Il tennis italiano vive un momento d’oro, mai così ricco di protagonisti in ogni angolo del circuito: da Jannik Sinner e Lorenzo Musetti tra i grandi, passando per Flavio Cobolli e Luciano Darderi, questi ultimi protagonisti recenti ad Amburgo con la vittoria finale del torneo il primo e la semifinale il secondo, fino a Federico Cinà, talentuoso palermitano wild card a Miami, Madrid e Roma, fino ad approdare a un vivaio che finalmente torna a far parlare di sé con concretezza. In questo contesto entusiasmante, si affaccia prepotentemente sulla scena un nome nuovo, ma destinato a diventare familiare: Jacopo Vasamì, 17 anni, romano, mancino dal tennis raffinato e grintoso, che ha appena conquistato il Trofeo Bonfiglio facendo esplodere il pubblico del Campo Tribuna del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa. Un titolo pesante, il dodicesimo per un italiano in questo storico torneo, che mancava in bacheca dal 2011 e che ora riaccende i riflettori sul talento azzurro più promettente dell’ultima generazione.
L’edizione numero 65 degli Internazionali d’Italia Juniores ha celebrato il successo di un ragazzo che non ha solo tecnica e fisico, ma soprattutto testa e cuore. In finale ha battuto il 16enne bulgaro Ivan Ivanov con il punteggio di 6-7 6-2 6-1, rimontando con personalità e sangue freddo, sotto lo sguardo di oltre duemila spettatori. Un palcoscenico da grande evento, un trionfo che sa di investitura: Vasamì è il nome su cui l’Italia può e deve puntare.
Vittoria di cuore, nascita di una certezza
“Ho vinto con il cuore”, ha detto a caldo Jacopo, visibilmente emozionato e stretto all’abbraccio della famiglia accorsa da Roma. E la frase, lontana da ogni retorica, racconta perfettamente il film della finale. Perso il primo set al tie-break in maniera dolorosa, Vasamì non si è lasciato travolgere dall’inerzia negativa: ha saputo ricomporsi, alzare l’intensità, cambiare registro. E da lì in poi ha dominato, colpendo con continuità, soprattutto con il rovescio mancino, e dettando il ritmo con sicurezza.
Più che un talento grezzo, Vasamì è apparso come un progetto già avanzato: preciso nel gioco di piedi, lucido nelle scelte, solido dal punto di vista mentale. “Ci tenevo tantissimo a far bene – ha raccontato – sentivo il peso della responsabilità. Ma sono riuscito a trasformarlo in energia positiva. Vincere un torneo così, in Italia, è qualcosa che non dimenticherò mai”.
Il cammino verso il titolo: storia di un mancino romano
Il percorso milanese di Jacopo è stato una progressiva affermazione. Dopo i primi turni giocati con attenzione, è nei quarti e in semifinale che il suo tennis ha cominciato a brillare, mostrando quella combinazione di variazioni, profondità e visione tattica che lo ha reso imprendibile. Il match decisivo contro Ivanov ha poi confermato tutto: capacità di soffrire, di reagire, di salire di livello quando serve.
In mezzo, un pubblico partecipe come non si vedeva da anni per un torneo junior. Milano si è stretta attorno al suo nuovo beniamino, intuendo di trovarsi davanti a qualcosa che va oltre la singola impresa: un giocatore pronto a prendersi la scena, non solo tra i giovani.
Jacopo Vasamì è un prodotto puro del tennis romano. Cresciuto al Club Nomentano, oggi lavora quotidianamente sotto la guida attenta di Fabrizio Zeppieri,. “Il Bonfiglio era un obiettivo preciso – ha spiegato il coach – ma sapevamo che per vincere serviva giocare bene nei momenti importanti. Jacopo è stato straordinario: dopo aver perso il primo set, ha avuto la lucidità di cambiare approccio, anche senza servire come al solito. Il suo rovescio ha fatto la differenza”.
Un’analisi precisa, che fotografa lo sviluppo tecnico di un ragazzo ancora in crescita ma già capace di gestire partite complesse. Il lavoro svolto al Nomentano si vede, e oggi trova la sua consacrazione nel torneo giovanile più prestigioso d’Italia.
Slam Juniores e titoli ATP, il futuro è adesso: un talento da circoletto rosso. Con questo successo, Vasamì consolida la sua posizione nella top 10 del ranking ITF under 18 e si prepara a vivere un’estate da protagonista nei tornei dello Slam Juniores. Wimbledon e US Open sono nel mirino, ma l’ambizione va anche oltre. “Il mio obiettivo – ha detto – è salire più in alto possibile anche nel ranking ATP. Ora ho una spinta in più, questo titolo mi dà fiducia. Ma so che ci sarà ancora tanto da lavorare”.
Una dichiarazione lucida, che ben rappresenta il suo stile: poche parole, idee chiare, piedi ben piantati per terra. Ma con il sogno grande di arrivare tra i professionisti. E, per quello che ha mostrato finora, non sembra affatto un’utopia.
Jacopo Vasamì, diciassette anni, mancino, romano; segnatevi questo nome e questo cognome ora che iniziano ad uscire dalla cerchia ristretta dei circoli o degli addetti ai lavori e che dopo la vittoria al Bonfiglio è destinato a entrare stabilmente nel radar di chi guarda al futuro del tennis azzurro. Non siamo ancora al nuovo Sinner o al nuovo Musetti e guai a forzare paragoni inutili, ma le qualità per fare strada ci sono tutte: tecnica solida, intelligenza tattica, mentalità da giocatore vero.
