1. Segnali in controtendenza nei vertici WTA
Da agosto a ottobre Aryna Sabalenka era stata senza dubbio la miglior giocatrice del circuito WTA: aveva offerto tante buone prestazioni che le hanno permesso di vincere Cincinnati, US Open e Wuhan, e di conquistare il primato nel ranking. E così, mentre l’ex numero 1 Swiatek si interrogava sui problemi avuti nella seconda parte di stagione (al punto da decidere il cambio di coach), Sabalenka era diventata la figura di riferimento del tennis femminile.
Anche l’inizio delle WTA Finals di Riyadh sembrava confermare questa tendenza: successi in due set contro Zheng e Paolini e passaggio in semifinale conquistato in anticipo. Poi però la sicurezza di Aryna si è incrinata. Per prima, in ordine di tempo, è arrivata la sconfitta con Rybakina (6-4, 3-6, 6-1). Certo, del tutto indolore, visto che il passaggio del turno era ormai garantito, così come il numero 1 di fine anno; ma una sconfitta non è comunque un buon segno. Poi c’è stata la seconda battuta di arresto, ben più grave perché irreparabile, in semifinale contro Gauff: 7-6(4), 6-3.
Come spiegare il risultato? In conferenza stampa Sabalenka ha commentato: “So esattamente cosa è andato storto in questa partita: oggi sono stata troppo emotiva e questo mi ha reso le cose difficili”. Sicuramente l’aspetto mentale è stato determinante, perché Aryna ha vissuto una di quelle giornate che in passato le capitavano con una certa frequenza; giornate nelle quali non riesce a correggere errori evidenti e reiterati, compiuti con una ripetitività tale da apparire quasi autolesionistica. Spesso “l’autolesionismo” si manifestava sotto forma di doppi falli; in questa occasione, invece, è stato soprattutto il dritto a tradirla: sulle parabole dalla parte destra le risultava difficile trovare la giusta distanza dalla palla, e questo comprometteva la stabilità del colpo.
Io però mi sento di aggiungere anche un altro aspetto, che potrebbe essere stato la causa del nervosismo di Sabalenka in semifinale. Provo a spiegare la mia tesi. Premessa: sicuramente le condizioni di gioco di Riyadh (la combinazione di altura, superficie e palline) erano particolarmente rapide. Tanto che nelle prime giornate tutte le protagoniste hanno avuto bisogno di una fase di assestamento per riuscire a interpretare il campo in modo appropriato.
Man mano che il torneo si sviluppava, sembrava inevitabile affidarsi alle impostazioni di gioco più aggressive, perché la velocità del campo penalizzava troppo le strategie di rimessa. E questo sembrava valere per tutte, incluse le contrattaccanti come Paolini o Gauff, obbligate in un certo senso a forzare la loro natura. Una volta arrivate al turno di semifinale, queste valutazioni tecnico-tattiche apparivano ormai consolidate.
Ma poi Gauff nel match contro Sabalenka è stata in grado di cambiare le carte in tavola. Grazie alle superiori doti fisiche, Coco ha compiuto un ulteriore progresso nel processo di adattamento al campo, e così le sue qualità difensive sono tornate a incidere sugli equilibri del match. Personalmente tutto questo mi ha sorpreso: Gauff ha dimostrato di possedere un atletismo davvero eccezionale. Ecco, secondo me nemmeno Sabalenka se lo aspettava, e questo l’ha destabilizzata. A dimostrazione di quanto la difesa di Gauff fosse tornata a essere un fattore rilevante: a un certo punto della partita è apparsa la statistica degli scambi oltre i nove colpi, e il risultato era 8 a 1 per Gauff.
La mia ipotesi è che Aryna sia scesa in campo convinta di giocarsi il match attraverso gli uno-due e invece si è trovata di fronte una rivale in grado di spostare il confronto verso scambi più lunghi e articolati. Questa novità l’ha prima sorpresa, poi innervosita, e infine mandata in crisi, con tutto quello che ne è seguito. E così Sabalenka, grande favorita non solo a inizio torneo, ma anche al termine dei round robin, si è ritrovata esclusa già in semifinale. Tutto questo ha parzialmente incrinato l’immagine di numero 1 indiscussa che si era costruita negli ultimi mesi: da Riyadh è arrivato un segnale in controtendenza rispetto al recente passato.
a pagina 2: La brillantezza di Zheng e la caparbietà di Gauff