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Sport e oscurità, quando la luce sul campo da gioco si spegne

Il tennis incontra il blackout a Montreal nel 2014 e a Santiago lo scorso febbraio. Il caso del Milan a Marsiglia nel 1991

Last updated: 29/04/2025 18:14
By Danilo Gori Published 29/04/2025
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6 Min Read
Peyton Stearns – WTA Madrid 2025 (foto via Twitter @WTA)

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Il blackout che ha colpito Spagna e Portogallo, la cui causa, incidente, malfunzionamento o fenomeno atmosferico, non è ancora stata individuata, ripropone il tema di quanto sia vulnerabile e dipendente la civiltà moderna dalle fonti di energia che si danno normalmente per scontate. Nel nostro paese ricordiamo infatti quello del 28 settembre del 2003, quando, per un incidente alla linea elettrica dovuto alle correnti eccezionalmente calde per il periodo tra il Canton Ticino, l’Italia restò al buio per periodi che variarono dalle sei ore circa, al Nord, alle venti nelle regioni meridionali.

Nel tennis in particolare il buio irrompe improvvisamente il 5 agosto del 2014 a Montreal proprio poche ore prima dell’esordio da top ten della vedette locale Eugenie Bouchard. Nell’articolo di Vanni Gibertini si evidenziano le difficoltà di comunicazione una volta che l’inviato deve fare i conti con batterie dei cellulari che non possono essere ricaricate e gli organizzatori devono fare a meno di microfoni, tabelloni, occhio di falco e altri strumenti mossi a energia elettrica, pur in una realtà dove inconvenienti di questo genere sono tutt’altro che rari e non ottengono particolare risalto da parte degli organi di informazione.

Più grave è stato il calo di tensione che ha interessato il torneo di Santiago durante l’ultima stagione sul rosso sudamericano: l’inconveniente ha infatti interessato l’80% della popolazione cilena, con difficoltà quindi a livello nazionale. Molto più localizzato, tanto per uscire dall’ambito tennistico e parlare di calcio, il problema del Velodrome di Marsiglia, uno dei riflettori del quale si spense la sera del 20 marzo 1991 durante il match di quarti di finale di Coppa dei Campioni tra la squadra locale e il Milan, lasciando nella penombra uno spicchio dell’impianto. Si parlò di guasto ma anche di incomprensione da parte di chi governava l’illuminazione, che credette il match fosse giunto al termine. Il Milan, come è noto, si rifiutò di continuare a giocare (mancavano pochi minuti al termine della partita e i rossoneri erano vicini all’eliminazione) e fu successivamente squalificato per un anno dalle competizioni continentali.

Un caso sui generis di sospensione dell’energia elettrica avviene al Foro Italico nel 1987; la causa dello stesso viene alla superficie oltre trent’anni dopo, e a rivelarla è il colpevole, Sergio Palmieri. John McEnroe, di cui Palmieri era manager, durante la sessione notturna stava avendo la peggio di fronte al diciassettenne mancino argentino Franco Davin, sudamericano atipico, leggero ma dotato di buonissima tecnica. Perso 6-3 il primo set, il campione newyorchese deve fronteggiare una palla-break nel secondo parziale, quando improvvisamente le luci si spengono.

“John stava sparando palle ovunque” – confessò il manager italiano – “ho chiesto a un tecnico quanto ci sarebbe voluto per ripristinare l’illuminazione in caso di interruzione della corrente, lui mi ha risposto che ci sarebbero voluti 15-20 minuti e io gli ho allungato centomila lire. Per dare credibilità al problema ho fatto ripetere l’incidente per altre due volte nel corso della serata”. Un sabotaggio, un blackout indotto quindi, sia pure con il nobile intento di agevolare la rincorsa di Supermac: “alcuni mesi dopo” – prosegue Palmieri – “l’ho raccontato a John e ci siamo fatti due risate”. Le stesse che, alla lettura delle dichiarazioni di Sergio, si sarà fatto Davin, che pure un piccolo sospetto ce l’avrà avuto…

Cosa può del resto meglio agevolare la nascita di sospetti nei comportamenti umani se non l’oscurità? Per chiudere la rapida carrellata di interruzioni celebri di elettricità vogliamo ricordare quella, imponente, del novembre del 1965, quando ben sette stati della Costa Est statunitense rimasero senza energia per oltre dodici ore. Hollywood non resistette e ci imbastì una commedia, inserendo nel cast Doris Day, una delle più celebrate fidanzate d’America impegnata nella sua penultima fatica cinematografica.

Il blackout interrompe lo spettacolo teatrale e Margaret (la Day), tornata a casa, scopre il marito in atteggiamenti galanti con una giornalista. Furiosa, scappa e si rifugia nella casa di campagna; si mette a letto e, per un accavallarsi di eventi classico in questo tipo di film, uno sconosciuto si rifugia nella casa e si corica al suo fianco. Ovviamente il marito arriva per scusarsi e trova i due a letto; ora è lui a uscire dagli stracci. Se ne va e poi, dopo varie peripezie… si riconciliano. Esattamente nove mesi dopo però Margaret dà alla luce un bambino. Titolo: “Cosa hai fatto quando siamo rimasti al buio?” No, da Doris Day questo no…


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