La prima incursione del tennis professionistico in Arabia Saudita ha visto Hamad Medjedovic conquistare il titolo delle Next Gen ATP Finals in quel di Jeddah.
Il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi dopo aver presenziato all’ultima giornata di gare ospitate dall’arena del King Abdullah Sports City, a margine del torneo dedicato ai migliori otto Under 21 della stagione (giunto alla sua sesta edizione dopo la cinquina meneghina), ha rilasciato un’intervista al ‘The National‘ – quotidiano in lingua inglese di proprietà del governo degli Emirati Arabi Uniti, fondato nel 2008 con sede ad Abu Dhabi – dove ha affermato che la prima esperienza del Tour nel mondo arabo sia stata complessivamente positiva, nonostante le inevitabili problematiche iniziali che qualsiasi evento al suo primo anno di gestazione deve necessariamente affrontare: “Penso di aver ricevuto un feedback estremamente buono, sia dai giocatori che dal mio team, in termini di atmosfera e location. L’infrastruttura è impressionante. Inoltre la quantità di lavoro, l’investimento sborsato e la passione per la cura dei dettagli sono stati incredibili. Ho guardato l’evento anche dalla TV e mi è parso molto accattivante. Quindi sì, non posso che definirmi soddisfatto ed entusiasta di questa prima edizione in Arabia Saudita“.
Tra i fattori che hanno maggiormente attirato l’attenzione del PIF – il fondo d’investimento sovrano di proprietà del governo saudita, che dispone di un patrimonio stimato superiore ai 776 miliardi di dollari -, nell’ottica di poter investire per accaparrarsi un evento tennistico esclusivamente riservato a quei giovani atleti in ascesa che si affacciano per la prima volta ad alti livelli nel circuito, c’è stato certamente quello riguardante l’opportunità di seminare su un mercato sociale decisamente fertile qual è la la fascia di popolazione giovanile del Regno saudita.
Oltre a questo elemento, chiaramente, ingente è stata la spinta e il desiderio dell’Arabia Saudita di espandere il proprio bacino d’interesse anche nel tennis portando avanti con coerenza la tendenza programmatica già vista all’opera in altre discipline sportive. E per realizzare questo obiettivo, cosa c’è di meglio dell’organizzazione di un torneo? Ma sappiamo già per certo che questo è soltanto l’inizio, il punto d’arrivo sarebbe ospitare sul suolo saudita eventi del Tour ATP e WTA sempre più prestigiosi: “Stiamo esplorando una serie di opportunità diverse fra loro. E siamo venuti qui in presenza, perché vogliamo collaborare a stretto contatto con l’Arabia Saudita. Abbiamo sviluppato ottimi rapporti negli ultimi due anni, alcune discussioni molto interessanti e stimolanti su possibili progetti ed investimenti da parte del tennis maschile in quest’area del mondo. Questo Paese ha espresso la volontà e il desiderio di essere maggiormente protagonista nello sport mondiale, di conseguenza anche nel tennis. Credo che come ATP, la sfida più importante da superare sarà quella relativa al Calendario. In tutta onestà, allo stato delle cose è estremamente ingessato. Abbiamo veramente poco margine di manovra per inserire nuovi eventi. Tuttavia, è indubbio che vi sia il reciproco desiderio di tutte le componenti di portare il tennis in un’area geografica che di fatto in questo momento ne è sprovvista. Apprezziamo molto il Medio Oriente, e dunque non vediamo l’ora che il tutto possa diventare realtà. Stiamo lavorando assieme e in modo incessante esaminando tutte le opportunità a nostra disposizione per valutare attentamente quali siano i prossimi passi da attuare. Al momento non abbiamo ancora le soluzioni per superare gli ostacoli che si sono palesati sul nostro percorso condiviso, ma sicuramente continueremo a dialogare con tutte le parti in causa per trovare il bandolo della matassa“.
Alcune indiscrezioni dell’ultimo periodo hanno parlato di un annuncio oramai imminente relativo alla firma di un contratto pluriennale con l’Arabia Saudita da parte del CEO della Women Tennis Association Steve Simon per la nuova sede delle WTA Finals, mentre l’ex tennista azzurro dal canto suo spera invece di implementare in pianta stabile il progetto di un evento combinato che unisca i migliori Under 21 del circuito maschile con le migliori giovani giocatrici del Tour femminile. Un’idea che era già stata ipotizzata per l’edizione 2023, ma che poi non si è mai concretizzata: “Abbiamo già tentato di realizzare un evento strutturato con questi canoni per la stagione appena conclusa. Per cui, non nascondo che mi piacerebbe molto poter avere la Next Gen combinata e ammirare i primi otto ragazzi assieme alle migliori otto ragazze in classifica sotto i 21 anni. E’ un progetto veramente affascinante e ci auguriamo vivamente che possa diventare realtà… Ovviamente, questo però è al di fuori del mio controllo“.
La possibile scissione
Gaudenzi è stato rieletto per un secondo mandato all’inizio di quest’anno, il che significa che ricoprirà l’incarico di Chairman dell’associazione dei tennisti professionisti fino al 2026. L’ex Top 20 faentino ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia del suo mandato, l’attuazione della strategia “OneVision” che si basa su tre capisaldi: promuovere l’unità di governance fra le varie entità che dirigono il mondo della racchetta, migliorare l’esperienza dei fan e sfruttare l’opportunità di crescita su scala in vari ambiti, tra cui soprattutto i Media e l’evoluzione tecnologica a livello di dati e contenutistica.
La struttura frammentata del tennis è una delle cause principali per cui tale disciplina non è stata in grado di massimizzare il proprio potenziale finanziario. Difatti, i suoi sette stakeholder – si può tradurre con “Portatore d’interesse”. In Economia è l’espressione che si riferisce ad un soggetto o ad un gruppo di soggetti, coinvolti in un’iniziativa economica (che si tratti di una società o semplicemente di un progetto) con interessi legati alla realizzazione e all’andamento della stessa operazione finanziaria sopracitata -, ATP, WTA, ITF e i quattro Slam, raramente appaiono allineanti. Con il secondo mandato, fatalmente, la strategia dell’Unica Visione entra gioco forza nella fase cruciale del suo piano programmatico: ossia quella dell’effettiva realizzazione, la promozione dell’unità dei differenzi organi per creare un vero connubio tra giocatori e tornei. A tal proposito, però, va ovviamente preso in considerazione il recente rapporto stilato dal ‘The Athletic’ che suggerisce come i quattro Majors stiano “orchestrando sotto traccia” la formazione di una partnership non solo fra di loro ma anche con i nove Masters 1000 del circuito: una specie di Tour d’élite che assomigli a quello in essere in Formula Uno. Inoltre, secondo tale rapporto sarebbe prevista nel pacchetto l’introduzione di un decimo ‘mille’ da disputarsi proprio in Arabia Saudita. Perciò, ora è lecito chiedersi: c’è un reale pericolo che gli eventi più prestigiosi – dopo le ATP Finals – del circuito maschile abbandonino l’ombrello dell’ATP per unirsi e fare squadra con gli Slam?
“No, secondo me, assolutamente no. Credo che in generale ci sia stato troppo rumore a questo proposito. Penso che ciò che ho espresso in modo esplicito negli ultimi quattro anni, con la strategia OneVision, sia che dobbiamo trovare un modo per lavorare insieme. Perché alla fine, qualunque cosa sia stata scritta in quell’articolo, il succo delle questione riportata è sicuramente corrispondente all’idea di concentrarsi su un prodotto premium, il che significherebbe che gli Slam e i Masters uniti sotto un’unica governance rappresenterebbero una proposta molto potente e allettante per i consumatori. Su questo sono d’accordo al 100% ed è ciò che stiamo cercando di fare con OneVision. Ovviamente è probabile che altre componenti possano avere opinioni contrastati sulla modalità da perseguire per giungere al medesimo traguardo“.
Evitare una guerra intestina
La forte convinzione del 50enne romagnolo è che il tennis non debba competere con stesso, bensì unire le sue diverse anime per essere all’altezza del confronto con le altre organizzazioni sportive e con le Multinazionali dell’Intrattenimento. Un’eventuale divisione interna, invece, non farebbe che danneggiare ulteriormente il prodotto tennis distruggendone il valore piuttosto che valorizzarlo o accrescerlo: “Se si verificasse un rottura interna ci troveremmo ad affrontare veramente un grosso problema: da cui sarebbe difficile ritornare alla situazione precedente. Perché se si ostacolano i rapporti relazionali, allora perseguire l’unità diverrebbe quasi utopistico. In definitiva, sono convinto che si possa arrivare a questo obiettivo costruendo sul valore che abbiamo piuttosto che distruggerlo creando una spaccatura che a prescindere da tutto è sempre più costosa da ogni punto di vista. Richiede tempo, energia e denaro non essendo necessaria. Sono al 100% a favore dell’unità e sono favorevole alla ricerca di soluzioni attraverso il dialogo. Credo fermamente che in realtà siamo tutti sulla stessa linea di pensiero molto più di quanto immaginiamo, perché alla fine vogliamo raggiungere il medesimo obiettivo. Stiamo tutti spingendo affinché il tennis sia più forte e in crescita, rispetto agli altri sport e rispetto alle altre tipologie di Entertainment. Quindi siamo dalla stessa parte, dallo stesso lato della barricata. Siamo nella stessa squadra: questo è il tennis di squadra. Avere una guerra interna non sarebbe di alcun aiuto“.
Un Tour separatista, secondo Gaudenzi, avrebbe come conseguenza unicamente quella di creare ancora più confusione tra gli appassionati allontanandoli dal tennis: “Sarebbe un gravissimo errore andare in quella direzione“. Inoltre il Presidente ATP non crede che gli Slam abbiano un reale interesse ad acquistare altri tornei o nel guidare un proprio Tour assestante, poiché prediligono nella loro visione una semplificazione della narrazione gestionale.
Trasparenza, partecipazione agli utili e ricavi di base garantiti
Mentre dunque si attendono importanti sfide per il governo del tennis mondiale, ci sono altresì risultati significativi e degni di nota che vanno sottolineati: obiettivi raggiunti durante il primo mandato di Gaudenzi e del suo personale programma di rilancio del globo della racchetta.
L’ATP che nasce come organo a tutela dei diritti dei giocatori, in realtà storicamente non hai mai dato accesso diretto ai dati relativi agli introiti finanziari dei tornei a cui i tennisti partecipavano. Questo sino al 2022, quando è stata introdotta una distribuzione paritaria degli utili che ha permesso così ai tennisti piena trasparenza sulla Finanza dei tornei, dando metà dei profitti suddivisi attraverso una formula specifica.
La prima trance di pagamento degli utili per la stagione 2022, annunciata il mese scorso, ha comportato un’ulteriore disposizione del Bonus Pool da 12,2 milioni di dollari da dividere equamente fra gli atleti aumentando così il compenso spettante ai giocatori per il 2023 fino a toccare la cifra record di 50 milioni di dollari. La condivisione degli utili ha favorito la reciproca fiducia fra organizzazioni dei tornei e tennisti, modificando la dinamica di approccio dei rappresentanti dei giocatori in seno al consiglio d’amministrazione dell’ATP: “È come se fossimo tutti sulla stessa barca, per cui in teoria dovrebbe essere molto più facile prendere decisioni. Con quello che abbiamo apportato, la sensazione di essere una squadra piuttosto che elementi disgregati come invece si percepiva in passato è lampante. Prima era quasi naturale vedere giocatori e tornei seduti sul lato opposto del tavolo del dibattito, come fossero avversari in una partita di tennis. Devo servire più velocemente del mio avversario, devo rispondere meglio. Era una vera e propria gara, ora contrariamente siamo nello stesso team. E’ questa la mentalità che vorrei si diffondesse anche ai livelli più alti, nei rapporti con la WTA e con i Grandi Slam. Credo che siamo già in una in una posizione molto buona con la WTA. Stiamo discutendo di alcune iniziative, una fusione delle nostre entità commerciali: ATP Media, TDI [Tennis Data Innovations] e WTA Ventures. Non mi nascondo però nel dire che i progressi con i Grandi Slam negli ultimi anni sono stati più lenti di quanto avrei voluto. Ma rimango ottimista“.
L’associazione presieduta da Gaudenzi ha recentemente annunciato anche un programma di linee guida senza precedenti, denominata Baseline, che garantirà guadagni di base per i tennisti classificati nei primi 250 del mondo, oltre a fornire un risarcimento economico per proteggere i giocatori dalla lontananza dalle competizioni dovuta agli infortuni. Infine, contribuirà finanziariamente alle casse dei tennisti che per la prima volta entrano nella Top 125.
Dunque, questo nuovo programma promulgato dall’ATP darà ai giocatori un certo grado di sicurezza economica indipendentemente dai risultati conseguiti sul campo: prestazioni agonistiche che al contrario erano sempre state in correlazione diretta con gli incassi degli atleti. In questo momento l’ATP è il solo organo a contribuire attivamente per questo scopo, ma Gaudenzi auspica un intervento anche da parte degli Slam che farebbe sì che il beneficio che ne scaturirebbe sarebbe nettamente maggiore a quanto è in grado di produrre adesso: “Possiamo ulteriormente migliorare il benessere dei giocatori se anche altri gruppi gestionali del tennis contribuissero attivamente. Concedere ai giocatori questa sensazione di sicurezza è di primaria importanza se si vuole salvaguardare non soltanto la loro carriera ma anche e soprattutto la loro salute mentale“.
Diritti mediatici sottovalutati
Come affermava l’ex n. 18 della classifica mondiale nel momento in cui si è insediato, esponendo i suoi programmi, la prima fase della strategia “OneVision” prevedeva anzitutto di rimettere in ordine la propria struttura prima di dedicarsi al raggiungimento di obiettivi che richiedessero la collaborazione con altri organi.
Una di queste sfide, da sempre ritenute da Gaudenzi dal peso specifico non indifferente, era superare la costante sottovalutazione dell’importanza che ci cela dietro ai diritti mediatici del tennis. Mentre infatti gli accordi commerciali di natura televisiva rappresentano una delle maggiori fonti di entrate in praticamente tutti gli sport, nel tennis non è quasi mai stato così sempre per via della conformazione frammentata: “Si tratta probabilmente della più grande opportunità non sfruttata dal nostro sport. La soluzione a tutto questo è situata in una parola: aggregazione. Se fossimo in grado di andare sul mercato con i Grandi Slam, l’ATP, l’intero pacchetto WTA, uniti; avremmo a disposizione un Prodotto Premium che soprattutto nello scenario commerciale odierno, dove i grandi streamer globali, Netflix o Amazon per citarne alcuni, stanno entrando nello sport, sarebbe un pacchetto a dir poco interessante su cui investire. Duecento giorni garantiti di un prodotto sempre al Top, tanta qualità abbinata a tanto volume. Se lo si confrontasse con la Formula 1 in cui un Gran Premio dura all’incirca due o tre ore, spalmate su sole 23 gare l’anno…beh si comprenderebbe perfettamente la potenzialità commerciale di un tennis unito. Ci troveremmo a poter mettere sul piatto una proposta assolutamente competitiva. Il problema è che se invece andiamo sul mercato separatamente, come avviene in questo momento, diventiamo inefficienti creando anche punti dolenti per i fan. Per come stanno le cose, ad un appassionato servono tre, quattro, cinque abbonamenti per seguire effettivamente il tennis. Ciò rende difficile ai fan seguire la storia della stagione tennistica. Quindi l’aggregazione significa fondamentalmente migliorare il nostro sport, per farlo è necessario trovare un accordo con gli Slam e la WTA. Questo è OneVision nella sua essenza, dove uno de punti più importanti è l’aggregazione dei diritti commerciali. Ma vedo accadere questo scenario ipotetico prossimamente? Si sta muovendo alla velocità che io desidero? No. E questa sarà la priorità assoluta nei miei prossimi tre anni. Sono ottimista. Sarà facile? No. È impossibile? No. È fattibile, vedremo!“.