C’è grande attesa per il rientro in campo di Jannik Sinner, che nella giornata di sabato 10 maggio farà il suo esordio agli Internazionali BNL d’Italia 2025 di Roma, anche se ancora non conosce il suo primo avversario. Intanto il suo allenatore Simone Vagnozzi ha rilasciato una lunga ed interessante intervista al collega Stefano Meloccaro, per ‘Sky Sport Insider’, cominciando subito dal ritorno del n° 1 al mondo nella Capitale.
“Sicuramente non c’era posto più bello per ricominciare, si torna finalmente a parlare solo di tennis, che è quello che ci interessa. È stato bellissimo tornare sul Centrale, con tanto pubblico: Jannik era sorridente, felice, nel suo posto ideale. Per un tennista, quando sei sano e non puoi competere, è la cosa più dura: Jannik è un animale da competizione, senza quella si sentiva vuoto. Ora sa che invece può tornare a fare quello che gli piace”.
Poi un passaggio interessante sul fatto che l’avere avuto tempo sia stato un lusso: “Onestamente ho sentito gente del settore dirlo e non sono d’accordo, o l’avrebbero fatto tanti nel passato. Non ho mai visto nessuno non infortunato non giocare dall’Australia fino a Roma. Come in tutte le cose ci sono lati positivi e negativi: se avessi potuto scegliere avremmo fatto qualcosa di diverso, perché Jannik arrivava da una confidenza in campo importante che sappiamo essere la cosa principale. Ma come in tutte le cose proviamo a concentrarci su come cambiare questa situazione da negativa a positiva, c’è stato tempo di lavorar fisicamente, affinare qualche colpo, il servizio, qualche variazione che sulla terra sarà importante. Dopo un anno pesante come quello che è stato lo scorso, sicuramente un po’ di stacco gli avrà fatto bene“.
E sul possibile distacco da un match ufficiale si esprime così: “Saranno fondamentali le prime due partite, per ritrovare gli automatismi, riavere il mindset importante. Quando ti alleni vuoi un po’ tutto alla perfezione, ma poi vai sul campo, giochi il match e devi accettare l’errore, il rimbalzo sbagliato sulla terra. Ci sarà un po’ da lottare, sporcarsi, sudare, vincere magari non perfettamente all’inizio, e con calma ritrovare il ritmo. Come ha detto Jannik l’importante è capire a che punto sei. È questo lo scoglio principale: ritrovare gli automatismi“.
Simone Vagnozzi, poi, parla dei risultati dei principali avversari di Jannik Sinner: “Diciamo che non mi sono dispiaciuto! Abbiamo visto poco tennis in questi mesi, abbiamo provato un po’ a staccare. Siamo tornati a vederlo nell’ultimo periodo, ma il livello medio dei primi 100 giocatori si è alzato: tutti possono fare quello scatto importante. Ci sono stati risultati particolari, che non ci aspettavamo. Ma questo è il tennis, quando non sei al 100% mentalmente e fisicamente è difficile. Penso che nell’ultimo anno Jannik sia stato molto bravo in questo: ha avuto una continuità di risultati incredibile”.
Sul passaggio dall’essere giocatore all’aiutare qualcun altro commenta: “Onestamente mi sento fortunato, perché è veramente la mia passione. Da giocatore è stato un po’ il mio difetto: pensavo di poter essere migliore da coach che in campo, quando forse mi è mancata un po’ di cattiveria. Sono contento di aiutare qualcuno a raggiungere il suo obiettivo, questo mi spinge a fare qualche sacrificio: stai fuori dalla famiglia, lontano da casa. A volte pesa, ma se hai questa passione riesci a passarci sopra. Jannik è uno che si alza la mattina e ha il tennis in testa: come migliorare giorno dopo giorno. Non è facile comunque: è molto esigente, bisogna stare al suo passo. Non abbiamo mai avuto problemi, perché anche io la penso come lui. Siamo ragazzi che guardano sempre il dettaglio, ci è servito per formare questo rapporto che abbiamo al momento“.
Infine la chiosa con una curiosità: “La gente non immagina quanto Jannik sia competitivo su tutto: dalle carte, ai go-kart… Qualsiasi cosa. Se giochiamo a tennis io e lui e io faccio punto, mi guarda rosicando. Non sapete quanto vorrebbe fare il pilota di Formula 1, è davvero malato per questo sport ed è il suo sogno! State attenti, magari a fine carriera con il tennis prima o poi ci arriverà. Lui punta sempre all’eccellenza: ci è nato con questo DNA, crede di potercela fare sempre, anche nei momenti difficili del match, sotto 0-40, vede sempre positivo. E questa qualità di non morire mai fa davvero la differenza”.