Vagnozzi: "Sinner popolare come Tomba e Rossi? Merito dell'esempio che dà. Terra rossa momento clou"

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Vagnozzi: “Sinner popolare come Tomba e Rossi? Merito dell’esempio che dà. Terra rossa momento clou”

Parla Simone Vagnozzi assente a Indian Wells e Miami per un piccolo intervento. Il coach di Sinner è fiducioso per la stagione “in rosso” appena cominciata

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Simone Vagnozzi - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)
 

Alberto Tomba è stato l’unico ad avere la forza di interrompere un Festival di Sanremo nel 1988, quando conquistò il secondo oro alle Olimpiadi di Calgary. Valentino Rossi è stato l’uomo che ha incarnato la velocità e ha segnato intere generazioni strappando record e diventando un “unicum” con la sua moto. Quel n. 46 ha segnato intere generazioni di un’Italia che, adesso, parla di tennis come fosse di calcio ed è questa di per sé una grande conquista.  

La popolarità di Jannik Sinner ha raggiunto i livelli dei campioni appena nominati e lo ha fatto a soli a 22 anni. La Sinnermania non è esplosa solo per merito dei risultati sportivi conquistati, ma anche grazie al suo modo di essere. La pensa in questa maniera il suo coach, Simone Vagnozzi che, intervistato da “Repubblica” ha detto: “E’ merito del ragazzo. Dell’esempio che dà. La semplicità di Jannik è contagiosa, si fa voler bene, quindi è una bella cosa. Io l’ho vissuta così, ma si vede che si respira una bella aria: il fatto che un ragazzo semplice sia visto da così tanti ragazzini, giovanissimi, secondo me è bellissimo. Perché non vedono Sinner come un qualcuno di irraggiungibile. Il messaggio che manda Jannik ai ragazzi è che se si lavora nella giusta direzione si possono raggiungere i sogni“.

Simone Vagnozzi non ha seguito Sinner in questa doppia trasferta americana di Indian Wells e Miami, a causa anche di un piccolo intervento. C’era Darren Cahill, in attesa che cominci la stagione “in rosso” del n. 2 al mondo e che l’intero staff sia al completo.

L’obiettivo è conquistare la vetta del ranking scavalcando anche Novak Djokovic. Ma la terra rossa è davvero un incubo per Jannik e il suo team? “Penso – afferma coach Vagnozzi – che quando si trova una strada che funziona non bisogna cambiare. Dobbiamo continuare a comportarci così: Montecarlo, con i pochi giorni che avremo per adattarci, sarà una delle fasi più delicate che avremo durante l’anno. Ma per Jannik è importante giocare qualche match sulla terra, si va a Montecarlo tranquilli, cercando di fare il meglio possibile, sapendo che è un adattamento. Poi avremo Madrid, Roma e Parigi ma, come tutte le cose, valuteremo di settimana in settimana. Io sono convinto che Jannik sarà molto competitivo anche sulla terra. E, in fondo, era questo l’obiettivo: poter arrivare in fondo in tutti i tornei”.

Cogliere le occasioni che capiteranno, come fatto finora, sarà la ricetta per il n.1 d’Italia: “Noi vediamo – spiega Vagnozzi – le piccole cose, i dettagli. Certo, prima che scendesse in campo abbiamo anche parlato, e il coach poi controlla che l’atleta stia seguendo i consigli, che quello che si è preparato prima funzioni. E la televisione paradossalmente aiuta a vedere meglio certe sue espressioni. Dai box magari è più difficile perché posizionati diversamente nello stadio”.

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