Australian Open: Sinner è il solo dei primi 9 favoriti a non aver perso un set. Sembra il più in forma fra tutti. Cobolli sogna l'exploit

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Australian Open: Sinner è il solo dei primi 9 favoriti a non aver perso un set. Sembra il più in forma fra tutti. Cobolli sogna l’exploit

Cosa “costa” per un giornalista “coprire” l’AO. Ma il Djokovic dei primi turni (2 set persi) è credibile? Per i bookies sì. Prosegue l’ecatombe di favorite, Rybakina, Pegula k.o. nel “femminile”. Tre italiani superstiti, Sinner, Cobolli e Paolini, ma il prossimo futuro è molto più azzurro di così

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Approccio questo lungo editoriale, assai personale, segnalando quel che già sapete, e cioè che dei 12 italiani ai nastri di partenza, siamo arrivati al terzo turno con tre soli superstitiSinner Cobolli nel maschile, Paolini (per la prima volta al terzo turno di uno Slam) nel femminile, dal quale sono uscite di scena non senza rimpianti Trevisan (6-4, 6-4 con la Dodin n.96 WTA) e la Cocciaretto (n.45 con la Navarro testa di serie n.27, 4-6,6-3,6-3) che si rimprovera di parlare troppo quando le cose vanno male, perdendo così la giusta concentrazione.

Non credo che a Jasmine Paolini sia dispiaciuto la vittoria della russa Blinkova sulla Rybakina. L’ha battuta, alla fine del tiebreak più lungo nella storia degli Slam femminili, 42 punti (22-20). La Rybakina, n.3 del seeding, avrebbe dovuto essere la prossima avversaria di Jasmine.

Sinner gioca stanotte alle 2 italiane sul Margaret Court da superfavorito contro il piccolo Baez (1m e 70 cm), Cobolli invece da “underdog” contro il n.10 ATP de Minaur e tutto il pubblico.

Seguire l’Australian Open da Melbourne, come ho fatto per una trentina d’anni, è faticoso. Ma seguirlo dall’Italia è anch’esso molto faticoso, se non si vuole perdere troppe cose. Per un sito come il nostro che al mattino, poco dopo l’alba, vuol raccontare tutto quel che è successo nella notte italiana, si tratta di uno sforzo enorme. Di cui spesso i lettori non si rendono conto. Sto forse “fishing for compliments”?

Viverlo in Australia è faticoso perché al mattino si va a Melbourne Park intorno alle 9,30 (sveglia alle 8 se non prima) e illudendosi di avere tanto tempo per scrivere più tardi si va a vedere tutto e di più (i “nostri”, i “nuovi”, i futuri probabili avversari dei “nostri” …) su tutti i campi possibili e immaginabili e che non sono sempre vicinissimi. Sperando di incontrare i coach, dei “nostri” e degli altri, per strappar loro qualche dichiarazione “esclusiva”. Le “esclusive” non si fanno mai nelle conferenze stampa super affollate, anche se non mancano mai colleghi che le scrivono e le firmano spacciandole invece proprio per “esclusive”. Pessima abitudine, assai poco deontologicamente corretta. Ma succede di riscontrarla anche in grandi testate, nazionali come internazionali. Sembra essere stato abolito, invece, l’uso della citazione di chi quelle interviste, quegli audio, li fa e li pubblica. Molti prendono dove capita, interviste scritte, audio e contenuti video a man bassa. Gianni Clerici e Rino Tommasi, i miei due grandi Maestri, sono stati forse gli ultimi (o i penultimi) a citare chi aveva scritto – o anche suggerito – qualcosa che meritasse di essere ripreso e raccontato. Sia nei loro scritti, sia nelle loro telecronache. Oggi non usa più. Brutta cosa.

Ricordo che a volte nel corso della prima settimana ho messo piede sui banchi stampa della Rod Laver Arena, della Margaret Court o di quella che è stata Vodafone Arena, Hisense Arena (e altro brand che non ricordo) soltanto per le sessioni serali. Anche perché su quei campi principali gli azzurri ci andavano quasi soltanto se dovevano affrontare qualche giocatore australiano o qualche top-player, tipo Federer (accadde con Seppi) o Nadal. Eppoi sui campi laterali si incontra qualcuno, si vede qualcosa, che magari in tv i telespettatori non hanno visto né sentito.

Nei primi giorni ormai da qualche anno ci sono una dozzina di italiani che prima giocano e poi parlano (non sa mai bene quando vengono…le attese a volte sono sfibranti) insieme a tanti big che anch’essi giocano, parlano e vanno seguiti. Negli ultimi anni grazie a Berrettini e Sinner – ma anche a Musetti e Zeppieri quando duellarono nella semifinale del torneo junior poi vinto da Musetti – c’è stato tanto lavoro “azzurro” da smarcare. Ed è stato piacevolissimo, anche se duro. Meglio così, sia chiaro. Speriamo duri.

I tanti giovani italiani in costante crescita, ventiduenni come ventunenni, Sinner, Musetti, Zeppieri, Arnaldi, Cobolli fanno ben sperare a questo riguardo. Mentre Berrettini e Sonego avrebbero – il condizionale vale soprattutto per Matteo vittima di infiniti infortuni – ancora un bel po’di anni davanti a loro per raccogliere ancora bei risultati.

Proseguendo nel ricordo delle mie esperienze di Melbourne …le sessioni notturne non terminano di solito mai prima di mezzanotte, ma come qualcuno ricorderà alcun match si sono protratti fino alle due, le tre, qualche volta addirittura le 4 del mattino. Svegliarsi 6, 5,4 ore dopo, giorno dopo giorno per tutti i primi 7 giorni almeno, non è roba da poco. Ho visto anche i colleghi più giovani presentarsi al mattino con l’aria disfatta.

 I giocatori, anche quelli che finiscono dopo la mezzanotte, ormai vengono in conferenza stampa dopo mezz’ora o anche un’oraC’è questa maledetta abitudine del bagno nella vasca ghiacciata a ritardare tutto. Raccogliere le interviste anche alle ore piccole per riferirle è necessario per un giornalista, oltre che per informare sé stesso, per informare i lettori. Che il match sì l’hanno magari visto in tv (ma al mattino la gente lavora o dovrebbe studiare di solito), ma quel che hanno detto i tennisti – banalità o meno che abbiano pronunciato – probabilmente non lo sanno se non hanno modo di leggerlo. E se non lo hanno fatto glielo diciamo noi (e gli altri come noi).

La notizia ferale da Melbourne a pagina 2

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