Simone Bolelli e Andrea Vavassori sono nuovamente in finale all’Australian Open, come nel 2024, superando in rimonta Goransson/Verbeek che nei quarti avevano a loro volta battuto contro pronostico Arevalo/Pavic. È la loro terza finale Slam in coppia, dopo le sconfitte nell’ultimo atto raccolte a Melbourne e Parigi la passata stagione. Per Simone è la quarta in assoluto, dopo il trionfo – di cui quest’edizione 2025 si festeggia il decennale – con Fabio Fognini ormai nel lontano 2015.
Un anno fa persero dagli allora n. 1 al mondo Bopanna/Ebden, quest’anno per alzare il titolo sabato se la dovranno vedere con Heliovaara/Patten. Due i precedenti, equamente suddivisi ed entrambi giocati nel 2024: ma l’unica finale disputata l’hanno vinta i nostri a Pechino. Per il finlandese ed il britannico, invece, successo in due set al primo turno di Wimbledon. Di seguito, vi riportiamo la conferenza stampa post match dei due azzurri. Se invece volete ascoltare l’analisi della partita del coach della coppia italiana, Davide Vavassori (papà di Andrea), qui potete trovare l’intervista rilasciata al nostro direttore Scanagatta subito dopo la conclusione della vittoriosa semifinale.
Domande della stampa internazionale
D. Quali sono le vostre reazioni un po’ a mente fredda sulla vostra vittoria odierna. Potreste raccontarci i vostri pensieri, soprattutto sull’inizio del match?
Andrea Vavassori: “È stata una partita decisamente complicata. In particolare, l’inizio non è stato facile perché loro giocavano molto bene, con grande intensità ed energia. Inoltre noi non riuscivamo a servire come avevamo fatto nei giorni precedenti. Ma siamo stati capaci a metterci nella lotta, dopo il set perso è stato importante fermarsi un attimo a riconcentrarsi e rialzare il nostro livello di energia. Credo che sia stata questa la chiave della partita, ossia l’atteggiamento nel momento in cui siamo andati sotto e nel tentativo di ritrovare il nostro abituale livello. Con l’andare del match, infatti, siamo riusciti ad essere più aggressivi ottenendo una vittoria molto importante“.
D. Avete chiuso l’anno molto tardi prendendo parte a prestigiose competizioni come le ATP Finals e la Coppa Davis. Ci potete raccontate come vi hanno aiutato a preparare l’inizio della nuova stagione, in particolare tu Andrea che rispetto a Simone sei ripartito molto prima con la United Cup?
Andrea Vavassori: “Sì, è vero. Abbiamo fino molto tardi, giocando prima le Finals nella mia città e poi volando a Malaga per la Davis. Erano eventi a cui tenevamo tantissimo, per l’importanza che hanno. Da un lato un torneo che si gioca in Italia, dall’altro una manifestazione in cui giochi per l’Italia. Sono stati appuntamenti molto emozionanti da vivere, in generale penso che nel complesso sia stata una buona pre-season. Mi sono sentito immediatamente bene, fin dalle primissime partite. Le sensazioni sono state subito positive. Aver iniziato l’anno in United Cup, credo sia stato il miglior avvio di stagione che potessi desiderare, direi praticamente perfetto. Ho potuto allenarmi come volevo e arrivare al primo torneo con Simone, con ottime riscontri e non completamente privo di match competitivi alle spalle. Poi disputare una competizione a squadre fa sempre piacere. E’ sempre bella come esperienza, mi sono divertito tanto potendo allo stesso tempo preparare come avevo in mente la nuova stagione.
Perché nella off-season, ci eravamo posti come obiettivo quello di arrivare a Melbourne avendo disputato più partite possibili, in modo tale già da possedere un resoconto dettagliato di informazioni con cui approcciare il primo Slam dell’anno. L’anno scorso non abbiamo avuto questa possibilità perché giocai le quali in singolare. Perciò, quest’anno siamo arrivi qui sotto una luce diversa, con un cammino di avvicinamento importante e quindi una preparazione migliore rispetto all’edizione passata. Poi battere ad Adelaide, nelle fasi finali del torneo, Arevalo/Pavic e Krawietz/Puetz con cui ultimamente avevamo sempre perso ci ha fornito ulteriore fiducia e sicurezza nell’approcciare a questo torneo. Alla fine quello che conta è come giochiamo, il livello che esprimiamo. Siamo totalmente concentrati sul centrare i nostri obiettivi, anche perché la mia attuale classifica di singolare è ben lontana da quello a cui possiamo ambire in doppio. Il nostro obiettivo primario, come abbiamo già dichiarato, è diventare la coppia numero 1 al mondo“.
D. Una domanda per Simone, tu hai grandissima esperienza e sei del circuito da tantissimi anni. Qui a Melbourne, hai già vinto un titolo nel 2015. Che ricordi hai e che sentimenti ti suscita, pensare che domani giocare la terza finale Slam della tua carriera in Australia a dieci anni di distanza dal trionfo con Fognini?
Simone Bolelli: “Sono molto emozionato… Dieci anni fa io e Fabio venimmo eliminati al secondo turno in singolare (Fognini in realtà al primo, ndr) e poi da lì iniziò la nostra cavalcata. I tempi sono completamente cambiati, quest’anno ci arrivo con il chiaro focus sul doppio. Siamo arrivati il giovedì precedente all’inizio del torneo, proprio perché volevamo prendere molta più dimestichezza con le condizioni. Volevamo prepararci meglio di come avevamo fatto un anno fa“.
D. Cosa ne pensate dell’altra semifinale e delle coppie impegnate per raggiungervi in finale. Tra Krawietz/Puetz e Heliovaara/Patten c’è una delle due coppie che temete maggiormente?
Simone Bolelli: “Sono entrambe coppie molto aggressive, Heliovaara/Patten vengono di più a rete. Puetz, dei quattro, è sicuramente quello più forte e più solido da fondocampo, quello a cui piace di più anche fare scambi lunghi sul ritmo. Ma parliamo di coppie, entrambe molto forti e pericolose, tra le migliori del circuito. Qualsiasi delle due dovremo affrontare, sarà un match molto duro“.
Stampa Italiana
D. Questa è la vostra seconda finale consecutiva a Melbourne, cosa avete di più rispetto all’anno scorso e quanto questo di più potrà pesare nella finale?
Andrea Vavassori: “Sicuramente siamo molto più preparati a livello mentale, almeno io personalmente lo sono. Arrivo qui a Melbourne dopo aver disputato quattro finali Slam negli ultimi due anni. Quindi sicuramente abbiamo acquisito più esperienza nella gestione mentale delle partite. L’anno scorso è stata una finale inaspettata perché arrivavamo da 50 del mondo, abbiamo superato un primo turno difficilissimo in cui siamo stati vicinissimi ad uscire dal torneo. Perciò arrivare in finale fu un’emozione incredibile. Era stato difficile gestire anche le ore prime del match, perché si gioca tardi dopo la finale delle donne. Quindi c’è affrontare un’attesa non indifferente, ma anche l’ingresso in campo. Era tutto nuovo, quest’anno invece ci arriviamo avendo già vissuto certe situazioni. Poi naturalmente si può vincere e si può perdere, non possiamo controllare tutti gli aspetti anche perché dall’altra parte ci sono degli avversari che sono molto forti. Noi entreremo in campo e gestiremo al meglio quello che dipende dai noi, mettendo in campo il massimo di ciò che abbiamo“.
D. Ora siete in una posizione di classifica tale da non essere più costretti a giocare tutte le settimane. Non giocando il singolare, quando non siete insieme vi sentite, vi chiamate, fate vita sociale assieme?
Simone Bolelli: “Ci sentiamo però è difficile vedersi, lui sta a Torino, io a Montecarlo. Però quando lui gioca un torneo di singolare, lo seguo. L’anno scorso mi pare giocò anche in coppia con il fratello a Olbia. Io come sapete il singolare oramai non lo gioco più da anni, quindi quando gioco gioco con Andrea“.
Andrea Vavassori “Anche perché giochiamo praticamente tutte le settimane, quindi dopo un po’ ci sta un periodo di disconnessione (sorridendo). Poi in realtà sembra che abbiamo molto tempo libero, ma non è così. Appena finiamo qui dobbiamo andare a Roma dal Presidente e poi tre giorni dopo saremo già a Rotterdam“.
Vanni Gibertini: Quando dite che il vostro obiettivo è arrivare al numero uno del mondo, intendete chiudere l’anno in quella posizione o raggiungere quel obiettivo in qualsiasi momento?
Andrea Vavassori: “Innanzitutto va benissimo raggiungerlo in qualsiasi momento, mettere il numerino. Poi eventualmente ci penseremo anche in ottica chiusura di stagione. Le premesse però sono ottime, finché ci sono parole è un conto ma quando queste vengono seguite dai fatti ti dà molta più fiducia. Sicuramente il nostro livello è cresciuto rispetto alla passata stagione, dove abbiamo ottenuto più risultati nella prima parte dell’anno ma abbiamo giocato nella seconda in cui però ci sono girate male alcune partite. Penso alle Olimpiadi, a Wimbledon. Un periodo in cui giocavamo molto bene ma i match prendevamo delle direzioni per noi negative, il livello però c’era. La stagione poi è molto lunga, quindi quest’anno dobbiamo anche gestirci meglio a livello di calendario perché nel 2024 abbiamo giocato tantissimo e siamo arrivati a fine stagione un po’ stanchi“.