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Caso Sinner: perché è finita così, chi ha vinto e chi ha perso

Un'analisi su come si è giunti all'accordo che ha chiuso il caso doping di Jannik Sinner. Aspetti positivi e negativi di questa soluzione

Last updated: 19/02/2025 21:13
By Vanni Gibertini Published 17/02/2025
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21 Min Read
Jannik Sinner - Australian Open 2025 (X @AustralianOpen)


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L’opinione

E dopo l’analisi degli eventi di questa giornata è arrivato il momento di esprimere un giudizio complessivo sulla fine di questa saga che ha tenuto in sospeso tutto il mondo tennistico, in particolar modo quello italiano, per gli ultimi sei mesi.

La soluzione è sicuramente la più pragmatica, soprattutto dal punto di vista di Sinner. Sicuramente ci saranno tanti puri di cuore tra i fan di tutto il mondo che avrebbero voluto vedere la conclusione dell’iter senza questo finale insipido che inevitabilmente, se accontenta un po’ tutti, in più o meno egual misura lascia scontenta una larga parte degli appassionati.

In un mondo ideale ciò è certamente vero, ma purtroppo i tempi della giustizia tendono a pesare in maniera differente sulle varie parti in causa, ed è chiaro che Sinner ha probabilmente pagato più di tutti il logorio mentale di questa odissea.

Da come è scritta la Regola 10.8.2 spiegata qui sopra, appare chiaro che la proposta dell’accordo extragiudiziale deve essere partita da Sinner, e facendo un po’ di ginnastica mentale per arrivare a quelle che gli anglosassoni chiamano “educated guesses”, ovvero congetture ragionate, si può immaginare che l’ipotesi di scegliere questa strada sia stata presentata solo nelle ultime settimane, per far in modo che la “finestra di squalifica” fosse quella desiderata.

In precedenza c’erano stati mesi di intense comunicazioni scritte tra gli avvocati di Sinner, il TAS e la WADA che si erano scambiati i materiali di “discovery”, oltre ai rispettivi argomenti legali, partendo con la WADA che era la parte accusante e alla quale spettava l’onere della prova.

Questi lunghi mesi di comunicazioni hanno certamente consentito alle parti di capire “come stesse andando la partita”, per usare una metafora tennistica: chi aveva il comando del gioco, chi faceva più fatica a tenere la battuta e quali erano le situazioni in cui si metteva maggiormente in difficoltà l’avversario.

La WADA ha concesso parecchio nell’accordo: da un’ipotetica sospensione minima di un anno si è passati a tre mesi, con una tempistica di fatto ideale per Sinner. L’impressione è che il coltello dalla parte del manico ce l’avesse Sinner, anche se a rigor di logica avrebbe dovuto essere il contrario: per la WADA questo non era che un altro caso (anche se di altissimo profilo), mentre per Sinner era l’unica carriera tennistica a disposizione. Quindi questo potrebbe significare che forse la WADA aveva valutato che la propria posizione non era così solida come invece avevano sperato al momento dell’appello. O magari davvero non potevano rischiare un’assoluzione.

Certo è che il team legale di Sinner si è sicuramente guadagnato la parcella a sei zeri che certamente sarà stata sborsata dal n. 1 del mondo: in casi complicati come questi, che durano a lungo e in cui c’è tanto tempo per scavare a fondo, simulare scenari e disegnare strategie “creative”, chi ha più risorse da investire inevitabilmente ha un vantaggio, sia da un punto di vista di forza bruta (ovvero le braccia e i cervelli da dedicare al lavoro di base) sia dal punto di vista dei talenti legali che sono in grado di inventare soluzioni che sono meno ovvie.

Nel caso di Simona Halep, che ha visto la sua squalifica per doping ridotta da quattro anni a nove mesi in appello al CAS, l’avvocato della rumena Howard Jacobs, uno dei più famosi legali specializzati nei casi di doping, ha dichiarato a Sports Illustrated: “C’è una consolidata tendenza che vede il CAS ridurre le pene comminate ai tennisti […] forse perché le sentenze di primo grado sono troppo severe, oppure perché a differenza di quello che accade con altri sport olimpici, i tennisti hanno la possibilità di difendersi in maniera appropriata.”

Secondo Howard la WADA ha speso più di due milioni di dollari nel perseguire il caso di Simona Halep, considerando la quantità di esperti coinvolti nel procedimento. Forse il problema è che la WADA non è abituata ad avere a che fare con i “principi del foro” che possono essere assoldati dagli assi della racchetta, e forse la situazione nel caso di Sinner suggeriva una strategia che eliminasse il rischio, come appunto quella di un accordo extragiudiziale.

Rimane l’amarezza per non aver avuto risposta alla domanda su quale possa essere lo standard di comportamento da osservare per i tennisti perché possano dire di aver esercitato la “utmost care” per evitare contaminazioni accidentali. Il recente caso di Swiatek lascia poco tranquilli: la polacca non ha soddisfatto lo standard di “utmost care” che l’avrebbe completamente scagionata perché, dice l’ITIA nella decisione, “avrebbe potuto far analizzare autonomamente il flacone di melatonina dal quale aveva assunto la pillola contaminata” oppure “avrebbe potuto acquistare la melatonina da uno dei lotti pre-testati”, l’esistenza dei quali praticamente nessuno conosceva.

Tuttavia, per effettuare le analisi che le hanno permesso di scoprire la fonte della trimetazidina (TMZ) trovata nel suo organismo, la polacca ha speso circa 15.000 euro. E aveva il vantaggio non indifferente di sapere esattamente cosa cercare. Se ogni atleta al mondo dovesse far testare ogni sostanza che assume, in maniera speculativa e su base continuativa, la spesa risultante sarebbe astronomica, senza contare che probabilmente non esistono abbastanza laboratori di analisi al mondo, i quali magari avrebbero anche di meglio da fare che cercare fantomatiche sostanze proibite in medicinali e integratori che non dovrebbero contenerle.

Si può quindi concludere che lo standard di “utmost care” prospettato dalla ITIA è totalmente incompatibile con la realtà della vita dei tennisti professionisti, e che quindi fino a che il regolamento WADA non sarà cambiato con l’introduzione delle quantità minime per sostanza (si spera nel 2027), sarà un po’ come una lotteria che nessun atleta spererà di vincere.

La sentenza del CAS nel caso Sinner avrebbe potuto dare qualche linea guida, ma non succederà.

Così è, se ci pare, in attesa che capiti a qualcun altro.

EDIT: l’articolo è stato modificato nella parte relativa alla Regola 10.8.2. Il riferimento all’entità di riduzione della pena è stata eliminato. Inoltre il termine patteggiamento è stato sostituito con il termine “accordo” o la locuzione “accordo extragiudiziale”

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