Jannik Sinner è pronto a fare il suo esordio alle ATP Finals 2024 contro Alex De Minaur nella giornata di domenica 10 ottobre, alle ore 20:30 circa. L’altoatesino è uno dei principali favoriti per il successo finale in un torneo, quello di Torino, che vede comunque i migliori otto tennisti di questo 2024. Il che impone calma e gesso nel dare sentenze definitive ed affrettate: e lo si è visto già nelle WTA Finals che qualche nome è importante si è chiamato fuori anzitempo e a sorpresa. In vista del debutto contro l’australiano il coach del classe 2001, Simone Vagnozzi, ha rilasciato un’interessante intervista a Stefano Semeraro per il quotidiano ‘La Stampa’, nell’edizione in edicola questa mattina, cominciando dai momenti migliori e peggiori della stagione.
“Il momento più esaltante è stato l’Austalian Open. Vincere il primo Slam ti toglie un peso dalle spalle. Da lì è partito tutto quello che sta succedendo ora. Agli US Open la vittoria aveva un altro senso, per quello che è successo. Non sono stati mesi facili comunque. La sconfitta più bruciante per me resta quella con Medvedev a Wimbledon. Jan stava giocando un ottimo tennis, pur non essendo pronto fisicamente. Ha portato Daniil al quinto, quasi vinceva. E c’era tanto dietro”.
Il coach del classe 2001 ha poi parlato della tenuta mentale del suo assistito e del sentimento all’interno del team: “Da quel lato Jan è fortissimo, dimentica tutte le problematiche. Noi abbiamo provato a dargli più supporto possibile, evitando di pensare a quello che non potevamo controllare. Avere la coscienza a posto ci ha aiutato. Serve leggerezza. Siamo giudicati da tutti, ma alla fine noi alleniamo e Jan gioca a tennis: non siamo scienziati, non salviamo vite. Badio e Panichi sono due persone simpatiche, rispettose, con cui si sta bene. Cambiare in corsa non è facile, ma sono due grandi professionisti che hanno lavorato con Djokovic”.
Simone Vagnozzi ha fatto anche il punto in vista del 2025 con uno sguardo alla rivalità con Carlos Alcaraz: “La parola più importante è equilibrio. Quando le cose vanno bene bisogna cercare di stravolgere il meno possibile, inserendo qualcosa di nuovo. Rispetto a due anni fa Jannik è più completo, più forte fisicamente, ha più esperienza. Il piatto è quasi pronto e a questi livelli mancano dettagli minimi. Jannik non srà mai Alcaraz, il suo tennis è diverso, ma può variare di più il servizio, migliorare lo slice di rovescio. Ha aggiunto la smorzata di dritto e può leggere meglio i momenti del match. I Tre Grandi si sono sempre evoluti, lui deve fare lo stesso. Zverev se si sblocca e trova l’acuto diventerà un pretendente. Sono certo però che Jannik e Carlos resteranno lassù per tanti anni“.
Poi un passaggio sulle ATP Finals: “Sono molto importanti e in Italia lo diventano ancora di più, soprattutto quest’anno che Jannik non ha potuto competere a Roma. Siamo alla fine di un anno estenuante. C’è chi sta meglio, chi è cotto, difficile fare pronostici. Il campo è più lento rispetto ad altri anni, quindi più adatto ad Alcaraz. Ma sono gli otto più forti al mondo”.
Infine la chiosa sulla questione Clostebol: “Se parli di qualcosa devi essere informato. La sentenza è lunga 50 pagine, non so quanti le hanno lette. Non si possono fare confronti con casi diversi, come quello di Simone Halep. Nello spogliatoio tutti sanno che Jannik non ha fatto nulla di sbagliato. Se fossi un giocatore meno sereno di Jannik, sarei preoccupato sapendo che non ho avuto nessun vantaggio, ho fatto il possibile per evitare contaminazioni, eppure rischio lo stesso la squalifica”.