Novak Djokovic ha vissuto emozioni molto contrastanti negli ultimi anni All’Australian Open. Dall’assenza nel 2022 per mancanza del vaccino contro il Coronavirus al ritorno con tanto di vittoria nel 2023, arrivando così a quota 10.
Al Herald Sun, Djokovic ha parlato di come a distanza di tre anni ci siano ancora un po’ di traumi legati a ciò che è accaduto: “Quando controllano il mio passaporto penso sempre che mi potrebbero fermare di nuovo, devo ammettere che provo ancora questa sensazione.”
Djokovic però ha spiegato di come non porti rancore a riguardo, come ha dimostrato il fatto che sia già tornato a giocare e vincere in Australia: “I miei genitori e tutto il mio team erano lì ed è stato in realtà uno dei trionfi più emozionanti della mia carriera, considerando tutto quello che avevo passato l’anno precedente.”
Jacinta Allan, premier dello stato di Victoria, ha glissato sull’argomento: “La responsabilità di concedere i visti è una questione del governo federale e quelle decisioni furono prese dal governo federale all’epoca. Il Covid è stato difficile per tutti noi. Non importava chi fossi, da dove venissi, il Covid non faceva discriminazioni su chi infettava, su quanto ti faceva ammalare e su quanto rendeva malati altri nella nostra comunità“. Allan, infatti, non faceva parte della squadra di crisi governativo nel 2022.
Chi invece è in forte disaccordo con quella che fu la gestione Djkokovic è il primo ministro australiano Anthony Albanese: “All’epoca feci dei commenti al riguardo. Trovai sorprendente che nel periodo precedente al Natale, a Novak Djokovic fosse stato negato dal governo federale dell’epoca la possibilità di vedere il suo sacerdote ortodosso. Penso che fosse qualcosa di difficile da giustificare in quel momento“
