Il 13 gennaio 1974 sull’erba neozelandese di Auckland il diciassettenne Borg conquista il primo torneo da professionista (Auckland Open). In totale, soltanto nel 1974 saranno otto i tornei vinti da Borg, tra i quali spiccano due successi sulla terra battuta: gli Internazionali d’Italia (in finale su Nastase) e gli Open di Francia (in finale su Orantes). Primo Slam della carriera e primo di sei Roland Garros.
Seconda data simbolo: il 6 aprile gli ABBA si aggiudicano l’Eurovision Song Contest 1974, la competizione musicale organizzata dalle televisioni europee, tenutasi in quella occasione a Brighton. Da sconosciuto gruppo, in poche settimane vendono oltre cinque milioni di 45 giri – nord America inclusa – della canzone “Waterloo”, che si trasforma in una hit planetaria.
Quell’Eurofestival ‘74 per l’Italia risulta molto particolare: la concorrente italiana in gara è Gigliola Cinquetti (classificata seconda, subito dietro agli ABBA). Cinquetti presenta una canzone dal titolo “Sì”. Difficile, oggi, immaginare una parola più neutra di “sì”. Ma non nel 1974: “sì” è infatti l’opzione di voto antidivorzista, la parola da barrare sulla scheda dell’imminente referendum italiano di maggio. Non solo: nel corso della canzone, “sì” viene ripetuto per 16 volte. Quando si viene a sapere tutto questo, le proteste del fronte divorzista sono tali da obbligare la RAI a rinunciare alla diretta, e a trasmettere l’evento in differita dopo la data del referendum. Di conseguenza gli Italiani scopriranno gli ABBA con qualche settimana di ritardo rispetto al resto d’Europa.
Terza data simbolo: Il 17 dicembre Ingemar Stenmark vince la sua prima gara di Coppa del Mondo, lo slalom speciale di Madonna di Campiglio. Sulla “3-Tre” di Campiglio a fargli compagnia sul podio sono due sciatori di casa: Paolo De Chiesa e Fausto Radici. Quel successo del 1974 risulterà il primo di 86 totali in carriera, ancora oggi record a livello maschile.
Bastano un paio d’anni perché diventino tutti dei numeri uno assoluti. Già nel 1976, Stenmark vince la Coppa del Mondo assoluta e Borg il primo Wimbledon; torneo conquistato senza perdere set e – prima dell’avvento di Boris Becker – da più giovane nella storia dei Championships. Mentre gli ABBA consolidano rapidamente il successo globale, al punto da risultare a fine carriera uno dei pochissimi gruppi capace di vendere ben più di 100 milioni di dischi (chi sostiene 200, chi 300 milioni).
I due sportivi avevano alcuni tratti simili: piuttosto taciturni, agli occhi del pubblico mantenevano un’aura enigmatica, e sembravano diventare giorno dopo giorno sempre più forti, quasi imbattibili. In più erano così speciali e innovativi nel gesto tecnico da trasformarsi in trait d’union fra epoche differenti. Borg utilizzava racchette di legno, ma il suo rovescio bimane e il dritto in topspin avrebbero influenzato profondamente le generazioni di tennisti successive. Stenmark aveva iniziato a conquistare titoli nell’era dei pali rigidi, ma grazie al fenomenale talento ha saputo essere vincente anche quando sono stati introdotti i pali snodabili. Eccolo nel 1982 a Kitzbühel stravincere con i nuovi pali snodabili, lasciando il secondo arrivato (Phil Mahre) a 3 secondi e 16 centesimi, distacco record nella storia dello slalom speciale:
Stenmark e Borg, così come gli ABBA, avevano in comune un altro elemento fondamentale: provenivano da una nazione che nel loro campo quasi non aveva precedenti; erano degli alieni rispetto all’ambiente in cui erano entrati. Avevano cominciato da outsider, ma erano rapidamente arrivati a dominare.
Stenmark toglieva la leadership ai campioni delle Alpi – austriaci, svizzeri, italiani, francesi – addirittura utilizzando sci di fabbricazione jugoslava (Elan). Gli ABBA scalzavano dal primo posto delle classifiche i prodotti di Inghilterra e Stati Uniti. Borg si imponeva dopo decenni di predominio americano e australiano, e nel ’75 guidava la Svezia alla vittoria in Coppa Davis. Erano una specie di forza d’urto che si spalleggiava reciprocamente, e pur essendo protagonisti in settori differenti, avevano trasformato la sigla SWE non solo in un sinonimo di successo ma anche in un simbolo di alternativa all’establishment consolidato.
Di questa triade, Borg spiccava più di tutti, perché univa due caratteristiche: era forte come Stenmark e popolare come gli ABBA. I successi consecutivi a Wimbledon lo avrebbero reso speciale. Ho frequentato l’Inghilterra nelle estati tra il 1977 e i primi anni ’80: Borg era così famoso che le cartolerie, accanto a quaderni e penne, mettevano in vendita libri su di lui; unici libri in vendita nel negozio. E c’erano suoi poster nelle botteghe di souvenir, quelle che offrivano tazze e piatti con l’emblema della Regina Elisabetta e poi dei fidanzati Carlo e Diana. In sostanza Björn era diventato una specie di membro aggiunto della famiglia reale.
Temo sia difficile per le giovani generazioni comprendere sino in fondo l’eccezionalità di Borg. Oggi viviamo nell’epoca dei social media, le notizie corrono e si moltiplicano all’istante, e forse agli appassionati di tennis più recenti sembrerà che i grandi campioni dei nostri giorni siano anche più importanti. Io però ho qualche dubbio, e anzi penso che probabilmente nessun tennista contemporaneo possa raggiungere la trasversalità che ha caratterizzato Borg in quel periodo.
Negli anni ’70 il contesto era molto differente. Le fonti di informazione erano più limitate. Non esisteva Internet, ovviamente, e c’erano pochi canali TV. Però quei canali facevano numeri di ascolto enormi, oggi irraggiungibili, proprio perché la concorrenza e le alternative erano praticamente assenti. Erano meno anche le discipline sportive seguite, e Borg era fondamentale per la crescita del tennis, la figura-chiave capace di trasformarlo in uno sport autenticamente popolare.
E così i tennisti, molto più mondani degli attuali giocatori, cominciavano a trovare spazio in quello che veniva definito il jet-set. Al pari di attori e cantanti, i giocatori erano VIP spiati dai giornali di gossip, che raccontavano le vicende sentimentali tra Evert e Connors o le notti di Gerulaitis allo Studio 54 come facevano con la tempestosa relazione fra Liz Taylor e Richard Burton o con le disavventure della principessa Soraya (per i lettori più giovani: la principessa Soraya di cui parlo non è un personaggio Disney, è esistita davvero).
Borg era rapidamente diventato un soggetto da prima pagina non solo per giornali e quotidiani sportivi, ma anche per riviste come Novella 2000 o Eva Express. E per questo era argomento di conversazione anche per le clienti dal parrucchiere, clienti che magari nemmeno seguivano direttamente il tennis, dato che cinquant’anni fa lo sport era soprattutto cosa per uomini, considerata la mentalità di allora.
Di fatto si era trasformato in uno straordinario fenomeno intergenerazionale, che superava qualsiasi barriera o confine. Non si era mai visto un tennista di quel livello con una presenza del genere. I capelli lunghi e biondi, il look da rockstar: Björn faceva “impazzire” le ragazzine, e non solo. Era inseguito fuori dagli stadi, pedinato negli alberghi. A Wimbledon già nel 1973 era dovuta intervenire la polizia per salvarlo dalla straordinaria pressione della folla, tanto che il giornalista statunitense Bud Collins per descrivere la situazione aveva coniato una nuova parola: “Borgasm”.
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