Marc Madiot, manager di ciclismo, chiede la squalifica di Djokovic per il rinvio del test antidoping in Coppa Davis, ma il regolamento assolve il serbo

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Marc Madiot, manager di ciclismo, chiede la squalifica di Djokovic per il rinvio del test antidoping in Coppa Davis, ma il regolamento assolve il serbo

Prima del match contro Cameron Norrie, Novak Djokovic si è rifiutato di completare un test antidoping perché avrebbe rovinato la sua classica routine, posticipandolo alla fine dell’incontro. Ma il serbo non ha commesso alcuna irregolarità

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Novak Djokovic – Coppa Davis 2023, Malaga (foto: Marta Magni)
 

Le Davis Cup Finals di Novak Djokovic non sono andate nella maniera in cui lui sperava. La sconfitta con 3 match point a favore contro Jannik Sinner e la successiva prestazione deludente in doppio contro l’Italia sono certamente gli aspetti più evidenti della settimana non fortunata del n° 1 del mondo, ma ci sono state altre due questioni extra-campo che non hanno di certo permesso al fuoriclasse serbo di vivere i migliori giorni della sua carriera.

Una è legata alle note polemiche sul rapporto tra Serbia e Kosovo, riemerse nel momento dell’ingresso in campo della Serbia contro la Gran Bretagna per una scelta musicale che ha sollevato le reazioni di un esponente politico, l’altra, che sta portando con sé alcuni strascichi a una settimana di distanza, riguarda le lamentele del 24 volte campione Slam per un controllo antidoping richiestogli un’ora e mezza prima del suo match, poi vinto, contro Cameron Norrie. Un controllo che Nole ha definito come “veramente illogico” e che ha deciso di completare solo alla fine dell’incontro per non rovinare la sua classica routine, come ammesso da lui stesso nella conferenza post partita.

La questione sembrava dover finire lì, tanto che nelle ore immediatamente successive non si era scatenato nessun dibattito in merito, ma qualche giorno dopo Marc Madiot, uno dei più famosi manager del ciclismo professionistico, ai microfoni dell’emittente francese RMC Sport, ha detto la sua sulla vicenda, arrivando addirittura a richiedere la squalifica per Nole.

Ma cosa c’entra il ciclismo in tutto ciò? E perché Madiot ha paventato una pena tanto severa nei confronti di Djokovic? Lo spiega un articolo uscito ieri, 30 novembre 2023, sul Corriere della Sera, che evidenzia come ci siano delle differenze importanti nelle casistiche dei controlli antidoping tra ciclisti e tennisti professionisti.

Nel ciclismo (e anche nell’atletica), a differenza di ciò che accade nel tennis, nel corso di una competizione non ci si può rifiutare di sottoporsi a un test o rinviarlo a un altro momento. Poco prima di una tappa fondamentale del Tour de France 2023, per esempio, a Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard è stato imposto un controllo, al quale hanno aderito senza battere ciglio per evitare una sanzione che sarebbe stata immediata e severa.

Nel tennis, invece, il regolamento consente a Djokovic di comportarsi come effettivamente ha fatto. Da un lato, perché durante un torneo, e quindi “in competizione”, il controllo antidoping è soggetto a regole speciali; dall’altro, perché, sempre durante un evento in cui il tennista è impegnato, il tempo in cui il campione per il test deve essere prodotto non deve necessariamente essere immediato (“all’immediatezza della notifica”), ma va svolto “entro 60 minuti dalla fine dell’ultimo match, che si allungano a 120 se la partita è la finale del torneo”.

Djokovic non ha quindi commesso nessuna irregolarità procedurale, e quindi la richiesta di squalifica da parte di Madiot cade nel vuoto. Lo ha sottolineato anche un portavoce dell’ITIA – International Tennis Integrity Agency, l’ente che salvaguarda l’integrità del tennis professionistico in tutto il mondo – evidenziando quanto segue: “Una volta ricevuta la notifica i giocatori possono scegliere la tempistica del controllo, alcuni preferiscono farlo prima così sono più liberi dopo la partita ed evitano di restare sul posto troppo a lungo, altri successivamente”.

A livello regolamentare, quindi, nulla da eccepire, ma a livello medico, come sottolineato sempre dal Corriere, ecco che forse le procedure dovrebbero essere riviste. Effettuando un test antidoping a due ore di distanza dalla prestazione agonistica, infatti, come successo nel caso di specie, la dose di EPO o di altre sostanze dopanti potrebbe non essere più riscontrabile.

Per riassumere: Djokovic non è passibile di nessuna sanzione, non avendo in nessun modo infranto le regole. Il ciclismo e l’atletica hanno un regolamento differente, che forse dovrebbe essere applicato anche al tennis. Ma, fino a che le cose rimarranno così, le richieste di Madiot su Djokovic o su qualunque altro giocatore che agisca allo stesso modo, non potranno essere in alcun modo accolte.

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