Ben Shelton non ha fatto nulla. O meglio, ancora nulla. Ha sicuramente svolto il suo dovere giungendo agli ottavi, ha approfittato del ritiro di Monfils per poi giocare una partita intensa contro un sontuoso Sonego. E ritrovare così, a un anno e mezzo dall’iconico gesto del telefono dopo la vittoria su Tiafoe, una semifinale Slam. Era attesa già nel 2024, che per molti avrebbe dovuto essere l’anno della definitiva consacrazione per l’americano, protagonista di una stagione transitoria, con qualche bella partita qua e là ma per la maggior parte priva di picchi. Il 2025 può allora essere l’anno di un definitivo salto di qualità? Forse sì, e questa semifinale di certo può dargli fiducia, ma al contempo non deve trarre in inganno.
Le vittorie di Shelton sono state tutte abbastanza sofferte, e il suo gioco è ancora avvolto da una nube di caos tattico che spesso incide sulle sue prestazioni, dando modo agli avversari di stare sempre in partita. Certo, vincere 5 match in uno Slam non è banale, e anche se gli avversari sono stati di certo alla sua portata, le occasioni vanno sempre colte. Rimane però una sensazione di incompiutezza generale quando Ben entra in campo. È sempre sorridente, mai eccessivamente nervoso o provocatorio, e bravo a cavalcare l’entusiasmo. Ma, fatta eccezione per il servizio che è un dono naturale, ci sono tanti buchi da tappare, e anche con una certa urgenza. Buchi che se tappati potrebbero davvero rendere Shelton un frequentatore abituale dei piani alti.
Il suo stile è il più tipico stile americano: gran servizio e gran dritto. Con il pregio però di essere mancino (unico insieme a Nadal a raggiungere le semifinali in entrambi gli Slam sul cemento dal 1988) e di saper usare le variazioni. Ma la sua tendenza a voler sempre e solo spaccare la palla (su cui sta però ben lavorando) spesso lo ha portato a perdere partite vinte o sciupare vantaggi considerevoli anche in match importanti. Ai top player basta infatti stare nello scambio, muoverlo un po’ sapendo che tanto l’errore prima o poi arriva. Fino ad oggi è stato un nervo troppo scoperto, un lucchetto troppo facile da scardinare per gli avversari. Ma forse siamo giunti ad un punto di svolta.
Vincere aiuta a vincere, fare risultati dà fiducia. E di certo due semifinali Slam a 22 anni non si raggiungono per caso. Lo step successivo è chiaramente vincere anche quelle, avvicinarsi in maniera realistica ad un Major. E sorprendentemente, in conferenza stampa dopo la vittoria, ha mostrato una maturità e una lucidità raramente riscontrate nel gioco, ben lontane dal burlone che siamo abituati a vedere. È rimasto colpito nel profondo da una riflessione fattagli nell’intervista al bordo campo (“Chiunque sia il tuo avversario nessuno tiferà per te”) a tal punto da portare alla luce una questione annosa, sopita ma mai del tutto risolta: il rapporto tra giocatori e media. Riferito più che altro alle “interviste” a fine match che ormai sono prassi dopo ogni partita in uno Slam, tenute da ex giocatori e quasi mai da professionisti del settore con la capacità di mediare e sapere cosa chiedere senza ferire la sensibilità dei giocatori. E Ben, che ha 22 anni e un carattere non del tutto sgrezzato né facile, ha voluto esprimere pubblicamente la sua opinione.
“Sono rimasto un po’ scioccato questa settimana da come i giocatori siano stati trattati dai media”, rivela Shelton, “non credo che quello che è successo a Novak sia stato un evento isolato. L’ho notato con diverse persone, anche con Learner Tien, la cui intervista in campo dopo aver battuto Medvedev è stata imbarazzante e irrispettosa. E ci sono alcuni commenti che sono stati rivolti anche a me, come dopo la partita con Monfils, ‘potrebbe essere tuo padre. Forse è tuo padre [riferimento anche abbastanza razzista]’, o oggi stesso. Potrebbe anche essere vero che nessuno tiferà per me in semifinale, ma non è un commento rispettoso da parte di qualcuno che non avevo mai incontrato in vita mia. Credo che i media dovrebbero aiutare il nostro sport a crescere e aiutare gli atleti che vincono partite sui più grandi palcoscenici a godersi i loro momenti migliori. Invece sento solo tanta negatività, ed è qualcosa che va cambiato”.
Un appello accorato, che sicuramente dovrà indurre a riflettere e dare anche agli organizzatori dei grandi tornei la scossa per organizzare in maniera leggermente diversa queste situazioni in campo, così da evitare eccessivi siparietti o disagi per i giocatori. Detto ciò, il tennis giocato. Shelton dovrà compiere quel passo tanto agognato, contro un avversario che lo ha battuto quattro volte su cinque, vincendo 9 set di fila da dopo Shanghai 2023 (ultima sconfitta nei testa a testa). Sicuramente si è visto un americano più equilibrato in campo, specie nel match contro Sonego bravo anche ad attendere. Ma chiaramente il livello di Sinner è diverso da quello di qualsiasi altro giocatore finora affrontato dal “futuro” del tennis americano, che ormai è sempre più il presente.
Dopo i quarti di finale di due anni fa molti avevano previsto un approdo nei top 10 dopo giusto qualche mese. Appuntamento per ora ancora rimandato, che diventerebbe realtà in caso di vittoria e prima finale Slam. Nel 2023, dopo averlo battuto a Delray Beach, Marcos Giron sentenziò: “Quando serve, sembra che colpisca da un albero, usa la sua altezza per tirare slice e kick, inoltre si muove molto bene per la sua stazza. Ed è molto coraggioso, visto che non tira mai indietro il braccio nei momenti importanti”. Ecco, da allora sicuramente il gioco di Ben si è evoluto, non è più ridotto al solo servizio: riesce a tenere lo scambio da fondo, ha sviluppato una buona fase difensiva e anche a rete non è per nulla impacciato.
Il coraggio non gli è mai mancato, ma finora lo ha usato con il bilancino nel torneo. È chiaro che per dare reale filo da torcere a Sinner, quantomeno per fare partita pari, dovrà osare al massimo su quasi ogni punto. D’altronde per diventare grande questi sono incontri che l’americano dovrà imparare a giocare, anche perdendoli, così da capire prospettive e limiti. “Non voglio comportarmi come Kyrgios e Monfils. Io voglio competere al massimo, senza essere appariscente. Proprio per questo ho ammirato Rafael Nadal, anche se siamo molto diversi”. Dichiarazioni abbastanza chiare, risalenti al marzo 2023. In due anni la posizione di Shelton è migliorata, ma non quanto ci si aspettava. Nadal può essere un riferimento, per capacità tattiche e di migliorarsi, di adattarsi all’incontro. Ecco, se Shelton domani saprà adattarsi a Jannik, essendo aggressivo ma con raziocinio, potremmo assistere ad una semifinale che rimarrà negli annali. Augurandogli che questo 2025 possa essere, finalmente, l’anno dello sboccio definitivo.