Il tennis è lo sport del diavolo. Una frase che si usa e di cui spesso si abusa. Ma questo diavolo non compare solo nel gioco, nelle partite incredibilmente capovolte o in clamorosi episodi sportivi. Si annida anche negli spifferi, negli angoli più reconditi della mente, come accade a qualsiasi persona. E i tennisti, che scendono in campo uno contro uno, ma prima di tutto contro sé stessi, tra gli sportivi sono quelli che decisamente più soffrono sotto questo punto di vista. Tanto che molti ormai ricorrono anche agli psicologi per tenere una certa tranquillità. E per non passare periodi come quello che ha avuto Nick Kyrgios nell’estate del 2019.
“Why always me?” recitava una celebre maglietta di Mario Balotelli, e certamente la frase ben si applica al tennista australiano, probabilmente il talento più sprecato degli ultimi anni. Ma, come ha rivelato al Piers Morgan Uncensored su TalkTV, ha avuto seri problemi che lo avevano anche spinto a considerare il suicidio. “Era un periodo buio, devo essere onesto“, ammette Nick, “vincevo tornei in tour, ma bevevo ogni notte. Ero autolesionista, mi bruciavo cose sul braccio, mi tagliavo per divertimento. Era diventata una dipendenza dal dolore. Odiavo svegliarmi ed essere Nick Kyrgios“. Un quadro triste, specie per un ragazzo di soli 24 anni (l’età di Kyrgios all’epoca). Un buco nero che lo stava risucchiando e da cui difficilmente sarebbe potuto uscire da solo: “Andy [Murray] è sempre stato un mio grande sostenitore. Appena arrivai sul circuito mi ha visto come una sorta di cantiere e mi ha preso sotto la sua ala… è sempre stato qualcuno che si prendeva cura di me“.
La carriera di Kyrgios ha avuto vari alti e bassi da quel periodo che sarebbe durato tra i 18 e i 24 mesi, culminando in quei giorni di Wimbledon 2019 (perse al secondo turno contro Nadal). Ha avuto il proprio picco nel 2022, ma gli infortuni non gli hanno permesso continuità. Grazie a Murray ha potuto però ritrovare una certa serenità, scacciando i troppi fantasmi che lo attanagliavano. E non solo: “Sono stato quasi un faro per persone che stanno soffrendo. Quando si sentono sopraffatti e stanno andando verso l’alcool, la droga e cose del genere, si aprono. Questa è la cosa più potente della mia carriera, persone che vengono da me con reali questioni. Mi mandano foto e messaggi su Instagram in cui genuinamente fanno autolesionismo e vogliono suicidarsi. Ho conversazioni con queste persone. E a volte delle telefonate. Fa davvero la differenza, e sono molto orgoglioso“.
Non solo colpi da highlight e follie in campo. Non solo talento sprecato e rimpianti, oltre che le copertine. No, Nick Kyrgios ha saputo reinventarsi e dare una concreta mano nel sociale a chi ne ha bisogno. Come Andy Murray con lui, che lo ha aiutato a risalire da un pozzo che sarebbe potuto diventare senza fondo.
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