Sandro Donati, ex allenatore di Alex Schwazer, ha parlato a iltquotidiano.it del caso Jannik Sinner e la sua opinione sulla vicenda, piuttosto chiara, è conforme a quella dell’ITIA, agenzia antidoping del tennis che ha scagionato il numero 1 del mondo da ogni colpa in relazione alla sua positività al Clostebol. Donati conosce bene le tematiche relative al doping e l’esser stato allenatore dell’ex marciatore altoatesino in passato gli ha permesso di entrare ancora più a stretto contato con tutto il mondo dell’antidoping, un sistema da lui definito fallace nel corso di quest’intervista. Secondo Donati l’innocenza di Sinner non è da mettere in discussione, ma il caso solleva certamente un’importante questione. È fondamentale, a suo modo di vedere, che tutto il sistema funzioni in maniera più efficace: Sinner, ricco tennista, possiede i mezzi economici per far venire a galla la verità, mentre atleti meno abbienti potrebbero veder la loro carriera danneggiata per sempre.
“Non dovremmo nemmeno star qui a parlare di questo caso data la quantità irrilevante di Clostebol che è stata rilevata nel test di Sinner – ha affermato Donati –. Inoltre, è stato chiaro sin dal principio che le ragioni di Jannik fossero convincenti. La riflessione da fare qui è, però, un’altra. Il sistema antidoping ha delle falle: inefficace quando servirebbe davvero, mentre spesso funziona in casi irrilevanti come questo qui. Il Clostebol è una sostanza da doping apparente che può trasmettersi anche tramite una stretta di mano. Detto questo, l’errore di Naldi e Ferrara (fisioterapista e preparatore atletico di Sinner, n.d.r.) non è ammissibile”.
Donati ha poi proseguito: “Solo in Italia sono stati rilevati 28 casi di positività a questa sostanza, figuriamoci nel mondo. Allora mi chiedo se c’è sempre stato il garantismo e la delicatezza avuti giustamente, e sottolineo giustamente, con Sinner. Non vorrei che molti atleti ci vadano di mezzo perché magari privi delle possibilità economiche di un campione che può ingaggiare chimici e avvocati adeguati. Lottare per ottenere verità e giustizia è parecchio oneroso: fare ricordo al TAS di Losanna, per esempio, costa circa 50 mila euro, e per sostenere i precedenti gradi di giudizio ci vogliono altre decine di migliaia di euro. Sinner, avendo tutte le possibilità economiche, è riuscito a far emergere la verità e a difendersi. Ma esistono tanti atleti che restano vittime delle falle del sistema, non avendo a disposizione i mezzi per presentare tutte le evidenze necessarie”.