Flavio Cobolli è reduce da una stagione incredibile che l’ha portato dai Challenger a giocare da protagonista nel circuito ATP, salendo al n.31 delle classifiche mondiali. La sconfitta all’esordio in maglia azzurra non cambia minimamente il punto di vista su questo suo 2024. Certo nel match contro Zizou Bergs, che aveva appena battuto agli US Open, ha sprecato qualcosa e ha perso male il terzo set, ma se fossimo al suo posto non rinnegheremmo un singolo istante di questa sua indimenticabile stagione.
Più che le risposte sbagliate sulle palle break inizio terzo set, forse la chiave è stata verso la fine del secondo quando sei sembrato perdere fiducia nel tuo diritto.
L’inerzia della partita è cambiata quando nel primo set ero avanti 3-2 con break e le prime di servizio hanno cominciato a non entrare più. Così il set mi è scivolato un po’ via, anche se sono stato bravo a riprendermi nel set successivo. Poi del terzo che dire? Non mi aspettavo certo di perdere 6-0.
Nel tie-break del secondo set ti avevo visto con gli occhi della tigre. Poi cosa è success? Un calo fisico o mentale?
Anch’io onestamente a quel punto pensavo di vincerla. Ma purtroppo era la mia prima partita in Davis e questo conta. E dopo il break subito a inizio terzo set ho perso lucidità sia mentale che fisica. Sono comunque orgoglioso della partita che ho fatto e di come sono riuscito a gestire le emozioni.
Scanagatta: Mi dispiace ma se può consolarti in tanti hanno perso al loro esordio in Davis, da Sanguinetti, a Nargiso a Furlan. La partita d’esordio è sempre molto difficile.
Quindi bisogna perdere? (ridendo un po’ amaramente, ndr).
Certo che no, ma è comunque difficile gestire l’impatto emotivo. Pensi che nel terzo set sia stato decisivo quel primo game in cui non sei riuscito a trasformare le palle break?
E’ stato sicuramente decisivo, ma probabilmente il punto più critico è stato il secondo game in cui ho perso il servizio. Era il penultimo gioco con le palline usate e questo ha influito. Se tenevo quel servizio forse finiva in un altro modo. Sono comunque stati quei due primi game a decidere la partita.
Ho visto che durante tutta la partita cercavi con gli occhi Matteo Berrettini. Quanto è stato importante per te?
E’ sicuramente stata la persona di riferimento durante il match, quella che cercavo con maggiore insistenza con gli occhi. Ovviamente mi hanno aiutato tutti ma lui è sicuramente il leader di questa squadra. Però scusatemi, in questo momento sono veramente dispiaciuto per il risultato e non so nemmeno che dire.
Recentemente Vavassori ha fatto un bellissimo discorso sulla mancanza in Italia della cultura della sconfitta. Che ne pensi?
Mi ricordo di questa intervista di Andrea, che ti devo dire? Io sono uno che è sempre riuscito ad accettare le sconfitte. Comunque ho aperto un attimo il telefono e gli insulti stanno già cominciando ad arrivare. Però che dire, ci sta e fa parte del gioco. Casomai a qualcuno risponderò anche, come faccio sempre. In ogni caso cercherò soprattutto di guardare alle cose buone che ho fatto oggi, come deve fare ogni professionista.