Ieri sera stavo mangiando la pizza e verosimilmente ero l’unico sveglio, in tutta la città. Ieri sera fuori dalle finestre milanesi non passava neanche una macchina, e il silenzio appiccicava, perché era il classico silenzio delle zanzare. Ieri sera ad un certo punto il telecomando si è ribellato, ha dichiarato la sua indipendenza, ha cambiato canale e ha messo su Rai 2. Ma, dannazione, non c’era più la voce di Franco Bragagna che raccontava le gare di atletica. Al suo posto, a tradimento, un episodio di ‘CSI Vegas’: “La squadra CSI, dopo aver arrestato Folsom per l’omicidio di Kahn, l’uomo che ha ucciso sua madre, è impegnata a scagionarlo e a trovare il vero assassino”. Il futuro di Folsom è appeso a un filo, e noi incrociamo le dita.
E poi facciamo zapping, collegandoci per un attimo con Carlo Verdone, che nel corso della ‘Grande Bellezza‘ non diede la caccia a chissà quale assassino ma, con tutta la calma del mondo, decise di dire la nostra verità, con qualche anno di anticipo: Ho trascorso tutte le estati della mia vita a fare propositi per settembre. Ora non più. Ora trascorro l’estate a ricordare i propositi che facevo e che sono svaniti. Un po’ per pigrizia, un po’ per dimenticanza. Che cosa avete contro la nostalgia?
Ecco, se dovessi descrivere l’ultimo lunedì non partirei da CSI e nemmeno da Folsom ma innanzitutto dalla pizza, dalla città deserta, dalle zanzare e dal volante che scotta. E poi – soprattutto – dall’assenza di Franco Bragagna. Che cos’è, il giorno dopo le Olimpiadi?
Il giorno dopo le Olimpiadi è la strada in macchina dall’aeroporto verso casa, quando torni da un viaggio lungo. Il giorno dopo le Olimpiadi è la radio che – per puro caso – ti regala, a notte fonda, la colonna sonora del film che hai appena visto al cinema.
Il giorno dopo le Olimpiadi è il soldato giapponese che viene arrestato perché si rifiuta di credere che la guerra sia finita, e continua a combattere da solo, nella foresta. E allora provi a sfidare l’astinenza, e cerchi le repliche, e non le trovi: Youtube prova ad aiutarti, proponendoti l’esibizione di Mr. Bean alla cerimonia di apertura di Londra 2012. Ti accontenti.
Il giorno dopo le Olimpiadi ti manca la pallamano, e allora studi, ti informi, e scopri che la nazionale italiana si è qualificata ai Mondiali per la prima volta dopo trent’anni. Sei felice.
Il giorno dopo le Olimpiadi è evidentemente contrassegnato dagli sbalzi d’umore. Il giorno dopo le Olimpiadi è la finale del Masters 1000 di Montreal, e allora provi a fare lo sforzo, perchè alla fine quella di Popyrin è una bella storia, ma non te ne importa niente. Il giorno dopo le Olimpiadi è Flavio Cobolli che batte Tommy Paul annullando tre match point, e allora sorridi insieme a lui. Il giorno dopo le Olimpiadi è Cincinnati, ma facciamo finta sia il Roland Garros.
Il giorno dopo le Olimpiadi sono tutti quei quarti posti, perché il vuoto di una sconfitta è molto più affascinante del vuoto di una vittoria. Il giorno dopo le Olimpiadi è Nadia Battocletti che arriva quarta, poi invece terza, e poi ancora quarta, nei 5mila metri. Il giorno dopo le Olimpiadi però è anche Nadia Battocletti che – stavolta sì, è tutto vero – si inginocchia in lacrime sulla pista dello Stade de France, dopo la medaglia più bella di tutte. Il giorno dopo le Olimpiadi è la consapevolezza che “l’Italia chiamò, sì!” stuzzichi la pelle d’oca ma che la parte più emozionante dell’inno sia in realtà quella iniziale, quella che, bloccata dal magone, prova a prendere la rincorsa, senza le parole.
Il giorno dopo le Olimpiadi è Gennaro Pirelli che ci crede con il fenomeno del judo Teddy Riner, alto il doppio di lui e grosso il doppio di lui. Il giorno dopo le Olimpiadi è Teddy Riner che guarda Gennaro Pirelli con gli occhi della tenerezza e sembra quasi dirgli: “Se ti do uno schiaffo porgi l’altra guancia. Sennò guarda lascia pure la stessa e cambio io la mano”.
Il giorno dopo le Olimpiadi è il telefono appoggiato con grande cautela sulla bottiglia di vino, al ristorante, perché purtroppo la vita sociale deve fare il suo corso, perfino durante gli ottavi di finale del tiro con l’arco. Ma noi non ci arrendiamo. Il giorno dopo le Olimpiadi sono di conseguenza i vicini di tavolo al ristorante, giustamente scandalizzati dall’entusiasmo, dalla fantasia e dal volume di tutte le tue imprecazioni. Il giorno dopo le Olimpiadi sono però anche i vicini di ombrellone che si esaltano per la gara a squadre del fioretto, e all’improvviso scopri di non essere solo. Il giorno dopo le Olimpiadi sono i ghiaccioli verdi, perchè non piacciono a nessuno.
Il giorno dopo le Olimpiadi è la rimonta della nazionale maschile di volley con il Giappone, proprio perché apparentemente non è servita a nulla. Il giorno dopo le Olimpiadi è la tripla coi piedi per terra di Ognjen Dobric, a tanto così dall’impresa del secolo. Il giorno dopo le Olimpiadi è “La Svezia che ci fa una grande paura”, che rivive nella voce sfigurata dalla commozione di Oreste Perri.
Il giorno dopo le Olimpiadi è lei che all’inizio ti guarda basita, come se fossi diventato improvvisamente un altro, e poi però intanto, di nascosto, comincia a sbirciare la televisione, e poi, ancora, ti mette premura con il gin tonic, perché “comincia Paltrinieri” e, infine, dopo appena una settimana, prepara le proiezioni del medagliere con Excel. “Adesso andiamo a prendere la Corea”. No, non l’abbiamo mai presa.
Il giorno dopo le Olimpiadi è la meravigliosa inconcludenza della “skyball” di Adrian Carambula del beach volley, che inquadra la Tour Eiffel e poi però atterra fuori dal campo. Il giorno dopo le Olimpiadi è per forza di cose il giorno in cui – seduto a tavola – provi la tua personale skyball, e ci riferiamo alla scarpetta coi grissini. I panifici, del resto, sono tutti chiusi.
Il giorno dopo le Olimpiadi è il giorno giusto per ritrovare la puntata del 1997 con Serena Dandini e Julio Velasco del programma “Milano- Roma”. Imperdibile. Il giorno dopo le Olimpiadi è quello dell’illuminazione definitiva, che ti grattava il cervello da qualche giorno: Mondo Duplantis e il cuoco della serie “The Bear” sono indubbiamente la stessa persona. Il giorno dopo le Olimpiadi è il giorno di quelli che giravano sempre con i coriandoli in tasca, pronti a festeggiare una buona notizia. E adesso i coriandoli si sono sciupati. Il giorno dopo le Olimpiadi è sempre e per sempre lui, Bragagna, che se leggesse questo elenco correggerebbe tutto con la matita blu: perché in realtà le Olimpiadi non sono le due settimane di gare ma il periodo che intercorre tra un’edizione dei Giochi Olimpici (eccolo, il nome corretto) e quella successiva.
Se il giorno dopo le Olimpiadi fosse una canzone sarebbe inevitabilmente Summertime Sadness di Lana del Rey, che, ricordiamolo, non è la tristezza, ma la malinconia, e sono due cose diverse. Kiss me hard before you go. Il giorno dopo le Olimpiadi sono le stringhe che si slacciano, e ci costringono – finalmente – a fare una pausa, il giorno dopo le Olimpiadi è l’elogio del tempo sprecato ma allo stesso tempo la timida curiosità nei confronti del futuro. Il giorno dopo le Olimpiadi scandisce i tempi delle nostre estati, il giorno dopo le Olimpiadi dura quattro anni, il giorno dopo le Olimpiadi finisce subito.
Che cosa avete contro la nostalgia?