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WTA Roma: Jasmine Paolini e l’asimmetria

Nei turni decisivi degli Internazionali d’Italia Jasmine Paolini ha affrontato tre giocatrici, Diana Shnaider Peyton Stearns e Coco Gauff, molto diverse fra loro ma con una caratteristica in comune

Last updated: 21/05/2025 18:41
By AGF Published 20/05/2025
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17 Min Read
Jasmine Paolini - Roma 2025 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)
Jasmine Paolini - Roma 2025 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)

E così Jasmine è arrivata in finale contro Coco Gauff. Terzo match consecutivo contro una giocatrice chiaramente asimmetrica. Questa volta però il colpo forte dell’avversaria era il rovescio (uno dei migliori in assoluto del circuito), mentre il lato debole da sollecitare era invece quello del dritto. Attenzione però a considerare Gauff come la copia contraria di Stearns, perché i problemi del dritto di Gauff sono molto particolari e sono legati non tanto all’avvicinamento di palla (colpire in corsa) quanto al timing. Non sono le gambe a tradire Gauff, le difficoltà stanno nell’eseguire con i tempi giusti lo swing.

Sembra un paradosso, ma è così: è soprattutto quando ha più tempo per eseguire il colpo che Gauff tende a diventare incerta, a irrigidirsi nell’esecuzione rallentando in modo eccessivo il movimento del braccio nella fase di chiusura del colpo. Con l’impugnatura estrema che usa Coco, se il follow through non è eseguito con decisione e rapidità, la palla finisce per morire in rete. E questa non è solo una impressione visiva, ci sono dati che lo dimostrano: i dritti che Coco sbaglia viaggiano mediamente 10 miglia più lenti di quelli che invece esegue con successo. Segno che a penalizzarla è proprio la titubanza esecutiva del braccio.

Questa premessa è necessaria per capire perché Paolini nell’affrontare Gauff ha sì puntato sulla diagonale destra, ma lo ha fatto attraverso parabole sempre differenti, cambiando sistematicamente altezza e velocità alle traiettorie. Ha alternato palle morbide ad altre più pesanti e lavorate, dal rimbalzo alto; e invece ha centellinato le parabole pulite e tese, ideali per far entrare in ritmo il colpo più insicuro dell’avversaria. In questo modo Coco doveva ogni volta reimpostare i tempi dell’esecuzione del dritto, e in parecchie occasioni non è riuscita a farlo nel modo corretto: a conti fatti Gauff ha sbagliato addirittura 33 dritti nel corso di diciotto game (6-4 6-2).

A proposito di statistiche, consentitemi di avere qualche dubbio su quelle ufficiali del torneo. Secondo i rilevatori ufficiali, infatti, Gauff ha chiuso la finale con un saldo tra vincenti ed errori non forzati di –35 (20 vincenti, 55 errori non forzati), mentre Paolini di –8 (12 vincenti, 20 errori non forzati). Visto che Paolini ha vinto complessivamente 72 punti, significherebbe che questi 72 punti risulterebbero distribuiti in questo modo: 12 vincenti propri, 55 errori non forzati e appena 5 errori forzati da parte di Gauff. Personalmente dubito che Gauff abbia potuto chiudere con un tale divario tra errori non forzati ed errori forzati (55 a 5) anche perché 5 errori forzati in un intero match sono in assoluto veramente pochissimi. Probabilmente il rilevatore aveva un metro di valutazione un po’ troppo sommario, che ha finito per raccontare una partita dalla qualità complessiva peggiore della realtà. Ma per esserne certi andrebbe rivalutato tutto il match, scambio dopo scambio.

Un paio di osservazioni sugli aspetti mentali della finale. Da un lato bisogna rimarcare che Paolini è stata straordinariamente solida e lucida: stava affrontando una delle partite più importanti della carriera, con il peso dell’aspettativa di tutto il pubblico da reggere, eppure ha gestito la pressione in modo eccezionale, giocando con un controllo e una continuità quasi perfette. Sicuramente una delle migliori prestazioni in assoluto di Jasmine, almeno tra le partite che ho avuto l’occasione di seguire. La metterei sullo stesso livello della vittoria a Wimbledon 2024 contro Emma Navarro (6-2, 6-1), altro match giocato con una continuità mentale vicina alla perfezione.

Per quanto riguarda Gauff, va sottolineato che si era presentata alla finale di sabato con un record davvero notevole: in carriera a livello WTA aveva disputato 12 finali e ne aveva vinte ben 10. Non solo: le due sconfitte erano venute soltanto per mano di giocatrici numero 1 del mondo, cioè Swiatek al Roland Garros 2022 e Sabalenka a Madrid 2025. Tutte le altre le aveva vinte. A Roma però mi ha dato la sensazione di non riuscire a entrare in pieno nel match a livello agonistico. Forse per evitare di stuzzicare il pubblico romano con troppe esternazioni (vista l’avversaria, giocava in trasferta), fatto sta che ha sempre mantenuto un comportamento molto misurato e questo potrebbe averle impedito di “accendersi”, e dare il meglio di sé. Sotto questo aspetto Gauff mi ricorda Angelique Kerber, altra giocatrice che quando si accendeva nella lotta diventava quasi imbattibile, mentre se non entrava nella contesa in pieno, poteva capitare che perdesse in modo quasi dimesso. Anche questo spiega in parte la differenza tra la Gauff vincente in semifinale contro Zheng Qinwen e quella perdente in finale contro Paolini.

A proposito di Zheng. La semifinale con Gauff ha avuto una conclusione molto simile al match per il titolo delle WTA Finals 2024 di Riyadh: Zheng che sale 5-3 nel set decisivo, va a servire per il match, ma subisce il break da Gauff e finisce per perdere la partita al fotofinish del tiebreak. Insomma, è mancato poco per avere in finale un’altra giocatrice. Come sarebbe andata per Paolini con Zheng al posto di Gauff? Premesso che quando ci si avventura in simile congetture non si possono avere certezze, secondo me per Jasmine sarebbe stato più complicato: sia perché i precedenti erano univoci (4-0 per Zheng rispetto al 2-1 per Gauff) sia perché Qinwen è una giocatrice molto più simmetrica tra dritto e rovescio. E a mio avviso una giocatrice simmetrica è meno esposta alle trappole che può tendere un’avversaria molto abile sul piano tattico. Perché una cosa invece è assolutamente certa: la Paolini di Roma 2025 sul piano tattico si è dimostrata davvero molto abile e ha saputo sfruttare al meglio l’asimmetria delle avversarie.

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