino a Wimbledon 2023. Adesso l’ingresso in Top10, alla ricerca un ulteriore lieto fine.

No war. E’ passato un altro torneo, ma ancora nessuno ha il coraggio di oltrepassare quella rete e darsi la mano. Farla finita, almeno in un campo da tennis. Rivali sì, nemici mai, invece, nulla di tutto ciò accade. Si va a rete velocemente e, poi, nessuna volee, ma solo tanta delusione per delle mani ritirate. Si parla tanto, ma non si lavora per la pace. E Wimbledon poteva essere una grande occasione. Il pubblico ha accolto i russi e le russe al meglio, Svitolina e Azarenka potevano fare il resto. E, invece, no! Un’abitudine al rumore delle armi di cui se ne farebbe realmente a meno. Alla prossima occasione.

Oro, argento e Mirra Andreeva. Niente male questa ragazzina. Talento puro, 16 anni e già gli occhi del pianeta tennistico puntati su di lei. Alla prima esperienza sull’erba, porta a casa uno splendido risultato. Fuori agli ottavi, eliminata da Madison Keys al terzo set. E’ oro vivo e la classe 2007 sa che ha un grande avvenire davanti, se resterà sul pezzo senza farsi distrarre dal contorno. Argento vivo, come quando decide di non salutare il giudice arbitro che le ha dato un penalty point per lancio di racchette. Lei non ci sta, protesta, spiega di essere stata vittima di una scivolata che le ha fatto cadere l’attrezzo del mestiere. Scuse vacue con tanto di multa ricevuta. Mirra, benvenuta nel mondo dei grandi!

Paletto reale. Non deve essere stata una bella reazione. Al centro del reame, L’ex numero 1 subisce il break nel quinto set dal giovanotto appena entrato nel circuito e con uno Slam già in bacheca. Non è facile da digerire per uno a caccia di record. Per uno che a Wimbledon aveva imparato a sentirsi imbattuto e imbattibile. Poi il raptus, racchetta rotta, paletto ammaccato: lesa maestà. Davanti a un Re, al Royal Box e a tutti gli altri nobili presenti in tribuna. Non un gesto nobile, ma uno di quelli che si vedono al torneo di Rapallo tra scapoli e ammogliati. Fortuna che non gliel’hanno fatto ritinteggiare. 7.000€ di multa, tutto sommato, per uno come Nole, non tantissimi.

Questione di Re e Regine. Da Elisabetta II a Carlo III, se vogliamo da Nole VII a  Carlos I. E’ tutta una questione di re e regine, che scrivono, salutano, abdicano. E sulle tribune di Wimbledon il Royal Box si è riempito persino con il Re di Spagna nel giorno della finalissima, mentre in quelli precedenti di Roger Federer, Re che non passa mai di moda. In questa alternanza di corone e scettri, Djokovic ha provato a segare i paletti di Wimbledon per la rabbia da record interrotto. God Save the King Nole, mentre lunga vita a Carlos entrato in campo spaurito, poi enormemente sul pezzo fino al pianto tra le braccia del coach e della sua famiglia. Straordinario campione, sulla strada dei grandi che l’hanno preceduto, facendo meglio anche di Nadal che nella sua prima finale a Wimbledon, perse 6-0 il primo set e perse da Roger. Lui, invece, ha piazzato il colpo e ha posto la scritta “predestinato” sulla sua porta d’ingresso. Lunga vita a Re Carlos!

Record stracciati via. Alcaraz ha interrotto la possibilità che il serbo vincesse il suo ottavo Wimbledon, il 24esimo Slam, fermando a quota 34 le sue vittorie a Wimbledon. Non potrà più superare Federer che qui ne vinse 41 di fila. L’età anagrafica gioca contro il serbo. Per la prima volta dal 2013, Djokovic ha perso una partita sul Centrale, mentre si fermano a quindici i tie break consecutivi vinti da Nole.

Sir e Stan, Andy Murray e Stan Wawrinka. Soliti due ragazzini che cancellano la propria età appena prendono la racchetta in mano. La fame, la voglia di vincere, la classe, tutto racchiuso in due campioni che se non avessero avuto gli acciacchi all’anca, il primo, e fossero nati in un altro decennio, avrebbero raccolto tantissimo. Andy paga la gara spezzatino contro Tsitsipas: paradossalmente la pausa ha finito per avvantaggiare il greco che l’ha ribaltato al meglio delle sue possibilità. Stan, invece, si arrende a Nole in tre set al terzo turno, senza l’incrocio col serbo, sarebbe andato lontano in un lato del tabellone orfano di parecchie teste di serie.

Tsitsidosa. Innamorati, felici, sereni, un po’ meno sui campi da tennis. Stefanos è perfetto per una settimana intera, poi si smarrisce avanti di un set contro Christopher Eubanks: nel quinto set le chances le ha avute, ma non ha saputo interpretare al meglio un match che ha perso in maniera incredibile. Badosa, invece, si ritira al secondo turno per un infortunio che l’ha costretta ad abbandonare il match contro Kostyuk. Costretta a sorbirsi anche la gaffe di un intervistatore che le fa i complimenti per la vittoria con lei che esclama “ma ho perso”. Il cartello “Sei su scherzi a parte” è rimasto nella valigetta, mentre spuntava su instagram il profilo “tsitsidosa” per non perdersi nulla della loro storia d’amore. E vissero tutti felici e likecontenti.

Un amore così grande da deconcentrare Matteo Berrettini. E’ stato questo il tormentone del 2023. Il povero “martello” azzurro relegato a figura di “innamorato”, travolto dalla passione e finito più sulle pagine dei rotocalchi che dei quotidiani sportivi. Alla prima occasione eccolo tornare il Berrettini di sempre e di cancellare tante volgarità dette su di lui. L’erba è casa sua e ha deliziato i suoi tifosi con delle prestazioni super, quella su tutti la vittoria su Zverev. Con Alcaraz è stato tradito dal suo servizio e di fronte ha trovato un marziano che poco ha sbagliato. Questione mentale, fisica, travolto anche dagli impegni pubblicitari. Forza Matteo, l’Italia che ti conosce sa bene il tuo valore.

Vulpitta, romano, classe 2005, già finalista al Roland Garros, ed il ceco Filip hanno battuto in due set nella sfida per il titolo il serbo Djuric ed il francese Gea, seste teste di serie. Un italiano capace di trionfare a Wimbledon: è storia anche questa!

Williams, Wozniacki. Una Williams presente anche in questa edizione 2023! Venus lotta e dà il massimo, ma finisce ko 6-4, 6-3 in due set contro Svitolina. Caroline, invece, ha annunciato di tornare in pista, sentiva la mancanza del Tour dopo tre anni in cui è stata costretta al ritiro per pensare ai suoi due figli. Adesso è pronta e punterà agli UsOpen.  

Young Boys, Alcaraz, Rune, Sinner, Shelton e chi più ne ha ne metta. L’importante è seguire una rotta che non sia la solita di dover emulare il passato. Volgere lo sguardo verso una direzione, la propria, puoi aiutare a evitare pericolose crisi mentali. La nuova generazione, pronta a farci divertire per i prossimi decenni.

Zaryna Sabalenka ha sprecato la grande occasione di vincere il torneo e di diventare n. 1 al mondo. Avanti di un set e un break si fa travolgere dalla spinta di Ons Jabeur e finisce fuori da Wimbledon. Peccato perché aveva fatto vedere i colpi migliori in due settimane in cui si era lasciata alle spalle l’anno di assenza forzata dal torneo. Grande accoglienza, grande spinta, ma non è bastata alla Zaryna che va a casa con tanto di rammarico per la chance sprecata di superare Iga Swiatek.

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