Il Challenger 125 di Oeiras (terra battuta) è uno dei tornei che preferiamo (e quest’anno se ne erano già disputati tre indoor in gennaio), fosse anche solo per il bellissimo centrale del ‘Complexo Desportivo do Jamor’ che ricorda un po’ un antico teatro greco. C’erano solo due italiani: Matteo Gigante in tabellone come alternate e Stefano Travaglia che partiva di rincorsa dalle qualificazioni. Entrambi stanno attraversando non proprio il periodo migliore della loro carriera, a cominciare da Matteo, tirato in ballo a proposito delle scommesse (poker online). Per l’ascolano invece i problemi paiono essere più propriamente tennistici visto che fino ad oggi in questo 2025, a causa di guai fisici, aveva disputato una sola partita, quella persa nelle qualificazioni di Monza contro Iannaccone. Qui in Portogallo ha già fatto molto meglio perché, dopo aver superato il primo step delle qualificazioni a spese del giordano Shelbayh (n.266), ha poi completato il suo compito (6-1 6-3) a spese del 24enne francese Arthur Bouquier (n.199 ATP), reduce un paio di mesi fa dalla vittoria nel suo primo Challenger in quel di Lille. A questo punto l’ascolano sembra aver preso velocità all’esordio in tabellone ha saltato a piè pari anche lo slovacco Lukas Klein (6-4 6-2). Contro il francese Gregoire Barrere (tempo permettendo nel tardo pomeriggio) sarà probabilmente un po’ più complicato. Tornando a Gigante dobbiamo registrare la sua sconfitta contro il kazako Mikhail Kukushkin in un match senza sussulti né particolari reazioni (6-4 6-4) da parte dell’azzurro. Possiamo anche capirlo perché per lui non è un momento facile, ma potrebbe anche essere un’occasione preziosa per capire finalmente cosa vuole fare da grande. Intanto il maltempo pare aver concesso una tregua dopo che la pioggia aveva costretto in questi giorni a lunghe interruzioni. Se pensiamo che già oggi era previsto un doppio turno per recuperare i ritardi dei giorni precedenti, capiamo bene come gli organizzatori scrutino il cielo con le dita incrociate.
Altro torneo di categoria 125 in Corea, per la precisione a Busan (cemento), dove le attenzioni sono tutte per Hyeon Chung, gratificato di una wild card. Ve lo ricordate? Fu l’avversario del nostro Quinzi nella finale junior di Wimbledon nel lontano 2013. Esploso nel 2018 con la semifinale agli AO e conseguente n.18 delle classifiche mondiali, e poi bersagliato da mille problemi fisici (addominali, tendinite e quello alla schiena, il più grave, che lo costringerà ad un complesso intervento chirurgico) che l’hanno tenuto lontano dalle competizioni, con brevi e deludenti tentativi di rientro, dal 2020 a tutto il 2024. Ventisette match in cinque anni parlano da soli. Poi quest’anno timidi segnali di risveglio con le tre vittorie ITF di Bali, Nishi e Tsukuba, cui possiamo aggiungere anche la finale di Luan. Risultati che l’hanno fatto risalire al n.475 ATP, nulla rispetto alle sue potenzialità, ma molto per questo ragazzo che a maggio festeggerà i 29 anni e che aveva seriamente pensato di appendere la racchetta al chiodo. Intanto all’esordio ha prevalso 6-2 6-4 nel derby dei convalescenti contro il finlandese Emil Ruusuvuori, a sua volta fermo ai box per sei mesi da fine luglio (problemi fisici e non solo) e con sole 12 partite disputate in questo 2025 (record 5/7). E nel turno successivo ha battuto in rimonta l’australiano Li Tu (n.172) 3-6 6-3 6-4. Partita strana in cui i servizi hanno sofferto molto (nove break in totale), soprattutto quello di Chung che appare molto rigido con la sua schiena martoriata. Una rigidità che gli toglie fluidità, costringendolo a spezzare il movimento e poi a cercare di recuperare con una innaturale torsione. Il quarto di finale contro l’australiano Jason Kubler (ex n.63) appare complicata ma non impossibile, considerando come anche lui sia reduce da un lungo infortunio che nel 2024 l’ha tenuto ai box per ben 10 mesi (intervento al ginocchio). Era in campo anche il nostro pupillo, quel James Kent Trotter (n.176), anomalo figlio del Sol Levante con babbo americano (Robert) e mamma giapponese (Yoshiko). Di lui e del suo rovescio ad una mano ci siamo innamorati dalla prima volta che l’abbiamo visto. Peccato che i risultati non siano stati pari alla sua eleganza e a 25 anni compiuti, dopo l’esperienza alla Ohio State University, è difficile che la sua carriera gli regali grandi colpi d’ala. Talvolta succede che per alcuni atleti i risultati non siano all’altezza dell’eleganza del gesto, come ha confermato con la sua sconfitta (6-3 6-3) all’esordio contro il cinese di Taipei Yu Hsiou-Hsu (n.237).