Parola a Jannik: “Non ho fatto nulla di male. Ora riparto” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
II momento della verità. Le parole che raccontano, analizzano, entrano nelle pieghe di una vicenda personale che inciderà per forza una ferita dolorosa perfino nella corazza da supereroe del numero uno della classifica. Devono essere stati i 20 minuti più difficili della vita di Jannik Sinner – certamente più impegnativi e faticosi di un tie-break decisivo in
una finale Slam – quelli in cui si è presentato per la prima volta davanti ai giornalisti e dunque al mondo dopo il famigerato caso Clostebol, la positività a uno steroide anabolizzante rilevato nelle urine con due test eseguiti il 10 e 18 marzo e causata da una contaminazione indiretta attraverso uno spray cicatrizzante usato dal fisioterapista Naldi per curarsi un taglio a un dito. Il 15 agosto un tribunale indipendente lo ha assolto da ogni accusa di doping perché l’assunzione è avvenuta in modo assolutamente non intenzionale e a sua insaputa, ma resta quell’ombra greve ad accompagnarlo e a turbarne i pensieri alla vigilia degli Us Open, l’ultimo Slam stagionale, un appuntamento che il leader del circuito dovrebbe affrontare con l’ambizione più alta, quella della vittoria. E invece… «Non è certamente una situazione ideale prima di un torneo del genere ammette Jannik – immagino possa condizionarmi, ma nella mia testa io so di non aver fatto niente di sbagliato, e questo mi dà forza».
Licenziati. In attesa delle rivelazioni di Sinner, il pomeriggio era peraltro cominciato con la conferma del licenziamento, tramite un passo ufficiale
degli avvocati perché i due erano sotto contratto, del personal trainer Umberto Ferrara e del fisioterapista Giacomo Naldi, i responsabili del pasticciaccio Clostebol. Una decisione inevitabile ma molto sofferta, conoscendo il legame molto profondo che univa tutto il team. Ferrara è colui che acquistò lo spray in una farmacia di Bologna pur sapendo si trattasse di un prodotto potenzialmente dopante e poi lo portò al torneo di Indian Wells consegnandolo a Naldi quando questi si ferì al mignolo sinistro con un piccolo bisturi e dunque lo applicò sulla ferita prima di effettuare più di un massaggio al campione senza usare alcuna protezione. Leggerezze che potevano costare carissime, anche se Jannik ha voluto usare parole misurate per il commiato: «Sono stati importanti per la mia crescita e per il team, sono stati due anni di successi, ma a causa di quell’errore non ho più fiducia in loro. Penso che ci voglia aria nuova all’interno della squadra». E così si fa strada la suggestione Marco Panichi, fino a qualche mese fa preparatore di Novak Djokovic. Resta comunque il danno di immagine, resta il peso di un episodio che da marzo gli ha affollato la mente di tarli, con la questione sempre in sospeso di una possibile squalifica: «Ho giocato per quattro mesi con questi pensieri, e ho anche vinto, perché ho sempre ricordato a me stesso che non avevo fatto davvero nulla di male. Io ho sempre rispettato le regole antidoping e lo farò sempre. Ovviamente è stato un grande sollievo sapere che ero stato assolto, e quindi è semplicemente bello essere di nuovo qui. È una città meravigliosa, un posto fantastico per giocare a tennis. Ci proverò e basta, per divertirmi il più possibile, ma chiaramente per tanti motivi la preparazione per gli Us Open non è stata quella che desideravo». Non c’è dubbio, infatti, che le preoccupazioni seguite alla comunicazione della positività siano state a lungo una compagnia maligna: «Quando mi è stato rivelato che ero positivo, con il team ho subito cercato di ricostruire tutta la faccenda. Umberto Ferrara ha immediatamente capito quale fosse il problema, ovvero il suo spray. Partendo da questa certezza, abbiamo avvertito le autorità e abbiamo fornito loro tutte la spiegazioni. Sapevamo come era finita la sostanza nel mio corpo e da dove veniva. Proprio per questa ragione ho potuto tornare a giocare subito. Non è stato facile, anche perché ero sempre stato molto attento a tutto ed ero anche molto preoccupato, subito dopo. E come potevo non esserlo? Era la prima volta che mi trovavo in una situazione del genere, ho sempre cercato di essere un giocatore corretto. Devo ringraziare coach Cahill e coach Vagnozzi che mi sono stati molto vicini, senza il loro supporto sarebbe stato tutto più difficile». Le reazioni. E se a Sinner ieri è arrivata la solidarietà di Tiafoe («Se un tribunale ha deciso che può giocare, la questione è chiusa. Gli auguro ogni bene») e di Zverev («Non ho abbastanza elementi per giudicare, conosco Jannik come un bravissimo ragazzo e non cambierà nulla nel mio rapporto con lui»), avversari appena sconfitti a Cincinnati, la mancata sospensione durante il corso del processo rimarrà un punto caldo: «Ogni procedimento ha le sue modalità, non ci sono favoritismi. Capisco la frustrazione o il pensiero dei giocatori che sono stati sospesi e hanno dovuto aspettare per essere giudicati, ma loro, a differenza mia, non sapevano come fosse finita in corpo la sostanza incriminata, il che ha rallentato il tutto, mentre noi abbiamo capito immediatamente il problema e ricostruito la vicenda». La sentenza d’assoluzione (i punti e il montepremi di Indian Wells gli sono stati tolti per responsabilità oggettiva) è li a chiarire che il numero uno del mondo è totalmente innocente, ma adesso dovrà guardarsi non più dai tribunali (anche se Wada e Nado possono ancora ricorrere) bensì dalla considerazione distorta che di lui, d’ora in poi, potrebbero avere i colleghi e gli appassionati: «Per quanto mi riguarda, ho sempre creduto di poter continuare a giocare a tennis perché nella mia mente sapevo di non aver fatto nulla di sbagliato. Sapevo di essere pulito e sinceramente non vedevo l’ora di dimostrarlo. Questa storia potrebbe cambiare qualcosa, certo, ma chi mi conosce sa che sono una persona seria che rispetta le regole. Per quanto riguarda la reputazione, questo si vedrà più avanti, ma so anche che è una cosa che non posso controllare». […] Sinner debutterà nel torneo martedì contro McDonald nella seconda partita del programma diurno del Centrale (intorno alle otto di sera italiane): e chissà se ritrovare il campo, il posto dove si sente meglio dopo il calore della famiglia, basterà per lasciarsi alle spalle i giorni più tormentati della carriera.
Orgoglio Sinner: “Non ho fatto nulla di male” (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)
“Quello che è successo? Non è l’ideale prima di uno Slam, ma so di non aver fatto niente di sbagliato. Ho dovuto giocare per mesi con questo tarlo nella mia testa e in quei momenti ricordavo a me stesso di aver rispettato le regole, come ho sempre fatto. La sentenza è stata un sollievo e adesso sono contento di essere tornato a New York». Nella conferenza stampa che inaugura il suo US Open, Sinner è stato fedele alla sua linea: calmo, sicuro e dritto al punto , senza comunicare più di quanto è necessario. Il caso doping è stato ovviamente il tema incontrastato del giorno, tanto che nella parte inglese della conferenza stampa nessuno ha chiesto al numero 1 del mondo come arrivi, tennisticamente parlando, all’ultimo Major del 2024. Per scoprirlo non dovremo fare altro che attendere il campo. L’esordio contro Mackenzie McDonald è in programma martedì in quello che sarà il secondo match
dell’Arthur Ashe Stadium (l’ordine di gioco sarà inaugurato alle ore 18 italiane dalla sfida tra Swiatek e Rakhimova). SEPARAZIONE. Prim’ancora delle parole del campione azzurro, era arrivata la notizia del giorno: la separazione ufficiale dal fisioterapista Giacomo Naldi e dal preparatore atletico Umberto Ferrara, ritenuti responsabili dell’errore che ha scaturito le due positività al Clostebol: «Per prima cosa ci tengo a dire che Giacomo e Umberto hanno avuto un ruolo importante nella mia
carriera. Abbiamo lavorato insieme per due anni e abbiamo fatto un grande lavoro insieme. Adesso, a causa degli errori fatti, non mi sento più sicuro a continuare con loro. Dopo aver aspettato il risultato della sentenza, l’unica cosa di cui ho bisogno è un po’ di aria fresca». […]. A inizio giugno Ferrara lo aveva accompagnato a Roma, al Centro di Preparazione Olimpica Giulio Onesti, in occasione della giornata di test medici del protocollo atleti PO, obbligatori per prendere parte all’Olimpiade; poi saltata a causa della tonsillite. L’ultimo avvistamento professionale di Naldi risaliva all’ATP 500 di Halle, torneo che ha preceduto Wimbledon. ZERI. «Sono felice che questa storia sia finalmente uscita fuori, è un sollievo per me e per il mio team – ha ammesso Sinner provando a ripercorrere i mesi in cui è sceso in campo tenendo il segreto – Sei sempre un po’ preoccupato che a un certo punto possa uscire fuori. All’inizio avevo una visione diversa, poi è
stato un po’ più complicato con ciò che abbiamo affrontato io, la mia squadra e i miei legali. Anche perché alla fine io sono un tennista, questo è ciò che mi piace fare. Ovviamente ero preoccupato per il possibile verdetto. Però alla fine, come ho spiegato, sapevo di essere un giocatore onesto e la quantità della sostanza nel mio corpo era molto bassa: c’erano moltissimi zeri prima dell’uno». REAZIONI. Come sempre pacato nei toni, Jannik non pecca nel contenuto. Soprattutto quando gli è stato chiesto delle critiche dei colleghi e di eventuali favoritismi per il numero 1 del mondo: «Ogni giocatore che risulta positivo attraversa lo stesso processo, non ci sono scorciatoie o trattamente diversi. Capisco la
frustrazione di alcuni, ma forse in quei casi non sono stati in grado di spiegare in modo così dettagliato la provenienza della sostanza. Adesso comunque so chi è mio amico e chi non lo è; perché i miei amici sanno che non lo avrei mai fatto. Danni alla mia reputazione? Non è qualcosa che posso controllare”. In attesa dell’esordio a New York, il rapporto con il pubblico sembrerebbe essere quello di sempre. I posti a sedere per
l’allenamento con Musetti sono andati a ruba e i due hanno intrattenuto i fan giocando diversi game. […]
Sinner: “Non ho fatto niente di sbagliato” (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Riuscire ad isolarsi e a rimanere focalizzato sulle questioni di campo mentre tutto il mondo parla di lui. Ecco la priorità per Jannik Sinner in queste giornate di avvicinamento agli US Open (al via lunedì a Flushing Meadows) dopo il caso di positività al Clostebol e la successiva assoluzione decisa da un Tribunale Indipendente. Un compito tutt’altro che semplice per il numero 1 del mondo, non solo per le attenzioni mediatiche ma anche e soprattutto per la spada di Damocle rappresentata da un possibile ricorso al Tas di Losanna della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, che stando a quanto trapela non si pronuncerà prima della prossima settimana dopo aver
attentamente esaminato tutta la documentazione (la data ultima indicata nella sentenza è il 6 settembre). Intanto l’azzurro prosegue nella sua preparazione all’ultimo Slam stagionale: dopo il primo assaggio dell’Arthur Ashe giovedì quando ha diviso il campo con Grigor Dimitrov, accolto con un signficativo applauso all’ingresso sul Centrale, ieri per il 23enne di Sesto Pusteria doppia seduta di allenamento sotto gli occhi attenti dei coach Darren Cahill e Simone Vagnozzi: prima con il compagno di nazionale Lorenzo Musetti e poi con il polacco Hubert Hurkacz, un altro deì suoi migliori amici nel tour. A proposito del team di Sinner è arrivata la conferma del licenziamento del preparatore atletico Umberto Ferrara e del fisioterapista Giacomo Naldi, che con le loro leggerezze hanno rischiato di travolgere la carriera dell’altoatesino: nei giorni scorsi i legali dell’atleta hanno inviato una comunicazione ufficiale che ha interrotto il rapporto con i due professionisti. Da dopo gli US Open il nuovo preparatore dovrebbe diventare il romano Marco Panichi, per sette anni, fino al maggio scorso, al fianco di Novak Djokovic. Nonostante queste vicissitudini, a pochi giorni dalla vittoria nel
Masters 1000 di Cincinnati i bookie vedono l’italiano in pole per il titolo: un suo trionfo come agli Australian Open è offerto a 4 su bet365 e Sisal, alle spalle del favorito numero uno Carlos Alcaraz, fresco di doppietta tra Roland Garros e Wimbledon, proposto a 2,30 su Planetwin365. Chiude il podio dei favoriti Novak Djokovic, visto campione a 3,25 su Snai. Sulla vicenda Sinner è tornato Lucas Pouille, uno dei primi a reagire su X all’annuncio della non squalifica («Forse dovremmo smetterla di prenderci per degli idioti, giusto?»). «Non sono arrabbiato. Non sto dicendo che Sinner abbia preso qualcosa – le parole del francese all’Equipe -. Del resto sono sempre stato un suo estimatore e già l’anno
scorso lo vedevo come uno dei favoriti per gli US Open. Adoro
il giocatore. Ma penso che le regole dovrebbero essere uguali per tutti. Ecco, penso che non sia così». […]. Per Andy Roddick, invece, l’italiano non ha avuto alcun trattamento preferenziale, rispondendo nel suo podcast a chi sostiene che la positività dovesse subito diventare pubblica: «È falso, diventa pubblica solo dopo che è stata emessa la decisione finale del tribunale. Quindi tutto questo parlare di cose sinistre e trattamenti preferenziali… sei un numero su una bottiglia, ti è permesso di fare ricorso durante il processo finché non sei colpevole. Non è uscito fino a pochi giorni fa ma poi è diventato un vero e proprio uragano». In serata Sinner ha parlato in conferenza stampa nel corso del media day del torneo, senza sottrarsi alle domande. «Non è certamente una situazione ideale prima di uno Slam – ha detto – ma nella mia testa io so di non aver fatto niente di sbagliato. E questo mi dà forza. I tifosi mí conoscono, la gente sa chi sono e quelli che mi conoscono sanno che non ho mai violato le regole e non farei mai nulla di illegale. In questi momenti in tanti mi sono stati vicino e ho capito di avere degli amici. Ho giocato con questo peso nella mente ed è andata bene, ma ovviamente essermi liberato di questo pensiero non può che farmi stare meglio e farmi giocare questo torneo al massimo. Preoccupato? Certo che lo ero, è stato un momento duro per me e il mio staff e lo è ancora. E stato un processo molto lungo, ho dovuto prendere decisioni, con delle cadenze da rispettare in questo processo, che seguiva delle tempistiche che non dipendevano da me». Sul licenziamento di Naldi e Ferrara ha spiegato che «sono stati importanti per la mia crescita e per il team ma a causa di quell’errore non ho più fiducia in loro. Penso che ci voglia aria nuova all’interno della squadra». Non si è scomposto neppure quando gli è stata chiesta una risposta alle critiche di certi giocatori, Kyrgios in testa: «Ogni processo ha le sue modalità, non ci sono favoritismi. Capisco la frustrazione o il pensiero ad esempio dei giocatori che sono stati sospesi e hanno dovuto aspettare per essere giudicati, ma loro, a differenza nostra, non sapevano come fosse finita in corpo la sostanza incriminata, il che ha rallentato il tutto, mentre noi abbiamo capito immediatamente il problema e ricostruito la questione».
Lo sfogo di Sinner: “Non ho fatto nulla di male” (Paolo Rossi, La Repubblica)
Non è stata la classica giornata d’ufficio, per Jannik Sinner. […]. New York (e il mondo) l’attendeva al varco, dopo aver appreso del doping e della sua innocenza, del dito ferito del fisioterapista e la contaminazione dell’atleta. Ma lo staff del tennista, in questo momento delicato della sua carriera, il cui ombelico è spostato a Londra dove c’è il pool dei manager e degli avvocati, ha voluto aggiungere un po’ di piccante: ha fatto in modo che ieri fosse resa nota la separazione con i due colpevoli del fattaccio, ossia Giacomo Naldi (il fisio) e Umberto Ferrara (il preparatore). Di fatto già nota, perché i due sono scomparsi dal box del numero uno del mondo dopo il Roland Garros, ma era la conferma definitiva quella che si attendeva. Il Sinner Team aspetterà la fine dello Slam newyorchese, poi annuncerà i nomi nuovi. Ma questo è il futuro, mentre il presente incombe, e Sinner ci ha messo la faccia, senza sottrarsi alle domande, raccontando la sua versione, i suoi sentimenti, e anche fatti inediti. «Quando ci hanno informato che ero risultato positivo, la prima cosa che abbiamo cercato di capire è stata di cosa si trattasse. Ferrara, che ha una laurea in Farmacia, ha chiesto e ha capito subito che era stato il suo spray. Sapendo anche come era finito nel mio corpo, siamo tornati dall’antidoping e abbiamo spiegato. Questo è stato un passaggio importante, farglielo sapere: loro hanno capito subito e hanno creduto in me e in noi, questo il motivo per cui ho avuto la possibilità di continuare a giocare». Nessun privilegio, o altro: «Non c’è una scorciatoia o trattamento diverso, è lo stesso processo per tutti. Conosco la frustrazione degli altri giocatori, ma forse non sapevano da dove provenisse, quale sostanza fosse. Io sono stato sospeso per due, tre giorni. Non potevo allenarmi. Ma hanno accettato la nostra versione, tutto qua». Ovviamente il problema non era certo risolto. «Ero preoccupato, era la prima volta, e spero l’ultima, che mi trovo in questa situazione. Sono sempre stato un giocatore che ha lavorato molto, molto attentamente su questo. Credo di essere uno corretto dentro e fuori dal campo». Resta la gestione di questi mesi. «Mi ha aiutato il pensiero, nella mia mente, di non aver fatto nulla di sbagliato. Ho dovuto giocare con questo pensiero in testa, ricordandomi semplicemente che ho sempre rispettato le regole dell’antidoping, e sempre le rispetterò. Essere qui oggi è ovviamente un sollievo per me». Restano ancora un paio di punti, il primo è l’immagine. «Sapevo di essere pulito e di essere sempre stato desideroso di essere corretto: certo, ora questa notifica potrebbe cambiare la mia percezione, ma chi mi conosce sa che mai andrei contro le regole. È stato un momento molto duro per me e per il mio team. La reputazione non posso controllarla, vedremo. Ora so però chi è mio amico e chi invece non lo è». Infine, c’è un team da sistemare: «Con Naldi e Ferrara abbiamo lavorato insieme per due anni e fatto un lavoro incredibile. Ma ora, con questo errore, non mi sento più così sicuro di continuare con loro. L’unica cosa di cui ho bisogno adesso è un po’ di aria pulita. Ho lottato molto negli ultimi mesi aspettando l’esito, ho davvero bisogno di un po’ di aria pulita. Ho dovuto vivere questo lungo processo, con il team e gli avvocati, ma io sono solo un semplice giocatore di tennis, che poi è quello che amo fare e vorrei farlo dedicandomi in esclusiva». Restano gli US Open, con il debutto nello Slam previsto per martedì contro Mackenzie McDonald. «La preparazione per questo torneo non è stata perfetta, ovviamente. Che posso dire? Cercherò solo di divertirmi il più possibile e spero di fare un bel torneo». Suona tanto come pretattica…
Jannik e il pasticcio doping: “Non ho fatto nulla di male” (Jacopo D’Orsi, La Stampa)
Due ore di allenamento sull’Arthur Ashe con Lorenzo Musetti. Sorrisi, applausi, autografi. […]. Cose normali per un numero 1 del mondo, lo sarebbero anche per Jannik Sinner se quello che inizia lunedì non fosse il primo torneo dopo la bufera doping da cui è uscito sì pulito, ma pure con la proverbiale zazzera rossa più spettinata del solito. Gli Us Open chiudono la stagione degli Slam e aprono il dibattito sul giocatore più atteso, illuminato dai riflettori suo malgrado per una vicenda che per cinque mesi è stata scomodissima compagna di viaggio. «Ho dovuto giocare a lungo con questi pensieri – le sue prime parole al riguardo – ma so di non aver fatto niente di sbagliato e ricordarmelo nei momenti più complicati mi ha permesso di andare avanti. Ho sempre rispettato le regole antidoping e sempre lo farò». Un incubo, aspettando il verdetto pubblicato lunedì scorso dopo il trionfo triste, ancora – nel Masters 1000 di Cincinnati: «E stato un sollievo, sono contento che la decisione sia finalmente uscita». La positività al Clostebol nei due test di marzo durante e subito dopo Indian Wells, «meno di un miliardesimo di grammo» – è il caso di ricordarlo – le tracce dello steroide anabolizzante trovate nei suoi campioni di urina, è destinata ad avere conseguenze anche sul futuro. Quanto grandi, a livello tecnico e pure economico oltre che mediatico, lo si vedrà. «La mia reputazione? Questo è un aspetto che davvero non posso controllare. Qualcosa potrebbe cambiare, ma chi mi conosce bene sa che non ho mai fatto e mai farei nulla contro le regole. So chi è mio amico e chi no». Intanto, il preparatore atletico Umberto Ferrara e il fisioterapista Giacomo Naldi, responsabili della contaminazione dell’atleta secondo la ricostruzione accettata sia dall’International Tennis Integrity Agency sia dal tribunale indipendente che il 1 5 agosto ha emesso il verdetto di «non colpevolezza né negligenza», hanno pagato con il posto, come richiesto proprio dall’Itia. «Sono stati una parte importante della mia carriera, insieme abbiamo ottenuto grandi risultati – li congeda Sinner – ma a causa di questi errori non me la sento di continuare con loro. Ho sofferto molto nell’ultimo periodo, ora ho solo bisogno di un po’ di aria fresca». Naldi, 33 anni, un passato alla Virtus Bologna, a Indian Wells aveva usato uno spray acquistato da Ferrara, 55 anni, per curare una ferita al mignolo della mano sinistra (il Clostebol è impiegato comunemente nei farmaci per lesioni e abrasioni), continuando però a massaggiare quotidianamente l’azzurro. Assenti ormai da tempo dal suo angolo, da ieri non fanno più parte dello staff che comprende anche i due allenatori Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Boris Becker, leggenda di questo sport, approva: «E la decisione giusta». Jannik ringrazia Cahill e Vagnozzi: «Mi hanno tenuto su di morale e non era facile nell’ultimo periodo». Quindi ricorda l’angoscia dei momenti in cui ha saputo, ad aprile, delle positività: «Ovviamente ero preoccupato, è la prima volta e spero anche l’ultima che mi trovo in questa situazione. Penso di essere un giocatore corretto dentro e fuori dal campo». Decisiva è stata la possibilità di ricostruire tutto nei minimi dettagli: «Quando ci hanno informato – aggiunge – Umberto ha pensato subito al suo spray, il che ci ha permesso di spiegare in tempi brevi. Sapevamo dove fosse la sostanza e come era finita nel mio corpo, ci hanno creduto e questo mi ha permesso di continuare a giocare». Nessun trattamento di favore, giura: «Le regole sono le stesse per tutti, non ci sono scorciatoie. Capisco la frustrazione di altri giocatori sospesi, ma forse non sono riusciti a spiegare esattamente la dinamica dei loro casi».
Lo sfogo di Sinner: “Momento duro, ma io sono pulito” (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
«Non è l’ideale prima di uno Slam, ma nella mia testa so di non aver fatto niente di sbagliato. Ho già giocato per mesi con questo pensiero nella testa, anche se non è stato facile nell’ultimo periodo, i miei allenatori mi
hanno tenuto su di morale e io credo di fare il mio meglio e visti
i risultati più di così non potevo fare. Ho sempre rispettato tutte le regole, anche queste dell’antidoping. Chi risulta positivo segue lo stesso processo. Non ci sono scorciatoie o trattamenti diversi. Capisco la frustrazione degli altri giocatori, ma forse sono stati sospesi perché non sapevano da dove provenisse quella sostanza, noi lo sapevamo. Sono
pulito e corretto. E anche se la preparazione del torneo non è stata perfetta. E’ un sollievo essere stato assolto e tornare in questa bella città e in questo splendido posto per giocare a tennis. Cercherò di godermela e di andare avanti il più possibile nel torneo, grazie alla grande spinta di fiducia che mi viene dal successo di Cincinnati». Jannik Sinner risponde così, con la solita chiarezza e sincerità alle prime, insidiose, domande agli US Open che scattano da lunedì a New York. Il primo numero 1 del mondo italiano del tennis, il fenomenale neo 23enne, il simbolo del Rinascimento azzurro, parte da favorito nell’ultimo Major stagionale ma deve dare tante risposte per poi puntare anche al bis da protagonista assoluto a novembre, sia al Masters di Torino (dopo la finale 2023) che alla coppa Davis di Malaga (dopo il titolo riportato in Italia dopo 47 anni).
SUL CAMPO
In realtà solo il campo, dall’esordio di martedì alle 19.30 locali,
l’una e mezza del mattino in Italia contro McDonald dirà davvero come sta di fisico (dopo le smorfie di dolore di Montreal e Cincinnati, toccandosi la famigerata anca destra), di condizione atletica (senza più da mesi il preparatore-dietologo Umberto Ferrara che lo seguiva da 2 anni) e di testa (con le mille tensioni e i diecimila pensieri dopo la prima
assoluzione dopo due antidoping positivi e il timore del ricorso WADA)? Poi vedremo come sosterrà le ultime due bocciature in 5 set a Parigi e Wimbledon contro Alcaraz e Medvedev che potrebbe ritrovarsi davanti a
Flushing Meadows. Poi sapremo se ha cancellato il brutto souvenir del 2022: sulla scia del ko con Djokovic a Wimbledon (da 7-5 6-2), aveva ceduto ad Alcaraz, fallendo un match point al quarto set, prima di arrendersi ancora al quinto, concedendo al rivale il primo Slam e il numero 1
SVOLTA
Quest’anno, Jannik arriva all’ultimo Slam sulla scia della conquista del Masters 1000 finora per lui più ostico, con campi e palle veloci, peraltro con lo scalpo di Sasha Zverev, contro il quale aveva perso 4 volte su 5, rimediando proprio agli US Open di 12 mesi fa una sonora bocciatura sulla lunga distanza dei 5 set. […]. Contro il potente tedesco si era arreso nel quarto turno da due set a uno, arrivando anche lì dal corroborante successo in un “1000” a Montreal, ma sempre limitato mentalmente dalla barriera dei 5 set, dopo i ko agli Australian Open contro Tsitsipas e al Roland Garros contro Altmaier. Lavorando in profondità su fisico, servizio e dritto, oltre che sulle varianti (slice, smorzate e discese a rete), aveva trasformato il ko con Zverev a New York nella svolta del bum. Conquistando subito dopo Pechino e Vienna, arrivando in finale al Masters e al trionfo di Davis battendo due volte Djokovic, e prendendo quindi la spinta per firmare nella prima parte del 2024 il primo Slam agli Australian Open e poi Rotterdam e Miami, soffiando il primo posto in classifica proprio al campione serbo. DIVORZIO. Da Montecarlo l’altoatesino ha accusato una flessione legittima. Complicata dall’edema all’anca, dalla tensione per la positività all’antidoping a Indian Wells, dallo stress per le nuove polemiche per la seconda rinuncia alle Olimpiadi, dalla forma approssimativa e dalla rinuncia ai due specialisti del fisico, Ferrara e Naldi, dopo la storiaccia dei massaggi a sua insaputa con uno spray vietato che ha licenziato ufficialmente. «Hanno avuto una grande parte nella mia carriera, hanno fatto un lavoro incredibile ma dopo questi errori non mi sento sicuro a lavorarci ancora. Serve aria fresca in squadra». Magari aggregherà l’ex di Djokovic, Marco Panichi.
Caso doping, Sinner licenzia lo staff: “So di non aver fatto nulla di male” (Marco Lombardo, Il Giornale)
L’allenamento con Lorenzo Musetti, l’incontro con la
stampa, il licenziamento di metà del suo team. […]. Per Umberto Ferrara e Giacomo Naldi ieri l’inevitabile addio ufficiale: il preparatore fisico è colui che ha acquistato il Trofodermin senza avvisare il campione; il fisioterapista si è curato un taglio al dito con la crema data da Ferrara, e considerata doping, prima di massaggiare i muscoli e l’anca di Sinner. Due grandi professionisti caduti in una disattenzione imperdonabile. E infatti il loro capo non ha perdonato. Che sia stato un licenziamento o un accordo comune, poco importa. L’esito dimostra che quanto raccontato al International Tennis Integrity Unit sia l’assoluta verità. E come ha scritto Boris Becker su X, questa «è la decisione giusta!». Di sicuro, conoscendo Jannik, si tratta di una scelta dolorosa, ma anche il passato, quando si separò dal suo mentore Piatti, dimostra che la carriera viene prima dei sentimenti. E il taglio è stato netto, con un comunicato dell’ufficio stampa: «Ci siamo separati, gli auguriamo buona fortuna». All’angolo, oltre a Simone Vagnozzi e Darren Cahill, restano solo l’osteotapa Andrea Cipolla e l’amico-manager Alex Vittur. A New York, per la cura del fisico, ci si affiderà agli specialisti messi a disposizione dal torneo. Poi, la notizia bomba: probabilmente arriverà Marco Panichi, ex fisio di Djokovic. Ma come sta Jannik Sinner alla vigilia dell’esordio
negli UsOpen? Lo ha raccontato lui ai giornalisti nel media day dello Slam americano: «Quello che è successo non è ideale prima di uno Slam, ma so di non aver fatto nulla di sbagliato. Ho giocato con questo peso nella
testa ed è andata bene comunque: il team mi ha tenuto su di morale. Sono contento ora di essere stato scagionato: chi è intorno a me sa che persona sono. Umberto e Giacomo sono stati importanti per la mia carriera, e li ringrazio, ma non posso più fidarmi dopo questo errore. È stato un momento duro e lo è ancora». E riguardo alle polemiche di qualche collega, ecco la risposta: «Chi risulta positivo ha lo stesso trattamento del mio: non ci sono scorciatoie. Capisco la frustrazione, ma forse altri giocatori sono stati sospesi perché non sapevano da dove venisse la sostanza. Io sono pulito e corretto: ho sempre rispettato le regole e sempre lo farò». In precedenza aveva appunto affrontato Musetti in allenamento: nell’Arthur Ashe Stadium e poi su un campo periferico. Circondato dai due coach, a tratti ha dato spettacolo, deliziando i presenti con uno smash alto di rovescio e un diritto incrociato quando ha accelerato per provare il ritmo partita. […]. Anche perché, come ha detto ieri Frances Tiafoe, sconfitto in finale a Cincinnati da Jannik, «gli enti responsabili hanno emesso il loro verdetto e deciso che può giocare. Conta solo questo». Ora conta solo il campo. Finalmente.
Big Azzurri (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Erano i tre Moschettieri insieme a D’Artagnan. Sinner, gli uomini d’oro del rinascimento del tennis azzurro. Poi sono arrivati anche Arnaldi, Cobolli e Darderi, ma non c’è dubbio che Berrettini (soprattutto), Musetti e Sonego, oltre a Jannik, ovviamente, abbiano rappresentato la prima onda d’urto, e la più incisiva, nell’espansione mondiale del nostro tennis. E mentre la Volpe Rossa affronta gli Us Open da vincitore Slam (gli Australian Open a gennaio) e da primo giocatore del ranking, Matteo e i due Lorenzo si approcciano a New York con ambizioni decisamente rinnovate. Ieri Musetti si è allenato un’ora proprio con Sinner su un campo pratica, un faccia a faccia intenso che testimonia il desiderio di Lollo di prolungare anche agli Us Open l’estate magica che gli ha regalato la semifinale a Wimbledon e il bronzo olimpico. Il n.18 del mondo, a Flushing Meadows, giocò e perse la finale junior del 2018 contro Seyboth Wild, ma in realtà ha sempre faticato a digerire il cemento e le condizioni ambientali dell’ultimo Slam stagionale. […]. L’altro Lorenzo, Sonego, dopo il cambio tecnico da Arbino a Colangelo e i relativi problemi di adattamento, a Winston Salem ha raggiunto la prima finale (battendo Goffin) dopo quasi due anni, un risultato che inietta ottimismo nonostante un primo turno a New York davvero complicato contro il n.14 Tommy Paul. Berrettini invece, malgrado fosse stato omaggiato di una wild card, ha rinunciato al torneo del North Carolina per dedicarsi completamente alla preparazione in vista degli Us Open, dove nel 2019 si rivelò spingendosi fino alla semifinale. Dopo i quattro mesi della grande ricostruzione fisica e mentale con 3 tornei vinti (tutti sulla terra, peraltro), The Hammer ha voluto sfruttare le due settimane di allenamenti per recuperare energie e immettere benzina, consapevole che la condizione atletica ideale gli consentirebbe di giocare il ruolo di pericolosissimo outsider anche davanti a un probabile e complesso 2° turno contro Fritz. Berretto senza paura.