Dopo i tanti casi degli ultimi anni – ultimo quello di Sinner – la WADA si muove sul fronte del doping non intenzionale. L’agenzia ha infatti istituito una Taskforce competente su cui ha fornito degli aggiornamenti nelle ultime ore. Il compito di questo gruppo è quello di esaminare proprio il tema cruciale del doping non intenzionale e proporre un approccio basato sulle evidenze e incentrato sugli atleti. La WADA ha iniziato questo progetto già nel 2022 (con risultati che al 2024 possono essere considerati alquanto grigi), dopo aver raccolto circa 400mila dollari canadesi (circa 270mila euro) dal Fondo per la ricerca del Québec. Il primo termine del progetto è previsto per il 2026, con la WADA che nel 2025 lancerà una richiesta di contributi che possa aiutarla a raccogliere prove dalla comunità antidoping, poi analizzate dalla stessa WADA nell’ambito del progetto.
La WADA, attraverso di esso, mira a studiare il doping non intenzionale attraverso la concettualizzazione del fenomeno, la creazione di una mappa comportamentale, di un sistema di monitoraggio globale e l’analisi della sua incidenza. Si puntano ad approfondirne i rischi e le strategie preventive, identificando situazioni critiche per allertare atleti e il supporto tecnico. Queste linee guida potrebbero essere molto importanti per evitare che in futuro si ripetano situazioni come quella vissuta da Jannik Sinner quest’anno, con l’altoatesino che ha giocato e continua a giocare con una spada di Damocle sulla testa per colpa di istituzioni incapaci di dare fin da subito giudizi solidi.
La presidentessa della WADA, Susan Backhouse ha dichiarato:
“La WADA è impegnata a sviluppare una comprensione più profonda di questo complesso problema, che sappiamo causa preoccupazioni e ansia tra gli atleti di tutto il mondo. Con l’obiettivo di prevenire comportamenti che mettono a rischio atleti e personale di supporto, vogliamo raccogliere diversi punti di vista per colmare le lacune di conoscenza attuali e delineare azioni collettive. Comprendendo meglio il problema e stabilendo un sistema per misurare globalmente le tendenze del doping non intenzionale, saremo in grado di intervenire in modo mirato e personalizzato.”
Amanda Hudson, Direttrice del Dipartimento dell’Educazione della WADA, ha aggiunto: “Riconosciamo la complessità del sistema e i rischi potenziali per gli atleti, che potrebbero violare le regole antidoping involontariamente. Speriamo di fornire linee guida più complete per poter migliorare i programmi educativi e implementare interventi più ampi per ridurre l’incidenza del fenomeno“. Insomma, sembra che la WADA abbia capito la delicatezza della questione e magari darà ulteriore prova di questa sensibilità nell’ambito del ricorso intentato ai danni di Sinner.