Sinner, sei nella storia (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
La storia sei tu, Jannik. La storia di un campione solido e concreto come le montagne tra cui è cresciuto, di un ragazzo che a 13 anni lasciò con il cuore spezzato il calore della famiglia per inseguire un sogno e un obiettivo più grandi attraverso una racchetta da tennis. E alle 16.53 di un soleggiato martedì parigino, un`ora che rimarrà scolpita per sempre nel meraviglioso libro dello sport, quando diventa ufficiale il ritiro di Novak Djokovic dal torneo, quelle speranze da adolescente si posano sulla terra del Roland Garros, e diventano lacrime, carne e sangue, una realtà fantastica e finalmente tangibile: Sinner é il nuovo numero uno del mondo, il 29° dell`era del ranking computerizzato, nonché il primo italiano di sempre a raggiungere il paradiso degli eletti. E allora il rosso di quei capelli arruffati, ormai un segno distintivo, diventa il colore della passione che lo ha accompagnato fin da bambino, e delle fiamme con cui ha rischiato di bruciarsi scegliendo, all`inizio del 2022, la rivoluzione tecnica con Vagnozzi e Cahill: «Mi sono buttato nel fuoco, e in quel momento non potevo sapere se fosse giusto o sbagliato». La forza delle scelte, la sensibilità di scrutare oltre gli orizzonti del presente: il coach australiano aveva già portato in vetta Agassi, Hewitt e la Halep. Jannik diventa così il quarto dei suoi allievi a guardare il mondo dall`alto al basso, e gli accade in campo, mentre sta dominando il quarto di finale contro Dimitrov. Dirà di averlo saputo solo a partita finita, quando avrà conquistato la prima semifinale in carriera nello Slam francese, eppure quel sorriso rivolto all`angolo e il successivo game di servizio perso sul 5-3 del terzo set (l`unico del match) quasi come se la testa fosse altrove, racconterebbero un`altra verità. Poco importa, l`Italia può festeggiare il più forte tennista del mondo, adesso. Lo dice anche la classifica e lo rafforzano gli applausi dei 15.000 dello Chatrier, cui Sinner a fine partita risponde con gli occhi finalmente velati di emozione: «Il sogno di ogni giocatore è di diventare n.1 del mondo, voglio condividerlo con tutta l`Italia. Dall`altra parte vedere Nole che si è ritirato è triste, per lui e per tutti. Gli auguro un veloce recupero». Il rispetto, l`educazione, l`umiltà ne avevano già fatto il numero uno nel cuore della gente, e anche nel giorno dell`apoteosi i principi e i valori di Jannik sono scolpiti nella roccia: «Certamente sono contento, anche se non avrei voluto diventarlo così, per un ritiro. Arrivare in vetta deve essere sempre un sogno, ma per me non é mai stata un`ossessione. Ho sempre pensato che la voglia di migliorare, di divertirti in campo e in palestra, ti porta ai risultati che vuoi. Ho sempre accettato le difficoltà che ho avuto in questi anni, penso alla sconfitta qui a Parigi di un anno fa o a quella con Zverev agli Us Open, ho provato ad accettarle e a capirle per far meglio. Questo mi ha portato ad essere una persona e un giocatore migliore. Io gioco a tennis e sono felice». […]
Il predestinato che ha avuto il coraggio di cambiare (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Mai come quest`anno tutte le strade, e in particolare quelle del tennis, portavano a Parigi. Sapevamo che il nostro Jannik Sinner poteva diventare numero uno del ranking mondiale, ma non ce lo aspettavamo così presto. Soprattutto dopo l`infortunio all`anca destra che l`ha costretto a saltare gli Internazionali d`Italia. Invece la sconfitta di Djokovic a Roma ha fatto sì che quello che solo dodici mesi fa pareva un sogno, oggi è diventato realtà. Jannik è un tennista che unisce l`Italia, rapisce i cuori, ma soprattutto ci rende orgogliosi. È riuscito in questa autentica impresa diffondendo nell`aria imprese dolcissime, perché preziose e inattese. Noi italiani non eravamo certo abituati a tanto ben di Dio. Tra le varie superfici che compongono il variegato tour mondiale, il rosso è probabilmente il meno consono alle sue caratteristiche tecniche e può darsi che anche il fisico non sia ancora pronto a sostenere gli scambi che inevitabilmente risultano più lunghi. Così come è vero che i suoi colpi ficcanti e il suo pressing da dietro trovano nella morbidezza del campo un nemico che ne frena la velocità e rende meno efficace l`azione incalzante e insistente effettuata con i colpi di rimbalzo. Dobbiamo però tener presente che la versione di Sinner che stiamo vedendo quest`anno a Parigi è ben diversa da quella messa in mostra nel 2023. Oggi è un giocatore di tutt`altra caratura, sicuro nei colpi, dotato di forte personalità, costante nel rendimento, più carismatico, più forte fisicamente e con un bagaglio tecnico ampliato a dismisura. In pratica un altro tennista dotato di un biglietto da visita decisamente importante. I successi di Jannik non mi hanno certo trovato impreparato o sorpreso. Da tempo ricevevo i filmati dei suoi allenamenti e scorgevo con gioia i continui progressi tecnici. Piuttosto, era la velocità di apprendimento e la continua e rapida scalata a stupirmi. Proprio per questo motivo mi ero tuffato con grande trasporto ad assistere, finalmente dal vivo, al suo esordio tra i grandi nelle qualificazioni degli Internazionali di Roma del 2019. Notai fin da allora alcune qualità impossibili da insegnare a quell`età, come la serenità con la quale gestiva i momenti delicati, la padronanza del gioco e la conduzione delle varie fasi. Parlai dopo la partita con il tecnico di allora Riccardo Piatti che mi confidò: «Finalmente dopo 40 anni di affannose ricerche ho trovato l`allievo giusto con il quale lavorare per puntare molto ma molto in alto» . Era la conferma definitiva e da allora l`ho seguito passo dopo passo senza tentennamento. Molti si soffermano sul gioco esteriore senza prestare attenzione alle abilità interiori, senza le quali non è possibile crescere come atleta. Si dimentica facilmente che il tennis è uno sport di “situazione” nel quale cambiano di continuo i parametri. Variano la velocità, la traiettoria, la profondità e la rotazione della palla. Cambia l`avversario, divergono le condizioni ambientali e geo-climatiche, il tipo di palla, l`orario di gioco e la cucina. Una qualità fondamentale che un tennista deve possedere è una grande capacità di adattamento e in questo Jannik è un maestro che dimostra una maturità inattesa in un ragazzo della sua età. Ed è su questa traccia che deve essere inserito l`inatteso cambio tecnico e la decisione di mettere in piedi un nuovo team che lo aiutasse, attraverso una diversa metodologia e una differente programmazione, a salire ulteriormente di livello. Per alcuni una mossa azzardata, per altri un salto nel buio. Non per lui che, forte della propria convinzione, non si è fatto cogliere impreparato. I risultati ottenuti parlano chiaro e sono innegabili i meriti di Vagnozzi e Cahill che nell`arco di poco tempo hanno trovato la chiave giusta per entrare nel mondo Sinner. […]
Numero 1 (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Oggi, domani, per sempre. Diffidate da chi semplificherà un momento storico dello sport azzurro attribuendo a un infortunio di Djokovic l`ascesa di Jannik Sinner a numero 1 del mondo. La scalata verso la vetta inizia da piccoli, a voler essere poetici come Jannik “è il sogno di ogni bambino”; pragmaticamente, dura 52 settimane. Nessuna circostanza fortunata, ma dodici mesi in cui a ogni vittoria ha fatto la storia per arrivare a scrivere la pagina più importante del nostro tennis. Una parabola che parte da una sconfitta, quella del flop parigino contro Altrmaier; quando Jannik stesso si accorse che qualcosa non andava più nel suo modo di vivere il tennis. È il tardo pomeriggio del 4 giugno 2024, quando diventa ufficiale il ritiro dal torneo di un eroico Djokovic, arresosi al dolore dopo essersi spinto al limite nelle maratone con Musetti e Cerundolo. Con Sinner in semifinale il serbo avrebbe dovuto vincere il torneo, e sarebbe potuto non bastare, per difendere la corona. Ci fosse riuscito il sorpasso quasi sicuramente sarebbe avvenuto più avanti, questione di quando e non di se per un traguardo che per l`azzurro è arrivato affidandosi a Vagnozzi e Cahill, ma che viste le doti speciali è difficile dissentire non sarebbe maturato anche con Piatti. Nella sostanza cambia poco, ma nella forma, cambia tutto. E questa volta, la forma conta. Abbiamo una data: lunedì 10 giugno, quando il computer ATP ufficializzerà il ventinovesimo numero uno dell`Era Open, il primo nato in Italia. Qualcuno dagli
spalti lo urla “Sinner sei il nuovo numero 1“. Informazione superflua nel pieno della battaglia con Dimitrov, che l`azzurro giura di non aver recepito. Con abile teatralità Fabrice Santoro, uno che in campo ha incantato con le sue magie, tiene per ultima la domanda sul sorpasso. Sinner abbassa finalmente la guardia, si gode l`omaggio del Philippe Chatrier e prende fiato: «E’ un momento speciale per me. Sono felice di condividerlo con il pubblico qua e con chi mi sta guardando dall`Italia». In conferenza stampa risponde con la solita razionalità, come se parlasse di un successo già vecchio: «Che numero 1 sarò? Poi vediamo. Sono felice e sono fiero di aver sempre accettato le difficoltà, del lavoro mio e del mio team. È un numero importante, ma lo è altrettanto rimanere il ragazzo che sono e non ho dubbi su questo. Un titolo per questa impresa? Non è il mio lavoro. Io gioco a tennis e sono felice». […]
Parigi urla: Sinner sei il n. 1 (Daniele Azzolini, Tuttosport)
«Sei il numero uno» il più delle volte è un complimento. Stavolta è una notizia Prende corpo poco prima delle 17, Sinner è in campo, 5 pari nel terzo set contro Grigor Dimitrov. Il bulgaro era sceso sul campo Chatrier per battersi contro il numero due, convinto di dover scalare una montagna, ma la giornata così particolare ha finito per attribuirgli un ruolo ancillare, da valletto del ragazzino che incontrò quattro anni fa a Roma, per batterlo senza grandi problemi. Lo scoprì già forte, ora stringe la mano al nuovo numero uno del tennis, che da quella lontana prima volta l`ha sempre superato. Il team “carota”, stretto in un angolo della tribuna, è restio a comunicare la notizia a Jannik, «lasciamolo in pace» fino al termine dell`incontro è la decisione collettiva. Ma Radio Chatrier non riesce a trattenersi e Io urla forte. «Jannik, sei il numero uno!». È la notizia attesa dall`inizio di questo torneo, ma anche il complimento che ogni tennista vorrebbe sentirsi fare. Sinner però ha intuito, e si è fatto trovare pronto. Non si è smarrito, nemmeno in quel terzo set con il bulgaro che ora gli stava dando filo da torcere, dopo i primi due set persi nello spazio di un sorriso. Anzi, quando ha saputo, Jannik ha tenuto bassa l`emozione e si è preoccupato di condurre in porto la vittoria. In fondo, è la sua prima da numero uno. E quando è giunta l`ufficializzazione, con l`ultima domanda che gli ha rivolto sul campo Fabrice Santoro – «Scusa Jannik, ma ti devo annunciare una novità…» – Sinner ha trovato il modo giusto per esprimere la felicità del momento senza dimenticare di augurare a Djokovic un pronto ritorno alle competizioni. Lo ha fatto con semplicità, e con la maturità raggiunta in questi anni di duro lavoro su se stesso. Non è più, Jannik, il giovane apprendista di talento che tutti immaginavano capace di salire sul podio, è un uomo, giovane ma ormai completo. E ha le spalle larghe che servono per assumere il compito di nuova guida del tennis mondiale. Non è un numero uno per caso. Non Sinner… La scalata che l`ha condotto dalla fine di settembre del 2023 a questa semifinale del Roland Garros, la sua prima, vale da sola il primato che Jannik si è conquistato. Era settimo, allora… Ha vinto Pechino, poi Vienna ed è diventato quarto, la stessa classifica raggiunta da Adriano Panatta nel 1976. In tanti già annunciavano la lieta novella. «Per come gioca – disse (e scrisse su Tuttosport) proprio Adriano – è già oggi il numero uno». Poi le Finals torinesi, chiuse dal riscatto di Djokovic, che Sinner aveva battuto per la prima volta nel round robin, pochi giorni prima. E dopo Malaga, Coppa Davis, dove in semifinale finì per affondare il serbo, superandolo dopo aver rimontato tre match point. Nole è un grande alchimista del tennis, uno straordinario attore protagonista, ma ha occhi e intuito per capire che cosa stia accadendo intorno a sé. Il ragazzino lo aveva apparigliato, facendo proprie le sue stesse parole d`ordine. Sono l`uomo giusto al posto giusto che sa giocare il colpo giusto, era il suo slogan che Sinner aveva requisito e portato a sé. Un duro colpo per Nole, che da lì non è stato più lo stesso. Vinta la Coppa, festeggiata al Quirinale da “zio Mattarella”, ecco gli Australian Open, il primo Slam, con la terza vittoria sul vecchio (da ieri) numero uno. Poi Rotterdam e Miami, con Sinner secondo in classifica a pieno titolo, e ormai lanciato all`inseguimento sulla rotta di Djokovic. La rincorsa è terminata ieri, alle ore 16,53 di martedì 4 giugno, con un comunicato emesso dall`organizzazione del torneo. Un finale che nessuno voleva, ma per noi una data da ricordare. Per la prima volta nel tennis c`è un italiano lassù… Passaggio di consegne immediato, ma non indolore. Djokovic che si ritira per l`infortunio al ginocchio, Sinner che sperava di incontrarlo e perché no, di batterlo ancora una volta. Non era apparso così mal messo il serbo, nel finale del match con Cerundolo. Aveva chiamato i medici sul campo al termine del terzo set, sotto 2-1, e protestato per le condizioni della terra rossa, oltremodo scivolosa ma anche maligna perché capace di bloccare il piede. La resa era stata ipotizzata dallo stesso Nole, nelle dichiarazioni del dopo match. Il ginocchio ha retto i set finali dell`incontro con l`argentino, gli ha permesso di vincere la seconda maratona in 48 ore, ma quando l`adrenalina è svanita è possibile che si sia fatto sentire. Djokovic a suo modo è un lottatore, anche se ama auto commiserarsi, ma non credo che abbia preferito una tranquilla uscita di scena dopo due vittorie “eroiche” al dover affrontare da sfavorito la parte finale del torneo. Se il ginocchio glielo avesse permesso avrebbe accettato di giocarsela. Se non l`ha fatto è perché ha capito che sarebbe stato inutile. È la fine di un`Era? Forse è così… Federer si batte per costruire il nuovo molo della sua casa (da sei milioni di euro) sul lago di Zurigo, […] Nadal è impegnato in una sorta di giro d`onore, per salutare luoghi e spettatori che gli sono appartenuti, Murray è diventato bionico, ha le anche al titanio, ma correva meglio prima. […] Djokovic non era a lunga conservazione come si era illuso. Ma è stato in cima 428 settimane, ed è un record forse irraggiungibile. Ora tocca a Sinner il nuovo che avanza in un tennis che vuole al più presto aprire le porte a nuove forme di business, pronto a conquistare nuovi Paesi e magari a costruire in Cina e più ancora in Asia nuove tradizioni, nuovi tornei, magari anche nuovi Slam. Jannik Sinner da Sesto, il paese della Val Pusteria con vista sulle Dolomiti, può guardare da ieri sera il tennis dall`alto. Molti lo considerano un predestinato, ma per arrivare dov`è ora ci ha messo, studio, attenzione e sacrificio. […] Il primo italiano a salire lassù, nell`unico sport di grande popolarità che non abbia mai avuto – fino a ieri – un primatista italiano. Nicola Pietrangeli terzo quando la classifica la inventavano dei giornalisti convinti di potersi assumere il compito. Poi, in Era Open, Adriano Panatta quarto (ma con i punteggi attuali sarebbe stato secondo dopo la vittoria al Roland Garros 1976), Matteo Berrettini sesto, Corrado Barazzutti settimo, Fabio Fognini nono… Sinner l`ha meritato, e ora scoprirà che la parte più difficile è mantenersi là sulla cima. Gli chiederanno di vincere tutto, a cominciare da questo Roland Garros. Di dominare la concorrenza, anzi di annichilirla. Fin dalla semifinale di venerdì, quando incrocerà la racchetta con l`amico rivale Carlitos Alcaraz, che ieri ha faticato solo un pochino nel secondo set per sbarazzarsi di Stefanos Tsitsipas, uno che era considerato trai potenziali vincitori a Parigi. […]
Tira più forte di tutti. Giocava già da numero 1 (Adriano Panatta, Corriere della Sera)
Tirare forte sulle righe, a tennis si vince così. Jannik Sinner lo sa fare meglio di tutti in questo momento. Ed è per questo che è diventato numero uno. È il più forte. Vi sono altri modi per dirlo? Non è un leader per caso, non potrebbe esserlo. Neanche il fatto che l`evento si sia compiuto in questa strana giornata cominciata da numero due e finita un gradino più su, toglie qualcosa al percorso compiuto da Jannik in questi pochi mesi che dallo scorso settembre a oggi l`hanno portato dal numero sette della classifica sulla vetta del nostro sport. Ha vinto e ha battuto tutti, più volte. Pechino, Vienna, la finale delle Finals a Torino, poi la conquista della Davis. E poi gli Australian Open. Al Roland Garros è giunto dopo un infortunio che poteva avere conseguenze peggiori e ha scalato il tabellone fino alle semifinali, le sue prime in questo torneo.
Le vittorie sono trentatrè, le sconfitte appena due, e una delle due giunta dopo un clamoroso errore arbitrale (a Montecarlo). Sono numeri da campione. Anzi, numeri da primato. Non c`è casualità in questa scalata che ha affrontato per arrivare lassù. Credo, anzi, che Sinner giunga all`appuntamento con il gradino più alto del podio pienamente consapevole della sua forza, del proprio valore. L`avevo detto più volte, nei mesi scorsi. Gioca da numero uno, lo diventerà presto, per certi aspetti lo è già… Sensazioni che ti circolano dentro, più importanti dell`ufficialità stessa che verrà dalla classifica di lunedì prossimo. I numeri del tennis sono spesso complicati, e non viaggiano veloci come le convinzioni che accompagnano gli eventi. Bastava guardarlo, il giovane Sinner. Anzi, è stato bello seguirlo match dopo match, e vederlo crescere, trasformarsi da ragazzo a uomo, cambiare nelle espressioni, nei modi di fare, di affrontare gli avversari e anche di parlare in pubblico. Il primo ad annunciarmi la lieta novella fu un ex tennista che sapeva giocare bene, Andreas Fink. «Lassù, sulle montagne c`è un ragazzino talmente forte che potrà diventare il nuovo numero uno». Mi
parlava di un bimbo e non potei risparmiarmi una battuta… «Ci arriverà sciando?». Ci ho ripensato in questi giorni, la battuta ci stava, ma Andreas aveva visto giusto. Eppure, non c`è predestinazione nella nuova conquista di Sinner. C`è lavoro, attenzione, preparazione, certo anche sacrificio. C`è una voglia davvero particolare di fare le cose per bene. Il bel team che lo segue gli ha dato una mano. Ma condurre un tennista sulla vetta del nostro sport non è mai un punto d`arrivo. Piuttosto è l`inizio di una seconda vita sportiva, che presenterà nuove difficoltà e dovrà essere coadiuvata da nuovo studio e nuovi sacrifici. […]
Il Numero 1 (Stefano Semeraro, La Stampa)
Jannik Sinner, il ragazzo che arrivò a Parigi da numero 2 del mondo e se ne andò da padrone del tennis. Giubiliamo, anche se il risultato è più figlio degli algoritmi della classifica Atp – il ritiro del re decaduto Novak Djokovic, campione uscente del Roland Garros, per il menisco lesionato durante la maratona con Cerundolo – che di un duello al sole. Un numero 1, nel tennis, l`Italia non lo aveva mai avuto, e forse non speravamo neppure di poterlo avere. Panatta e Schiavone: grandissimi, ma al massimo numero 4. Pietrangeli un gradino più in su, ma prima del 1968, in un`epoca di giudizi soggettivi. La Volpe, con il numero 2 conquistato ad aprile, aveva già fissato un record. Ora sopra di lui finalmente ha solo il cielo di Parigi, e attorno una foresta di fratelli e sorelle in maglia azzurra: i numeri unici, i pezzi rari, i campioni che a botte di risultati hanno acceso la fantasia del Paese. Mennea e Thoeni, Tomba, Zoff e Buffon, Berruti e Valentino Rossi, Valentina Vezzali e Federica Pellegrini. Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, che insieme a lui nel giro di pochi anni hanno cancellato un destino che sembrava scritto, allargandosi in altezza, lunghezza e profondità su territori che allo sport italiano sembravano proibiti. Velocità assoluta, costanza nell`eccellenza. «Il numero 1 è l`Everest del tennis», dice Boris Becker. «Perché non si tratta di azzeccare due settimane buone e vincere uno Slam. Devi giocare bene per un anno intero». Devi coltivare ambizioni a lungo termine. Jannik sapeva da tempo che il Roland Garros poteva diventare il luogo dell`incoronazione, il gioco di punti guadagnati e scartati a suo favore si sarebbe inceppato solo se il Djoker fosse arrivato in fondo al torneo. La realtà è che era solo questione di tempo. Per i predestinati alla fine una città vale l`altra, anche se le capitali degli Slam hanno il profumo dell`immortalità. Jan ha cambiato marcia fra Torino e Melbourne, fra novembre e febbraio portando all`Italia la Coppa Davis e uno slam che mancavano da quasi mezzo secolo. […] A Bordighera prima, e a Monte-Carlo poi, ha trovato la biosfera adatta a nutrire il suo talento evidente. La forza di cambiarsi il mondo attorno – famiglia, coach, abitudini… – ce l`aveva già dentro, congenita, annidata nel Dna e nei pensieri cannibali di chi, educatissimo e correttissimo fuori, nel profondo sa di poter sbranare la concorrenza. «Devo imparare bene i colpi, ma ho zero dubbi», raccontava ragazzino a Luka Cvjetkovic, il tecnico croato a cui Riccardo Piatti l`aveva affidato nei primi tempi a Bordighera. «Quando le cose mi diventano chiare, io li batto tutti». Non c`è voluto tanto, in fondo. Anche se pare passato un secolo, nel 2019, fra il Challenger di Bergamo e le Next Gen Finals di Milano. Jannik è cresciuto dentro se stesso, ma rimanendosi sempre fedele, persino nel passaggio dal secondo papà Piatti ai due fratelli maggiori Vagnozzi e Cahill, ma sempre con l`amico-manager Alex Vittur a fianco. Più muscoli, più centimetri, più chili, la stessa determinazione. […] Ha qualità poco «italiane», che però condivide con tanti campioni molto italiani: ciclisti, canottieri, fondisti, marciatori, lottatori. Gente che sa estrarre miracoli e medaglie dalla fatica, dal lavoro quotidiano. […] L`unico passo falso per ora lo ha commesso per troppo amore (del tennis) provando a giocare il torneo di Madrid quando l`anca già pungeva, e sarebbe stato più saggio astenersi, riposare. Gli infortuni restano il suo avversario più pericoloso, ma Jan non è uno che si spaventa. […]
Come lui nessuno mai (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Il re Sole del tennis spunta su Parigi dopo le troppe piogge sul Roland Garros: si chiama Jannik Sinner, ha 22 anni e per la prima volta nella storia è italiano. Con grazia ed eleganza da lunedì siederà al posto di Novak Djokovic, il re Cannibale di 24 Slam e di tanti altri record. Che, tradito dalla terra rossa ormai fanghiglia del secondo Slam dell`anno, getta la spugna, ferito, e lascia il torneo. «Rottura menisco mediale destro»: annuncia, arrabbiatissimo e frustratissimo sotto il peso dei 37 anni e di troppe battaglie, con le ultime due maratone di 4 ore e una scivolata di troppo. Il Profeta dai capelli rossi nega di aver capito sul campo, sul 6-2 6-4 5-4, quando serve per il match nei quarti del Roland Garros contro Grigor Dimitrov, di essere entrato nella storia dopo una rincorsa che, ufficialmente, dura da settembre, all`indomani del ko con Sascha Zverev agli US Open, ma che covava dai 13 anni quando ha lasciato gli sci. «Non sapevo nulla, ho accusato un po` di pressione, ma è normale, è il tennis, sono però contento di come ho giocato subito dopo». Cioè al tie-break, per battere il bulgaro e qualificarsi, dopodomani, alle sue prime semifinali in Francia contro Carlos Alcaraz, che ha regolato Tsitsipas 6-1 7-6 6-4. È talmente unico questo ragazzo di appena 22 anni, così pacato, educato, onesto, che nel discorsetto davanti ai 15mila del Philippe Chatrier proclama perfetto, come al solito: «Diventare numero uno è il sogno di tutti, ma vedendo che Novak si ritira sono dispiaciuto, gli auguro una pronta guarigione». Inutile sperare in una lacrimuccia o in un gesto di commozione o di particolare euforia che aver avuto tanti altri numeri 1 italiani più coloriti ed estroversi, da Tomba a Valentino Rossi. L Artù che estrae la spada dalla roccia di uno sport che era la maglia nera delle federazioni italiane e che ora abbaglia, è il profeta del lavoro, dell`impegno, dell`esempio, dell`umiltà. Perciò dice: «Cercherò di non pensare tanto al numero 1 perché non sono venuto qui per questo, ma per far bene in questo torneo dove ho sempre faticato tanto negli ultimi due anni, cercherò di continuare a divertirmi, sono contento di essere in semifinale. Grazie al mio team che ha reso tutto questo processo possibile dopo i dubbi che avevamo per essere competitivi dopo l`infortunio all`anca e recuperare fra una partita e l`altra». […]
Era solo questione di tempo, tra 10 anni sarà ancora lì (Boris Becker, La Stampa)
Dunque Jannik Sinner è numero uno del mondo. Chiunque capisca qualcosa di tennis, sapeva che sarebbe accaduto. Jannik è costantemente migliorato fin da quando è arrivato sul circuito professionistico. Già due anni fa aveva vissuto una grande stagione quando aveva perso un paio di bei match nei tornei degli Slam. Nel 2023 gli era andata ancora meglio e credo che la semifinale a Wimbledon, nonostante la sconfitta in tre set contro Novak Djokovic, abbia rappresentato per lui una svolta. Già lo scorso autunno era chiaro a tutti che fosse lui il miglior giocatore al mondo del momento, grazie alle vittorie ottenute a Pechino e a Vienna, e al grande torneo disputato alle Atp Finals di Torino. Senza dimenticare la vittoria in Coppa Davis a Malaga con l`Italia. Insomma, era un po` di tempo che Jannik stava bussando alla porta. Dopo aver vinto il suo primo Slam agli Australian Open, battendo in semifinale Djokovic, è diventato evidente che la sua corsa verso il vertice delle classifiche era ormai inarrestabile. Ora che ci è arrivato, sono sicuro che ci resterà. E vero che la competizione è fortissima, e che un ragazzo che viene dalla Spagna, di nome Carlos Alcaraz, gli contenderà la vittoria nei tornei dello Slam. Ci sono anche altri giovani che stanno arrivando, ma Jannik, ne sono convinto, sarà sempre nel gruppo dei favoriti. E estremamente professionale, mentalmente è più maturo della sua età, inoltre è assistito da un grande team. […] Certo, diventare n.1 non è facile, ma è ancora più difficile restarlo. Devi continuare a migliorarti anno dopo anno, non puoi dormire sugli allori e soprattutto devi mantenerti fisicamente integro. Infine, devi continuare a divertirti e avere la testa libera. Sono doti che Jannik sicuramente possiede. Sarà lo stesso fra dieci anni? Credo proprio di sì.