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Tanto tuonò che piovve. E dopo tutte queste settimane di tempo orribile su Parigi, Porte d’Auteuil e il Roland Garros, per il tennis italiano il cielo è diventato azzurro come non lo era mai stato.
Jannik Sinner è il nuovo n.1 del mondo. Ma per adesso soltanto virtualmente. Come ormai sanno anche i sassi. Il tam tam è arrivato anche a Timbuctù. Quasi quasi…non se ne può più (fa rima e farà inorridire qualche benpensante). Ufficialmente Jannik salirà sul trono che è stato di Djokovic per la bazzecola di 428 settimane soltanto lunedì 10 giugno, quando il computer dell’ATP estrometterà risultati e punti di un anno fa e inserirà quelli delle ultime due settimane.
Ecco, il momento più atteso, e strombazzato ormai da mesi con decine di grafici, è arrivato. Jannik era n.1592 ATP a febbraio di 6 anni fa. E attraverso tutte le tappe che abbiamo ricostruito in questo articolo scritto il 2 ottobre 2023, e aggiornato ieri, è stata una escalation senza fine.
Oddio una fine c’è: più su del n.1 non può salire.
Le ultimissime tappe per i più distratti dei nostri meno affezionati lettori?
Il 19 febbraio 2024 Jannik stacca finalmente …Panatta (n.4 per sette settimane nel 1976) e sale a n.3. Il primo aprile, e non è un pesce, diventa n.2. Il 10 giugno…(ma solo allora eh, non fatevi ingannare) sarà n.1. Il conto delle settimane partirà da allora. E per chi chiede se potrebbe impossessarsi dell’ambito scettro come uno dei Fab Four del terzo millennio, beh che sappia contare almeno fino a 310 (le settimane di regno Federer) o 428 (quelle di Djokovic).
Giusto esultare, entusiasmarsi. Non pensavo, qualche anno fa, e nemmeno 49 anni fa quando vidi Adrian Panatta trionfare al Roland Garros, che mi sarebbe capitato di vedere un italiano n.1 del mondo. Jannik ha fatto un bellissimo regalo a tutti gli appassionati italiani, quindi anche a me che ho vissuto una settantina di anni a stretto contatto con il tennis, facendone una professione – appunto – mezzo secolo fa. Mi sono sempre chiesto se avevo scelto bene…ma al cuor non si comanda. E oggi sono più felice.
Abbiamo scritto, noi su Ubitennis e i colleghi ovunque, così tante cose su questo traguardo raggiunto e molto prima che venisse raggiunto, che chi è rimasto più di tutti con i piedi per terra è stato proprio Jannik.
Il quale in questa settimana è molto più focalizzato sul vincere il torneo che sulla storia, pur gratificante al massimo, di essere succeduto a Novak Djokovic che, dopo queste benedette 420 settimane record scende dal trono del tennis per non risalirci – quasi certamente – mai più.
Non ci risalirà perché non vorrà più giocare 15-18-20 tornei l’anno. Anche per lui, infortunato e sfortunato al Roland Garros cui era arrivato da campione in carica, ma anche da tennista in seria difficoltà, senza neppure una finale all’attivo in sei tornei del 2024, è arrivato il momento di lasciare il passo ai giovani più forti e ambiziosi.
Ripeto quanto ho scritto e detto nei giorni scorsi: così come mi è dispiaciuto tantissimo che Rafa Nadal abbia dovuto abdicare dal suo regno di Porte d’Auteuil dopo 14 trionfi senza aver potuto difendere al meglio le sue carte pur un po’ lacerate dall’età, dagli infortuni, da un sorteggio pessimo, altrettanto mi dispiace che Novak sia stato costretto a fare le ore piccole per due partite consecutive per via di una programmazione certo discutibile, anche se in parte obbligata dal maltempo e dai due soli campi dotati di un tetto retrattile. Che poi lui, in altri tempi e in altri anni, avrebbe vinto in 3 ore quelle due partite che gli hanno richiesto 4 ore e mezzo…è un altro paio di maniche.
Credo, per chiarire, che sarebbe stato bello celebrare il passaggio dello scettro dal vecchio campione al nuovo sul campo, anziché apprenderlo dall’esito di una risonanza magnetica la cui diagnosi non ho letto di persona ma che sembrerebbe dichiarare addirittura una frattura al menisco mediale del ginocchio di Nole. Se fosse vero al 100% beh, le chance di successo di Novak a Wimbledon sarebbero inesistenti.
E adesso, in questo giorno storico in cui vorrei bearmi di poter scrivere soltanto cose belle e di che cosa mi piace, sento di dover aggiungere invece che c’è un’altra cosa che mi dispiace: e cioè che i due tennisti oggettivamente migliori della nuova generazione di campioni, il n.1 Jannik Sinner e il n.3 Carlitos Alcaraz (che diventerebbe n.2 se vincesse questo torneo, scavalcando anche lui Nole Djokovic) si trovino di fronte in semifinale invece che in finale.
Poi, per carità, magari il tennis – che è uno sport estremamente dispettoso – laureerà campione del Roland Garros Zverev o Ruud (suvvia, che possa essere de Minaur proprio non riesco a crederlo, non me ne voglia), ma insomma non c’è addetto ai lavori che non consideri Sinner e Alcaraz come gli eredi più probabili dei grandi campioni che abbiamo avuto la fortuna di ammirare in quest’ ultimo ventennio.
Ne ho parlato con Wilander, con Chang, con Santoro, ho sentito le conferenze stampa di tutti i tennisti meglio classificati del torneo, e sono tutti concordi nel ritenere i due ragazzi, di 21 e 22 anni, in grado di vivere ai vertici del tennis mondiale per la prossima decade.
Non si può sapere se spunterà, chissà da dove, qualche altro campione, ma loro due, salute permettendo, di sicuro non usciranno dai top-10 e secondo me neppure dai top-5 per tutti i prossimi anni.
Casper Ruud, due volte finalista a Parigi ha avuto la buona sorte di qualificarsi per primo alle semifinali, senza neppure giocare i quarti con Djokovic, ma nel corso del torneo aveva sofferto per 5 set con Davidovich Fokina, per quattro con Etcheverry, con 4 anche con Fritz.
Mentre sia Alcaraz, dominante con Tsitsipas per la sesta volta consecutiva – segno di una supremazia indiscutibile (sebbene qualcuno potrebbe ricordare le sei vittorie consecutive di Medvedev su Sinner prima del grande ribaltone)- sia Sinner non meno dominante per la quarta di fila su Dimitrov, hanno perso un solo set nel torneo, e più per distrazione che per altro.
E Zverev, campione a Roma e uno dei grandi favoriti della vigilia, si è ritrovato due volte al quinto e in svantaggio due set a uno, sia con Griekspoor (che gli è stato avanti di due break addirittura nel quinto set) sia con Rune.
L’altro quartofinalista della metà alta del tabellone, e stasera avversario di Zverev, è l’australiano de Minaur che io apprezzo per l’agilità da leprotto ma che non riesco ad immaginare …cavallo da Gran Premio, cioè Slam Winner. Anche se tutto può sempre accadere.
In conclusione…torno da dove era partito: e cioè che, a dispetto dei supposti problemi fisici, l’anca per Sinner, l’avambraccio per Alcaraz, i due giovanotti che temevano di non essersi potuti preparare al meglio, sono quelli che hanno giocato fin qui nel modo più vincente e convincente.
Jannik, a dire il vero, è stato favorito da un tabellone particolarmente agevole. Carlitos, dopo un set concesso a de Jong, ha dato tre set a zero in successione a tennisti di sicuro miglior livello, Korda, Aliassime (sia pur malridotto) e Tsitsipas.
Insomma alle semifinali l’un contro l’altro armati, mi pare che Alcaraz abbia dimostrato qualcosina in più. Anche se Carlitos si è affrettato a dichiarare dopo aver dominato Tsitsipas che Sinner quest’anno è il più forte di tutti – ma i giocatori ormai sanno sempre cosa dire: avete sentito tutte le sviolinate che Sinner fa al pubblico, a qualunque pubblico, alla fine di ogni partita? A me dà quasi fastidio…e sì che lo capisco– e certo è vero che tutti hanno perso ben più delle due partite concesse da Jannik, io ho l’impressione che venerdì il favorito debba considerarsi Alcaraz.
Forse mi faccio impressionare dalla superiore spettacolarità del suo tennis, dalla maggior varietà dello spagnolo, le smorzate, le drop-volley, le fucilate di dritto, i tocchi, e magari invece non attribuisco la giusta importanza alla solidità mentale, alla continuità, alla concretezza del ragazzo della Val Pusteria che gioca quasi sempre match molto equilibrati, all’insegna di una regolarità immune da quegli alti e bassi che invece talvolta si impadroniscono di Alcaraz.
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Vedremo (avrebbe detto Jannik…ma quante volte lo dice?!). Di certo nelle sfide che contano i due sono alla pari, 4 a 4, se non vogliamo risalire alla preistoria, e sono 1 a 1 negli Slam quando un piccolo distinguo potrebbe essere fatto: Jannik perse da Carlitos nei quarti di finale dell’US Open 2022, ma dopo aver avuto un matchpoint. Mentre a Wimbledon 2022 Jannik vinse in 4 set, dopo aver dominato il primo ed essere stato nettamente superiore anche nel secondo e nel quarto set.
Vero anche, a parziale riequilibrio di quanto appena rievocato, che sull’erba Carlitos 2 anni fa era proprio un pivello. Salvo esservisi così ben adattato nell’anno successivo da vincere nel sacro tempio del tennis il suo secondo Slam, battendo in 5 set un Djokovic che non era ancora scaduto di livello come in questo 2024.
Insomma sono davvero curioso di vedere chi dei due giovani campioni, riuscirà a prevalere venerdì. Mi auguro che vinca Sinner. Ma non primariamente, come a tutti verrebbe da pensare, perché è italiano come me, come noi.
Ma perché non mi piace per nulla l’idea che un tennista che è appena stato celebrato per essere diventato n.1 virtuale del mondo – il primo italiano di sempre, il 29mo della storia – trovi chi lo batta ancora prima di diventarlo ufficialmente.
Perda da Alcaraz più in qua, se possibile e inevitabile, ma non adesso. Anche perché – vi immaginate? – sarebbe bellissimo poter presentare il torneo di Wimbledon, fra meno di un mese, con un giocatore che ha vinto i primi due Slam dell’anno ed è quindi in corsa per quel fatidico Grande Slam che, dal ’69 e da Rod Laver, è sempre sfuggito a tutti.
Ricordo con un certo fastidio la finale di Wimbledon del ’99 quando Pete Sampras, campione in carica, affrontò Andre Agassi e lo batté…ma il giorno dopo, per la solita storia dei punti che Sampras non poteva migliorare e invece Agassi sì, Agassi diventò n.1 del mondo. Siamo ormai abituati a questi “scherzi” del computer che conta i punti ma, come diceva sempre Rino Tommasi, non conosce il tennis.
Ricordo che – forse perché a quei tempi non era ancora scoppiata la Sinnermania e il grande pubblico era piuttosto disinformato (Ubitennis non esisteva ancora…) – fu piuttosto complicato spiegare alle tante massaie di Voghera (ma quante ce ne sono lì?) che Sampras era il re di Wimbledon per la sesta volta e aveva battuto come da pronostico Agassi e tuttavia Andre era diventato il n.1 del mondo scalzando Pete.
Una vicenda che non mi piacque allora e tanto meno mi piacerebbe ora. Quindi forza Jannik, smentisci i bookies che ti vogliono sconfitto, conferma di essere stato nettamente il miglior tennista del 2024 – e anche degli ultimi 8 mesi, quindi sarebbe un premio più che meritato – e, giusto per farmi un favore personale, fammi la cortesia: batti Carlitos. Per perderci non mancheranno sicuramente altre occasioni. Questo ragionamento del tutto personale varrà, a maggior ragione, nel caso in cui Sinner si trovi a giocare la finale con uno degli altri tre superstiti della parte alta del tabellone. Avesse battuto il rivale più temuto, Carlitos, e perdesse poi in finale da uno degli altri, beh…ma che beffa sarebbe?
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