VAI SINNER (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Il sole tornerà a sorgere alle sette della sera. […]. E scalderà i cuori dei milioni di adepti ormai fedeli alla religione di Sinner, alla forza gentile di un ragazzo che con il lavoro, il sacrificio, il talento e senza proclami si sta prendendo il tennis e lo sta portando ad attraversare un’altra epoca d’oro e che finalmente potranno rivedere la luce. Il grande giorno è arrivato: dopo tre mesi di ombra – la squalifica seguita al patteggiamento con la Wada per il famigerato caso Clostebol – e a 104 giorni dal trionfo agli Australian Open, Jannik sarà di nuovo tra noi, e nel suo mondo. E non è difficile immaginare il turbinio di emozioni che lo travolgerà nel momento in cui sbucherà dagli spogliatoi su uno dei campi più iconici del circuito, ma anche l’esplosione d’entusiasmo del pubblico (dovrebbe esserci pure Federica Brignone) che come un’onda fuori controllo finirà per fargli toccare il paradiso. Conquista della terra. Un oceano d’affetto di cui, peraltro, si sono avute evidenti manifestazioni già in questi giorni senza sue partite: i cori da stadio della marea montante dei tifosi a ogni spostamento, a ogni passaggio sul ponte tra il Centrale e la lounge dei giocatori, oppure le tribunette strapiene già due ore prima dei suoi allenamenti, per essere sicuri di non perdersi neppure un minuto dello show come ieri, sul prediletto campo 5, dove ha scambiato per un’ora abbondante con Cerundolo, argentino come Navone, l’avversario del rientro, ma soprattutto raffinato interprete della terra rossa, e dunque un altro test d’efficienza nell’approccio ufficiale alla superficie. Oggi, già dai primi scambi, Sinner analizzerà il feeling con la palla, con i colpi, con l’adrenalina dell’agonismo: tre mesi senza tennis sono un’enormità anche per un fenomeno come lui. Ma al netto delle incognite sulla condizione tecnica e mentale da affinare, a cui servirà ovviamente più di una partita, da Roma al Roland Garros, magari passando per Amburgo, gli obiettivi di Jannik sono già scolpiti nella roccia. Intanto, riconfermare il dominio sulla concorrenza, neppure scalfito dall’assenza: la Volpe Rossa non perde dal 2 ottobre 2024, finale di Pechino contro Alcaraz, cioè 21 match; e il 2 giugno, in mezzo allo Slam parigino, festeggerà 52 settimane di fila al n.1 del mondo, quinto dell’Era Open a riuscirci dalla prima volta in cui si è issato al vertice. Con un potente stimolo in più, la ricerca del primo, grande trionfo sul rosso, la superficie meno amata. Al già leggendario palmarès di Jannik manca un sigillo di qualità sulla polvere di mattone che non sia solo la coppa di Umago 2022: e per chi l’anno scorso ha perso la semifinale del Roland Garros con un’anca ancora dolorante contro Alcaraz poi vincitore, o ha disputato due semifinali a Montecarlo perdendole per impicci esterni (la pioggia e le mattane di Rune due anni fa e la palla fuori non vista di Tsitsipas nel 2024), l’unico limite è solo il cielo. Simbolo Per un sogno tutto tricolore: Jannik, il fidanzato d’Italia, che riporta a casa il torneo di Roma e poi sottomette Parigi; sono passati 49 anni dall’estate magica di Adriano Panatta, un’eternità che Sinner può finalmente sospendere. E ascendere così una volta per tutte all’olimpo degli dei immortali, lui che in un anno e mezzo, dalla Davis vinta nel 2023 con i tre match point annullati a Djokovic, ha assunto su di sé il dolce peso di nuovo simbolo del tennis. Come gli è stato riconosciuto dagli avversari in questi giorni che finalmente cancellano la squalifica: «Il circuito ha bisogno di Jannik, per quello che rappresenta e per le passioni che suscita, e ne ho bisogno anch’io per essere un giocatore migliore», ha detto Alcaraz. Le stesse sensazioni di Draper, a cui lo lega una sincera amicizia: «Ci è mancato. È il tennista più forte per continuità, e la sua assenza è stata negativa per tutto il tennis». E ancora Ruud; «È fantastico riaverlo nel circuito». E pure la Sabalenka lo aspetta trepidante: «È bellissimo ritrovarlo tra noi, farò il tifo per lui». Il re è tornato. Evviva il re.
ORE 19, SINNER BACK (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)
Palla corta, passante di rovescio, sguardo e braccia al cielo. Così, il 26 gennaio, Jannik Sinner ci salutava nel trionfo scintillante dell’Australian Open contro Alexander Zverev. Dall’Happy Slam di Melbourne Park ai pini e le statue del Foro Italico, il numero 1 del mondo è finalmente pronto a tornare in campo, dopo la sospensione ufficiale durata dal 9 febbraio al 4 maggio. Oggi ci sarà un ultimo warm up e poi sarà il momenti di scoprire quale accoglienza il Centrale riserverà al campione di Sesto, che in sessione serale (non prima delle ore 19) affronterà il numero 99 del mondo Mariano Navone. L’argentino ha negato il suggestivo derby con il talentuoso Federico Cinà, classe 2007 che ha le carte in regola per togliersi tante gioie nella capitale e in altri grandi palcoscenici. Due giorni fa Navone ha però fatto valere esperienza e concretezza, questa sera ci riproverà con l’obiettivo di rovinare la… festa del Centrale, in quella che sarà la sua prima sfida contro un numero 1 ATP. Jannik dovrà ritrovare il ritmo partita, ma resta pur sempre un tre volte campione Slam, imbattuto dal 2 ottobre 2024, nella finale di Pechino contro Carlos Alcaraz. Da quel momento solo trionfi: Shanghai, Nitto ATP Finals, Coppa Davis e Australian Open. Vagnozzi però è stato chiaro: i tre mesi di stop non possono essere considerati un vantaggio, almeno nel breve periodo. L’allenamento della vigilia si è svolto con Francisco Cerundolo, lo stesso che nel 2023 gli aveva inflitto l’ultima sconfitta al Foro Italico; la passata stagione Jannik rinunciò a Roma per un problema all’anca. […] IL TEST. L’ora di tennis con Cerundolo ha dato segnali confortanti: il ritmo cresce visibilmente, ma solo la partita odierna potrà offrire risposte degne di valutazione. I campi del Foro quest’anno sono particolarmente lenti, e con l’umidità della sera questo potrebbe teoricamente aiutare la causa di Navone. Ma Jannik si lascia condizionare poco dagli agenti esterni, e quando si rivelano insidiosi sa come uscirne fuori. Sorridente nei giorni della vigilia, è chiaro quanto gli mancasse l’aria del circuito. Attribuirgli i favori assoluti del pronostico potrebbe sembrare azzardato, ma non è follia. I colpi sono quelli di sempre e la condizione atletica sembra ottimale. […]. E poi ci sarà la spinta del Centrale. Il ritorno non poteva avere teatro migliore: prologo ideale al Roland Garros, con la possibile tappa intermedia all’ATP 500 di Amburgo, dove è iscritto, per mettere eventualmente altri match sulle gambe. La speranza, però, è che a Roma giochi tante, tantissime ore. Magari fino a una sorprendente cavalcata verso il titolo, in un torneo dove non è mai andato oltre i quarti del 2022. Oggi, però, prima ancora del risultato, c’è la curiosità e il piacere di rivederlo in campo. Per tutto ciò che ha già dato, Sinner non ha nulla da dimostrare.
Ci sei mancato (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Il giorno della rinascita comincia all’imbrunire, quando la luce illumina di traverso le chiome di Monte Mario e i sussulti dello stadio Olimpico assumono le forme che vorrà dargli il vento, spingendoli tra i campi, sollevandoli e dilatandoli, fino a connetterli con la passione che il Centrale dedicherà al ritorno del figliol prodigio, Jannik Sinner. Lo stadio del calcio seguirà in diretta i cori e gli incoraggiamenti per il numero uno al ritorno dopo tre mesi, quello del tennis farà lo stesso, con i frastuoni che punteggeranno l’andamento della partita fra Lazio e Juventus. […] Un ace, un gol… Nella finale del 2000, vinta da Magnus Norman su Guga Kuerten, lo svedese ringrazia alla fine il pubblico dell’Olimpico, per «lo splendido incitamento che mi ha riservato». Forse scherzava, forse no, non si è mai capito…Mariano Navone è l’uomo del primo esame, e a Roma ha un nome con il quale non si scherza: ho già scritto, ma non guasta ripeterlo. Viene da In Agone, e così si chiamava anche la piazza, poi diventata Navona. Ospitava i giochi acquatici, squali compresi. Era il campo di battaglia e aveva il fondo concavo per dare profondità all’acqua. Navone ha origini italiane, questo è certo, ma lontane. Buon palleggiatore, terraiolo convinto, forse più felice di Sinner di giocarsela di sera, su un campo rallentato dall’umidità della giornata. «In Argentina mi chiamano La Navoneta. Un po’ come succede alla nazionale, che da quando c’è Scaloni a guidarla, chiamano La Scaloneta. Sono vezzeggiativi, mi fa piacere sapere che sono entrato nei loro cuori». C’è riuscito con un 2024 percorso a tutta velocità, con cinque vittorie challenger e due finali (Rio e Bucarest) nel circuito maggiore. È salito fino al ventinovesimo posto della classifica, poi è cominciata la discesa, e ora sembra impantanato nei bassifondi, al numero 99 prima di Roma, ma in risalita verso il numero 96. «Sinner è il più forte», dice sapendo che nessuno potrebbe smentirlo. «Un match contro di lui è la risposta migliore a chi mi chiede perché ho scelto il tennis». Sinner attende. L’allenamento dell’altro ieri con Ruud ha acceso l’ottimismo. Hanno giocato un set e mezzo, e non sembrava un’amichevole. Sette a sei il primo, poi la sospensione sul 3 pari nel secondo. Non male contro il vincitore del “1000” di Madrid. La vigilia (e forse le parole dette da Jannik nella prima conferenza stampa) smuove il “bentornato” da parte dei vertici del tennis. C’è quello di Medvedev, «sono certo che sarà quello di prima, magari anche più forte, e lo dimostrerà già da questo torneo». Quello di Aryna Sabalenka, «sono contenta del suo ritorno, tiferò per lui». E quello di Alcaraz, che non vedeva l’ora di ridare slancio ai SinAl, la ditta che – come i Fedal – univa i loro sforzi congiunti. «Mi mancava, è un tennista che sprona tutti noi a dare il meglio. Spero di incontrarlo presto, e poi ancora, per tante altre volte». Giornata ricca di impegni. Al Coni con coach Vagnozzi per il Collare d’Oro al merito sportivo consegnato dal presidente Malagò, poi sul campo con i bambini del Kids Day, e alle 16 l’allenamento con Francisco Cerundolo, l’ultimo ad averlo battuto (due anni fa) a Roma. Solite scene: tribune prese d’assalto e posti in piedi. Avverte Renzo Furlan, tra i papabili a prendere il posto di coach Cahill a fine anno, che in questi giorni lo ha seguito da vicino: «Ha lavorato duramente sul fisico, e si vede, è più strutturato. Non occorre misurarlo, basta guardarlo in allenamento per accorgersene. Non so come tutto questo si tradurrà sul campo, ma sono fiducioso, e penso che farà un’ottima figura. La logica, in questi casi, dice che gli occorrerà qualche match per tornare al massimo livello, ma ci arriverà e sarà pronto per Parigi, che è il suo obiettivo». L’ouverture spetta a Matteo Berrettini contro Jacob Fearnley, che ha chiuso la storia romana di Fognini. L’attesa è grande anche per lui, Matteo manca dal 2021. Il britannico è in crescita, ha un tennis lindo ed efficiente. «Matteo è determinato, sente il torneo, è carico a pallettoni», è ancora Furlan a dire la sua. «L’ho visto benissimo, il braccio viaggia che è un piacere, sta tornando il tennista che abbiamo ammirato in finale a Wimbledon». Appuntamento alle ore 11, a Matteo il compito di portare i fuochi d’artificio.
Pazzi di Sinner (Stefano Semeraro, La Stampa)
Folle in movimento come sul set di un kolossal, cori da curva Sud. Mancano giusto le adolescenti in lacrime che si strappano i capelli e sembrerebbe di essere a un concerto dei Beatles. Invece siamo al Foro Italico e l’onemanbandè lui, Jannik Sinner, che stasera alle 19 debutta agli Internazionali contro l’argentino Mariano Navone, n. 99 del mondo, vittima (apparentemente) sacrificale di un rituale simil-calcistico dal retrogusto pagano. Un altro gaucho, il n. 18 Atp Francisco Cerundolo, intanto ieri è uscito malconcio dall’ultimo vero allenamento della Volpe: 6-3 6-2, e muchas gracias per la presenza. Francisco in campo a fare da capro espiatorio della voglia pazza di Jannik, che da tre mesi attende, sogna, pregusta il rientro agonistico dopo la sospensione per la vicenda Clostebol (a Roma si è rivisto anche il suo ex fisioterapista Gianluca Naldi, «reo» della contaminazione, che ora segue Passaro), tutto attorno una ressa furibonda per strappare una traccia di rosso nell’orizzonte emotivo di un torneo che rischia l’overbooking: alle 18 all’Olimpico si gioca Lazio-Juventus e il combinato disposto dei due eventi potrebbe mandare in tilt l’intera zona. […] «Mai vista una cosa del genere a Roma», mormora un antico aficionado. «Nemmeno ai tempi di Adriano». Inteso come Panatta, imperatore nel 1976, mentre oggi il trasporto è quasi mistico. Poi c’è analisi. La vigilia di Sinner è stata intensa. Due giorni fa al Coni ha ricevuto il collare d’oro dal Presidente Malagò, ieri ha palleggiato con i ragazzini del Kids Day. Lunedì il suo primo allenamento sul centrale già aveva raccolto 5 mila spettatori (paganti), ma contro Lehecka Jannik era apparso ancora sotto ritmo. Il giorno dopo contro Fritz già le cose erano migliorate, come ammesso da un altro sparring eccellente, Lorenzo Sonego: «Jannik ha il fuoco dentro». Giovedì, sempre in allenamento, ha battuto Casper Ruud, fresco vincitore a Madrid. Ieri, come si è detto, sul campo n. 5 ha smantellato un Cerundolo tutt’altro che disposto a fare da zerbino. Rodaggio completato, poi cena con i genitori e a letto presto. Certo, nel team Sinner tutti predicano cautela e pazienza, e tre mesi senza gare producono ruggine agonistica. Conforta però il precedente di Roger Federer: nel 2107 a 35 anni e dopo sei mesi di stop (per infortunio), al suo primo torneo il Genio alzò la coppa agli Australian Open. Per sperare in exploit del genere serve curare ogni dettaglio, e l’attuale Number One ieri ha provato tutti i colpi. In particolare il servizio, sperimentando una presa più «chiusa» che dovrebbe aiutarlo nelle rotazioni, specie da sinistra. Da sotto la maglietta gli spuntava il bustino con il dispositivo Gps che utilizzano da tempo calciatori e rugbisti, e che ora l’Atp ha sdoganato anche per le partite ufficiali. Raccoglie dati sugli spostamenti e i metri percorsi, oltre a quelli sul battito cardiaco e su altri parametri vitali. Un database prezioso che viene poi utilizzato anche dagli specialisti di Formula Medicine per mettere a punto la sintonia mente-corpo del campione. Dopo qualche minuto di allenamento lo ha cambiato, provandone uno più comodo: vediamo se oggi lo indosserà. Stasera, al suo ingresso sul centrale, al Foro servirà invece un sismografo delle emozioni, tarato sulla scala Sinner. Al momento, la più estesa del tennis.
Finalmente Sinner (Stefano Carina, Il Messaggero)
Finalmente il giorno è arrivato. Non c’è Alcaraz, Berrettini, Sabalenka o Musetti che tenga: l’attesa è tutta per Sinner. Sinner di qua, Jannik di là, non c’è angolo del Foro Italico dove ogni pensiero non sia al Rosso che oggi alle 19, dopo aver scontato la squalifica di tre mesi, debutta contro l’insidioso argentino Navone. […]. Tutto gira infatti intorno a Jannik. Così basta che il numero uno attraversi il ponte metallico che collega alcuni campi laterali dove si è soffermato in mattinata per palleggiare con i bambini delle scuole tennis (facendo i complimenti ad una ragazzina che gli ha fatto il pallonetto) – a quello centrale, perché 400-500 persone si trasformino di colpo in uno sciame impazzito, rigorosamente con il telefonino, in mano, per strappare una foto o un saluto alla star. Siamo al Foro Italico ma sembra di essere ad un concerto heavy-metal, dove ogni colpo è lecito pur di avvicinarsi al palco. Così poco dopo mentre si allena, anche chi dà l’idea che fino ad un paio di anni fa avrebbe avuto difficoltà a distinguere un remo di una canoa da una racchetta, si avventura in giudizi tecnici che per un attimo ti convincono di avere a che fare con i simpatici e competenti Panatta e Bertolucci: “Guarda il diritto, spinge come ai vecchi tempi”. Oppure: «La battuta all’angolo esterno va calibrata meglio». E ancora: «Fisicamente è ancora più tonico di prima». Sono soltanto alcuni commenti che si origliano tra la folla impazzita, assiepata sul campo numero 5 (preso letteralmente d’assalto e inaccessibile già due ore prima dell’allenamento) dove Jannik completa l’avvicinamento al rientro nel circuito, scambiandosi bordate di una potenza inaudita con Cerundolo che potrebbe ritrovare più avanti nel torneo (e che lo eliminò due anni fa ai quarti). Lo score, benché sia soltanto un allenamento, è impietoso: 6-3 6-1. Competenze o meno, è uno spettacolo vederlo allenarsi. Concentrato ma sorridente, la condizione appare visibilmente migliorata. […]. A poco meno di duecento metri c’è l’Olimpico e una passione del genere normalmente la si avverte soltanto in un campo di calcio. La grandezza di Sinner, al di là del talento indiscutibile e delle vittorie, è proprio questa. Aver avvicinato l’italiano medio, pallone-centrico per natura, al tennis. La squalifica, paradossalmente, ha fatto il resto. Perché al di là di qualche frecciata ricevuta da colleghi e non, lo stop forzato per la questione Clostebol lo ha reso ancora più forte. Non in campo, li ci pensa da solo. Ma fuori. RICONOSCIMENTO AL CONI. Il campione altoatesino schivo che vive a Montecarlo, incapace di regalare emozioni che non sia un lungolinea, un ace o una vittoria all’Australian Open, s’è trasformato di colpo in un ragazzo fragile, da proteggere. Contro tutto e tutti. E il fatto che lo scorso anno abbia dato forfait per un problema all’anca, alimenta l’attesa spasmodica. Lo si avverte dall’elettricità nell’aria, dalla prevendita dei biglietti, dalle palline da tennis formato palloni da basket che i ragazzini agitano a caccia di autografi non appena il Rosso si avvicina per rifiatare durante l’allenamento, dai cori da stadio che accompagnano un semplice punto in allenamento, dalle richieste di accredito arrivate da ogni parte del mondo. Sinner (che ieri ha ricevuto al Coni il collare d’oro) non affronta un match agonistico dal 26 gennaio e inevitabilmente questa sera Navone, terraiolo doc, potrebbe creargli qualche problema. Tutto però passa in secondo piano. L’importante è che sia tornato. Per lui, per i suoi avversari (chiedere ad Alcaraz cosa ha significato in termini di pressione la sua assenza) ma soprattutto per i tifosi. In poche parole, per il tennis.
Musetti solido. “Strada giusta” (Edoardo Innocenti, Il Corriere dello Sport)
Vengo da un mese bellissimo, ricco di gioia. Festeggiare a Roma la Top 10 ATP è impagabile». Lorenzo Musetti stringe il pugno, esulta, l’esordio al Foro Italico non è mai banale. La vittoria 6-3 6-2 sul finlandese Otto Virtanen, in un’ora e 25 minuti, non è stata tecnicamente memorabile. «Non abbiamo visto il miglior Lorenzo ha spiegato il toscano, oggi numero 9 del mondo -, ero un po’ bloccato, ma avendo superato il turno avrò modo di rifarmi». Al terzo turno l’avversario sarà lo statunitense Brandon Nakashima, numero 29 ATP CONSAPEVOLEZZA. […] La tecnica è sempre stata eccelsa, il salto di qualità è arrivato mentalmente e fisicamente. «Sono orgoglioso della maniera in cui ora so gestire tutti gli aspetti di un match – ha spiegato -. Raggiungere la Top 10 è stato bellissimo, ma ora devo dimostrare di valere questo ranking. Sono convinto di essere sulla strada giusta. Atleticamente ho lavorato molto e, soprattutto sul rosso, mi muovo bene, sono a mio agio. Penso di essere migliorato molto anche dal lato del diritto». SINNER E FOGNINI. «Fabio è stato una sorta di padre nel circuito per me – ha spiegato Musetti in merito all’addio romano del ligure -, è stato il primo a prendermi sotto la sua ala; abbiamo condiviso tanti momenti anche fuori dal campo che sono stati importantissimi. Ciò che ha dato al tennis italiano è stato incredibile». Lorenzo si è soffermato anche su Jannik Sinner e su quel match, nelle semifinali delle Prequalificazioni del 2019, che rappresentò l’inizio di un percorso speciale per entrambi. «Ricordo che c’era un grandissimo “hype” per quell’incontro, anche se eravamo giovanissimi (17 anni; ndr); fu spettacolare e molto combattuto. Non sfruttai un match point e, all’epoca, fu una delusione non raggiungere il main draw. Quanta strada abbiamo fatto da quella sfida…Sono passati già 6 anni, il tempo vola. E bellissimo oggi ritrovarsi tutti e due in Top 10. Paragonarmi a Jannik, però, in questo momento è difficile». PRESSIONE FORO. Roma, è difficile per gli italiani, è un torneo che dà molto e toglie altrettanto. «È difficile gestire l’arrivo in campo, dove porti tutto ciò che è accaduto nei giorni precedenti. Il pubblico è caloroso e dimostra grande affetto, ma può anche togliere energie. Ho capito che qui al Foro Italico bisogna programmarsi benissimo fuori dal campo, avere un ordine preciso. Roma mi fa impazzire, è bellissima, ma non è il luogo ideale per preparare al meglio un torneo». I campi capitolini, non particolarmente rapidi, possono favorire il gioco di Musetti, che contro Nakashima è 1-1 nei precedenti (entrambi sul veloce: vittoria sull’erba del Queen’s, sconfitta a New York). «Le condizioni sono molto lente, c’è parecchia terra Sono curioso anche di vedere con l’umidità della sera se la situazione si accentuerà. So di potermi esprimere comunque bene».
Musetti vince di slancio, “Sto bene”. La sorpresa Passaro elimina Dimitrov (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Passa tutto per la testa, anche se è indispensabile che la macchina (il fisico) sia oleata al meglio. Così, in questa Roma sempre più assolata, affollata e scintillante, Luciano Darderi fa a cazzotti con Jack Draper che regala sprazzi di classe dimenticati dai tempi di Roger Federer, ci perde 6-1 6-4 ma non abbassa mai lo sguardo. Lorenzo Musetti, da inedito 9 del mondo, sfreccia sul tappeto volante della fiducia sulla terra rossa – 18-4 dal bronzo olimpico al Roland Garros – , talmente sicuro col 6-3 6-2 d’esordio contro il finlandese Otto Virtanen da in trattenere un po’ il pubblico, regalandosi il terzo turno con Nakashima. E Francesco Passaro, da 101 ATP, come wild card, diventa la bestia nera di Grisha Dimitrov: a gennaio a Melbourne l’ha battuto per ritiro, si fa trovare pronto contro il bulgaro con le gomme sgonfie e a mezzo servizio, imponendosi per 7-5 6-3 e confermando il risultato di 12 mesi fa. AL TERZO TURNO Lorenzo Musetti ha sconfitto 6-3 6-2 il finlandese Virtanen, il prossimo rivale sarà lo statunitense Nakashima GRAZIE, FABIO Bella la dedica del 23enne Musetti al quasi 38enne Fognini: «Fabio è stato il primo a prendermi sotto la sua ala, con lui avevo la possibilità di condividere tanti momenti anche al di fuori del campo. Lo definisco un po’ un padre, nel circuito. Lo ringrazio come fan non come collega». Significativa la sottolineatura sulla forma: «Abbiamo lavorato molto fisicamente, e specialmente sulla terra mi muovo molto bene e mi sento a mio agio, molto fluido. Sono migliorato dal lato del dritto, che prima era un po’ la mia pecca. Ora arrivo aperto, riesco a fare male con quello in scivolata». Importante il riferimento a Sinner: «Personalmente non mi cambia molto la presenza di Jannik. Abbiamo due vite separate. Io mi sento più sensibile, e qui a Roma ho sentito la pressione appena sono arrivato. Lui ha sempre dimostrato di essere cinico e freddo in campo. Ha gestito una situazione molto difficile, per cui qualsiasi tipo di persona sarebbe stata in difficoltà… e ha fatto il suo miglior anno. Questo rientro è un’occasione per tutti da non perdere… ma non leva spazio ad altri o al movimento in generale». Passaro, il 24enne che sogna di scalzare il miglior tennista perugino di sempre, Francesco Cancellotti (numero 21), ringrazia il pubblico: «Mi fa tirar fuori energie che non ho». Ringrazia l’esperienza: «Sapevo che dovevo essere píù aggressivo». Ringrazia la super mental coach Nicoletta Romanazzi, già asso vincente di Marcell Jacobs: «Sono più forte di testa, più consapevole dei miei mezzi. L’anno scorso questo torneo è stato il trampolino del rilancio e oggi mi sento completo sia su terra che cemento e non ho paura di entrare in campo contro giocatori di questo calibro. La testa a volte frena l’emozione e la paura». VIAGGIO A LOURDES Passaro snocciola i troppi guai fisici degli ultimi due anni, con tre diversi stop per le caviglie, una frattura alle costole e due lesioni muscolari: «Ho pensato più volte di fare un viaggetto a Lourdes». Dopo l’esplosione alle Next Gen 2022, l’allievo di Roberto Tarpani è restato fuori di riflettori, tutti per Sinner, Musetti e C.: «Sono stato più libero e spensierato». Tanto da assoldare Giacomo Naldi il fisioterapista reo confesso della famigerata vicenda Clostebol di Sinner: «Dall’infortunio mi ha aiutato tanto, è un ottimo professionista, non so di altre cose». […]
Il ruggito di Alcaraz, “Risposta ai dubbi” (Christian Marchetti, Il Corriere dello Sport)
Come sta Carlitos? Stra-bene, scoppia di salute. Inganna giusto un po’ la fascia elastica che tiene la coscia destra, segno dell’infortunio all’adduttore che, assieme a un problema al bicipite femorale sinistro, lo ha tenuto lontano dal torneo di Madrid. […]. Dettagli, quasi trascurabili dettagli: Carlitos, al secolo Carlos Alcaraz, il numero 3 del mondo, sta benone e lo mette in chiaro demolendo il qualificato serbo 131 del ranking Dusan Lajovic, in meno di un’ora e mezza, con un doppio 6-3. HOLA ROMA. «È una bella sensazione stare qui – racconta in zona mista Alcaraz – La gente è calda, urla il mio nome. Mi fa sentire bene. Domani (oggi, ndc) seguirò la partita di Sinner, poi andrò all’Olimpico per Lazio-Juve con il mio amico Patric». Impossibile: la Lazio di Patric gioca alle 18, Jannik non prima delle 19. E Carlitos dice che poi andrà a fare pure il turista, dimostrando di aver già dimenticato la sua prima esperienza al Foro. Anno 2023: vittoria al secondo turno nel derby con Ramos-Vinolas e sbandata contro l’ungherese Marozsan. Domenica si scontrerà invece con l’altro serbo Laslo Djere, con il quale ha un bilancio di 2-0, match giocati entrambi sulla terra. HOLA JANNIK. «Sono felice per il ritorno di Sinner – dirà a Tennis Channel più tardi – Ho bisogno di lui, perché mi spinge a essere un giocatore migliore. E anche il nostro sport ha bisogno di lui». Intanto, Carlitos è un concentrato di serenità. Sul Centrale, dove pure incombono nuvoloni neri, non lascia spazio a Lajovic. È dinamico, concreto, calcolatore e cinico. Ritrova il sorriso solo per commentare lo stato di forma con la stampa: «Mi sono mosso bene e ho dato una risposta a tutti i dubbi che potevo avere. L’infortunio è superato e vado avanti fiducioso. Anzi, quasi sorpreso perché è stato davvero un gran match per iniziare questo torneo». E ancora: «Dopo aver rinunciato a Madrid ho fatto tutti i test del caso, assicurandomi che fosse tutto perfetto». FATICA RUNE. Se nella sessione diurna sono più o meno una sgambata gli impegni per big come Aryna Sabalenka, Daniil Medvedev e Stefanos Tsitsipas, dalle parti dello Stadio dei Marmi Holger Rune deve sudarsele tutte, le proverbiali sette camicie, contro Francisco Comesana. Nell’ultimo anno, l’argentino numero 63 Atp si è preso il lusso di battere Rublev a Wimbledon e Zverev a Rio e, contro il danese 9 del mondo, sfodera un gran primo set (6-3 con break in apertura). Rune è furioso, si lamenta spesso anche per il campo della Supertennis Arena. Poi ritrova servizio e dritto e, sostenuto dai tanti tifosi, pareggia il conto dei set, rimonta un break nel terzo, si fa annullare un match point e, dopo tre ore, rivince. Assieme a quello di un fragile Shapovalov è il match senza italiani più caldo del pomeriggio.
(In aggiornamento)