Marina Storti, CEO di WTA: grande rispetto per Martina e Chris, ma Riyadh sede delle Finals è una grande opportunità per sport, giocatrici e fan

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Marina Storti, CEO di WTA: grande rispetto per Martina e Chris, ma Riyadh sede delle Finals è una grande opportunità per sport, giocatrici e fan

“La scelta si rivelerà vincente nel lungo periodo” afferma la dirigente. Le coppie dello stesso sesso potranno alloggiare nella medesima camera durante il torneo

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La scelta di Riyadh come “casa” ufficiale delle WTA Finals per i prossimi tre anni, di cui abbiamo dato conto giovedì, conferendo stabilità al torneo ha il pregio di dare il tempo necessario agli organizzatori per allestire uno spettacolo tecnicamente più valido e seguito rispetto alle ultime edizioni di Forth Worth negli USA e Cancùn in Messico, designate entrambe con notevole ritardo. L’aspetto però più delicato della questione è quello, sollevato da più parti e soprattutto nel mondo del tennis da Martina Navratilova e Chris Evert, riguardante il rischio per l’associazione giocatrici, designando l’Arabia Saudita come sede del torneo, di divenire attori di una operazione di sportwashing. Lo sport come via per far dimenticare alcune posizioni inaccettabili per il mondo occidentale in termini di diritti umani, civili e, nel particolare. di genere.

Il sito inglese “Express” riporta in tal senso la prima dichiarazione in merito di Marina Storti, CEO di WTA Ventures, che riferisce che la WTA ha parlato con le due ex-campionesse del tennis femminile dopo che le stesse avevano espresso le preoccupazioni sopra riportate. “Abbiamo avuto” – dice Storti – “diverse e costruttive discussioni con Martina e Chris. Loro sono autentiche leggende e il rispetto nei loro confronti è altissimo. Sono preoccupate, ma in ultima istanza siamo convinti di aver preso la decisione giusta per lo sport, il tennis femminile, i nostri fan e le nostre giocatrici. È un’eccitante opportunità per la crescita a lungo termine dello sport”.

Marina Storti è impegnata a mediare tra le necessità e le opportunità economiche che stanno attirando tanti e illustri assi dello sport in Medio Oriente e le considerazioni di natura più etica di cui si sono fatte portatrici le due campionesse e amiche americane. Che temono tra le altre cose che alcune iniziative da parte degli organizzatori siano più che altro escamotage per rabbonire chi denuncia leggi e costumi poco più che medievali, ad esempio, nella considerazione della donna nella società.

In questo senso il “Telegraph” riporta sempre giovedì la notizia che le coppie dello stesso sesso durante le WTA Finals potranno alloggiare nella stessa camera. L’articolo è corredato da una foto di Daria Kasatkina, che dovrebbe probabilmente essere contenta dell’annuncio, in special modo se si qualificherà (al momento è quindicesima nella Race). Marina Storti esulta; chissà se Martina o Chris ne condividono l’entusiasmo, chissà se Daria, una volta qualificata, muoverà verso Riyadh, magari in dolce compagnia.

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